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FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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IL LAVORO DI UNA VOLTA


Giù nella miniera, di Igor De Amicis e Paola Luciani, ha un grande pregio, oltre quello, più evidente, di raccontare la tragedia di Marcinelle, la miniera belga in cui morirono, fra gli altri, 136 minatori italiani.
Il pregio è quello di raccontare, in modo non retorico, la durezza del lavoro manuale, quello che una volta assicurava la sussistenza di milioni di persone nelle fabbriche, nei campi, nelle miniere. Le ragazze e i ragazzi di oggi non hanno proprio nozione delle condizioni in cui magari i loro nonni hanno dovuto procurarsi il pane. Lo sfruttamento, la solidarietà, il sogno di farsi una vita dignitosa, proprio perché è il lavoro a renderla tale.
La storia di Marcinelle è anche una storia emblematica dell'emigrazione italiana e anche di questa i ragazzi sanno ben poco: non l'emigrazione colta dei giovani laureati di oggi che cercano diverse opportunità all'estero, ma la scelta disperata di chi sfuggiva alla miseria. Per non parlare dell'ostilità con cui i nostri emigranti venivano accolti dalle popolazioni locali, convinte ieri come oggi che i migranti siano la causa e non l'effetto delle difficoltà economiche.
Ci si augura che la lettrice e il lettore attenti siano in grado di cogliere l'evidente parallelismo con quello che accade oggi ai disperati che arrivano dal mare nel nostro Paese.
I due autori per raccontare tutto questo, che è parte importante della storia del nostro dopoguerra, utilizzano la vicenda inventata di un ragazzino, Fulvio, che insieme alla madre raggiunge il padre minatore a Marcinelle; dal sogno di una vita da signori alla realtà miserabile degli alloggi dei minatori e della vita durissima della miniera. Ma di questo, Fulvio si accorge fino ad un certo punto, preso dalle nuove amicizie, una piccola banda di ragazzini italiani che si contende il territorio con una banda di belgi, capitanati da un'intraprendente ragazzina, Paulette.
Fra agguati e scaramucce si svolge il rapporto fra i due agguerritissimi gruppi, fra invenzioni geniali e agguati, un po' come ne La guerra dei bottoni. L'ultima sfida, che coinvolge solo i due capibanda, Fulvio e Paulette, li porta all'interno della miniera, proprio nel tragico giorno dell'esplosione.
Il tono della narrazione, che intreccia la ricostruzione storica e l'invenzione narrativa, alterna il realismo dell'ambientazione all'azione movimentata che segue le fasi alterne di una contesa infantile. Mi sembra che l'obbiettivo di raccontare un pezzo di Storia in modo coinvolgente sia pienamente raggiunto, anche se continuo ad avere qualche riserva sulle storie 'a tema'.
Lettura per ragazze e ragazzi che vogliano capire qualcosa in più della storia italiana, a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Giù nella miniera”, I. De Amicis e P. Luciani, Einaudi Ragazzi 2016



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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CHI FA DA SE'...

Il principe antipatico,Jeanne Willis, Toni Ross (trad. Daniela Gamba)
Gribaudo 2016



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Fin dal giorno della sua nascita, il Principe Antipatico si lamentava di ogni cosa.
'Voglio essere un panda, non un principe!' frignava. 'Voglio abitare in un grande palazzo d'oro' urlava 'non in questo stupido palazzetto d'argento! Non c'è abbastanza spazio per far roteare un elefante!' Dal momento in cui si svegliava a quello di andare a dormire, si lagnava."


A colazione pretendeva toast a forma di marinaio, maltrattava il maggiordomo e il cocchiere che lo portava a spasso nei giardini reali. Le sue richieste impossibili - da un unicorno a una sirena - trovarono una fine quando il giullare maltrattato dal principino disse finalmente: Poffarbacco! Me ne vado. E come accade spesso, il coraggio del primo sconfigge la fifa dei secondi; così dietro al giullare andarono via con i bagagli in mano maggiordomo, cuoco, cocchiere, governate e balia.


Insomma tutti i 'maltrattati e le maltrattate' di sempre, ad eccezione di re e regina. Essi compresero subito di essere nei guai, senza servitù: non si può regnare e contemporaneamente badare al principe!
Così il piccolino dal giorno successivo fu affidato alla amorevoli cure di...se stesso. Sui colori dell'alba non ebbe nulla da eccepire e trovò buona anche la colazione che si era preparato da solo. Imparò a vestirsi, a gironzolare e a giocare tutto da solo e lo trovò molto divertente. 


Così la sera, quando si mise il pigiama, da solo, il re gli chiese se aveva passato una buona giornata lui non si lamentò e quando la mamma gli diede il bacio della buona notte si accorse subito che davanti a lei non c'era più il Principe Antipatico, ma un Principe Simpatico, deciso a rimanere tale per l'eternità...o quasi.

Toni Ross e Jeanne Willis sono come pane e burro: perfetti insieme. Una sintonia consolidata che si basa su un medesimo registro narrativo, l'ironia - il noto humor britannico? - nel raccontare la vita, in particolare quella dei bambini e delle bambine. L'infanzia che raccontano con parole e figure non è quasi mai gentile e carina, di solito è viziata, esigente e piagnucolosa, proprio nello stile del Principe Antipatico. Quest'ultimo è talmente insopportabile nel suo caratteraccio che si è guadagnato, scritto con la maiuscola, un nome proprio che è un aggettivo che lo definisce alla perfezione. Imbronciato fin dalla copertina e dal frontespizio che lo ritrae in carrozzina, il principe cresce e pagina dopo pagina è sempre più grande, ma non migliora la sua indole. Nel suo pigiama a righe ricorda tanto la sua alter-ego la Principessina sempre imbronciata che vuole - libro dopo libro - il suo ciuccio, la sua mamma, la luce accesa, un doppio compleanno, il suo vasino e la sua pappa mentre non vuole andare a letto, oppure lavarsi le mani (Lapis, 2010-2014).
La morale che se ne ricava è che corona e vizi o pretese vanno molto d'accordo. Ma non è l'unica.
 



Carla

Noterella la margine: Il Principe Antipatico è il quarto titolo di questa collana Gribaudo, marchio Feltrinelli, che si intitola Facile! alludendo all'alta leggibilità ottenuta attraverso la font leggimi, brevettato da Sinnos nel 2006. Piccolo cartonato a un prezzo 'politico'.
Meritoria scelta.

FAMMI UNA DOMANDA!

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 SOLI, NELL'UNIVERSO


Dove sono tutti quanti?è un vero miracolo della divulgazione dedicata a ragazze e ragazzi, per diversi motivi: è uno dei pochi testi dedicati alla fascia d'età superiore ai dodici anni ed è, nello stesso tempo, un ottimo esempio di come si possa parlare con semplicità di argomenti complessi.
Per essere dei bravi divulgatori è utile attingere alla propria carriera di 'curiosi', nata magari fra un film di fantascienza e un romanzo. Ed è esattamente questo che fa Amedeo Balbi, astrofisico e valido divulgatore, con il giustificato mito di Piero Angela.
La sua curiosità infantile relativa alle stelle e ai loro misteri è legata alla vastità del cielo stellato, sicuramente, ma anche a più modeste immagini tratte da film che hanno immaginato la specie umana a confronto con altre civiltà, 'aliene', in particolare 2001. Odissea nellospazio, Spazio 1999 e Star Trek.
Spesso ho sostenuto che le vie attraverso le quali evolvono le curiosità infantili sono molteplici e non disdegnano un approccio che unisce realtà e fantasia, cognizioni e finzione; questo humus di domande apparentemente semplici è il fertile terreno di coltura su cui può crescere una predisposizione, un talento, una vocazione. Sicuramente cresce l'interesse per i diversi ambiti della conoscenza e, non ultimo, per i libri.
L'autore, dunque, ci conduce per mano attraverso le scoperte scientifiche che hanno ridimensionato l'immagine che avevamo del nostro ruolo nel mondo: dalla centralità aristotelico-tolemaica allo scoprirci persi nell'infinità del cosmo, il nostro pianeta non al centro dell'universo, ma un puntino fra tanti in cui, casualmente, ha avuto origine la vita. Scopriamo che il materiale di base della medesima è abbastanza frequente nel cosmo e potremmo per questo pensare che gli stessi processi possono essersi determinati anche altrove: ma se è così, dove sonotutti quanti?, che è poi la domanda paradossale posta da Enrico Fermi.
Ecco aprirsi il mondo delle esplorazioni spaziali, delle costosissime ricerche che tentano di dare una risposta assolutamente ipotetica a questa domanda cruciale; se dunque non siamo unici, anche nel senso filosofico, quante possibilità abbiamo di individuare altre forme di vita e dove, quanto lontane e quanto evolute.
Il libro, assolutamente gradevole, divertente nell'essere preciso e documentato, è ricco di riferimenti che consentono eventuali approfondimenti: una sorta di mappa celeste per orientarsi in un ambito complesso, come quello della cosmologia e dell'astrofisica, ma che nello stesso tempo risponde a domande elementari, proprio quelle che affollano la mente di bambini/e e ragazzi/e, anche se, bisogna dirlo, sono di più i quesiti che pone, le nuove domande, i territori sconosciuti che indica.
La vita aliena, che possiamo immaginare sulle lune di Saturno o ai confini della Via Lattea, ha riempito l'immaginazione di tantissimi lettori e lettrici nel momento di massimo successo della letteratura fantascientifica e il tema dell'alieno, dell'altro, diverso e/o minaccioso, è stato uno dei più frequenti nella produzione del secondo dopoguerra. Ma su questo tema tornerò presto, convinta come sono che quelle domande, quegli interrogativi siano ancora lì, magari proposti in termini diversi.
Buon viaggio nell'universo a frotte di lettori e lettrici decisi a muoversi ai confini della realtà.

Eleonora

“Dove sono tutti quanti?”, A. Balbi, Rizzoli 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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QUELLA SUCCULENTA PALLINA ROSSA
Sogni d'oro pomodoro, Elisa Mazzoli, Cristina Petit
Valentina Edizioni 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Mangiare un pomodoro, roba da matti! Io questo pomodoro non lo mangerò mai! Lo terrò in mano fino a domani. Quando mamma e papà apriranno la porta capiranno di cosa sono capace."

Anita è in castigo con il suo pomodoro: a tavola, le è stato ingiunto di mangiarlo tutto, ma lei non ci pensa minimamente. Tutt'al più, chiusa nella sua prigione, lo può annusare, o accarezzare e fare finta che sia il suo bambino. E allora un pomodoro si può cullare o giocarci a cucù e quando lui si ferisce e piange lacrime rosse provare a consolarlo succhiandogliele via.
In fondo hanno un sapore dolce.


Il pomodoro continua a lacrimare così, letta la fiaba della buona notte, cantata la filastrocca, messo il piagiamino e avvolto nella coperta, finalmente al pomodoro viene un gran sonno, ma nello stesso momento ad Anita viene una gran fame. Se il pomodoro dorme sodo non si accorgerà di un morsino sul sedere. E dopo il primo arriva il secondo e in un batter d'occhio il pomodoro è nella pancia di Anita dove finalmente potrà dormire un sonno lungo e ristoratore su un letto d'insalata. E anche Anita è perdonata.


Bambini, verdure e No sono un amalgama collaudato nella letteratura per l'infanzia. I pomodori, in modo particolare, sono stati a lungo odiati anche da Lola, la sorella di Charlie, che giurava che MAI E POI MAI li avrebbe mangiati...(Lauren Child, Mai e poi mai mangerò i pomodori, ApeJunior 2009)
Hanno sempre fatto sorridere gli sforzi di genitori più o meno onesti che si inventano di tutto pur di far entrare nella pancia dei loro bambini almeno un cucchiaio di piselli o una forchettata di spinaci. E fa ridere ancora di più l'onesta e coerente determinazione dei piccoli a non voler mettere in bocca nulla che contenga minima traccia di vitamina. 
Questo per dire che il tema non è esattamente una novità, però come spesso accade in libri del genere, il sorriso è dietro la pagina.  


Qui in particolare colpisce la deriva maternalistica della giovane Anita e il sorriso diventa risata quando la poveretta deve soprassedere al suo istinto accudente e dar sfogo all'istinto di sopravvivenza, la fame.



Da un lato prende piede la fantasticheria di una bambina che si improvvisa mamma di un pomodoro, e un 'animismo' del pomodoro stesso in grado di reagire 'umanamente' allo spazio circostante e allo scorrere del tempo. Dall'altro invece c'è un continuo, seppur velato, richiamo alla realtà di una ragazzina a cui è stata negata la cena e che sta cercando una strada onorevole per uscire dal guaio in cui si è cacciata. Divertente il contrasto.


Rispetto a un testo felice, molto sonoro e ideale per una lettura ad alta voce, un po' meno convincenti mi paiono le immagini che, anche loro, si alternano su registri differenti: da un lato la fotografia, giocata anche con soluzioni originali nel loro essere fuori contesto (come per esempio le pezze di stoffa svrapposte che costituiscono la poltrona di Anita durante la lettura della fiaba al pomodoro) e dall'altro il tratto in bianco e nero, che denuncia - a mio avviso - il proprio limite dato da un disegno troppo ingenuo. 


Il pomodoro è, come si conviene, protagonista assoluto, fotografato nella sua lucida perfezione, si impone fin dai risguardi dove occhieggia in una sequenza regolare di pois e poi si ripete, pagina dopo pagina, nella sua veste di succulenta pallina rossa.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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CERCANDO AMORE E ISPIRAZIONE


Ti darò il sole, secondo romanzo di Jandy Nelson, è, a tutti gli effetti, un romanzo di genere, un romanzo d'amore, indirizzato palesemente ad un pubblico di adolescenti. Ha quindi tutti i pregi e i difetti di una narrazione in cui gli ingredienti sono prevedibili e le sottolineature sentimentali e blandamente erotiche anche. Ha però il grande pregio di raccontare qualcosa di molto esplorato dalla letteratura young adult, la fatica di diventare grandi, le delusioni, la scoperta dell'amore e del sesso, con uno stile originale, anche se un po' ripetitivo, e con una interessante caratterizzazione dei personaggi.
I personaggi principali sono due gemelli, l'ombroso e creativo Noah, che a tredici anni scopre la propria omosessualità, e la brillante e solare Jude, che ama il surf e che è in rotta di collisione con la madre. Lei è un'estrosa insegnante di arte e i due gemelli si contendono la sua attenzione e approvazione, Noah in totale sintonia e Jude che si sente esclusa, allontanandosi da entrambi. La prima parte della storia è raccontata in prima persona da Noah, per poi passare la mano a Jude, che coinvolge il lettore nel seguito della storia: tre anni dopo, da sedicenni, i due protagonisti sono completamente cambiati, Noah non dipinge più e fa una chiassosa vita mondana, Jude si è chiusa in se stessa, è miracolosamente entrata nella scuola d'arte e frequenta uno scultore burbero e inavvicinabile. Nel frattempo è successa una tragedia, la madre è morta e i due fratelli si sentono entrambi responsabili di questo evento. Tutti i personaggi coinvolti in questa vicenda nascondono segreti e conoscono, in realtà, solo un pezzo dell'intera vicenda, che solo alla fine trova una sua unità e un suo senso.
Su tutto questo aleggia la presenza della defunta nonna Sweetwine, con le sue pratiche magiche e la bibbia delle sue massime, lasciata nelle mani di Jude, che ci crede fermamente e dissemina la storia di detti improbabili e amuleti.
Ci sono tutti gli ingredienti del feuilleton: il dramma, le menzogne, i tradimenti, l'amore, quello grande con la A maiuscola; ma a salvare il tutto c'è uno stile narrativo brioso, divertente e ironico, che consente di prendere i momenti drammatici e quelli divertenti con la dovuta leggerezza. Sicuramente apprezzabile il modo, nello stesso tempo diretto ma mai troppo esplicito, di affrontare i diversi aspetti della sessualità adolescenziale, omosessualità compresa; così come è degna di nota la descrizione del rapporto fra fratello e sorella, che all'inizio si percepiscono come una cosa sola e poi si scoprono individualità ben distinte. Interessante la struttura narrativa, che, alternando i due narratori e i piani temporali, consente al lettore di immaginare il senso delle vere relazioni fra i diversi personaggi, come in un puzzle. Certo, le cinquecento pagine, in questo stile un po'newage, forse sono un po' troppe, ma la narrazione tutto sommato tiene, anche se il finale, per una lettrice esperta, è piuttosto prevedibile.
Prevedo un discreto successo fra le giovani lettrici, e qualche lettore, alla ricerca dei segreti dell'amore, a partire dai quattordici anni.

Eleonora

“Ti darò il sole”, J. Nelson, Rizzoli 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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UN TUFFO VERSO LA LIBERTÀ

Il volo della famiglia Knitter, Guia Risari, Anna Castagnoli


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Il canarino aveva becchettato la gabbietta e mamma Knitter gli aveva aperto. 'Poverino. Anche lui soffre il caldo'. Invece no.
Il canarino cominciò quel pomeriggio a dare la prima lezione di volo."

In quel giorno molto afoso, tutta la famiglia Knitter - mamma, babbo, i due fratelli, il cane e il gatto - sta patendo il caldo e sogna di potersene volare altrove.
Ed è in questo momento che il canarino di casa interviene come istruttore di volo.
A parte un po' di goffate iniziali, i sei Knitter decollano e volano con gusto. Ognuno secondo la propria indole e il proprio fisico: come un'aquila possente il padre, agile come una tortora la madre; spericolati i due fratelli, come passeri e rondini. Cane e gatto pare nuotino nell'aria.


Volare, senza costi e senza confini, è un buon modo per andare in vacanza. All'alba di un giorno, sulla scia del canarino e con poco bagaglio al seguito, decollano tutti insieme. Dall'alto vedono bei posti e fumose città, arrivano nel punto dove finisce la terra e comincia il mare. E da lì, coraggiosi, si spingono ancora avanti fino ad arrivare a un'isola con alberi centenari e sassi grigi. Silenzio e pace. E' lì che si fermano, perché tanto assomiglia a un paradiso. Là la vita è una meraviglia e sarebbe un vero peccato dover tornare alla vita di tutti i giorni, a terra. E allora, perché smettere? Perché'Forse, una volta che impari a volare, non puoi più restare a terra.'

Anche per la famiglia Knitter è arrivata la fatidica occasione. Quella che ti cambia la prospettiva di vita, quella che 'dopo' nulla è più come 'prima'.
Imparare a volare, avere il coraggio di staccarsi da terra per vedere il mondo dall'alto, saper scegliere dove andare, saper vivere in armonia con la natura, e ancora, saper trovare il coraggio di andare in avanti e non tornare indietro; questo è quello di cui sono stati capaci. Insieme e in un momento magico per la vita di ognuno: la vacanza.
Un canarino, uccello che sa ben distinguere la gabbia dal volo, è il loro maestro di libertà.
Una bella metafora per raccontare due o tre cose non da poco.
La prima: nascosto dietro le lezioni di volo, c'è lo sprone a trovare in sé coraggio, immaginazione e buona volontà. Le tre qualità che permettono di andare al di là di ogni confine o limite consueto, che permettono di 'leggere' il mondo dall'alto con la 'giusta distanza' e che obbligano all'impegno e allo sforzo per realizzare il sogno.
La seconda: nascosta dietro le nuvole di città e la natura vergine dell'isola c'è la constatazione di quanto siamo capaci di essere 'ingombranti' su questo pianeta che, in partenza, non era niente male.
La terza: nascosta dietro la proposta lanciata da mamma Knitter, di andare avanti nel viaggio, c'è una filosofia di vita che solo di rado viene fatta propria perché richiede ancora una volta una buona dose di coraggio e di sicurezza interiore (spesso le due cose viaggiano in coppia) che non tutti hanno.
Tutto questo ha molto a che fare con la libertà. La briglia sciolta che si assapora in vacanza, soprattutto quando si è piccoli.
Ma parte questo, non possiamo non notare che spetta a mamma Knitter il merito di aver liberato tutti dalle briglie.
Sono spesso le figure femminili, anche nella letteratura per l'infanzia, quelle che dimostrano tale coraggio e tale immaginazione. Da Wendy e Mary Poppins in poi.
La signora Meier (W. Erlbruch, La signora Meier e il merlo, E/O 2003) è una delle prime che si lancia nel vuoto dietro il suo istruttore di volo molto speciale.
La Regina Gisella (N. Heidelbach, Königin Gisela, Beltz und Gelberg 2006) non teme il viaggio verso l'ignoto a bordo della sua piccola zattera. Ma forse è nel magnifico La tempesta (F. Seyvos, C. Ponti, La tempesta, Babalibri 2002), che i termini di contatto con i Knitter si fanno ancora più stringenti. 


Anche qui è una mamma a dare il suggerimento di andare avanti verso il mare ignoto dopo la grande tempesta e ancora qui è in azione un piccolo nucleo di affetti che trova la sua forza e la sua coesione in un condiviso modo di intendere la vita.
Come spesso accade, le grandi storie sanno essere ariose. Eteree come Il volo della famiglia Knitter, dove le parole di Guia Risari, seppure dense, scivolano senza fatica e dove il disegno di Anna Castagnoli, in perfetta sintonia - con tutto quel celeste del cielo e quel grigio di fumo e quel poco di giallo che accende - si fa rarefatto, evanescente. 


Scopro che le è costato tanto pensiero scegliere una tecnica piuttosto che un'altra (monotipia e pouchoir) e il risultato ottenuto le rende merito. Il percorso indiretto che la monotipia implica rende le tavole sempre sfumate, quasi incerte (o in qualche misura imprevedibili per chi le fa), mai dettagliate, fatto che denota una maturità di segno non scontata. 


Le poche linee sottili che definiscono i Knitter e un po' anche l'isola-paradiso, sulle acquose macchie di colore di fondo, sembrano bozzetti (non riesco a non pensare a Spiaggia magicadi Crockett Johnson, Orecchio acerbo, 2013 un suo libro mai portato a termine, dove il sottile tratto a matita prende potenza in piccolissimi dettagli espressivi) ma hanno una rara capacità di incidere sullo sguardo. Laddove il disegno, invece, si fa minuzioso e dettagliato, nella città per esempio, l'efficacia si perde.
Sono sempre più persuasa che la qualità di questo libro trovi la sua giusta eco nelle poche e studiate parole che lo raccontano e nei rari segni o macchie di colore che lo illustrano.
Mi auguro possa essere per molti bambini e bambine un tuffo verso la conquista della libertà.



Carla

Noterella al margine. Nessuno stupore che questo libro arrivi daA buen paso. Al contrario esso conferma che questa piccola casa editrice spagnola tutta femminile fa della libertà di pensiero una sua bandiera che sventola alta.


FAMMI UNA DOMANDA!

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ANIMALI STRAORDINARI



Se vi è piaciuto Animali selvaggi, o avete apprezzato Sei zampe, non potete che apprezzare Animali straordinari , collana dell'editore galiziano Kalandraka, ora arrivata nelle nostre librerie grazie a Kalandraka Italia, con il primo volume, Bocche. Gli autori sono un naturalista, esperto di tematiche ambientali, Xulio Gutierrez, e un illustratore naturalista, Nicolas Fernandez.
La collana in questione ha delle caratteristiche particolari, una, evidente, consiste nel rifuggire l'illustrazione fotografica: quindi gli animali e i loro ambienti sono rappresentati solo dai perfetti disegni di Gutierrez. In secondo luogo, non si segue un'esposizione tassonomica, né per ambienti, ovvero ogni volume monografico sceglie e sottolinea un aspetto della vita animale, le bocche, gli occhi, le capacità di costruire o mimetizzarsi. All'interno del singolo libro, vengono rappresentati in realtà pochi animali, rispetto al numero delle specie viventi, cercando di dar conto delle diversità fra gli animali che vivono in acqua o sulla terra, ai poli invece che nella savana africana.


Il tema del primo volume dedicato alle bocche parte dal giusto presupposto che niente è più indispensabile, per sopravvivere, di un efficiente apparato dedicato all'alimentazione: mangiare è importante quanto non essere mangiati.


All'inizio del volume è comunque riportata la classificazione del regno animale, in modo che il lettore curioso, o pignolo, sappia orientarsi nelle schede seguenti.
Poi, di ciascun animale viene rappresentata la collocazione geografica, la dimensione e l'appartenenza a questo o quel genere; ma il pezzo forte sta nella descrizione delle sue modalità di alimentazione: del formichiere, ad esempio, viene descritta l'efficacissima lingua, che riesce ad insinuarsi nei formicai, acchiappando un numero altissimo di formiche, senza per altro distruggere l'intera costruzione. 

 
Seguono le schede relative a numerosi predatori, più o meno feroci, dai piranha ai coccodrilli, dai 'vampiri' alle megattere. La scelta dei diversi soggetti risponde sia ai criteri sopra ricordati, di rappresentatività di un ecosistema o di un altro, ma ovviamente anche alla particolarità delle diverse modalità di alimentazione: la bocca del fenicottero, che funziona come una pompa, o la bocca di una stella marina, sono sicuramente esempi che possono colpire la fantasia dei giovani lettori.
Il testo breve, che descrive le abitudini alimentari dei diversi animali, è semplice e chiaro, senza per questo rinunciare alla precisione; questa è una tipologia di libro che piace a quelle bambine e bambini, intorno ai sei sette anni, che amano farsi guidare dalla curiosità, magari sentendo meno il desiderio di dare un ordine al mondo: si mettono a confronto gli animali, la loro potenza, l'intelligenza, la fame primordiale e chi più ne ha più ne metta, costruendosi un proprio bestiario, fatto di realtà, ma senza disdegnare la fantasia.


Bocche, come anni fa lo strepitoso Un gorilla. Un libro per contare, di Anthony Browne, pubblicato proprio da Kalandraka, rappresenta uno dei filoni più stimolanti dell'illustrazione didattica o divulgativa, senza nulla togliere al valore della fotografia naturalistica, forse oggi troppo trascurata nei libri per ragazzi.
Ci auguriamo di vedere in Italia anche i volumi successivi di questa collana, che arricchisce un aspetto dell'editoria per ragazzi, quello della divulgazione, che merita maggiore attenzione.

Eleonora

“Bocche. Animali straordinari”, X. Gutierrez e N. Fernandez, Kalandraka Italia 2016




LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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ATTENTI ALL'AMBIGUO COCCODRILLO

Chi ha il coraggio?Silvia Borando




ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"Esce dopo
un acquazzone,
lascia tracce
sul balcone.
Chi ha il coraggio
di toccare ...questo molle lumacone?

È verdognolo,
è bavoso,
fa ribrezzo
anche a riposo.
Chi ha il coraggio
di baciare... questo rospo assai rugoso? "

Non mi pare ci siano dubbi sulla direzione che questo libro prende: non c'è una storia, ma un pericoloso crescendo di incontri terrificanti.
Dalla lumaca molliccia si arriva al dentuto piranha, passando per cinghiali dalle froge verde acido.



Come la maggior parte dei libri Minibombo, questo libro avrà successo. Anzi magari proprio un gran successo. E soprattutto lo avrà in nome dei temi trattati, ovvero le due grandi emozioni intorno a cui tutto ruota: la curiosità e il ribrezzo. Di fronte a entrambe occorre avere proprio quel coraggio cui si allude fin dalla copertina.
E i bambini e le bambine vanno pazzi per entrambi.
E come se non bastasse, altro motivo che contribuirà al suo successo sta nel fatto che i ragni, i millepiedi, i rospi, i coccodrilli e i serpenti a sonagli sono fluo su un fondo drammaticamente e inesorabilmente nero. 


Impossibile non notarli. Sembrano insegne luminose di se stessi.
E i bambini e le bambine vanno pazzi i colori sgargianti e anche per il nero (che nei libri troppo spesso viene loro negato).

Come la maggior parte dei libri Minibombo anche questo libro presuppone una lettura condivisa e una interazione forte tra lettore e ascoltatore.
Pagina dopo pagina, si ripropone la sfida - sempre rigorosamente legata a una esperienza sensoriale - con un ritornello che è sostanzialmente identico: chi ha il coraggio di baciare...chia ha il coraggio di toccare...

Come la maggior parte dei libri Minibombo anche Chi ha il coraggio?è pensato per i più piccoli, per colmare almeno un po' la penuria di libri concepiti espressamente per loro. E come è accaduto spesso nei libri di questa piccola ma gagliarda casa editrice l'impostazione del disegno è connotata sotto il profilo grafico, pur riuscendo a mantenere un segno che rimane molto leggibile anche per sguardi alle prime esperienze di lettura di immagini.
Come in molti libri per i più piccoli è presente il cucù da una pagina all'altra. E accende la curiosità. Laddove c'è la domanda con il testo descrittivo, appare solo una minima porzione dell'animale in questione che si svela completamente - con immagine e definizione - solo nella pagina successiva. E arriva il ribrezzo.

Anche per quello che riguarda i testi, si nota un'attenzione alla musicalità data dalla rima, ma nello stesso tempo si percepisce una cura che allontana diminutivi, vezzeggiativi o bamboleggiamenti linguistici deprecabili, anzi al contrario pesca in un lessico piuttosto ricercato 'si nasconde tra gli arredi, quando c'è non lo prevedi', oppure È pungente e ben dentato, sta in un buio scantinato. 


Nessuno può resistere a un lesto millepiedi o a un ambiguo coccodrillo.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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SE FAITH NON E' UNA 'BRAVA RAGAZZA'


La protagonista di L'albero delle bugieè una ragazza 'tosta', costretta a confrontarsi con il rigido conformismo vittoriano: è la figlia del Reverendo Sunderly, studioso di scienze naturali, angosciato dallo sconquasso culturale e teologico prodotto dalla pubblicazione de L'Origine delle specie. L'interpretazione letterale della Bibbia, cui si faceva riferimento per spiegare la storia del mondo, era messa radicalmente in discussione dall'evoluzionismo darwiniano. In questo accanito dibattito, rivestono un ruolo importante le scoperte di reperti fossili, testimonianza di forme viventi antichissime ed estinte.
Il Reverendo Sunderly ha compiuto per questo motivo numerosi viaggi, da cui ha riportato importanti reperti, che gli hanno dato fama internazionale. Fino a quando non si diffonde la voce che si trattasse di falsi. In fuga dalle maldicenze, l'intera famiglia si rifugia sull'isola di Vane, dove il capofamiglia trova la morte in circostanze misteriose.
Faith adora il padre, soffre tremendamente per i legami convenzionali che le impediscono di seguirlo nelle sue esplorazioni e nei suoi studi. Detesta cordialmente la madre, ingabbiata nel ruolo di padrona di casa, come vuole l'educazione vittoriana, attenta alle formalità e alle convenzioni più che ai sentimenti autentici.
Poco prima di morire il padre coinvolge Faith in una spedizione notturna in una grotta marina, al cui interno viene nascosta una pianta che cresce al buio, e non è casule: si tratta dell'albero delle bugie, misterioso vegetale che si nutre delle umane menzogne, svelando, in cambio, qualche brandello di verità. Tale pianta è il principio e la fine di una serie di eventi drammatici, da cui Faith uscirà profondamente cambiata.
E' proprio il personaggio della protagonista a rappresentare l'aspetto di maggiore originalità di questo romanzo. Faith non è una 'brava ragazza', dai buoni sentimenti e dalla limpida onestà. Per raggiungere il suo scopo, smascherare il responsabile della morte del padre, è disposta a qualunque cosa, a diffondere menzogne pericolose, a ignorare volutamente le conseguenze delle sua azioni sui destini delle persone a lei vicine, scatenando una serie di eventi dagli esiti drammatici. Ma proprio per questo è un personaggio notevole, motivato più dalla rabbia che da nobili ideali di giustizia; è una ragazzina forte, decisa, convinta del proprio diritto a far parte del mondo della conoscenza.
Nel movimentato finale i ruoli si ribaltano, i personaggi maschili mostrano tutta la loro pochezza, le miserie, le millanterie, il cinismo, gli inganni. E quelli femminili assurgono a un imprevedibile splendore, pur nelle ambiguità e nelle crudeltà. Donne capaci di coltivare il desiderio di vendetta per anni, per poi metterla in pratica meticolosamente; oppure, capaci di nascondere i propri reali sentimenti e di sopravvivere nel mondo maschile che le vuole ubbidienti e sottomesse. Donne impavide al di là dell'apparenza, dei veli di tulle e delle crinoline. Molto lontano dalle ambientazioni di L'evoluzione di Calpurnia, ragazzina circondata da autentici affetti familiari, L'Albero delle bugieè un ritratto impietoso e durissimo della famiglia vittoriana. L'autrice, Frances Hardinge, non perde occasione per sottolineare lo squallore dell'ambiente familiare e sociale basato sul conformismo. Le sue descrizioni costruiscono una cupa atmosfera in cui le oscurità e le nebbie nascondono il ribollire delle umane passioni.
E' una lettura impegnativa, densa, con una certa tensione e qualche momento horror; la suggerisco caldamente ad adolescenti, o quasi, che vogliano mettere in discussione la corrente immagine della femminilità.

Eleonora

“L'albero delle bugie”, F. Hardinge, Mondadori 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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LA SECONDA POSSIBILITÀ


Il mostro di Jacob, Eric A. Kimmel, Jon J. Muth (trad. Rosanella Volponi)
La Giuntina 2016

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Jacob non si comportava sempre bene. È vero: le sue colpe non erano gravi. Si trattava di piccole, comuni trasgressioni: una promessa non mantenuta,il perdere la pazienza senza alcun motivo, qualche piccola bugia qua e là.Ma diversamente dalle altre persone Jacob non si pentiva mai di ciò che faceva. Non si scusava mai e non chiedeva perdono a nessuno. "

Ma Jacob aveva un altro cruccio. Lui e la sua brava moglie non avevano figli. Così decisero di farsi aiutare da un rabbino, un saggio, un uomo giusto. 


Il fatto è che Jacob si comportò senza la minima gentilezza anche con il vecchio. D'altronde Jacob non si faceva troppi scrupoli di coscienza: si liberava ogni venerdì senza alcun rimorso dei suoi errori, spazzandoli via nella sua cantina, e poi una volta all'anno, in occasione del Capodanno, li riuniva tutti in un grande sacco e li trascinava al mare, per poi abbandonarli nell'acqua.


Il saggio, nonostante i modi rudi di Jacob, decise di assecondare il desiderio della moglie e dopo un anno arrivarono due gemelli. Ma come sempre accade, mise sull'avviso Jacob che se avesse continuato a comportarsi così, sarebbe avvenuto il peggio. Il mare non avrebbe più sopportato e allo scadere dei cinque anni si sarebbe vendicato...


La seconda possibilità Jacob la seppe cogliere, fortunatamente. Seppe, anche se in extremis, provare un vero dispiacere per tutte le piccole cattiverie accumulate negli anni e buttate nel mare. E seppe essere generoso. Seppe strofinare la sua anima fino in fondo, lavandola da ogni vecchia e cattiva abitudine. La pulì così come la pioggia lava l'acqua del mare.


Migliorare si può. Magari se ne è capaci solo di fronte al disastro che sta per investirci, ma anche solo a un minuto prima della fine, possiamo decidere di cambiare strada.
Leggenda della tradizione chassidica, Il mostro di Jacob, come si apprende leggendo la nota dell'autore che chiude il libro, affonda le sue radici in diverse tradizioni ebraiche, prima fra tutte quella di riunirsi sulla riva del mare per recitare versetti che riguardano il pentimento e il perdono.
Se da un lato a questo racconto vanno riconosciuti alcuni caratteri precipui delle narrazioni ebraiche, prima fra tutte l'ironia, dall'altro il tema trattato valica questi confini e diventa universale, nella sua saggezza.
Ed è in questo che riconosco il suo più grande merito. Jacob è specchio di una porzione di umanità. E la sua storia appare 'trasparente' per chiarezza e semplicità di esposizione. 
Chiarezza e trasparenza, così come sottile ironia, le riconosco allo stesso modo nelle tavole ad acquerello di un grandissimo talento dell'illustrazione, per la prima volta qui pubblicato in Italia.
Artista statunitense, Jon J. Muth, ha collezionato finora una valanga di prestigiosi premi, tra cui anche il Caldecott Honor per il suo Zen Shorts. Musicista, scultore e pittore, si guadagnava da vivere come fumettista, ma alla nascita dei suoi figli, dichiara di aver avuto d'improvviso una diversa visione del mondo che negli albi illustrati ha trovato esito naturale e felicissimo.


Pieno di attenzione per i dettagli e allo stesso tempo sintetico -al pari del testo- Muth domina la tecnica dell'acquerello (e delle ecoline) come di rado si è visto. Meno fiabesco della Zwerger, ma almeno altrettanto talentuoso, dimostra una sensibilità per lo spazio scenico, per l'aria di cui circonda ogni figura e ogni ambiente che 'riempie di vuoto' luminoso (o forse di silenzio) lo sguardo dell'osservatore. La sua approfondita conoscenza e diretta relazione con certa arte giapponese mi pare abbia molto a che fare con questa rarefazione diffusa.
Constatato tutto ciò, non resta che rendere merito a Giuntina di aver 'importato' un autore di questo calibro al di qua delle Alpi.
Con la speranza che finalmente anche l'Italia si accorga di lui.

Carla

FAMMI UNA DOMANDA!

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ATLANTI E ANCORA ATLANTI


In realtà parliamo di Atlanti di animali, soggetto sempre molto amato da bambine e bambini. Coerentemente con la recente produzione editoriale, da Electa Kids esce un nuovo libro illustrato, di grande formato, dal titolo calzante Grande Atlante degli animali, con i testi di Emily Hawkins e Rachel Williams e le illustrazioni di Lucy Letherland. Il titolo originale, Atlas of Animal Adventures, della britannica Aurum Press del gruppo Quarto, rende meglio del titolo italiano le caratteristiche di questo volume: raccontare gli animali, continente per continente, paese per paese, attraverso le loro azioni, predazioni, migrazioni, corteggiamenti, costruzioni. Curiosamente, dalla copertina italiana spariscono i nomi delle autrici dei testi, come se l'unica cosa importante fossero le illustrazioni di Lucy Letherland, che con Rachel Williams aveva già firmato il precedente Atlas of Adventures, pubblicato in Italia due anni fa col titolo Grande Atlante delle Avventure.


Emily Hawkins è un'importante autrice inglese di testi di divulgazione e la sua firma, in questo nuovo volume, attesta la qualità delle informazioni che, come nella più recente tendenza nei testi non fiction, sono inserite direttamente all'interno delle immagini. La struttura del libro è scandita dall'esplorazione dei vari continenti, con una grande tavola sinottica in cui si preannunciano i temi che saranno affrontati nelle pagine seguenti: viene scelto un animale per ciascun paese trattato e anche qui abbiamo grandi tavole, che occupano ogni volta due pagine affiancate, all'interno delle quali viene rappresentato un aspetto della vita animale. 


Vediamo ad esempio l'attraversamento del fiume Mara in Kenya da parte di immense mandrie di gnu e di altri erbivori in cerca di pascoli, o le iguane delle Galapagos che riposano al sole. All'interno della medesima tavola sono rappresentati anche altri animali, raccontati da brevi didascalie. In circa ottanta pagine sono descritti ambienti diversissimi e aspetti noti e meno noti della vita animale, ovviamente con una selezione molto stretta: si tratta di una trentina di capitoli in cui viene condensato il maggior numero possibile di informazioni. Le illustrazioni della giovane e brava Lucy Letherland garantiscono un efficace colpo d'occhio iniziale, un teatro virtuale in cui vediamo avvenire molte azioni, alcune realistiche, altre improntate all'ironia. 


Il divertimento di lettrici e lettori, a partire dai cinque anni, sta proprio nello spulciare l'immagine alla ricerca di notizie e di immagini scherzose, con gli animali umanizzati che fanno la siesta o pescano all'amo.
Quello che riconduce tutto ad una visione unitaria del mondo animale, è proprio la precisione e la semplicità del testo, cui potrebbe seguire, per i curiosi insaziabili, un eventuale approfondimento.


Ancora un repertorio di animali e piante, questa volta più circoscritto, con L'inventarioillustrato della montagna, dedicato, come dice il titolo, ad un ecosistema specifico, limitato al continente europeo. Come per i precedenti inventari, pubblicati sempre da L'Ippocampo junior, le autrici sono Virginie Aladjidi e la brava illustratrice Emmanuelle Tchoukriel. La carrellata di schede alterna soggetti animali e vegetali dedicando pagine interessanti ai mammiferi selvatici, fra cui non possono mancare orsi e lupi, caprioli e stambecchi, poi agli alberi, agli insetti, ai muschi e licheni; sono presenti anche le schede di alcuni mammiferi domestici, legati all'allevamento. Mi sembra interessante dedicare attenzione non solo alle creature più note, ma anche a componenti minori, come le piante del sottobosco o i muschi di cui si nutrono in inverno gli erbivori. 


In questo modo si costruisce un'immagine più articolata dell'ecosistema descritto, osservato da punti di vista differenti. Le illustrazioni della brava Tchoukriel appartengono a pieno diritto alla tradizione del disegno naturalistico, fatto di accuratezza e attenzione ai dettagli, pur senza togliere nulla al senso di stupore con cui guardiamo al mondo naturale. La serietà e la precisione del testo rendono il libro apprezzabile anche a lettrici e lettori un po' più grandi, fino ai sette, otto anni.


Non posso che continuare a sottolineare come a fronte di produzioni così interessanti e ben confezionate, come quelle di cui vi ho parlato, continuano ad esserci inspiegabili lacune nell'editoria dedicata alla divulgazione. Va sottolineato, però, che la qualità di queste produzioni, come di quelle di cui ho recentemente parlato, è indiscutibile e arricchisce sensibilmente il catalogo dei libri non fiction a disposizione di bambine e bambini.

Eleonora

“Grande Atlante degli animali”, E. Hawkins, R.Williams, L. Letherland, Electa kids 2016
“Inventario illustrato della montagna”, V. Aladjidi e E. Tchoukriel, L'Ippocampo junior 2016



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IL SORRISO DELLO YETI...

Lady Agata e i tanto abominevoli yeti gentili, Eva Ibbotson 
(trad. Alessandro Peroni)
Salani, 2016


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"...e Agata non aveva paura. Così si alzò e si diresse con la massima tranquillità verso lo yeti. Poi si chinò in avanti e gli appoggiò la mano sul braccio, sprofondando fino al gomito nel pelo lungo, fresco, setoso e pungente: un oceano di pelo.
Lo yeti allungò la testa verso la ragazza, soffiò delicatamente per scostrasi il pelo dal viso...e Lady Agata divenne il primo essere umano a vedere in faccia uno yeti."

Lady Agata Farlingham, figlia di un conte inglese celebre cacciatore di piante, si trovavava con suo padre sul Nanvi Dar, durante una delle sue tante spedizioni scientifiche. E fino a poco fa dormiva pacifica nella sua tenda quando un esemplare di maschio adulto di yeti l'ha prelevata con l'intento di affidarle la cura e l'educazione di una piccola masnada di giovani yeti, i suoi piccoli. Rimasti orfani di madre. Lady Agata è una ragazzina di animo nobile e non può assolutamente sottrarsi a questo compito. Quei tre piccolini hanno bisogno di lei (e forse anche papà yeti, e nonna e zio Otto, gli altri tre adulti di quella famiglia).
Partendo dalla constatazione diretta che gli yeti non sono terribili come la leggenda narra, Lady Agata decide di rimanere con loro. A chi la cerca invano senza sapersi spiegare la sua sparizione, non resta che un calzino azzurro, perduto la notte del rapimento....
Gentilezza, affetto, cura, attenzione, dedizione e una certa fermezza da istitutrice inglese fanno sì che in breve Lady Agata ottenga grandi risultati dai suoi tre piccoli e anche immensa gratitudine da parte di papà yeti che in lei dimostra sconfinata fiducia. Ora i piccoli sanno parlare, sanno comportarsi educatamente e soprattutto, assecondando la loro indole pacifica, diventano fenomeni di gentilezza. Tutto quello che sanno, lo debbono a lei.
Tutto sarebbe andato avanti così bene per l'eternità, se non che arrivò l'imprevisto: nonostante gli yeti abitassero in una valle sconosciuta, la loro presenza fu notata da uomini sempre in caccia di fenomeni. Agata sa che per la sua famiglia di yeti sarebbe stata la fine. La soluzione che la vecchia signora propone è quella di affidarli a Ellen e Con, due intrepidi ragazzini, perché li portino in salvo nella sua tenuta di Farley Towers nell'Hampshire. Agata non andrà con loro, troppo vecchia. E non partirà neanche papà yeti, per starle accanto fino al suo ultimo respiro. E' un debito di riconoscenza che ha veros di lei che così tanto ha fatto per la famiglia adottiva.
Da qui comincia la rocambolesca avventura di cinque yeti di età differenti, due ragazzini, un camionista coraggioso e uno yak, diversamente furbo.

E' quasi un'ovvietà dire che i libri di Eva Ibbotson siano bei libri, ma questo in particolare, pubblicato postumo, si distingue per saper infondere nei lettori e nelle lettrici un senso di appagamento diffuso.
Fin dalle prime pagine in cui ci si trova catapultati come se nulla fosse, in uno scenario piuttosto inverosimile, si partecipa con trasporto al percorso educativo dei piccoli da parte di Lady Agata. Ci si intenerisce per le abitudini che prendono i piccoli, ma nello stesso tempo, senza parere, ci si trova di fronte a un modello pedagogico che dovrebbe far ragionare piccoli e grandi. In questa prima porzione di storia, la parte che di più ho amato del libro, i confronti con alcuni capisaldi della letteratura classica britannica dei primi del Novecento mi è parso immediato: un po' Wendy e un po' Mary Poppins, Lady Agata è la vera protagonista del racconto, anche se da prima di pagina 50 esce formalmente di scena. Nel prosieguo della storia, dove parte il romanzo di avventura vero e proprio, lei è sempre nell'aria: resta di lei l'insegnamento, i principi, i valori e il ricordo indelebile di una persona che ha contato nella vita di tutti loro.
Questa capacità di dare spessore al tema del ricordo di chi non c'è, del legame che va al di là del tempo e dello spazio, è palpabile sulla pagina e forse è il naturale riflesso di un suo personale stato d'animo alla morte del marito Alan, con cui aveva trascorso felicemente cinquant'anni della propria esistenza.
Nel racconto della fuga verso la salvezza in Inghilterra ritroviamo la Ibbotson 'vecchia maniera', ovvero creatrice di mondi paradossali, divertenti, ironici. Ma anche qui corre sottotraccia una riflessione sul tema del perseguitato in cerca di un posto dove stare. Ebrea di nascita, viene facile stabilire un nesso tra gli yeti chiusi nel camion e i carri bestiame, ma ancora di più può leggersi come una sorta di premonizione di quello che la realtà quotidiana ci racconta riguardo all'esodo dei migranti dal Sud del mondo verso il Nord.
In qualche modo sovrapponibile il suo racconto sulla cella frigorifera del camion che sta introducendo illegalmente in Inghilterra un gruppo di yeti con i racconti di chi un viaggio del genere lo ha fatto davvero.
Il divertimento, il gusto per l'assurdo, l'ironia, l'avventura pura, come pure la freschezza della scrittura (un applauso a scena aperta a Peroni che l'ha tradotta da par suo) sono elementi costanti nei libri della Ibbotson, e sono forse la parte che di più colpisce, ma altrettanto costantemente le va riconosciuto il merito di saper creare un intreccio sotterraneo di temi importanti ogni volta che ci racconta una storia.

Carla

Noterella al margine: che inutile viluppo il titolo italiano se messo a confronto contro l'efficacia della sintesi in  inglese The abominables!

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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SOLLECITAZIONI VISIVE

Come altre volte, mi concedo una divagazione in una categoria di libri che, nell'ambito del no fiction, non ha particolari scopi educativi: i libri gioco.
Norman Messenger lo conosciamo bene, il precedente Immagina..., è libro pieno di sorprese fatto apposta per coinvolgere il lettore in una serie di giochi visivi strabilianti. Con lo stesso editore, White Star kids, esce ora Alfabeto d'autore, novità fresca di stampa e dedicata, come dice il titolo, a una raffinata esposizione delle lettere dell'alfabeto. Eliminati i giochi cartotecnici, resta l'illustrazione a dover spiazzare e sorprendere i lettori più o meno giovani: le lettere si susseguono ordinate, costruendo nello stesso tempo una raffinata galleria di soggetti stravaganti, piegati all'esigenza di dar vita alle lettere. 


Ecco bruchi armoniosi, gatti grandi e piccoli, grifoni e levrieri, ma senza trascurare i lacci da scarpa. Il vero scopo non è certo quello di proporre un abbecedario, quanto rappresentare un oggetto tanto comune in modo originale, così come facciamo dando un senso alla forma delle nuvole. Come sempre Messenger è un abile giocatore, che mira a nascondere quello che vuole mostrare. Se ci si diverte e ci si incanta a sfogliare le pagine di questo libro, il miglior omaggio al suo autore è raccoglierne l'invito a trasformare quello che vediamo, per svelarne le forme nascoste.


Ma se si preferisce interagire più direttamente con il libro, ecco un'altra proposta, basata su una grafica accurata: Labirinti, di Théo Guignard, riprende una tipologia di libro-gioco assai frequentata, quella appunto dei labirinti e lo trasforma in un divertente esercizio grafico, che modifica anche sul piano stilistico gli scenari in cui si ambientano i percorsi. 


In un labirinto bisogna essere abili a trovare la strada per uscirne vivi: possiamo trovarci nella giungla, o in un futuro robotico, su una spiaggia assolata o in una grande superstrada; in ogni caso l'occhio è catturato da queste grandi tavole colorate e dettagliatissime. Ci sono, ovviamente, labirinti più facili o dei veri rompicapo, in ogni caso ci si diverte un mondo a cercare la via di fuga dal diabolico labirinto. L'autore si sbizzarrisce a creare effetti ottici, a mescolare pixel con delicati paesaggi urbani. Per fortuna, in fondo al volume sono debitamente riportate le soluzioni dei giochi.


Se il libro di Messenger è praticamente senza età di riferimento, anche se ha una grafica che piace soprattutto ai più grandi, per il libro di Guignard la lettrice e il lettore ideali hanno almeno otto, nove anni, fermo restando l'interesse di un pubblico ben più esteso.


Entrambi i libri rappresentano validi esempi di come libri assolutamente tradizionali possano essere trasformati e rielaborati con una grande attenzione all'aspetto grafico e alla qualità dell'illustrazione. Per il divertimento di grandi e piccoli.

Eleonora

“Alfabero d'Autore”, N. Messenger, White Star kids 20016
“Labirinti”, T. Guignard, Gallucci 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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LA VITTORIA DEL GATTO ALQUANTO BRUTTINO

Milioni di gatti, Wanda Gág (trad. Cristiana Rocchi)
Elliot 2016

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Gatti qui, gatti lì
gatti e gattini ovunque,
centinaia di gatti, migliaia di gatti,
milioni e milioni di gatti.
'Oh!' esclamò pieno di gioia l'uomo molto vecchio. 'Ora posso scegliere il gatto più carino e portarlo a casa con me!' Quindi ne scelse uno."


L'uomo vecchio è in cerca di un gatto perché la sua vecchia moglie ha espresso il desiderio di averne uno per addolcire un po' la solitudine della loro vita. Il vecchio però è di fronte al dilemma della scelta. Nella collina ricoperta di gatti che ha appena raggiunto i gatti sono innumerevoli e se il primo gli pare carino, lo stesso può dirsi per il secondo, il terzo fino all'ennesimo che incontra andando avanti sulla sua strada. Non sapendo (o non volendo) scegliere, decide di portarli indietro tutti. Al loro passaggio prosciugano uno stagno per la sete, e mangiano tutti i ciuffi d'erba per la fame. Arrivato a casa con la moltitudine di gatti, la saggia maglie gli fa presente che mai e poi mai avrebbero potuto tenerli tutti con sé.


E la scelta che lui avrebbe dovuto fare sulla collina dei gatti, va fatta ora, prima di essere fagocitati essi stessi.
Scegliere è difficile e prevede un'assunzione di responsabilità, così i due vecchi decidono che potrebbero essere i gatti stessi a decidere tra loro chi sia il più carino.
Una vera gazzarra tra i milioni di gatti costringe i due vecchi a ritirarsi in casa. Ma dopo il baccano furioso scende il silenzio: nessuna traccia di gatti rimasti... Forse.


Un quesito filosofico non da poco quello che i due vecchi hanno posto ai gatti.
Una domanda che forse non ha una sua risposta univoca, ma che certamente ne genera altre, ancora più intriganti.
Che cosa è il bello? Esiste un unico bello, o ognuno elabora il suo? Ci può essere qualcuno che stabilisce le regole per dire che una cosa può considerarsi bella? Il bello è una cosa che si ferma alla propria forma o è qualcosa che riguarda anche lati nascosti alla vista? E ancora: E' vero che le cose belle hanno a che fare con la felicità? Sono belle perché ci rendono felici? Oppure noi siamo felici perché loro sono belle?
Non rimane che mettersi lì a discutere con il rischio di litigare a morte come hanno fatto i gatti.
Non sarà un caso che questo libro dal 1928 non ha mai interrotto le sue pubblicazioni. E non sarà un caso che abbia vinto il Newbery Honor a un anno dalla prima pubblicazione e il Lewis Carrol Shelf Award ancora a una trentina d'anni di distanza.
Fin dall'inizio questo libro ha sbandierato le sue evidenti e numerose qualità.
Nel contenuto che, per il carattere universale e atemporale del tema, è assimilabile a molte fiabe classiche.
Nel testo che si presenta così musicale, pieno di rime interne e raffinate scelte lessicali (in questo la traduzione fatta da Cristiana Rocchi è accuratissima e rispettosissima, nell'uso parsimonioso della parola 'bello' intorno a cui tutto ruota, un po' meno, anche se si intuisce la ragione, nell'aver addolcito l'originale inglese che narra la lotta tra gatti).
Nelle immagini che si dichiarano così innovative anche nei confronti del supporto stesso. Non si può non notare come Wanda Gág domini la pagina, anche doppia, come dimostrano le diverse soluzioni che adotta: testo e immagini su pagine distinte, pagine che contengono entrambi, immagini che superano serenamente la linea di cucitura, bozzetti di interni, sequenze che ricordano il fumetto. 


Infatti a Millions of Catsè stato riconosciuto il merito di essere il primo picturebook della storia.
Considerato il suo capolavoro, nonostante avesse realizzato anche altri libri per bambini, Million of Catsdeve la sua qualità a due fattori principalmente: da un lato l'indubbio talento di questa grande artista dell'incisione e dall'altro la sua consapevolezza che il valore estetico di un libro si conferisce tout court. E' irrilevante che esso sia pensato per un pubblico di bambini o un pubblico di adulti perché la cura messa in ogni dettaglio, compreso il lettering disegnato a mano dal fratello, le faceva dire a proposito delle sue illustrazioni "as much a work of art as anything I would send to an art exhibition."


Già pubblicato in Italia nel 1945 (nel 2013 Trauben ne cura una edizione anastatica), Elliot lo rilancia in una bella operazione di 'recupero' di monumenti della narrativa illustrata per i più piccoli e le più piccole.
Evviva!

Carla



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DALLA CALABRIA, AMICI, CANI E PEPERONI 

 

Avere un caro amico che bazzica la Calabria presenta una serie di vantaggi: il primo dei quali è avere da 4 anni la Pippi con me. 
Il secondo è avere una possibilità in più di avere recapitati qui a Roma i reggini, quei peperoni rossi dalla polpa molto carnosa e dalla forma tipica 'a pomodoro'.
Ne ho ricevuti in dono insieme alla ricetta della marmellata, l'amico è un vero amico, un paio di chili.
La metto a disposizione di chi volesse cimentarsi.
Vi avviso che si tratta di marmellata dolce/piccante da consumarsi con formaggi a pasta molle dallo stracchino al tomino...


Ingredienti
peperoni rossi schiacciati detti reggini
peperoncini piccanti freschi
zucchero
1 mela

Prendete almeno due chili di peperoni, puliteli accuratamente dai semi e dalla parte bianca (che in verità è pochissima)e poi sbollentateli per 5 minuti.
Fateli scolare e solo a questo punto pesateli.
In base al loro peso, mettiamo che abbiate circa un chilo di polpa, aggiungete circa 500 gr di zucchero. In altre parole, il peso dello zucchero deve essere la metà di quello dei peperoni sbollentati.
A questo punto si mettono in pentola e vanno aggiunti i peperoncini piccanti. Meglio sarebbe quelli a pallina che sono piccantissimi (anche questi tagliati a pezzi piccoli e puliti dai semi). Per un chilo di peperoni puliti aggiungere 4/5 peperoncini piccanti a seconda del gusto e a seconda del grado di piccantezza del peperoncino (questa è la parte sperimentale della ricetta).
Prima di cominciare la cottura passate tutto con il minipimer, oppure al frullatore. Deve risultare una crema rossa e soda!
Può cominciare la cottura che durerà circa mezz'ora dal momento che comincia il bollore.


Per conservare la marmellata di peperoni fate come per le altre marmellate: o riempite i barattoli fino all'orlo e poi, da chiusi, li capovolgete oppure li fate bollire per 15 minuti.
In entrambi i casi fanno tenuti al caldo fino al giorno dopo.

Carla

la prima foto che ho ricevuto della pippi
 

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

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Caro Scoiattolo,
ti scrivo perché ho letto un libro.
Un gran bel libro arrivato per posta. Si intitola Ein Garten für den Wal.1Che, tradotto in italiano, vuol dire Un giardino per la balena.
In verità il titolo originale suona così De tuin van de walvis.2


L'autore, non so se lo conosci, è Toon Tellegen. E' un bravo scrittore olandese, famoso per le sue storie piene di animali. E anche questo libro non fa eccezione. 
Non ti illudere però che sia una storia acquatica con creature marine che nuotano di qui e di lì. Ce ne sono giusto un paio: uno squalo e un tonno di passaggio e un tricheco sul finale. In compenso ci sono, in ordine di apparizione, uno scoiattolo, una cavalletta, un orso, uno scarafaggio, un grillo, un'effimera, un riccio, una rana, una giraffa, una tartaruga, un bisonte, un albatro, un ippopotamo e un rinoceronte e ultima, come fanalino di coda molto luminoso, arriva anche la lucciola.
A Tellegen non dispiace evidentemente mischiare gli animali che nella realtà sarebbe ben difficile far incontrare perché per lui non è poi così importante raccontare le cose come accadono per davvero, ma piuttosto descriverle come la sua immaginazione le mette insieme.
Ed è per questo che per lui degli animali conta soprattutto l'aspetto fisico e le caratteristiche che lo contraddistinguono. Così quando ha bisogno di animali un po' spacconi fa entrare in scena ippopotami e rinoceronti (oppure elefanti goffi). Quando ha bisogno di un animale che si intenda di giardinaggio chiama alla ribalta una cavalletta...Quando ha bisogno di 'far filosofia' tira in ballo lo scoiattolo. Ahahaha...capito?



Anche la balena non sta lì per caso. Lei è grande e grossa e vive in mezzo al mare ma ha due cose in testa: una fontana con lo spruzzo e un sogno da realizzare. Proprio intorno al suo zampillo vuole che nasca un giardino per poter ricevere come si deve gli amici in visita.
Il suo desiderio è avere un bel giardino sulla schiena.
A me piacciono tanto i libri con i sogni dentro.
Perché i sogni sono qualcosa che non c'è, sono modi diversi di immaginare la realtà. E forse Tellegen racconta spesso storie di animali sognatori perché la realtà non gli piace tanto.
Ti ricordi la storia dell'irace che voleva che almeno una sera il sole non tramontasse? E lui invece, inesorabilmente, a ogni tramonto andava giù, oltre l'orizzonte. Oppure ti ricordi dell'elefante combattuto tra il desiderio di arrampicarsi sull'albero e la consapevolezza che da lassù sarebbe crollato inesorabilmente? Ecco Tellegen, nelle sue storie, è bravo ad andare al di là di ciò che è inesorabile, al di là di ciò che è giàdeciso.3
Pensa che noia sarebbe se non fossimo capaci di scavalcare la realtà con l'immaginazione? 


A proposito di scavalcare, sai che mestiere faceva Tellegen? Te lo dico io subito, anzi no, non te lo dico.
Ora ti devo salutare perché vado a pensare un po' ai miei sogni.
Proprio come ha fatto la balena quando ha scritto la sua lettera alla cavalletta.
Ah, scrivere lettere che bella cosa è.
Dormi e sogna! E domani scrivimi!

Formica






Cara Formica,
che bello ricevere una tua lettera.
Non ci crederai, ma anche io ho qui con me una copia dello stesso libro.
È una coincidenza davvero straordinaria.
Ho fatto un sogno: andavo per mare e incontravo una balena, e per conversare con lei cercavo di salire sul suo dorso, che ovviamente era troppo scivoloso, e così non trovavo modo di starci comodo. Alla fine mi sono svegliato tutto agitato e mi è tornato in mente proprio questo libro. E mentre lo cercavo, pensavo.
E sai a cosa pensavo? Pensavo al mare.
A tutta l’acqua blu che contiene, e a tutti quei pesci che navigano nell’azzurro e a quanto mi piacerebbe saper nuotare nel mare come una balena, libero in uno spazio senza confini.
Il mio sogno è proprio quello di vivere un giorno come la balena, mi stavo dicendo, quando ho trovato il libro. Sfogliandolo, ho notato che nelle illustrazioni di Annemarie van Haeringen mancano i colori del mare! I pesci sono verdi e marroni! Il mare è nero, o grigio, o addirittura bianco. Eppure la sensazione del mare liquido e trasparente c’è lo stesso, perché la tecnica che lei ha usato ha un risultato trasparente e acquoso. Sarà acquerello o piuttosto ecoline? Il colore ha delle sfrangiature come se una goccia d’acqua fosse caduta sul foglio; si propaga sulla carta quasi non volesse star fermo al suo posto, e spesso gli inchiostri si diluiscono uno nell’altro come se tra loro non ci fossero linee nette di demarcazione.

È fantastica l’imprevedibilità che ha il colore in certi punti, come se a contatto con l’acqua avesse una vita sua propria e indipendente.
Bisogna avere molta fiducia per dipingere così, perché il colore qui sembra sognare! E nel sogno supera limiti e aspettative. Proprio come la balena, che invece di godersi la sua immensa libertà e fare le cose per cui è fatta, desidera volare fra le stelle oppure farsi crescere un giardino sulla schiena.
Mi son detto che è giusto così. Il sogno fa su di noi la stessa cosa che l’acqua fa sull’inchiostro, ed è in quella sfrangiatura che c’è la nostra libertà. 


Io, che abito in mezzo alle cime degli alberi e conosco i giardini e ho tanti amici, sogno il mare. Ma se uno sta sempre immerso nel blu e solca i mari in perfetta solitudine, ecco che gli viene naturale sognare di avere compagnia e un giardino con una panchina per far accomodare gli amici, di qualunque specie essi siano. Che sogno strambo, penso io...ma chissà che bello per la balena, sentirsi libera di far di se stessa quello che vuole, come se anche lei fosse una macchia di colore senza un netto confine.
Cara Formica, mi piace sempre molto parlare con te di libri, mi sembra quasi che le nostre idee si mescolino formandone una sola.
Adesso voglio andare anche io a informarmi meglio sul mestiere del signor Tellegen.
Chissà cosa scopriremo.
Scrivimi presto.

Scoiattolo


P.s. Nella dispensa ho trovato un libro sulle balene... È buffo ma lo sai che i loro occhi non sono capaci di distinguere il colore blu?



[continua]



1 T. Tellegen, Ein Garten für den Wal, Gerstenberg 2016

2 T. Tellegen, A. Haeringen, Van De tuin van de walvis, EmQuerido's Kinderboeken, Amsterdam 2015

3 T. Tellegen, M. Boutavant, Non sarai mica arrabbiato?, Rizzoli 2014 (trad. Manuela Calandra)

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

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Caro Scoiattolo

che bello scriverti, che bello scrivere...E così pensavo ancora al libro della balena che ci piace tanto. E di pensiero in pensiero ho capito che anche a Tellegen devono piacere le lettere. Le mette sempre nelle sue storie.

Anche in questo libro ce n'è più d'una...



La balena della nostra storia prende carta e pennino e scrive alla cavalletta perché sa che lei può aiutarla a realizzare il suo sogno di avere un bel giardino sulla schiena, corredato di tutto, fontana (ma quella ce l'ha già) e una panchina per far accomodare gli ospiti.

E' una lettera che va dritta al sodo, come piacciono a noi, senza tanti fronzoli, ma rimane sempre una lettera gentile.

Mi ricorda quella che hai ricevuto un giorno da cozza,



Caro scoiattolo con la presente ti invito alla mia festa. E' solo una piccola festa. Non invito nessun altro. Puoi venire subito? Cozza1



La lettera della balena però non viaggia per mare, come ci si potrebbe aspettare, ma viene affidata al vento e sostenuta con lo sguardo: balena sa dove è la bottega di cavalletta.

Pensospesso a come sia diverso comunicare per lettera, invece che a voce. Nelle lettere c'è silenzio e tempo. E' un modo di comunicare senza far rumore. Penso anche che il silenzio e il tempo che si mettono intorno alle parole scritte servono a far andare più lentamente le idee e i pensieri e a farli crescere per bene.

Il tempo delle lettere è un tempo un po' sospeso perché si mette in mezzo tra il via vai di lettere, come a dare spazio alle emozioni che sono in viaggio.

È forse per questo che gli animali 'filosofi' di Tellegen si scrivono spesso? 



È forse per questo che noi due ci scriviamo?

Perché ci piace avere tempo e silenzio per noi e ci piace offrirlo anche agli altri quando gli scriviamo?

Beh, scrivere lettere ha molto a che fare con la gentilezza. E' il modo più delicato che conosco per comunicare. Ed è forse per questo motivo che Toon Tellegen fa viaggiare in una lettera il desiderio di balena.

E a proposito di gentilezza, hai notato quanta ne mette Tellegen in questa storia? La prima a essere gentile è balena che desidera tanto essere ancora più ospitale con gli amici che passano a trovarla. E gentile è anche la cavalletta che cerca sempre di accontentare la clientela e poi, soddisfatto ogni desiderio, chiude bottega e parte. Direzione: in mezzo all'oceano.

La gentilezza ha a che fare con la cura. Hai visto quanta cura metta cavalletta nel fare il carico? Non tralascia nemmeno un dettaglio: porta con sé sentierini tortuosi, aiuole, arbusti, girasole, cespugli, un'ortensia, le violette, una carriola, una vanga, l'occorrente per la casetta degli attrezzi, un'altalena, un ombrellone, un lillà, rododendri e un biancospino e persino uno specchio perché balena possa ammirare il suo giardino....

Mi scrivi che ti piacerebbe essere per un giorno balena per poter fare le cose che fa lei. A me, invece, piacerebbe essere gentile e accurata come cavalletta, ma ho ancora molta strada da fare, non credi?



Scrivimi! Io, mentre aspetto, provo a diventare migliore.



Formica







Cara Formica,

Anche a me piacciono le lettere. E sai perché? Perché possono far esistere una relazione tra creature molto lontane. Ma anche tra pensieri e idee lontane...è per questo che sono adatte per filosofeggiare.

Continuo a pensare alla cavalletta.

Che forza della natura! Ha un negozio ed esaudisce senza battere ciglio i desideri di tutti gli animali che vanno da lei con le più diverse richieste. Ed è davvero molto occupata. Prima di poter leggere la lettera della balena, infatti, vende una salvietta all'orso, un tavolo allo scarafaggio, e poi arrivano il grillo e l'effimera. E lei ascolta tutti, puntuale e gentile...

Però sai cosa ho notato? È talmente impegnata a esaudire i desideri degli altri, che sembra non averne di suoi. Ma forse esaudire i desideri degli altri è il suo sogno, ed è per questo che ci mette tanta cura e attenzione. E forse è per questo che ha esattamente il colore che deve avere: un bel verde pieno e con il margine ben definito.

E hai visto con quanta concretezza agisce dopo aver letto la lettera di balena? È davvero determinata perché per costruire un giardino in mezzo al mare bisogna sapere esattamente cosa fare.

E infatti lei, pratica com'è, invece che sognare passa subito all'azione. E il suo progetto è davvero sorprendente per precisione e accuratezza.

Anche nell'illustrazione di Annemarie van Haeringen i disegni diventano improvvisamente precisi e ricchi di dettagli. 



Tra macchie acquose e sfumature sognanti ecco concretizzarsi un tratto sottile e conciso. Fa venire in mente la punta di un pennello, o un pennino. Così prendono forma alberi dalle chiome diverse, cespugli e piante basse e fiorite, altalena e ombrellone, e teiera e innaffiatoio, e zappa e rastrello e cancello. C'è anche una carriola.

E sai, Formica, cosa mi ha fatto saltare sulla sedia? Che queste immagini, pur così precise, in realtà non hanno un limite! Tutta intorno c’è solo la pagina bianca. Nessuna cornice, nessun paesaggio dove collocare cavalletta...come se nel suo progettare lei avesse a disposizione l'infinito. Un’infinità di risposte per un'infinità di richieste: non esiste limite per ciò che può fare cavalletta, nemmeno quando si tratta di portare un carico tre volte più pesante di lei. 



È quasi divina...

Sai, mi ha davvero colpito che Toon Tellegen abbia dato così tanto potere a un animale così piccolo, ma forse questo capovolgimento non è casuale. Per trasformare i sogni in realtà a volte i dettagli sono più importanti di tutto il resto.

E per saper cogliere il dettaglio ci vogliono proprio degli occhi piccoli, antenne sottilissime e ancora più sottili zampette. Ah, dimenticavo: anche la forza sovrumana di una cavalletta.

Cara Formica, anche a me piacerebbe trasformare in realtà le cose che ho in mente come la cavalletta, ma questo è davvero un sogno...

Intanto continuiamo a scriverci.



Scoiattolo



PS. Ho trovato nell’armadio un libro che parla di pavoni.C’era scritto così “Le abitudini di un pavoncino isolato si notano appena, ma moltiplicate per quaranta diventano una realtà concreta”. 2

Sono sicuro che la cavalletta lo sa.

[continua]





1 T. Tellegen, Lettere dal bosco, Donzelli 2007 p. 102 (trad. David Santoro)

2 F. O'Connor, Nel territorio del diavolo, Minimum Fax 2002

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

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Caro scoiattolo,
non so se sono diventata migliore ma penso che pensare mi faccia bene.
E i libri di Tellegen, quando li leggi, dopo ti viene da ragionare...
E questo della balena e del suo giardino è da giorni che mi ronza nella testa perché è un libro che fa pensare ai pensieri. Mi stuzzica soprattutto il pensiero di balena che vuole tanto un giardino sulla schiena.
Il suo strano desiderio mi fa venire in mente che al pensiero non si deve dare confine e penso anche che balena sia davvero una libera pensatrice.
A ben vedere, la sua bellissima idea di avere un giardino sulla schiena va contro ogni convenzione, contro ogni conformismo. La sua aspirazione di stare nel mondo con un po' di arbusti e alberi, fiori e panchine sulle spalle, così come vanno le cose nel mondo che conosciamo, è del tutto contrario al pensiero comune.
Quando mai si è vista una balena con un giardino messo lì? Eppure tutto in questa storia pare convergere verso questa direzione così originale. E il bello è che nessuno dei suoi interlocutori prende per folle la balena. Anzi, tutti ne gioiscono e cavalletta in particolare si adopera con grande zelo perché il suo desiderio diventi realtà.


Ah, leggere storie così apre la mente. Da un lato c'è balena che non ha paura di interpretare il mondo secondo prospettive inconsuete e assecondare le proprie aspettative anche a costo di 'nuotare' controcorrente, in 'direzione ostinata e contraria' e dall'altro ci sono i suoi amici che, non solo rispettano la sua scelta, ma accolgono con entusiasmo il progetto.
Quanta larghezza di vedute! E quanta attenzione reciproca si percepisce tra loro. Storie così non solo aprono la mente, ma fanno anche bene all'anima.
E a proposito di anima, mi chiedo e chiedo anche a te: perché balena ha voluto per sé proprio un giardino?
Forse perché un giardino in mezzo all'oceano è cosa molto rara...ma forse anche perché il giardino che immagina balena dovrà essere un luogo soprattutto accogliente. Se ben ti ricordi nella sua lettera la prima cosa che chiede è proprio la panchina. Una panchina per sedersi, per riposarsi dopo un lungo viaggio (arrivare nel mezzo dell'oceano per farle visita non deve essere uno scherzo...), una panchina per fermarsi e poter conversare assieme.
Sai che ti devo dare ragione su cavalletta: tu già notavi una sua qual potenza divina. Ma non lo è forse anche nell'aver saputo creare dal nulla un giardino che per bellezza, armonia e completezza potrebbe essere un Eden?


Queste lettere sono la nostra panchina... e allora, dai, conversa con me su questo bel giardino.

Formica


Carissima formica,
Hai ragione,che bellissimo giardino si sta costruendo la balena con l’aiuto della cavalletta!
Ieri mi sono preso tempo e ho osservato bene bene tutte le immagini!
Hai visto che la balena sfoggia sempre un sorriso diverso?
Quando la cavalletta arriva con la barca mostra appena appena i suoi fanoni. Sorride sorniona contemplando l’alacre lavoro della cavalletta, e sorridesoddisfatta quando può ammirare attraverso lo specchio il giardino ormai completato. 


Il tratto della Haeringen è sensibilissimo anche nel mostrare il compiacimento sul volto della balena quando può finalmente mostrare il suo giardino agli altri pesci.
Poi ho guardato la tartaruga.
Si porta in giro un hortus conclusus poco più grande del suo carapace, che si sviluppa tutto verso l’alto, con la panchina, lo steccato di ferro battuto e alti alberi disegnati con segno fermo ed energico. Non sembra un giardino comodo da portare, eppure anche lei ha un consapevole sorriso sul volto rugoso. 

 
Del resto, fin dall’inizio, tutti gli animali si erano mostrati partecipi all’idea della balena. Tutti l’hanno copiata, ordinando alla cavalletta un giardino, e non un giardino per farci crescere qualcosa da mangiare, ma un giardino per accogliere al meglio amici e visitatori!
Mi sono sforzato di capire perché proprio un giardino...
Poi ho guardato la cavalletta. È ritratta sempre nel suoverde smagliante, sempre al lavoro, sempre con un'espressione intenta e appagata,nonostante la fatica.
Non è oberata, ma moltiplicata. 

 
Così come si moltiplicano le energie quando si fanno le cose che danno piacere. In una pagina arrivano a esserci fino a cinque cavallette contemporaneamente: una trascina le cose che servono, una ammira i fiori che pianterà, una sposta una pianta in un vaso, una sarchia la terra, una spinge un albero verso chissà dove. Che fermento, che frenetico spostamento di energia!
E mi son detto, il giardino è anche un luogo dove, magari con una cavalletta complice, si può agire attivamente e, lavorando sodo, magari accettando alcuni compromessi, cambiare forma alle cose. E allora ho ammirato davvero balena per la sua enorme capacità di procedere decisa e spedita sulla strada insolita chesente di poter percorrere.
Sai formica, mi sembra che quando uno si mette a pensare,la mente si apre e le cose possono essere viste secondo prospettive addirittura ribaltate!
Prima amavo tanto la mia foresta che cresce da sola e non ha bisogno di essere piantata e curata,mentre adesso anche io vorrei avere un giardino con una panchina dove farti accomodare per guardareinsieme la luna.
Tu, mi aiuteresti a costruirlo?

Scoiattolo

P.S. Pensa, tra le tovaglie c’era un libro completamente diverso, in cui il piccolo giardiniere, invecedi moltiplicarsi come la cavalletta, ammetteva di non avere abbastanza energia e, stremato, si metteva adormire....1

1 Emily Hughes, Il piccolo giardiniere, Settenove 2016

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

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Carissima formica,
ho cominciato a pensare delle cose molto diverse a proposito del giardino e ho dovuto scriverti subito.
So che questo scompagina un po’ la nostra abitudine, ma il mio bisogno di parlarti era davvero forte.
Dopo l’entusiasmo iniziale per il giardino infatti sono rimasto turbato da una frase della cavalletta:“Non potrai più saltare fuori dall’acqua”, ha detto alla balena. Poi ha aggiunto anche che non avrebbe più potuto aprire la bocca, né ridere troppo per non far cadere la frutta dagli alberi. 
E di notte, nemmeno girarsi sulla schiena, la sua posizione preferita.
Ma la cosa che più di tutti faccio fatica ad accettare è che la cavalletta posi uno specchio sulla fronte della balena per permetterle di vedere il giardino: ma non si rende conto che lo vedrà tutto capovolto?
Sai, più penso, più questo giardino si trasforma.
Mi sembrava un Eden mentre adesso lo vedo come un’imbrigliatura inutile che costringe la balena a negare la sua natura più autentica.
Eppure, e su questo non ho dubbi, lei è contenta e se la gode. Secondo te come mai?
Ti ricordi la storia dell’oritteropo che aveva deciso di vivere a testa in giù perché a guardare le cose dritte gli veniva una rabbia tremenda?
Era un tipo davvero simpatico, ma se lo giravi diventava una vera furia.
E mi aveva detto, proprio detto a chiare lettere: “..non è che io sia costretto: lo voglio! “.1Sembrava conoscersi proprio bene.
Io invece anche se mi sento confuso come se mi avessero messo a testa in giù per la prima volta, penso che guardare le cose a rovescio o con un angolo visuale differente possa solo ampliare la prospettiva di veduta.
Questo è chiarissimo in certe immagini del libro...


In una compare la rana cade dall’alto dritto nella pagina bianca e poi va oltre il margine inferiore. È un’immagine che rimanda a uno spazio che sta oltre bordo, come se la vera illustrazione non stesse sulla pagina, ma fuori: da dove viene la rana, e dove va? 


Altrove la cavalletta è in balia di una tempesta, ma sulla pagina si vedono solo gli effetti dei marosi sull’insetto, che si trattiene con tutte le forze all’albero della barca. Anche qui non si capisce dove stia il mare, se sopra, sotto o tutto intorno, e viene voglia di sporgersi per sbirciare oltre l’orlo del foglio.


Un po’ come capita anche a balena che vuole 'sbirciare' cosa significhi avere un giardino sulla schiena.


Oritteropo dava l’idea di conoscersi così bene proprio perché aveva guardato il mondo da dritto e da rovescio. Invece penso che la balena non possa avere piena consapevolezza di quello che le sta succedendo: può soltanto sperimentare, e in questo è davvero insuperabile.
Sperimenta e sospende il giudizio, come fanno i bravi scienziati. Forse sotto sotto è proprio il desiderio di conoscenza che anima balena? E come oritteropo vuole ostinatamente rimanere in una posizione che le permetta di vedere il mondo sotto una prospettiva nuova, per conoscere meglio se stessa e ciò che ha intorno, se necessario anche attraverso uno specchio.
A proposito, formica, l’hai vista la figura in quarta di copertina? Io solo ora: c’è cavalletta, intenta a sollevare da terra con tutte le sue forze il melo che pianterà nel giardino.
Chissà se la balena ha mai mangiato una mela...
Cara formica, aiutami tu a capire meglio...

Scoiattolo

P.S. Ho scovato tra le ghiande un libro...pensa un po’ parla di una bambina che va al di là di uno specchio dove tutte le cose vanno al contrario di come devono andare.
E indovina un po’ dove va a finire nel secondo capitolo? In un giardino...2






Caro scoiattolo,
hai ragione ad avere fretta di scrivermi!
Quando le cose ci mettono in fermento è difficile mantenere la calma...
E anche su un'altra cosa devo darti ragione: balena se la gode proprio tanto, questa idea del giardino sulla schiena. E il suo stato d'animo è proprio come il tuo: tutto agitato per la novità.
Il suo sorriso sulle labbra secondo me nasce dal fatto che il suo sogno 'impensabile' si sta realizzando. E tanto più esso può sembrare assurdo, tanto più lei è contenta. In barba a ogni logica e a ogni buon senso il suo pensiero senza confini la fa sentire libera e magnifica.
Magnifici si diventa quando si lascia da parte ogni mediocrità, la noia delle cose consuete, e quando si fanno le cose in grande, senza porsi limiti di sorta. La balena, con questo sogno del giardino, è tutta uno stupore.
Spesso gli animali filosofi di Tellegen sanno essere magnifici per non volersi mai porre limiti al pensiero e non volerne portare il peso. E per saper essere unici, inconfondibili e lievi
Una volta in un suo libro, un altro suo libro3, ho letto, che a una balena che non era tanto brava ad arrampicarsi sul faggio per andare a casa dello scoiattolo, fu d'aiuto una formica che se la caricò sulle spalle, mentre lo scoiattolo nella sua stanza approntava una tinozza per farla sedere comoda....
Il loro modo di ragionare mi ricorda molto quello dei bambini e delle bambine che sanno trovare la logica nell'assurdo, non sanno cosa sia la noia, sanno stupirsi ed essere inafferrabili...
Ma, come spesso accade, anche la leggerezza ha un prezzo...



Così felice del suo nuovo aspetto e così emozionata di essere finalmente ospitale per tutti quelli che vorranno andarla a trovare, la balena quasi non sente (o non vuol sentire) ciò che la cavalletta le sussurra: non più salti sull'acqua e tuffi in profondità, non più ridere a crepapelle, non più sdraiarsi a pancia all'aria per vedere le stelle. Ma soprattutto, il limite di tutta questa faccenda del giardino sulla schiena sta nel non poterselo godere direttamente... 
Lei su quella bella panchina per conversare non potrà sedercisi mai.

Ed è in questo preciso momento che balena capisce. Ora il giardino più bello del mondo, come le ha detto un giorno l'albatro, è lì a disposizione di tutti quelli che passano, ma solo lei non può goderselo. Persino vederlo, le è negato. Si immagina seduta comodamente sulla panca, annusando il profumo delle rose, il sole sulla faccia, la fontana che gorgoglia.
E così, all'improvviso realizza: No, tutto questo non potrà mai funzionare!
Ma io, diletto amico mio, te l'ho già detto, questa balena sa essere magnifica!
E magnifico è ciò che da lì a un attimo accade...

Dormi leggero, se puoi, che domani è un altro giorno.

Formica

[continua]

1 T. Tellegen, M. Boutavant, Non sarai mica arrabbiato?, Rizzoli 2014 (trad. Manuela Calandra) p. 21-26
2 L. Carrol, Al di là dello specchio, Einaudi 2003 (trad. Alessandro Ceni)
3 T. Tellegen, Lettere dal bosco, Donzelli p. 41

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)

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Ehi scoiattolo,
a te capita mai di avere gli occhi strizzati per non piangere e il cuore pesante di tristezza? A balena è capitato. Appena un momento dopo però i suoi occhi si sono spalancati e hanno visto che il giardino era diventato ormai un legaccio e il suo cuore ha sentito il bisogno di divincolarsi e saltare leggero.
E così la magnifica balena salta.
Salta in alto, leggera da ogni pensiero. E in un solo secondo il giardino scompare; strappato via dall'acqua ora galleggia, un albero qui e un ombrellone lì.


Magnifici e coraggiosi sono coloro che non hanno timore di ammettere i propri errori, di accettare i propri limiti, coloro che per questa ragione sanno tornare indietro sulle proprie scelte.
In fondo, pensa balena, io ho una bella fontana e tanto mi basta.
Se sei una balena, sognare un giardino è forse più bello che averlo davvero.
E adesso che ci penso, potrei dirti che la forza di un desiderio o di un sogno è il motore che fa andare il mondo.
Sognare e immaginare, e sognando cercare di valicare il proprio limite, è la molla che ha fatto fare passi da gigante all'umanità. 
Pensa se Platone o Copernico o Darwin o Martin Luther King non avessero avuto un sogno...
Gli scienziati sono lì che dibattono se gli animali sappiano immaginare.
Ma io e te sappiamo che gli animali di Tellegen lo sanno fare, e tanto.
Guarda balena...ha appena perduto il suo giardino ed è di nuovo lì che immagina di avere le ali e di andare a far visita all'unicorno...

Tellegen, che è il suo burattinaio nascosto, lui che la fa parlare e la fa agire sa bene cosa sia il limite e sa bene anche quale sia un buon sistema per provare a superarlo.
Scoiattolo, mi pare sia arrivato il momento che io ti sveli il mestiere di questo anziano signore olandese.
Toon Tellegen, saggio maestro di filosofia, sensibile osservatore del mondo, narratore visionario, è in realtà un medico. Un uomo di scienza, ne potevi dubitare?, che ogni giorno deve confrontarsi con un bel po' di limiti, uno dei quali invalicabile: l'ultimo, quello estremo.
Per lui senza poter immaginare e talvolta anche un po' sognare sarebbe proprio dura, non credi?
Ho un po' sonno e ho tutti i sei piedi stanchi ma devo dirti, amico mio, che questa strana storia della balena scritta dal dottore mi ha messo in testa un bel po' di cose.
Te le dico, una dopo l'altra, sarai contento, e poi sparisco sotto le coperte.

1) Cerca di andare in cerca (sono o no la regina del calambour?).
2) Guarda le cose anche con occhi nuovi.
3) Sii gentile.
4) E, soprattutto, abbi sempre il coraggio di saltare.

Dormo già.

Form.....zzzzzzz

ps. se mi scrivi, fallo a bassa voce, altrimenti mi svegli.




Carissima formica,
hai proprio ragione. I sogni e i desideri sono ciò che fa andare avanti il mondo.
Non è così anche con i libri?
Cosa ci spinge a girare pagina dopo pagina se non il desiderio di vedere cosa c’è oltre?
Se leggessimo solo cose di cui conosciamo la fine non saremmo forse del tutto disinteressati all’avventura della lettura?
Non è forse nella nostra ignoranza che risiedono tutte le premesse per la volontà di scoprire?
È come se tra ciò che sappiamo e ciò che vorremmo sapere ci fosse una sottile linea di confine, e la nostra abilità di muoverci su quella linea determinasse la qualità dei nostri sogni.
Sai cosa pensavo? Pensavo che proprio per questo Tellegen ha scelto la balena: lei può nuotare nel mare, ma deve sempre uscire dall’acqua per respirare.
Può saltare verso l’alto, ma deve per forza ricadere verso il basso.
È un animale tanto libero, ma quanti limiti conosce! Infatti è capace di sperimentare il giardino con tanta determinazione e di sbarazzarsi di tutto con gentilezza quando capisce che la realizzazione del suo sogno non la soddisfa più.
E poi è in grado di tornare al suo stato di partenza, forte di una nuova consapevolezza. 
 
L’immagine in cui balena salta e si libera del giardino mi ha molto colpito, perché improvvisamente appare una sottile striscia di blu.
Hai notato anche tu che è l’unico momento del libro in cui il mare viene rappresentato nel suo colore?
Un pizzico di oggettiva verità.
Non solo, ma è la prima immagine in cui l’illustratrice traccia una linea così netta che determina una situazione spaziale ben precisa all’interno della pagina. 
Un diaframma che divide lo spazio tra il sopra e il sotto, tra l’acqua e l’aria, il luogo in cui balena può dar forma al salto e quello in cui tutta la forza del salto finisce e bisogna (per forza) cadere nel mare.
Sai, formica, se ci penso credo di non sbagliarmi, ma il momento più emozionante non è forse quando, esaurita la propulsione del suo entusiasmo, il grande corpo della balena si abbandona alla gravità e deflagra nell’acqua dando la misura della sua potenza che prima era sembrata tanto eterea?
Non è forse ammettendo i limiti che le impone il giardino che balena apprezza la sua fontana e decide di tornare sui suoi passi?
Non è forse perdendo le cose che possiamo misurare con cognizione di causa cosa abbiamo avuto?
Mi dici che Tellegen è un medico, e io credo che lui conosca il valore tanto della libertà di provare, seguendo l’intuito, quanto quello della capacità di percepire il limite.
Del resto è così che funziona la conoscenza, con una spinta forte ed energica in avanti, e con un ritorno indietro dolente e necessario per una nuova domanda.


Sarà per questo che l’ultima immagine con cui si conclude il libro è la divina cavalletta che va avanti e indietro, sorridendo rassicurante, sull’altalena ancorata oltre il bordo del foglio?
Oh cara formica, quante cose ho imparato attraversando questo libro con te.
E quante altre ne avrei perse, se non mi fossi soffermato a sfogliarlo anche all’indietro.

Scoiattolo

P.S. Ho trovato un altro mucchio di ghiande, ma non credo sia mio. C’era un libro che non conoscevo. Un cerchio incompleto è alla ricerca del suo pezzo mancante, ma, quando finalmente lo trova, capisce che tutto sommato la felicità vera era prima, in quel suo incedere lento proprio perché imperfetto...1


1 S. Silverstein, Alla ricerca del pezzo perduto, Orecchio Acerbo 2013 (trad. Damiano Abeni)
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