Quantcast
Channel: lettura candita
Viewing all 2269 articles
Browse latest View live

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
IL MARE IN UN BICCHIERE

Una cosa difficile, Silvia Vecchini, Sualzo


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

Una sola parola al centro della storia. Il resto sono immagini: una piccola ruota attraversa la pagine e rotola sul pendio erboso. Sul pianoro si ferma ed è lì che la trova un cagnetto in maglietta e pantaloncini corti. Si ferma e, raccolta la rotella, gira lo sguardo verso destra da dove soffia un bel vento che fa turbinare le foglie, e da lì riprende il suo cammino a ritroso. In salita. Il vento aumenta così pure la difficoltà della salita. All'erba si sostituiscono i sassi, poi le rocce che il cagnetto scala a fatica. Intanto il vento ha portato pioggia e poi anche neve. In mezzo a una tormenta, lui continua ad andare sempre più su lungo una parete quasi verticale. In cima c'è qualcuno. Girato di schiena, un giovane pollo piange davanti al suo carriolino fuori uso perché senza una ruota...


Se si mette in relazione diretta il titolo con l'unica parola che taglia a metà il libro , SCUSA....si ottiene il senso ultimo dell'intero racconto: chiedere scusa è cosa difficile.
Il cagnetto che, evidentemente in un gioco finito male, ha rotto il giocattolo dell'amico cerca di porre rimedio al suo sbaglio, correndo dietro alla rotella rotolante verso valle. Il ritorno, tutto in salita e controvento, sembra essere metafora della faticosa elaborazione di un pensiero e di una azione 'difficile', ovvero ammettere il proprio errore e chiedere scusa. E dall'altro, altrettanto difficile, è il gesto del perdono.


Senza parole, o meglio con una sola parola, solo il bianco della carta e l'azzurro e il nero, questo libro conferma il fatto che Silvia Vecchini abbia una grande capacità di raccontare grandi cose con piccoli testi. Come diceva Calvino, la poesia è l’arte di far entrare il mare in un bicchiere. Silvia Vecchini spesso riesce a fare entrare temi che hanno la vastità del mare, dentro testi che si bevono in due sorsi, come il contenuto di un bicchiere, appunto.
La brevità è, a mio parere, il registro a lei più congeniale ed è sua anche la capacità di toccare con leggerezza temi universali, penso alla poesia La mia invenzione, poi diventata albo illustrato da Maria Gíron (Edizioni Corsare 2015) che parla del silenzio, o ancora Poesie della notte, del giorno, di ogni cosa intorno (Topipittori 2014).
Con le immagini di Sualzo, con il quale condivide ben più che una collaborazione editoriale, trova la stessa profonda armonia dimostrata nel loro primo libro a due mani: Fiato sospeso, graphic novel edita da Tunuè nel 2011.


Come in una poesia, Sualzo nelle immagini riesce a riassumere e a rendere universali i misurati gesti dei due personaggi e, nella sintesi di un paesaggio fatto di erba, nuvole e poco altro, come pure nella scelta di usare solo due colori, riesce a raccontare il forte contesto emotivo di questa storia.
Nel gioco di linee oblique che segnano l'andamento delle varie pagine mi pare si possa cogliere una precisa volontà di 'metaforizzare', ovvero di raccontare per sole immagini, un percorso umano in cui molti si potranno riconoscere. Penso al difficile tragitto verso la consapevolezza di aver sbagliato, quindi in qualche modo alla capacità di rinunciare a una parte di sé (quella che vuole avere ragione), in favore di un altro, al quale si riconosce invece la ragione dei fatti. Tutta questa strada, non detta, si legge nel percorso tortuoso che fa il cagnetto per poi arrivare a un culmine, rappresentato dal picco della montagna, freddo gelato dalla neve e dalla solitudine, su cui, rigorosamente di spalle, il pollo patisce il suo dolore. 


Diversa è la pendenza che si ha davanti se si è capaci di dimenticare il torto subito. Dopo aver chiesto scusa, dopo aver perdonato, dopo aver fatto pace, dopo aver riaggiustato il giocattolo rotto, per quei due è solo discesa. 


Un ripido percorso verso la riconquistata amicizia.
L'ultima tavola, ancora più silenziosa delle altre perché assenti i due personaggi, contiene la salita e la discesa e l'aria mossa dal loro passaggio. È lo spazio adatto per cominciare a ragionare.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

VACANZA CON LA NONNA



Una delle tappe imprescindibili della crescita è rappresentata dalle vacanze da soli e a questo tema si ispira Una vacanza quasi perfetta di Anne Percin, pubblicato da poco da Edt Giralangolo.
Quale ragazzo o ragazza, infatti, non sogna il momento di poter passare le vacanze all'insegna della pigrizia, dei sacchetti di patatine svuotati a velocità supersonica e delle nottate passate davanti allo schermo del pc? Magari senza i genitori, parcheggiato a casa di una nonna molto permissiva e produttrice compulsiva di crepes farcite in tutti i modi.
E' quello che aspetta Maxime, dopo essere riuscito a sfuggire a faticosissime vacanze con i genitori, che partono da soli per un trekking in Corsica. Lasciata la sorella più piccola in una colonia estiva con un'amichetta, il nostro protagonista può sbarcare a casa della nonna, pronto a spalmarsi sul divano.
Non può non presentarsi un imprevisto, per altro drammatico: la nonna ha un malore e Maxime deve recuperare nella pigra memoria tutto quello che ha imparato nei corsi di pronto soccorso; riesce nell'intento e a far ricoverare la nonna in ospedale, per un possibile infarto.
Dopo l'adrenalina scatenata dal momento di emergenza, ecco sorgere i problemi spiccioli, quelli di tutti i giorni: prepararsi da mangiare, prendersi cura del gatto Hector, andare a trovare la nonna, rimediare dei soldi per fare la spesa, tenere alla larga un poliziotto sospettoso. Tutto questo mentre i genitori non sono raggiungibili.
Ma nello stesso tempo, Maxime è impegnato più che mai a tenere vive le amicizie virtuali, comprese quelle misteriose; d'altra parte, è questo il suo modo, e quello di tanti altri coetanei, di vivere la socialità.
Ma se questo non bastasse, c'è anche la sorellina da consolare e uno zio inaffidabile, che gli svela un aspetto insospettabile della nonna.
Frizzante come ci vuole in momenti di calura, Una vacanza quasi perfettaè alla fine il racconto, tutto giocato sul registro della commedia, della crescita di un ragazzo molto solo, un vero nerd, che considera il tempo passato davanti allo schermo del computer il suo tempo migliore.
La serie di eventi imprevedibili, che sconvolgono i piani di Maxime, lo costringono a far leva sulle sue doti più nascoste, a tirare fuori anche un desiderio di vita tacitato dalle trappole della vita virtuale.
L'autrice, Anne Perrin, insegnante di liceo, conosce bene gli orizzonti dei ragazzi di oggi e in questo libro li descrive con affettuosa ironia: ce li racconta persi dietro i giochi di ruolo, le chat, gli avatar, capaci però di fare fronte a quelle svolte improvvise della vita vera, che consentono di scoprirne i lati belli e quelli dolorosi o difficili.
Lettura leggera, ma intelligente, perfetta per rinfrescarsi sotto un ombrellone con una storia a misura di adolescente.
Dai quattordici anni in poi.
Eleonora

“Una vacanza quasi perfetta”, A. Percin, Edt Giralangolo



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

QUANDO CI SI DIVERTE...

Biagio... quante avventure!, Claude Ponti (trad. Antonio Fideleo)



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Questa mattina, Biagio, il pulcino mascherato, ha organizzato una corsa di sedie. Per correre bisogna fare BRUUMMMMMMM con il becco e stringere il volante invisibile. Biagio ha preso una Poll Tron, che è meglio di una Sed Ia. Più rumore si fa con il becco, più si va veloce. Biagio è il primo, dietro a un pulcino che però non conta. Tanto Biagio lo supererà."




Non tutti gli autori hanno una coerenza di stile e di poetica TALE DA RENDERLI RICONOSCIBILI ANCHE A DISTANZA SIDERALE. Ponti è uno di loro.
Cinque righe scarse di una citazione da Biagio... quante avventure e grossomodo tutta la filosofia che ispira i suoi libri per bambini e bambine è sotto i nostri occhi.
Proviamo a enucleare gli elementi che la compongono e a elencarli per chiarezza.
Il primo elemento è il punto di partenza. Si parte dalla normalità, da una situazione consueta per poi sterzare bruscamente verso l'assurdo. Organizzare una corsa è gioco diffuso, farlo con le sedie lo è molto meno.



Punti di partenza consueti sono anche quelli diBiagio e il castello di compleanno(Babalibri 2005) che già dalla seconda pagina decollano in un mondo improbabile ed esagerato, seppure tenuto insieme dalla logica stringente di una vera ricetta di torta al cioccolato e alla frutta.
Il secondo elemento è il suono, ovvero le onomatopee che 'farciscono' ogni testo di Ponti. Accanto al BRUUMMMMMMMc'è già subito una Poll Tron, che va più veloce di una Sed Ia. Vero cimento per i suoi traduttori, peraltro sempre diversi.
Leggere per credere: incredelizioso.
Terzo elemento fondante è la sua costante volontà di riorganizzare le regole che governano il mondo. In questo caso, chi fa più rumore va più veloce. Ma penso anche all'enunciato che apre l'insuperato Catalogo dei genitori (Babalibri 2009): I tuoi genitori sono pesanti, stancanti, avari, appiccicosi, urticanti, barbosi, rompiscatole, sdrucciolevoli? CAMBIALI! (seguono istruzioni su come procedere), o al finale di un altro capolavoro, La tempesta (Babalibri 2002), che però non svelo. Per non parlare dei seriosissimi codici a barre...


Quarto elemento è la capacità di focalizzare in un personaggio l'intera propria visione dell'infanzia. Biagio, il pulcino mascherato, rappresenta forse la miglior sintesi di quello che secondo Ponti è il pensiero, il modo di leggere il mondo, di un bambino o di una bambina.
Se partiamo da questo ultimo punto, direi nodale, per capire a fondo i libri di Ponti, non possiamo non soffermarci su un particolare essenziale: la maschera che Biagio indossa. È lui stesso -in una rarissima, forse unica, intervista rilasciata in occasione del libro celebrativo dei 20 anni di carriera di Ponti (uscito solo in Francia per L'ecole des loisirs nel 2006), che ci svela una chiave importante per capire il senso di quella maschera: c'est le poussin qui met le masque qui devient Blaise. Lo sospettavo: dunque non esiste un unico Biagio, ma ogni pulcino che la indossa è Biagio per un po'!


Sul senso che quella maschera assume in Biagio dico solo che essa rappresenta l'alterità dell'infanzia rispetto a un ideale 'confezionato' dal mondo degli adulti. Quella maschera permette a Biagio, come peraltro ha permesso anche al Max di Sendak (Nel paese dei mostri selvaggi, Babalibri 1999) o all'Ulisse di Solotareff (La maschera, Babalibri 2003), di essere 'qualche altra cosa' per poter essere completamente se stessi e quindi, in tutta libertà, poter fare i conti con la propria emotività. Il tema è molto complesso e non è sdoganabile in poche righe, quindi rimando alla riflessione acuta e approfondita che ha fatto Federica Pizzi in Libri Calzelunghe sul tema e che sottoscrivo per intero.
Qui resta il fatto che Ponti fa fare a Biagio, il pulcino mascherato, le cose più impensabili. O forse Biagio preferirebbe si dicesse che è lui, in assoluta autonomia, che fa tutto ciò che gli passa per la mente, come per esempio stappare una tempestatrice tappata, oppure domare una macchia di inchiostro o acchiappare un rubinetto che corre sgocciolando?


C'è, a mio parere, anche un quinto elemento che nella citazione non compare ma che Ponti non perde occasione di ricordare, pur senza alludervi espressamente. Si tratta del debito di riconoscenza che lui mostra nei confronti del suo immaginario: uno per tutti è il meraviglioso elenco nei risguardi di Biagio e il castello di compleannocui fa eco la pagina con tutti gli invitati intorno a Violetta Candita. Con ironia, a tal proposito Ponti di sé dice di essere poco più che un bricoleur, un bricoleurdel lavoro di altri, il figlio di una fotocopiatrice e di un dizionario enciclopedico aperto alla voci Arte e Cultura. Noi però sappiamo che non è così.
Un post a sé meriterebbe il disegno fatto di dettaglio e insieme, di uno e di tanti, di solisti e di coro. Non qui e non ora.
Ecco, Ponti è tutto questo e anche molto di più: un jongleur con tutto ciò che gli passa per la mente, serissimo nel non prendersi mai sul serio. E questo perché non è mai abbastanza quando ci si diverte!

Carla

Noterella al margine. Non ho dato spazio alla descrizione delle tre storie che compongono un secondo albo 'multiplo', simile per impostazione a Luigi di Catharina Valkx e Nicolas Hubesh (Babalibri 2016) Ma non posso non gioire ancora una volta delle scelte editoriali che Babalibri sta facendo in questa direzione, tutta da percorrere.
Onore al merito.

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

FINESTRELLE COLORATE



E' una tipologia molto utilizzata quella del libro cartonato con le finestrelle, soprattutto per i bambini e le bambine sotto i tre anni. In realtà da qualche tempo questa modalità è presente anche nei libri per bambini un po' più grandi: l'editore britannico Usborne, per esempio, ha dato vita a intere collane dedicate a temi divulgativi e che sfruttano la vivacità di questo genere di impaginazione. Molto dell'attrattiva di questi libri, oltre ad una grafica e impaginazione gradevoli, è data dalla curiosità dello scoprire cosa c'è sotto, che sia un animale nascosto o la spiegazione alla domanda che viene posta nella pagina principale.
Questa estensione dell'uso delle finestrelle o alette ad una fascia d'età diversa dal solito rappresenta una tendenza di questi ultimi anni; ne è un valido esempio Il giardino dellefarfalle, di Laura Weston per White Star kids: si tratta, come dice chiaramente il titolo, di un libro illustrato dedicato alle farfalle, in particolare un tipo di lepidottero, la farfalla monarca. Di questo noto animaletto si descrive il ciclo vitale, partendo da un uovo, che poi diventa bruco, che poi diventa crisalide e poi farfalla; e ancora, ecco il suo viaggio, il volo da un fiore all'altro fino a quando non arriva il momento di riprodursi e quindi il ciclo ricomincia da capo, da un puntino sul foglio.

L'autrice, artista e illustratrice inglese, ha scelto un rigoroso bianco e nero per la pagina principale, mentre sotto le alette prende vita il colore: sollevando tutte le alette della pagina se ne cambia radicalmente l'aspetto, come se l'irruzione nell'immagine di questo delicato insetto portasse con sé tutta la varietà della vita, tutti i suoi sorprendenti colori.



L'effetto è notevole, sicuramente il contrasto fra i due momenti della stessa pagina colpisce l'immaginazione del bambino e della bambina, che si fanno coinvolgere in questo gioco istruttivo.
Più tradizionale, per certi versi, ma meno riuscito, l'altro libro a finestrelle che lo stesso editore ci propone, traendo spunto sempre dall'editoria anglosassone. Parliamo ora di Icolori della natura di Debbie Powell, anche lei inglese. 


La struttura di questo libro, sempre cartonato con finestrelle, è simile al precedente: pagine principali, che riguardano diversi ambienti naturali, con colori neutri molto delicati, contrapposti alla vivacità delle illustrazioni nascoste dalle finestrelle. Questo è dichiaratamente un libro per bimbi fino ai tre anni: per ogni pagina, in cui sono rappresentati in modo stilizzato diversi ambienti, vengono messi in evidenza alcuni elementi, per esempio le alghe sotto il mare o i funghi nel sottobosco, che in realtà sono pretesti per dar vita e nome ai colori. L'impatto visivo e quindi lo stupore del piccolo lettore e lettrice è assicurato; tuttavia trovo che la grafica e le tonalità scelte per le pagine principali non siano le più adatte per i bimbi piccoli, di solito attratti da colori e forme ben definiti.


Resta comunque interessante seguire lo sviluppo di un genere di libri per la prima infanzia di solito sottovalutati, forse perché ritenuti meno originali, più visti. Eppure questi esempi dimostrano che anche in questi settori 'marginali' crescono le proposte diverse, innovative, come è avvenuto per altro, con i libri di Nathalie Choux o i cartonati di Xavier Deneux, pubblicati rispettivamente da Gallucci e da La Margherita, e dedicati ai piccolissimi.

Come spesso accade, i confini fra le tipologie di libri si allargano e si utilizzano così linguaggi diversi per fasce d'età che possono cambiare a seconda delle esigenze del piccolo lettore o lettrice o degli insegnanti. Ogni bambino dovrebbe seguire il suo personale percorso, nella scoperta dell'oggetto libro e del mondo, al di là delle convenzione con le quali cataloghiamo i libri loro dedicati.

Eleonora


“Il giardino delle farfalle”, L.Weston, White star kids 2016
“I colori della natura”, D. Powell, White star kids 2016




LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

GLI INGREDIENTI CHE FANNO UNGERER

Scarpa, dove sei? Tomi Ungerer,
Salani 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Uno due tre
La mia scarpa sai dov'è?
Novantanove cento
Proprio qui sul pavimento!"



Questo è il testo che apre e chiude questo nuovo libro (si fa per dire perché ha compiuto 50 anni due anni fa) di Tomi Ungerer. 
L'unico testo.
Formato quasi quadrato, pubblicato per la prima volta negli Usa dalla prestigiosa Harper and Row che ha pubblicato tutti i più grandi autori di libri per l'infanzia, da Sendak in poi, il libro Scarpa, dove sei?è un buon esempio di quello che è il modo di concepire i libri di Ungerer.
Molti degli ingredienti che considera imprescindibili per lui, qui sono presenti.
Il primo: il gusto per l'assurdo. Il gioco stesso che il libro sottintende, ovvero mascherare dentro figure consuete, profili di scarpe ogni volta diverse - dagli stivali della Wehrmacht ai décolleté rosa, dagli scarponi neri da contadino ai mocassini, dalle babbucce alle ballerine con il laccetto.


Maestro incontrastato dell'invenzione più imprevedibile, Tomi Ungerer si muove sempre molto a suo agio in tutto ciò che nega il sentire comune, il buon senso. In una lunga intervista che ha rilasciato un paio di anni fa, ricorda come il metro dell'assurdo per lui sia fondamentale per misurare la realtà. La vita di tutti i giorni è spesso portatrice di assurdo ed è quindi saggio mettere i bambini di fronte a questa prospettiva insolita; ciò li aiuterà moltissimo, per esempio, nel prendersi gioco del mondo dei grandi. Ma l'assurdo si impasta volentieri con il gioco, di cui i bambini -fortunatamente- hanno grande contezza. E così scarpe con il tacco diventano corna di bufalo o musi di maiali, o corni di rinoceronti o teste di serpenti. Una declinazione, quella del profilo di una scarpa da donna con il tacco, che si rivela nell'immaginario di Ungerer davvero feconda.


Il divertimento, che è il secondo ingrediente dei libri di Ungerer, spesso si innesta nella scoperta del dettaglio che Ungerer cura con grande competenza. Sebbene inScarpa, dove sei? la pagina si presenti piuttosto asciugata rispetto al piccolo particolare (fa eccezione il becchime ai piedi di una delle oche), tuttavia in moltissimi suoi libri, il dettaglio si rivela fondamentale come per esempio in Lo strano animale del signor Racine (nord-Sud 2010). Piccoli elementi, quasi impercettibili, punteggiano i suoi disegni e diventano potenziali inneschi di curiosità da parte dei piccoli lettori e delle piccole lettrici. 

Sono dettagli che generano domande nelle loro giovani teste e che un adulto è chiamato a soddisfare.
E proprio nel tipo di relazione che Ungerer vuole stabilire con il suo lettore che si delinea il terzo elemento: la parità di relazione. Mai in un libro di Ungerer troveremo qualcosa che subordina il ruolo dei piccoli nei confronti dei grandi. 'Un bambino è una persona piccola che un giorno crescerà', felice definizione di apertura di Che cos'è un bambino? (Topipittori, 2008) di Beatrice Alemagna direi che può calzare a pennello anche per l'idea di infanzia di Ungerer. Il grande rispetto e fiducia che egli nutre nei loro confronti traspare anche in questo piccolo libro che gioca sulle forme. Nessuno sconto o facilitazione nei confronti dei piccoli: la difficoltà evidente in alcuni casi sarà cimento per loro e soddisfazione finale, una volta svelato il trucco. Ai bambini e alla bambine piacciono le sfide.
Direttamente connesso al terzo punto è il quarto: il coraggio della verità nel raccontare la realtà. Sempre sottile, ma diretto, con una forte impronta sociale, Ungerer disegna quindi il suo maiale con la scarpa al posto del grugno spalancato di fronte all'orrore di salamelle e prosciutti appesi, le oche con gli stivali che marciarono con il tradizionale omonimo passo, oppure un lucido stivale nazista che si confonde con la canna di un cannone pronto a sparare.


Questo è un po', solo un po', di quello che Ungerer è veramente.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

GIOCANDO CON I LIBRI


Ritorno a parlare di libri per piccoli, che utilizzano ancora una volta gli strumenti tipici dell'interazione, come alette, inserti tattili, sorprese, ma anche il più diretto coinvolgimento del piccolo lettore o lettrice, come era stato nel pluripremiato Un libro.

 

Ma l'approdo sarà quello dei libri da fare, colorare, interpretare.
Il più tradizionale di tutti è il divertente Pussa via, mosca! di Emile Jadoul, pubblicato quest'anno da Gallucci. Una mosca fastidiosa viene attratta da tanti dettagli di animali, sapientemente occultati dalle bandelle; sollevandole, il bambino scopre a chi appartiene quella coda o quel corno. Tutti gli animali scacciano la mosca, anche se, all'ultimo momento, intervengono per mettere in fuga un intruso dalla lunga lingua appiccicosa. 



Qui, dunque, c'è una storia, c'è la scoperta, c'è il gusto della ripetizione di una situazione sempre uguale, salvo colpo di scena finale. Chi si lancia direttamente nel gioco è Hervé Tullet, di cui molto si è pubblicato in Italia, senza mai ripetere il successo di Un libro. Da qui, da quella perfetta sintesi di capacità di coinvolgimento e di composizione grafica, riparte l'autore, con uno sviluppo sulla medesima struttura del precedente.  



Un gioco, sempre pubblicato da Franco Cosimo Panini, riprende lo schema dei pallini colorati e dell'intervento 'magico' dei piccoli lettori e lettrici: con un percorso più lungo e articolato, fra un battito di mani, un soffio e una formula magica, il pallino giallo volteggia sulle pagine, sparisce, ricompare in testa al lettore, riprende la via verso la fine del libro, che, come sappiamo, non è che una tappa nella reiterazione compulsiva del percorso: rispetto al precedente, Ungioco non ha ovviamente il vantaggio della novità dell'impianto, particolare irrilevante per i piccoli lettori. 


E' un po' più lungo e forse a tratti forzato, ma funziona perfettamente nel catturare e coinvolgere i più piccoli.
Ma se si deve giocare, che si giochi veramente: Franco Cosimo Panini e Edizioni Clichy riprendono due libri gioco, rispettivamente di Tullet e di Jadoul, usciti già da qualche anno con Tate publishing e con Casterman. Quanto sia importante proporre ai bambini e alle bambine, fin dalla più tenera età, libri con un'adeguata cura grafica e con un'impostazione creativa, stimolante, credo lo possiamo dare per scontato. 



Basta sfogliare le pagine di Il grande colouring bookdi Tullet o Il mio album da colorare di Jadoul, per cogliere la differenza con analoghe produzioni; d'altra parte non sono i soli artisti ad aver prestato matita e pennello a libri che in qualche modo pensiamo siano di serie b. Ricordiamo l'intelligenza dei libri di Taro Gomi, o le tovagliette da disegnare con il Piccolo Bruco Mai Sazio.


L'intelligenza, l'ironia, la capacità inventiva trasuda dalle mille soluzioni inventate su una tipologia di libro già sperimentata mille volte. Ma se l'obbiettivo è che la bimba o il bimbo familiarizzino con le lettere dell'alfabeto o che imparino ad usare liberamente i colori, sarà più divertente e stimolante farlo con i personaggi ammiccanti di Jadoul o con le cornicette di cui sono pieni i libri usati alla scuola materna? Sarà meglio imparare a smontare e rimontare un'immagine, sperimentando diversi materiali, o ripetere, per quel che si può, un'immagine stereotipata? La domanda è retorica e ancora di più lo è la risposta; resta inspiegabile il ritardo con cui arrivano queste proposte, a fronte di una produzione editoriale che sembra sopravvivere solo grazie ai colouiring book. Bisogna anche dire che spesso i genitori sono orientati dalla riconoscibilità delle immagini, per esempio i personaggi dei cartoni animati, o dal costo dei libri. Difficile far capire che non è proprio la stessa cosa, colorare Peppa Pig o un gufetto di Jadoul.


Ben vengano, in ogni caso, queste proposte, volte ad allietare bambini dai due ai cinque anni.

Eleonora

Pussa via, mosca!”, E. Jadoul, Gallucci 2016
il mio album da colorare”, E. Jadoul, Clichy 2016
Un gioco”, H. Tullet, Franco Cosimo Panini 2016
Il grande Colouring Book”, H. Tullet, Franco Cosimo Panini 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

I COCCODRILLI CON LA CUFFIA
 
Le olimpiadi degli animali, Virginie Morgand


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"1 coppa in palio, 2 colpi di fischietto, 3 ostacoli caduti, 4 linee a terra, 5 morbidi cuscini, 6 metri dice l'arbitro..."

Il legame forte che lega lo sport ai numeri è sotto gli occhi di tutti. Qui siamo in un ambito sportivo ai massimi livelli: i giochi olimpici. Siamo altresì in una sequenza ordinata di numeri crescenti che dall'1 vanno al 20 per poi prendere la direzione inversa verso l'1, partendo dal suddetto 20.
Semplice ed efficace come si prefigge di essere, sorta di abbecedario dei numeri, o pallottoliere di carta.


Le Olimpiadi degli animali, a parte riprendere un titolo di un vecchio libro di James Stevenson (Mondadori 1999) in cui mi pare di ricordare una sfida ad ostacoli fino all'ultima bava tra lumache, riprende uno schema narrativo che altrove ha raggiunto ottimi livelli. Penso a 100 Bears (Flying Eye Books, 2013) che si spinge fino al 100 e che su questo è in grado di costruire una narrazione serratissima e piena di buone soluzioni che non annoiano il lettore, una volta capito il meccanismo.


La costruzione di una storia solo attraverso quaranta tappe, venti con i numeri in crescendo e altrettante con i numeri decrescenti, sarebbe stata forse troppo limitata, così Virginie Morgand, pur piena di talento, preferisce ancorare i numeri al contesto sportivo tout courte solo in rari casi costruisce piccole sequenze narrative all'interno della doppia pagina. Con il giro di pagina si cambia disciplina sportiva fino al momento in cui quando il calciatore coniglio numero 19 si fa male in campo, l'arbitro chiede una pausa di 20 minuti, e poi è lo stesso coniglio con la maglia 19 che, trionfante, rientra in campo. Ed ecco che si torna indietro.
La semplicità del gioco suggerisce che il libro finisca nei repertori di lettura di bambini e bambine in tenerissima età, per una lettura condivisa e corale.
C'è da augurarselo.
Se nell'impostazione generale il libro non porta elementi di assoluta novità, divertente anche agli occhi di un piccolo o di una piccola è invece l'associazione tra l'animale e lo sport praticato: il canguro con il salto in alto, l'orso con il sollevamento pesi, i felini nella corsa a ostacoli. In alcuni casi dal divertimento si passa all'ironia, come per esempio quando i coccodrilli -tra le corsie della vasca olimpica- indossano vistose cuffie rosse.


In questo contesto pensato per i piccolini e le piccoline riempie di gioia il tipo di illustrazione. Per nulla convenzionale, si tratta di un segno insolito, grafico, di gusto un po''retro' che allude in modo programmatico ai cartelloni pubblicitari degli anni Sessanta (quanto Blexbolex ha visto la Morgand, ci sarebbe da chiedersi), ma nello stesso momento si qualifica per grande modernità ed energia. L'uso di una paletta di colori base e primari che si fondono con un tipo di segno che strizza l'occhio all'effetto serigrafico sembra inserirsi nel panorama di libri importanti per il panorama italiano, come Forte come un orso (Topipittori 2013), pur non raggiungendone il livello 'espressionista' tutto tedesco e la qualità del contenuto testuale che, nel caso del libro della Stangl, si apre a molteplici chiavi di interpretazione. 


Meno aggressiva di JooHee Yoon, meno geometrica di Carl Johanson, meno conturbante di Keith Negley, tuttavia a pieno diritto tra i nomi più interessanti della giovane scena internazionale, la Morgand, se si spigola tra le sue cose, sembra aver molto da dire e c'è da augurarsi che gli editori italiani, al pari di quelli stranieri (Wide Eyed in testa) continuino a 'tenerla d'occhio' e a pubblicare i suoi libri.


Carla

FAMMI UNA DOMANDA!

$
0
0

CHE SI PUO' FARE CON SEI ZAMPE

Alla collana PiPPO se ne affianca, ora, una nuova, che ci riempie di genuino stupore: parliamo di PiNO, ovvero Piccoli Naturalisti Osservatori, mandata in libreria dai coraggiosi Topipittori. Una nuova collana cui auguriamo la più grande fortuna, che affianca l'osservazione naturalistica al disegno, alla riproducibilità artistica dell'infinità varietà naturale. Il disegno naturalistico ha una grandissima tradizione, dalla linneana fissità delle specie, secondo la scala naturae, ai taccuini dei naturalisti viaggiatori che, prima dell'avvento della macchina fotografica, fermavano sulla carta gli incontri straordinari legati ai luoghi esotici. 

 
Il fascino del taccuino del naturalista viene recuperato e riproposto da Geena Forrest, nel libro illustrato, che è anche un vero manuale per piccoli entomologi, Sei zampe e poco più. Geena Forrest è una naturalista, si occupa di insetti e di piante e qui, generosamente, ci rende partecipi della sua passione per gli insetti e per il disegno. 


Da tassonomista esperta descrive con chiarezza e precisione le caratteristiche degli insetti, la loro struttura, le caratteristiche peculiari, dall'apparato boccale alle zampe e le ali e gli eventuali optional; per poi passare a descrivere i diversi ordini, ortotteri, lepidotteri, ditteri...
Ma non c'è, e mi sembra più che saggio, la pretesa di dare un quadro esaustivo, piuttosto il saporito assaggio di un percorso che la giovane scienziata e il giovane scienziato devono imparare a costruirsi da sé, magari con il supporto di un paziente e curioso adulto. 


Si tratta di guardare con attenzione quello che cammina o vola vicino a noi, magari fotografando, oppure catturando, con cautela, un esemplare vivo da mettere in un vasetto per guardarlo da vicino; oppure raccogliere un cadaverino, per osservare, in quel che resta, le caratteristiche tipiche di un ordine o un altro, consultando le indicazioni che il libro espone con chiarezza. E poi, si passa a disegnarlo, mettendo insieme tutto quello che si è osservato, facendone un bel ritratto a matita. Alla fine, nella scatola virtuale, si saranno collezionati molti esemplari, magari all'inizio non fedelissimi all'originale, ma sicuramente in grado di riassumere ciò che si è visto.
Un libro prezioso, per imparare e imparare a fare, due momenti che dovrebbero andare di pari passo; un ulteriore sviluppo di quell'approccio attivo all'arte e al sapere che si era già visto nella precedente collana, dedicata proprio all'arte dei maestri.
Di libri che fossero dei manuali per naturalisti se ne erano già visti, magari provvisti di un piccolo kit per la cattura, vogliamo sperare incruenta, degli insetti; quello che è sicuramente nuovo e stimolante è coniugare arte e scienza.


Il percorso dell'illustrazione scientifica è estremamente stimolante: si può applicare a soggetti diversissimi, può avere punti di vista e filosofie divergenti, dal cercare la fissità delle specie a rivelarne, al contrario, le continue modificazioni, dal punto di vista della biologia evolutiva; dalle curiosità naturali, di derivazione illuministica, all'evoluzionismo de L'espressione delle emozioni negli animali e nell'uomo di Darwin.
Geena Forrest, efficace nel mantenere un solido equilibrio fra correttezza dell'informazione e fruibilità del libro da parte di un pubblico di giovani esploratori ed esploratrici, ha aperto, di fatto, un nuovo filone nella divulgazione rivolta ai ragazzi. Un filone che non sostituisce altre produzioni, ma le affianca con una proposta che può essere fonte di grande divertimento e nello stesso tempo un eccellente strumento didattico. Già immagino chi esprimerà perplessità sul tema e sulle caratteristiche di una collana così concepita, ignorando quanti, fra i giovani lettori e lettrici, esprimono curiosità e interesse verso i temi naturalistici e scientifici; è nella testa degli adulti l'ostacolo, non certo in quella dei bambini.

Eleonora

Sei zampe e poco più”, G. Forrest, Topipittori 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

ASSOLUTAMENTE , ELVIS, ASSOLUTAMENTE

Io, Elvis Riboldi e il ristorante cinese, Bono Bidari
Sironi Ragazzi 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Boris e io continuavamo a parlare senza metterci d'accordo, quando comparve un ragazzo in bicicletta che ci lasciò il volantino di un ristorante cinese. Siccome l'apertura di un ristorante cinese a Icaria era una novità pazzesca, non abbiamo resistito alla tentazione di andare a dare un'occhiata. Boris non aveva un soldo, i miei genitori avevano nascosto le loro carte di credito, le loro azioni di Apple e i loro buoni statali del Tesoro, così decisi di sacrificare Teddy"

Apparentemente nulla di variato a Icaria. Boris continua a essere lo stesso ragazzino di un anno fa. Ha gli stessi amici: uno solo, Boris. Ha gli stessi nemici: Pinkerton, Jennifer e Lagunilla. Ha dalla sua parte madre e padre e il Signor Lugosi che continua imperterrito a dispensare pillole di saggezza. Lui, Elvis, sempre un po' sopra le righe, sempre immaginifico, e sempre un po' innamorato di Emma che, imperterrita, non fa che maltrattarlo.
Le uniche novità sono Sunte Lee, il ragazzo cinese in bicicletta, nuovo compagno di classe dei quattro, e il ristorante cinese appena aperto dallo zio cinese del ragazzo cinese. 



La novità e il nerbo dell'intera storia sta appunto nella presenza di un elemento insolito nel tran tran di quella cittadina. La curiosità verso 'l'esotico' non lascia indenne nessuno di loro. Nel bene e nel male. Naturalmente fin da subito si crea una divisione netta tra chi considera questa nuova presenza come ostile e chi invece è più cauto nel giudicare.
Tutto ruota intorno a un fatto 'anomalo': la sparizione, uno dopo l'altro, di tutti i cani della città. Armati dei peggiori pregiudizi, tutti (o quasi tutti) associano la scomparsa dei cani con la comparsa del ristorante. Perché -si sa- che i cinesi sono soliti cucinare la carne di cane.


Come previdibile, le uniche voci fuori dal coro sono quelle dei genitori di Elvis e del Professor Lugosi che sanno ancora ragionare con la propria testa. La storia di Fuentevacuna e delle due galline scomparse e dell'ingiusta accusa nei confronti del povero cuoco Franky è un efficace esempio di come una comunità possa mettere al bando persone o gruppi solo sulla base di dicerie e preconcetti. In questo senso, il saggio professor Lugosi mette sull'avviso i ragazzi e suggerisce loro di cercare sempre le prove, le testimonianze, i riscontri di ciò che si sente dire in giro, piuttosto che unirsi in modo acritico alla voce comune.


Questo è davvero il nocciolo di questa storia molto movimentata e raccontata con la consueta leggerezza a cui Bono Bidari ci ha abituato. Una riflessione fatta ridendo, ma in fondo molto seria su quanto possa rivelarsi pericoloso il pregiudizio, la diceria e quanto il gruppo possa incidere sull'emarginazione e l'isolamento del singolo, considerato diverso.
Allegramente, con registri del racconto sempre diversi, la squadra che si nasconde dietro Bono Bidari fa un buon lavoro in tal senso.
Sebbene tocchi in modo un po' stereotipato quelle che sono le consuete declinazioni della Cina e dei cinesi nel nostro immaginario, ovvero gli involtini primavera, i vasi di porcellana, le arti marziali e la mafia, tuttavia la capacità di riassumere in due pagine il crescendo di rumors intorno alla famiglia di Sunte Lee e al suo ristorante risulta efficace agli occhi di un lettore o di una lettrice. Sebbene molto diverso nell'aspetto, il bel libro Le mele del signor Peabody (Feltrinelli 2003) di Madonna (qui) traduce in immagine, le piume di un cuscino sparse ovunque dal vento, gli effetti che hanno i pregiudizi nel diffondersi e mettere solide radici nelle teste di un gran numero di persone.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

CUSTODI DI LIBRI



Arriva dalla Francia il primo romanzo di una trilogia fantasy, creata da Marine Carteron: LaLega degli Autodafé.
Mio fratello è un Custodeè il romanzo che ci introduce nella lotta millenaria fra la Confraternita, le cui origini risalgono nientemeno alla fondazione della Biblioteca di Alessandria ad opera di Alessandro Magno, e la Lega degli Autodafé.
L'oggetto del contendere è la conoscenza contenuta nei libri, per i primi bene supremo da difendere e diffondere, per i secondi nemico mortale da distruggere, per poter dominare il mondo.
A raccontarci tutta la storia sono due fratelli, lui, il più grande, Gus, quattordicenne molto preso dalla vita di relazione e ignaro del suo futuro di Custode, lei, Césarine, la sorellina autistica molto dotata e intraprendente.
La famiglia, dopo la morte misteriosa del padre, si trasferisce nella tenuta dei nonni in campagna, la Commanderia, piena di libri e di misteri. E' proprio qui che prende corpo la congiura della Lega degli Autodafé, che ha aderenti insospettabili nei posti chiave di questa piccola località di provincia. Tutto per ritrovare il luogo segreto in cui sono custoditi gli antichi documenti della Confraternita, contesi da entrambe le fazioni. Gus, dunque, si ritrova catapultato nel mezzo di una lotta spietata e scopre, suo malgrado, l'utilità del suo lungo allenamento in tutte le arti marziali conosciute. Il suo percorso lo porta a costruirsi nuove amicizie, coinvolgendo un geek di talento, che si fa chiamare Nenè, e un vecchio amico, Bart, fratello transfuga della famiglia nemica mortale dei suoi avi.
La narrazione segue con efficacia, alternando il punto di vista di Gus con il divertente diario di Césarine, un'azione incalzante, con numerosi colpi di scena. Se i canoni del fantasy sono rispettati tutti, con il bene e il male ben contrapposti, il gruppo di eletti depositario delle chiavi per salvare il mondo dai malvagi, e la conoscenza ieratica portatrice di salvezza, lo stile narrativo si arricchisce di un'impronta ironica, divertente, puntando tutto sulla simpatia del personaggio di Césarine, sicuramente il personaggio più riuscito, e sulla commistione fra la vita quotidiana di un adolescente e la sua dimensione eroica. Originale senz'altro riempire il romanzo di personaggi 'marginali', dalla coprotagonista alla sua amica Sara, affetta dalla sindrome di Down, allo stesso Nenè. Questo esercito di presunti 'diversi', pieni di talenti imprevedibili, riesce a rispondere agli attacchi dei cattivi e sono certa che uscirà vincitore al termine del ciclo di romanzi.
Certo, ho trovato sorprendente, nel quadro storico che fa da cornice alla narrazione, vedere trasformati i Templari in bravi ragazzi e la Rivoluzione Francese come un movimento oscurantista, con buona pace di D'Alambert e Diderot e di Voltaire.
Meglio interpretare questa visione come una licenza poetica, piuttosto che come un preciso orientamento storico, che francamente non potrei sottoscrivere.
Ma di tutto questo, dubito che i ragazzi possano cogliere alcunché, presi semmai dalla trama fitta di eventi, dalla scrittura agile e dal sorriso strappato anche nei momenti drammatici.
Lettura per giovani eroi a partire dagli undici anni.

Eleonora

“La Lega degli Autodafé. Mio fratello è un Custode”, M. Carteron, Uovonero 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
IL CORAGGIO DI ESSER FASTIDIOSI

Il pesce pappagallo, Amanda Sthers, Magali Le Huche
(trad. IIIL liceo Macchiavelli Firenze)


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'La smetti di ripetere tutto quello che diciamo?'
'La smetti di ripetere tutto quello che diciamo?', ripeté il pesce pappagallo.
'Guarda che ti spezzo le pinne!'
'Guarda che ti spezzo le pinne!', ripeté il pesce, nonostante la fifa. Poi fuggì lontano, inseguito dallo sgombro che lo spingeva verso gli abissi più profondi e spaventosi del mare."

Cometichiami è un pesce pappagallo piuttosto fastidioso perché ha l'abitudine di ripetere tutto ciò che sente. Nel dettaglio, ha appena ripetuto la dichiarazione d'amore di una sogliola a uno sgombro e quest'ultimo, per nulla interessato al piattume della sogliola, decide invece di inseguire e cacciare nelle profondità del mare il piccolo pesce pappagallo.

 
Qui dove l'acqua è scura, avviene l'incontro fatale con uno squalo che, alla terza frase ripetuta dal pesce pappagallo, si limita ad ingoiarlo. Il problema è che il pesce pappagallo, sopravvissuto, dallo stomaco del pescecane continua a ripetere ciò che sente, ma non soddisfatto, decide di aggiungere piccole frasette ironiche in rima. 
 
Chi è che ripete tutto quello che dico?
Chi è che ripete tutto quello che dico? 
Hi, hi, hi non me ne importa un fico! 
oppure
Ma prima o poi starai zitto?
Ma prima o poi starai zitto?
Hi, hi, hi ti faccio fritto!

Il gioco è chiaro e si fonda sull'esasperazione di chi ascolta le continue ripetizioni di questo pescetto, squalo in primis. Per porre rimedio definitivo lo squalo, oramai del tutto spazientito e anche lievemente preoccupato per il suo stato di salute, va da un medico che, con un buon trucco, rende innocuo lo squalo stesso, un po' meno il pesce pappagallo che continua imperterrito a rimare:

Si diffuse presto la moda di ripetere le cose
hi, hi, hi che belle rose...

Albo di grande formato, Il pesce pappagalloè un libro divertente che presenta punti di forza, a partire dalla copertina 'irresistibile', ma anche una debolezza.
La forza sta nell'idea del gioco di parole e nella ripetizione in rima che se da un lato esaspera, dall'altro chiama la risata e la lettura ad alta voce. La forza sta anche nel senso generale secondo cui un piccoletto ha facoltà di ridurre alla mansuetudine un pericoloso gigante del mare, con il solo impiego di uno stratagemma (un po' come Ulisse nella pancia del cavallo e un po' come Pinocchio chiuso nella pancia del pesce-cane). 
La forza sta anche nelle tavole di Magali Le Huche, in particolare nei primi piani dello squalo un po' spaventato e un po' ipocondriaco, o nelle due tavole corali che, se messe a confronto, hanno il merito di cogliere il senso ultimo della storia in un'unica soluzione. Tuttavia non raggiunge mai la sottile e in alcuni casi perfida ironia che ci ha fatto conoscere illustrando altri due libri Clichy (La cena di Natalee Gli invitati). 

 
La differenza la fa il testo che, dal punto di vista visivo, offre solo brevi spunti per trasgredire. 
E ora la piccola debolezza. Se per un verso proprio il testo, con le ripetizioni che poi diventano rime sagaci, ha una sua scorrevolezza, tuttavia dall'altro mi pare si 'insabbi' talvolta in una traduzione ingenua, timida, che pesca in un lessico inutilmente 'bamboleggiante', forse in nome della giovane età dell'utente finale.
Cerco di spiegarmi. Il libro comincia così: "Dans l’eau bleue d’une mer bien salée vivait Comentutapel, un poisson perroquet. Petit, coloré, farfelu et… agaçant ! Tradotto letteralmente il tono è pressapoco questo:Nell'acqua blu di un mare molto salato viveva Cometichiami, un pesce pappagallo. Piccolo, colorato, strambo e...fastidioso. Trasformare coloréin variopinto sembra dettato dalla ricerca di un suono meno consueto (peraltro cambiando anche un po' il senso se, come credo, variopinto significa piuttosto: di vari e accesi colori), ma allontana inultilmente dal tono e dal senso originale.


E ancora, perché vezzeggiare il piccolo lettore o la piccola lettrice con 'dispettoso' per tradurreagaçant, quando invece questa parola significa 'fastidioso, seccante, irritante, molesto'? Perché avere paura delle parole che perfettamente raccontano la sensazione che si prova quando qualcuno - per farci arrabbiare - si comporta come questo pesce pappagallo? 

 
Pourquoi?

Carla

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)

$
0
0

CONDIVISIONE CULINARIA





Un frigorifero vuoto rappresenta una realtà disdicevole, antipatica, originata dalla povertà come dalla distrazione o dall'assenza di tempo per il troppo lavoro. Per Gaetan Dorémus è l'occasione per raccontare il concetto della condivisione.

 
E' la fine della giornata, per alcuni è stata una faticosa giornata lavorativa, per altri una normale giornata passata in famiglia. Se si guarda ad un qualsiasi condominio, verso sera si vedono rientrare le persone, chi da un giro in bicicletta, chi da un giorno passato a suonare sui marciapiedi della città. Ma se in quella giornata particolare, nessuno ha pensato a fare la spesa e c'è poco o nulla nella dispensa e nel frigo, il problema è davvero grande, quando ci si mette a preparare la cena. Andrei, il suonatore, che dorme nel sottoscala, ha solo tre carote.

 

E' davvero troppo poco! Allora sale un piano di scale e bussa alla porta di Nabil, che purtroppo ha solo due uova e un pezzo di formaggio. Insieme salgono un altro piano e bussano alla porta di Lucie e Sandro, con relativi figli: hanno solo un peperone e un po' d'erba cipollina. Si sale tutti insieme un altro piano, da Claire, che però ha qualche pomodoro. L'ultima speranza è al piano ancora superiore, dove abita Rosine. Lei riesce a trovare un po' di farina, di burro e di latte. Indovinate. Rosine ha l'idea geniale e si mette subito all'opera per cucinare una bella quiche, capace di sfamare tutti quanti.



Anche i vicini, negli altri condomini, vedono la bella tavolata a casa di Rosine e vengono contagiati dall'idea: mangiare tutti insieme, condividendo quel che si ha, aggiunge un po' di allegria al normale desinare. Ma è come un contagio: non c'è piazza, non c'è strada che non veda allegre tavolate, imbandite con quel che c'è, e non è poco. Sono tutti così entusiasti che non sanno come tornare al normale tran tran. Così il giorno dopo, Andrei si ritrova con tre carote e Nabil...
Come ben racconta Frigo vide, di Gaetan Dorémus, pubblicato da Seuil Jeunesse nel 2009 , un frigo vuoto può essere un punto di partenza, l'occasione per ripensare quel gesto quotidiano che è il sedersi a tavola per mangiare. Tanti che hanno poco, mettendosi insieme riescono a raggiungere un risultato importante per tutti. Non solo mettere in tavola un bel piatto saporito e nutriente, ma condividere un momento cruciale della giornata. Questo bell'illustrato, per niente eclatante nello stile illustrativo, non mette tanto l'accento sulla povertà e sulla solidarietà, quanto sull'osservazione che la condivisione, per quanto si sia diversi, migliora la vita, permette di moltiplicare le risorse e consente di riscoprire il lato umano in ciascuno di noi. 




Se tutti viviamo con un'etichetta stampata in fronte, siamo impiegati, o maestre, o studenti o pubbliche lettrici, ma quando ci mettiamo a tavola tutti insieme, lasciando fuori dalla porta il nostro ruolo sociale, ridiventiamo persone.
Restare umani, bello slogan, più che mai attuale e in controtendenza rispetto al clima di sospetto e di paura che inevitabilmente avanza.
L'illustrazione, quasi un fumetto, asseconda la storia con pochi colori, uno sfondo neutro e un disegno delicatamente ironico che ci consegna l'intimità delle case di tutti personaggi. Alla fine, è lo stare insieme che riempie la pagina di colori diversi, come diverse sono le persone.
L'albo, premiato a Bologna nel 2015, verrà pubblicato in Italia nel prossimo autunno, grazie all'intelligente iniziativa dell'editore Terre di mezzo. E' una lettura divertente, riflessiva, che può fornire spunti importanti anche in classe, per giovani lettori e lettrici a partire dai sei anni.

Eleonora

Frigo vide”, g. Dorémus, Seuil Jeunesse 2009



 l book trailer in inglese

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

IL QUARTETTO BATTIBECCO
 
Fred l'amico immaginario, Eoin Colfer, Oliver Jeffers
(trad. Chiara Carminati)



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Il mal di testa è doloroso. Una puntura d'ape lo è ancora di più. Ma c'è qualcosa che fa persino più male di una puntura d'ape sulla testa in un giorno di pioggia, ed è...la solitudine.
Sentirsi soli non è divertente."


Non è sufficiente desiderare qualcosa perché questa avvenga, quindi desiderare da morire un amico immaginario non lo fa apparire di punto in bianco, a meno che le circostanze non siano favorevoli, ovvero che ci sia nell'aria la giusta dose di elettricità, o di fortuna o di magia. Quel giorno, in cui Sam si sentiva molto solo, queste condizioni si avverarono e davanti ai suoi occhi comparve Fred (nome non lontano da friend). Come tutti gli amici immaginari, Fred quel giorno era nell'aria, aspettando che qualcuno lo desiderasse a tal punto da farlo scendere a terra. Fred era già stato amico immaginario di altri prima di Sam e quindi sapeva bene come vanno queste cose. Nonostante lui si fosse sempre molto impegnato ad essere il miglior amico immaginario del mondo, tuttavia arrivava sempre il momento in cui un amico reale arrivava a togliergli il posto; lentamente lui si sentiva e si vedeva svanire e tornava per aria ad aspettare che qualcun altro lo desiderasse. Se da un lato lui era contento che gli altri trovassero amici veri, dall'altro anche lui sognava per sé un amico per sempre con cui condividere libri, musica e teatro.


Quando ebbe Sam davanti pensò per un attimo che il sogno si fosse realizzato.
Tutto marciava a meraviglia fino al giorno in cui Sam conobbe Sammi e Fred temette che, come al solito, lui si sarebbe dissolto rapidamente. Ma nella testa e nel cuore di Sam c'era posto per entrambi e poi la stessa Sammi viaggiava con Frida, anch'essa immaginaria. Quei quattro fecero grandi cose assieme, ma, come spesso accade quando si cresce, le strade si biforcarono e il tempo da passare assieme diminuì. La passione per i fumetti tenne insieme Sam e Sammi e quella per la musica Fred e Frida e, fatto clamoroso, nessuno questa volta dovette svanire.


Il carattere di eccezionalità di questo libro si ritrova in diversi aspetti.
Provo a elencarli in ordine crescente di importanza.
Il primo è la sua lunghezza e il suo rapporto tra testo e immagine, laddove il primo si prende la libertà di un respiro più ampio: è un albo di quasi 50 pagine.
Il secondo sta nel 'dream team' che lo ha concepito: Eoin Colfer e Oliver Jeffers. Due giganti che duettano alla pari in un'intesa assoluta, che forse deriva da una consolidata amicizia o, più probabilmente, da una radice di pensiero e sentire comune che è l'Irlanda. A questo si aggiunga il terzo grande calibro che è la traduttrice dell'edizione italiana, Chiara Carminati, che si rivela voce perfetta nell'aver saputo cogliere la leggerezza e la poesia con cui i due irlandesi raccontano il senso ultimo dell'essere amici, veri o immaginati che siano.
Io personalmente le sono grata soprattutto per la sensibilità che ha dimostrato nel tradurre being alone is not fun, con sentirsi soli non è divertente. Con cuore e testa si è presa questa piccola 'licenza poetica', forse con il desiderio di interpretare e quindi correggere un punto di partenza che altrimenti poteva rivelarsi non del tutto condivisibile (cosa che è puntualmente accaduta riguardo alla versione inglese del libro).
Il concetto di 'essere soli' implica una dose di forza di volontà, di scelta personale consapevole e cercata che invece sentirsi soli non ha. A me piace, talvolta, essere sola. Tutt'altra cosa è sentirmi sola, lì c'è sofferenza, c'è debolezza.
Il terzo elemento, che fa di questo libro un gran libro, è l'idea che ha in sé e come è stata costruita attraverso testo e immagine, in perfetta sintonia.
Un testo che attraversa le insicurezze che ci sono nelle amicizie, le malinconie che ci sono talvolta nelle separazioni, ma anche le le affinità che tengono insieme le persone.


Un'idea sfaccettata e complessa di cosa significhi essere uno o essere due che viene raccontata secondo una prospettiva inaspettata, ovvero quella dell'amico immaginario.
Racconta Colfer, in una delle tante interviste sul libro, che a lui piace sempre spostare il focus della storia, concentrandosi su quello che al principio era un personaggio destinato a sparire, facendolo diventare invece il personaggio principale: Fred e Frida, amici immaginari destinati al dissolvimento, sono quelli che invece chiudono la storia e si guadagnano la ribalta dell'ultima pagina e dell'ultima battuta. Ma racconta anche che lo scarto finale della storia lo si deve a Jeffers che ha cercato di chiudere in un cerchio -anch'esso immaginario- l'intera vicenda. E ci è perfettamente riuscito.


La grande difficoltà di rappresentare ciò che è virtuale, ovvero che non esiste veramente, è stato per Jeffers un bel cimento che ha risolto con una scelta di colore e un segno magistrali: su un fondo sostanzialmente in b/n a china ha utilizzato un colore 'originale' dato a piccole macchie che sembrano alludere ai pixel delle immagini virtuali di cui ogni giorno si nutrono inconsapevolmente i nostri occhi.
Leggendo con attenzione questo libro, piccoli dettagli ci fanno pensare che dietro Sam e Fred ci siano Oliver e Eoin, nel loro alchemico incontro mi pare di cogliere lo stesso desiderio di non dissolversi più l'uno per l'altro. E, visti gli esiti, c'è da sperarlo.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

 UN CANE IRRESISTIBILE


Uscito originariamente nel 1902, A Dog Day, scritto da Walter Emanuel e illustrato con arguzia da Cecil Aldin, è un piccolo gioiello di ironia e di sincero affetto per gli scodinzolanti amici dell'uomo.
Ora è stato tradotto da Marzia Grillo per l'editore Elliot, cui saremo eternamente grati per questo regalo: è la cronaca, raccontata in prima persona dal simpatico protagonista, di una giornata qualunque, ma decisamente movimentata, del cagnolino di casa Brown.

Si comincia da un risveglio sottotono, per il sonno turbato, durante la notte, da un incauto ladro, che, dopo essersi guadagnato la simpatia del nostro amico con una generosa bistecca, casualmente gli pesta la coda provocando i guaiti che svegliano tutta la famiglia. Bella la vita di un eroe per caso, coccolato e viziato da tutta la famiglia, esclusa solo l'arcigna zia Brown. Ma la mattina scorre veloce, con il furto della colazione dei gattini, l'inseguimento della nemica mortale, la Gatta, e un odiato bagno che lo rende, per poco, pulito e profumato.


Come sopravvivere ad un tale oltraggio se non sgusciando fuori dalla porta per rotolarsi allegramente nel fango? Più gratificante di una siffatta attività è solo andarsi a rotolare ancora, così conciati, sul letto della megera.
Arrivata l'ora di pranzo, non è difficile intercettare, sulla propria strada, qualche osso, due o tre pezzi di spezzatino, un piatto di tonno con maionese, un budino da leccare, giusto un attimo prima che sia portato in tavola, fra una sgridata e una carezza, con la famiglia divisa su come e cosa premiare o punire.
La più amata non può che essere Miss Brown, quella con il cuore tenero e gli zuccherini sempre pronti a consolare.


Dunque, la giornata scorre così, fra un furto in cucina, una improvvisa galoppata in camera da pranzo, un inseguimento con l'odiosa gattaccia, che osa tirar fuori le unghie, i gattini da derubare sistematicamente e lo stomaco che talvolta, ma dura poco, protesta per gli eccessi alimentari. C'è anche un tappeto da distruggere, il carbone da mangiare e i rocchetti di spago da sparpagliare, attività talmente faticose da richiedere frequenti sonnellini.


Una normale ordinaria giornata da cane viene descritta con divertita ironia da chi i cani li doveva conoscere molto bene: un po' come in Io sono soltanto un cane, di Jutta Richter, la vita canina raccontata in prima persona dai protagonisti a quattro zampe consente al giovane lettore di vedere le cose da un altro punto di vista e la presenza anarchica, con tutta la sua carica liberatoria, degli amici pelosi acquisisce tutta un'altra valenza. Il mondo ad altezza del naso di un cane ha un ordine di valori diverso, che è bene capire prima di essere travolti dalle improvvisazioni del nostro compagno di strada.


Questa è la chiave umoristica che regge il breve racconto accompagnato dalle immagini regalate da Aldin: in pieno stile '900, vediamo questo cagnolino senza razza correre, mangiare, dormire, poi correre, mangiare, dormire con una vitalità e simpatia irresistibili.
Le illustrazioni di Aldin sono perfette per accompagnare il racconto, pagina per pagina, cogliendo espressioni, atteggiamenti e malefatte canine con affettuoso realismo.
E' un libro piccolo, ma solo per il formato, e prezioso per lettrici e lettori di tutte le età, che vogliano sorridere sul mondo dei cani e dei loro irretiti padroni.

Eleonora

“Un giorno da cani”, W. Emanuel e C. Aldin, Elliot 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

PER CHI VUOLE VEDERE LA SIRENA
 
Papà Orso torna a casa, Else Holmelund Minarik, Maurice Sendak
(trad. Livia Signorini)
Adelphi 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (da 4 anni)

"'Ciao Gallina'.
'Ciao Orsetto'.
'Indovina un po'' dice Orsetto.
'Cosa?'
'Oggi Papà Orso torna a casa'.
'Ah sì?' dice gallina.
'E dov'era?'.
'A pescare in alto mare, al largo' risponde Orsetto.
Al largo. Perdindirindina!'.
'Sì' dice Orsetto 'e forse ha visto una sirena'."

Pescare una sirena è una cosa che sanno fare solo i grandi, forse.
Orsetto pesca pesci piccoli, ma a Mamma Orsa vanno bene anche così. E questo è certo.


Con il suo amico Gufo pesca polipi e balenotte, forse.
E mentre tutto questo accade, Papà Orso fa ritorno a casa. E questo è certo.
Tra la realtà e la fantasia, l'attesa si fa grande e diffusa: Orsetto ha raccontato a tutti che suo papà pesca al largo dove forse ha visto le sirene. Lo aspettano trepidanti anche Anatra, Gallina, Gatto, con la grande curiosità di vedere la sirena, con i suoi capelli blu e verdi e gli occhi d'argento, forse.


Papà Orso, però, non ha nessuna sirena da mostrare. Nessuna sirenina, ma d'altronde Orsetto aveva detto forse...Ma in quelle belle conchiglie che lui ha portato per davvero si sente il mare e anche una sirena, forse.
Il sogno di vedere una sirena non passa e, durante un pic nic al fiume, il desiderio si riaccende. Chissà, se non è troppo timida forse si farà vedere e la potremmo invitare a giocare con noi. Con le sirene non si può mai dire. Mai.
 

Un libro che ha i miei anni esatti. Io invecchio, lui no. Adelphi, che è casa editrice sapiente ed elegante, pubblica per l'infanzia solo pochi libri, in una collana che già solo con il titolo ne denuncia la 'stravaganza', libri che però, nonostante siano come I Cavoli a merenda, rispettano alla perfezione l'impronta dell'editore (Roberto Calasso, L'impronta dell'editore, Adelphi 2013): pochi nomi ma potenti, tra cui Peter Sìs, Edward Gorey, Carll Cneut e Sendak in coppia con Else Holmelund Minarik.
Tutti libri che possono considerarsi classici della letteratura.
Questa seconda uscita della saga di Orsetto, scritta da questa autrice trapiantata negli Stati Uniti, ma di origine danese, e illustrata da Maurice Sendak testimonia una volta di più come un libro diventi un classico quando ha ancora cose da dire a 57 anni dalla sua prima pubblicazione. Quattro brevi racconti, costruiti essenzialmente su dialoghi serrati, che raccontano l'immaginario sconfinato dei bambini e delle bambine, raccontano le aspettative che essi nutrono nei confronti dei genitori, e dall'altra raccontano la capacità dei genitori di alimentare i sogni dei loro piccoli. 


In un mondo tutto abitato da animali, quello creato da Sendak, dove però abiti e abitudini sono  presi a prestito dal mondo degli uomini, in un mondo di altri tempi (anche per il 1959 erano altri tempi), dove le mamme sono in cucina e i babbi leggono il giornale in poltrona, si riescono comunque a riconoscere emozioni e sentimenti di assoluta attualità.
Impossibile non fare il paragone tra Orsetto e Piccolo Elefante di Sesyle Joslin e Leonard Weisgard (Orecchio acerbo 2014, 2016).
Non credo siano casualità i percorsi di Weisgard e Holmelund Minarik, tra USA e Danimarca, non credo sia casualità che Sendak illustrasse anche i libri di Sesyle Joslin...


Messe a confronto le due serie, quella di Orsetto e quella di Piccolo Elefante, si ritrovano gli stessi dialoghi serrati che costituiscono la spina dorsale dei racconti e lo stesso tono sottilmente ironico. Si ritrova un mondo ormai passato con le mamme con i vestiti alle caviglie e con i grembiuloni da cucina e i babbi con le vesti da camera, sprofondati in poltrona in attesa della cena. Si ritrova una visione dell'infanzia che si alimenta di immaginazione, di curiosità, di scoperta, di illimitatezza, di scarso senso del tempo e della realtà. Si ritrova una tipologia di adulti che, pur nella loro dichiarata alterità rispetto ai piccoli (non sono mai pericolosi genitori amici), sanno essere genitori attenti ascoltatori e sanno altresì avere rispetto dei sogni e dei desideri dei loro bambini e, soprattutto, sanno nutrirli di possibilità.



Carla

ECCEZION FATTA!

$
0
0

 BLOG IN PAUSA
qualche giorno di silenzio farà bene a tutti e a tutte...
(ari grazie a Elia della foto)

FAMMI UNA DOMANDA!

$
0
0
COME SI USA IL CERVELLO


Catturati ormai completamente dalla calura estiva, i nostri ragazzi e ragazze potrebbero pensare ai compiti per le vacanze e alle letture obbligatorie come ad una tortura scolastica da cui sono miracolosamente, e temporaneamente, fuggiti; un antidoto potente al desiderio di scacciare qualsiasi pensiero impegnativo è rappresentato dall'agile, intelligente libro, frutto del lavoro, o gioco, di Carlo Carzan e Sonia Scalco: Allenamente, pubblicato da Editoriale Scienza.
A metà strada fra il testo di divulgazione e la raccolta di giochi e passatempi, è un bell'esempio di come si possano introdurre argomenti complessi, facendoli diventare, nello stesso tempo, spunto per esercizi fantasiosi e divertenti.



L'oggetto principale di questo testo è il cervello, con le sue funzioni. Se qualcuno di noi fosse convinto di essere informato a sufficienza sull'argomento, sarebbe presto smentito  dal testo di Carzan, semplice e chiaro come si conviene ad un testo di divulgazione dedicato a ragazze e ragazzi. Si parte dall'anatomia per arrivare velocemente alla spiegazione delle funzioni degli emisferi celebrali, soffermandosi sui diversi tipi di intelligenza, sulla memoria, sul pensiero logico e le sue 'leggi'.
Difficile? Leggendo questo libro, che certo è rivolto a lettori e lettrici di almeno dieci anni, si direbbe proprio di no. Quello che di teorico viene raccontato, è immediatamente tradotto in termini concreti, anche pratici, come quando si affronta il tema del metodo di studio. Tutto è raccontato in modo molto chiaro, con il supporto di immagini, realizzate da Ignazio Fulghesu, che hanno un ruolo centrale nella comprensione del testo.






Quanto poi ai giochi, bisogna sottolineare quanto siano parte integrante della spiegazione di un determinato argomento, diventando esempio pratico di questa o quella proprietà della nostra preziosa materia grigia.
Il presupposto è che le nostre capacità cognitive vadano allenate come qualsiasi muscolo e per farle funzionare sia necessaria una dieta e uno stile di vita consoni nonché  un corretto metodo per sfruttarle al meglio; non mi soffermo sul consiglio riguardante una scrivania ordinata, caratteristica che proprio non mi appartiene, ma sull'importanza attribuita al metodo di studio, devo dire che mi ritrovo abbastanza.

 

Anche sugli esercizi di memoria ho trovato qualche difficoltà, a riprova dei danni dell'età. I giochi che ho trovato più divertenti, proprio perché lontani anni luce da tutto quello che può somigliare ad una noiosa didattica, sono quelli di logica; là dove si parla di sillogismo e di pensiero deduttivo, raccontando il metodo di Sherlock Holmes, si dimostra con tutta evidenza che si può insegnare filosofia a ragazzi e ragazze curiosi, facendoli divertire.


Eleonora

“Allenamente”, C. Carzan e S. Scalco, Editoriale Scienza 2016


Per continuare a giocare...

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

UNA MONELLA DI CLASSE

Quella peste di Sophie, Contessa de Ségur, Sophie de La Villefromoit
(trad. Maria Vidale)
Donzelli 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)

A Sophie capitava spesso di fare le cose senza pensare. E, quando non si pensa, si possono fare anche grosse sciocchezze. Ecco quello che combinò un giorno. Sua mamma aveva dei pesciolini rossi molto carini, lunghi come una spilla da balia e larghi come la piuma di un passero, che vivevano in una boccia di vetro piena d'acqua in fondo alla quale c'era della sabbia che serviva loro da nascondiglio e da letto.

Il papà di Sophie le ha regalato un prezioso coltellino di osso che Sophie adora e con cui tagliuzza tutto ciò che le capita a tiro. Quel giorno il suo desiderio era quello di prepararsi una gustosa insalata. A questo punto vanno messi insieme gli adorati pesciolini rossi, l'adorato coltellino e l'insalata da preparare e il gioco, il più crudo che si possa immaginare, è fatto. Questa volta la sventatezza di Sophie ha colpito i pesci, ma altre volte è toccato alle api o a galletti neri o ad asini pacifici.


In un castello, circondata da affettuosa e servizievole servitù, Sophie passa le sue giornate tra esperienze avventurose e un po' sconsiderate, condotte di solito al fianco del mansueto cugino Paul, e punizioni o sgridate esemplari della sua amorevole mamma, Madame de Réan.
Accanto ai numerosi e sfortunati episodi che la vedono in azione con diversi animali che ci rimettono la pelle ogni volta, la piccola Sophie è in grado di farsi un gran male anche da sola: tagliandosi le sopracciglia, rotolandosi nella calce fresca, inzuppandosi i capelli con la speranza le diventino ricci.
Nella ventina di racconti che si susseguono Sophie si dimostra ladra, bugiarda, aggressiva, golosa, ma anche ogni volta sinceramente pentita del male che procura a se stessa e agli altri. Sua madre, a fine giornata, elabora per lei punizioni adatte ai misfatti compiuti, ma è anche molto comprensiva e sa leggere nella faccina contrita della sua bambina l'autentico pentimento e l'onesto impegno da parte della piccola a fare meglio in futuro.


Fino al guaio successivo.

La Sophie di Madame de Ségur è una bambina di altri tempi che vive in un ambiente aristocratico di altri tempi, tra scuderie e giardini rigogliosi, con i suoi genitori e non lontano dalla tenuta del cugino Paul, sorta di suo personale 'grillo parlante', nonché compagno fedele e devoto di ogni avventura. 


E' circondata da maggiordomi e governanti che la accudiscono con discrezione. Vive in un mondo ovattato, fatto di buone maniere e sentimentalismo, di giocattoli che non ci sono più, come le bambole di cera, di abitudini perdute, come il ricamo. Eppure in questo clima idilliaco, fiabesco, quasi lezioso questa bambina si muove controcorrente: viviseziona le api, taglia a fettine i pesci rossi della madre, si infila uno spillone nella scarpa per pungolare un asino troppo lento, ruba a sua madre il contenuto prezioso di un cestino da ricamo, nasconde sull'armadio la frutta candita per tenerla tutta per sé, si ingozza del pane destinato al suo pony, affoga una tartaruga per distrazione...


In questo cortocircuito tra contesto e trama, tra leggerezza dello stile e durezza dei contenuti (e tra genere maschile e femminile), sorta di ripetute contraddizioni in termini, spesso improvvise e del tutto inaspettate, risiede la grandezza di questo libro che Donzelli sapientemente ripubblica in una versione illustrata dalla terza Sophie del libro, Sophie de Villefromoit. Quest'ultima, non poi così lontana da alcuni elementi della lowbrow art, crea una galleria di personaggi, un po' bambole, dalle grandi teste su corpicini minuti, per accogliere i grandi occhi sgranati. Su un insieme che privilegia la decorazione floreale, le rose leggermente sfiorite, le porcellane, l'intreccio di nastri e decorazioni, abiti ottocenteschi gonfi e pieni di pizzi e crinoline, la piccola Sophie e il cugino Paul hanno nello sguardo lo specchio dell'inquietudine un po''gotica' delle loro malefatte.


Il mondo ottocentesco che questa scrittrice riproduce nei racconti della piccola Sophie è dichiaratamente lo stesso in cui ha vissuto lei, fanciulla russa trapiantata in Francia a diciotto anni, figlia di un generale dello zar e quindi moglie dello squattrinato conte di Ségur. Ma questo mondo un po' snob, attraversato da moti di sentimentalismo romantico, pur contenendo echi pedagogici di matrice rousseauiana, soprattutto nei metodi educativi di Madame de Réan, ha anche la capacità di cogliere e raccontare con un tono autentico la vivacità e, più in generale, alcuni caratteri propri dell'infanzia. E per di più lo fa in una chiave tutta al femminile.
I racconti su Sophie sembrano essere il risultato di una puntuale osservazione della giornata di una bambina, come nota lo stesso Faeti nel suo libro sui classici della letteratura da proporre a un pubblico contemporaneo, Gli amici ritrovati (BUR, 2010).
Per questa ragione, l'aver saputo cogliere 'la vita vera dell'infanzia', la piccola Sophie ancora oggi è molto amata dai bambini e dalle bambine francesi e, c'è da augurarsi, d'ora in poi lo sarà anche da giovani lettrici e lettori italiani.


Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

DUE COSÌ


Al protagonista di Il sole fra le dita, di Gabriele Clima, non verrebbe facile dare fiducia. Dario è un sedicenne dal carattere impossibile, quello che si potrebbe definire un ragazzo 'difficile', naturalmente portato a mettersi nei guai e ad attirare le ire di tutti gli educatori del mondo. Facile immaginare come gli adulti che lo circondano vedano di lui solo questo, magari con la piccola attenuante di essere stato abbandonato dal padre.
E' proprio incappando nell'ennesima punizione, un certo numero di ore di lavoro utile, che incontra la persona in grado di cambiargli la vita. Si tratta di Andy, un disabile grave che Dario dovrebbe accompagnare, accudire, sotto la supervisione di una insopportabile tutor.
Dario non tollera alcuna disciplina e in qualche modo si identifica, pur con assoluta superficialità, con il suo assistito, la cui vita viene gestita interamente dagli altri.
Così fugge con Andy e la sua carrozzina in cerca di non si sa cosa, almeno all'inizio. Un viaggio rocambolesco, che dura poco tempo, correndo come un pazzo, incontrando sulla sua strada persone in grado di comprendere la solitudine dei due ragazzi; come Rak, che applica un motore alla carrozzina di Andy e permette loro di vivere il viaggio più assurdo e liberatorio della loro vita. Il tutto all'insegna dell'incoscienza, ma anche di una vicinanza imprevedibile: nessuno, prima, si era chiesto cosa volesse Andy, cosa fosse realmente in grado di capire e di dire. Questa è la svolta narrativa del racconto: l'incontro di due solitudini estreme, un 'cattivo' ragazzo e un disabile grave, ne modifica radicalmente i contorni, trasforma entrambi in modo imprevedibile, ma foriero di un futuro diverso per tutti e due.
Il viaggio si conclude con l'incontro con il padre di Dario, vera meta non dichiarata fin dall'inizio, incontro che implica una amara presa d'atto che le fantasie infantili non corrispondono alla realtà del mondo adulto: un padre immaginato si trasforma in una persona reale, con tutti i suoi limiti, le scelte sbagliate, le debolezze.
Il ritorno a casa vede i due protagonisti trasformati, uno più maturo, l'altro un po' più libero.
Il romanzo di Gabriele Clima si ispira a personaggi reali ed emerge chiaramente il coinvolgimento con cui la storia è stata scritta; ha un messaggio forte e chiaro, dichiaratamente dalla parte di chi ha meno mezzi per difendersi dai pregiudizi, perché limitato nelle proprie capacità d'espressione o perché rinchiuso in un ruolo autoescludente. La narrazione, tuttavia, paga un prezzo al messaggio che vuole sostenere, con qualche forzatura e qualche implausibilità; ma non per questo è meno scorrevole e avvincente, soprattutto capace di illuminare aspetti della nostra vita quotidiana che preferiamo solitamente ignorare. E' un testo che ben rappresenta la solida consistenza dei pregiudizi con cui si guarda agli altri, incasellandoli in ruoli stereotipati e limitanti; il giovane lettore, o lettrice, è invitato ad identificarsi con l'altra parte, quella che solitamente non si guarda.
E', quindi, una lettura un po' spiazzante, per ragazze e ragazzi maturi, a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Il sole fra le dita”, G. Clima, San Paolo edizioni 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
TU VA' AVANTI, VA' AVANTI...**
 
Per sempre felici e contenti...o quasi, Jordan Sonnenblick  
(trad. Sara Reggiani)
Giunti 2016




NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

'"Anche se tutti pensano che non ce la puoi fare, tu puoi Jeff. Puoi. E io...'
'Tu cosa? A te spetta la gloria per aver salvato l'amico semi-deficiente?'
'No, Jeff. Io vado a prendermi il diploma sul palco da solo. È questo il patto, okay? Siamo una squadra. Io ti aiuto in matematica, tu mi alleni. Tu passi, io cammino'.
'Sei serio?'
'Come la morte'."


Jeffrey Alper, il bambino che a cinque anni si era ammalato di cancro (J. Sonnenblick, I dieci mesi che mi hanno cambiato la vita, Giunti 2013), ora è in terza media e con lui adesso c'è Tad, Thaddeus Ibsen, arrivato in classe sua in quarta elementare. Il passato di Tad non è molto diverso da quello di Jeff. Quando lo ha visto per la prima volta entrare in classe zoppicando e con una grande cicatrice sulla testa, Jeff è stato il primo a rivolgergli la parola: 'Ciao, mi chiamo Jeffrey. Anch'io ho avuto il cancro.'Tad lo ha guardato  come se fosse una fetta di polpettone della mensa andato a male e gli ha detto: 'Bravo! E adesso cosa vuoi, una medaglia?'
Va da sé che siano oggi amici fraterni.
Sono passati quattro anni e di cose ne sono successe molte. Per Jeff sono abbondantemente passati i cinque anni dalla remissione della malattia, il suo adorato fratello attualmente si è preso un 'periodo di pausa' dal suo fardello di doveri: è in Africa a suonare percussioni e ha lasciato a casa fidanzata, famiglia e università.
Allo stato attuale Jeff, nonostante alcuni strascichi della malattia gli impediscano di correre, con la bici è un fulmine, mentre Tad con le sue gambe deboli, sulla sua sedia a rotelle è costretto ad andare piano.
Jeff invece è lento in matematica perché chemio e radio possono incasinarti un po' il cervello, mentre Tad è una vera scheggia.
All'ultimo anno delle medie, Jeff ha diverse incognite davanti: un test imprevisto per essere ammessi agli esami e una nuova compagna di classe, intelligente, bella e spiritosa, appena arrivata dalla California.
Sembrano queste le linee di  demarcazione tra il conquistato tran-tran e l'imprevedibilità del futuro.
Anche se Jeff scoprirà che sono ben altre le incognite con cui dovrà cimentarsi, già solo le prime due gli scombussolano un bel po' l'esistenza.
A tredici anni deve fare i conti con un dato di fatto: sta crescendo.
Diventare grandi non è una passeggiata. Il cuore lo porta verso Lindsey, i polsi gli tremano di fronte al test.
Arrivano i primi sotterfugi, le insicurezze si accentuano, le prove di coraggio si moltiplicano. E Jeff, gradino dopo gradino, sale sempre più in alto da dove 'la visuale' della vita appare più chiara. Capisce la fuga del fratello e le aspettative di suo padre, allena il suo amico a riprendersi le gambe per salire sul palco il giorno del diploma, e si innamora dolcemente. Eppure, siccome la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, tra tutti questi pensieri non si accorge che accanto a lui 'qualcosa' sta andando in una direzione che nessuno vorrebbe.

Fare i conti con il 'per sempre'è una prova complessa per ogni essere umano.
Una prova scomoda che la nostra mente 'fuggiasca' tende a procrastinare il più possibile.
Bambini, bambine ragazzi e ragazze -nel loro senso di onnipotenza- spesso credono più degli adulti al 'per sempre'. In questo caso, invece, due dei tre personaggi principali di questa storia hanno misurato in prima persona, sulla propria pelle, cosa significhi pensare con la dovuta lucidità e disincanto: ma io avrò un futuro?
Ancora una volta Sonnenblick si cimenta con un tema scomodo, la malattia per eccellenza: il cancro. E ancora una volta questo 'oggetto' lo fa maneggiare da giovani vite, senza peraltro tralasciare che il suo riverbero si rifletta anche su tutta la comunità di adulti che li circonda.
Lasciato Jeff 'guarito' nel libro precedente, tutti avevano tirato un sospiro di sollievo, ma qualcuno invece aveva bussato alla porta di Sonnenblick e aveva obiettato che spesso nella realtà  le cose non sono così semplici -  ti ammali, soffri, ti curi, soffri e poi guarisci. E a distanza di qualche anno, questa sembra essere la risposta di Sonnenblick a quel giustissimo appunto.
Se nel primo libro si coglieva con chiarezza, dalle riflessioni di Steven Alper, che la linea di demarcazione tra la vita normale e il dramma è piuttosto sottile, qui si riflette su un ulteriore pensiero che riguarda le aspettative che ognuno coltiva per sé.
Se da un lato Tad sostiene che sperare sia un errore, dall'altro si allena con impegno per inseguire il suo sogno. Se da un lato Jeff spesso fa riferimento al detto carpe diem, dall'altro sgobba duramente, pensando al domani.
Nella fattispecie per sempre felici e contentiè una buona sintesi per descrivere il nocciolo della questione. Per sempre?
Il tono ironico e tagliente lontano anni luce da ogni retorica e pietismo, già apprezzato in I 10 mesi che mi hanno cambiato la vitaè cifra consueta di Sonnenblick. Come allora anche adesso si ride e si sorride anche nei momenti più critici. A questo si aggiunge una interessante e complessa architettura narrativa fatta di lettere, mail o temi in classe che hanno il compito di creare una cesura e allo stesso tempo di fare luce al nuovo lettore sui lati già raccontati nel libro precedente, nonché permettere all'autore di fare riflessioni e indagini introspettive che altrimenti risulterebbero di appesantimento di una leggerezza tutto sommato diffusa. In questo senso è esemplare la litigata tra Steven e i suoi che Jeff racconta in un tema. La conclusione che se ne può trarre è solo una: Rumspringa* per tutti!

Carla


* a p.136-138 per chi volesse saperne di più.

** Bohemian Rhapsody, Queen









Viewing all 2269 articles
Browse latest View live