Quantcast
Channel: lettura candita
Viewing all 2255 articles
Browse latest View live

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
A ROMA, A ROMA...
Amor, Jorge Luján, Alejandra Acosta (trad. Teresa Porcella)
Carthusia 2015

POESIA

"Amor, amor, amor...
Sospirava Maro,
La mora principessa dei mori.
Sospirava per un tal Omar
che era arrivato con un ramo fiorito
per invitarla all'Altare degli Altari"


Un amore difficile, quello della sventurata Maro, perché Maor, suo padre, non acconsente a che lei si sposi a Roma con Omar. Il padre lo minaccia: lo inseguirà orma su orma. E mentre lei spasima, ricorda i nomi che il suo amato la dà quando si incontrano, Amro, Roam, Arom, Moar, Omra, Raom, dolce, inquietante, elegante, misteriosa ed esotica.
In Europa rumoreggia la gente davanti ai roghi dell'Inquisizione e i due amanti fuggono sotto la luna di Oram diretti a Roma, a Roma, a Roma...



Una poesia che è anche un gioco di parole, un esercizio di virtuosismo con quattro lettere che, messe in sequenze sempre diverse, si declinano per costruire una storia d'amore mediorientale tra due giovani che vogliono sposarsi a Roma.
Giocata su poche parole e pochi toni, rosa avorio e nero che, mescolandosi, aggiungono sfumature di rosso e di viola per colorare la notte, gli interni e il sogno. Alejandra Acosta nel grande formato inserisce le figure sinuose dei due amanti e degli uccellini, testimoni della loro passione. Le curve segnano le stoffe, le tende, i rami dell'albero, la vegetazione, la decorazione di henna sulla mano della sposa cui fa eco il ghirigoro dell'orecchino, i lembi di fiamma, le onde del mare. 


Al contrario, spigolosi sono i profili nelle tavole dedicate al conflitto con il padre. Frecce, cavalli, barbe e nasi e le labirintiche decorazioni dello scudo sono dure, come dura e inflessibile la posizione del padre di Maro.
Uno scontro tra culture e religioni. Nella tavola in cui i due uomini si affrontano a cavallo, al collo di Maor pende la luna e la stella, simbolo ottomano, mentre al collo di Omar pende la croce.
Un particolare che forse può passare inosservato, ma che è di grande attualità.


 Quasi una premonizione, nella tavola finale, nel cielo di nuovo la falce di luna e la stella a cinque punte che brilla e sullo sfondo la chiesa di San Pietro con la sua cupola inclinata con la croce che la sovrasta.
Due talenti si incontrano sulle pagine di questo libro raro. Da un lato Jorge Luján e la sua voce italiana migliore, Teresa Porcella, e dall'altro la sapientissima illustratrice cilena, Alejandra Acosta.


Carla

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

DOPO IL BOCCIOLO ARRIVA IL FIORE

Io, Elvis Riboldi, Bono Bidari
Sironi ragazzi, 2015


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Come ogni compleanno, mio padre mi ha preparato una torta a sorpresa. Anch'io ho voluto fargli una sorpresa: saltar fuori dalla torta. Ovviamente, prima mi ci sono dovuto infilare dentro.
Alla fine mio padre non mi ha ucciso, però mi è toccato pulire il bagno a casa e in pasticceria. Dopo, con i risparmi di una vita, ho dovuto ricomprare un'asse da stiro, una sveglia, degli occhiali nuovo per Boris e una scatola di matite per Emma."

Gli occhiali di Boris questa volta Elvis li ha rotti tirandogli addosso la sua palla al piede che la preside Jennifer gli aveva fissato alla caviglia per punizione, le matite di Emma le ha divorate per la troppa fame, la tavola da stiro l'ha usata per fare surf nella vasca. La sveglia l'ha distrutta con un pugno, che erano ancora le sette del mattino...


Questo è Elvis, ragazzino un po' vivace. Intorno a lui ruotano nel vano tentativo di ammansirlo, contenerlo, educarlo, essergli amici diversi personaggi, anch'essi piuttosto originali. Quelli che lo amano sono: Boris, il suo migliore amico, che in realtà si chiama Baris che in pakistano vuol dire pace. lui è un ragazzino mansueto che ad Elvis vuole bene. Boris sa ogni cosa. Emma, la sua compagna di banco, lo nutre a matite colorate e gli passa i compiti in classe. Il signor Lugosi, vicino di casa vecchietto con la passione per la fotografia, adora Elvis e lo sprona ad avere più fiducia in se stesso. Il signor Lugosi da giovane era un hippie.



 La mamma e il papà di Elvis, rispettivamente Irlanda e Leonida, postina e pasticciere in cura per disturbi nervosi. Sono quelli che si accorgono della sua scomparsa solo notando che il latte è finito nel frigo...


Quelli che invece non lo sopportano sono la preside Jennifer, una vera aguzzina, sadica;  il signor Pinkerton e Lagunilla, ragazzino ricco e saccente, figlio del suddetto Pinkerton.


Queste sono le avventure di Elvis, o meglio le sue disavventure. Un tentativo di fuga sugli alberi, come fece Cosimo a suo tempo; una sospensione a scuola che genera nei genitori una riflessione sul comportamento di questo figlio un po' troppo agitato; un susseguente viaggio in sidecar da un professorone strizzacervelli; la scoperta dell'iperattività e i relativi consigli per migliorare la qualità della vita di Elvis e di chi gli vive accanto e gli vuole bene.
Diamo il benvenuto a Elvis Riboldi e alla sua squadra. Un po' racconto un po' fumetto, Io, Elvis Riboldi, si preannuncia un successo tra i piccoli lettori.
Ricorda un po' per ritmo, contesto e struttura la ben nota Schiappa di Jeff Kinney. Ma nello stesso tempo, sembra di vedere in azione il suo conterraneo Manolito Gafotas di Elvira Lindo. Anche qui come lì siamo di fronte a una storia corale, costruita con efficacia, dai dialoghi incalzanti che prendono il posto di narrazioni più posate. Questo piacerà ai ragazzi.


In entrambi i casi, comunque, sia La Schiappa, sia il ragazzino di Carabanchel Alto, ovvero Manolito, sono modelli di rango e Elvis deve impegnarsi per rimanere a quell'altezza.
La sua storia di ragazzino un po' speciale è sempre un po' sopra le righe, come è giusto che sia, e con le sue improvvise irruzioni nel fumetto, la vivacità si moltiplica. Ma non potrebbe essere diversamente. Si tratta di una storia dal ritmo così veloce che si suda a stargli dietro. Una storia molto divertente, ironica, ma anche molto sottile nel saper dire cose importanti con assoluta leggerezza.


Dietro il nome insolito dell'autore si nascondono quattro firme importanti, tre penne (quelle di Jaume Copons, Daniel Cerdà e Ramon Cabrera)  e una matita (quella di Óscar Julve).
Per chi se ne innamorasse e ne diventasse immediatamente un fanatico lettore, diciamo che in Spagna, terra d'origine di Elvis, ne sono già stati pubblicati altri 10 titoli e che il primo della serie, io, Elvis Riboldi è alla terza ristampa.
Lunga vita a Elvis!

 
Carla

ECCEZION FATTA!

$
0
0

CHE COS'È UN BAMBINO?

Le mie riflessioni espresse durante la tavola rotonda svoltasi a Più libri più liberi il 4 dicembre alle ore 16.30, organizzata dalle Biblioteche di Roma.
 
Penso, in tutta onestà, che cercare sia meglio di trovare.
E per questo, d'istinto, vado verso i libri che fanno domande perché penso che le risposte possano essere molte e vadano trovate altrove.
Ecco, Che cos'è un bambino?è un libro che mi porta sempre altrove.
E ora accade di nuovo.

Ci sono bambini di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme.
I bambini che decidono di non crescere,
non cresceranno mai.
Avranno un mistero dentro di sé.

I bambini e le bambine hanno un mistero dentro di sé che li rende altro da noi adulti. Che li rende incomprensibili, distanti, irraggiungibili.

Nikolaus Heidelbach, Cosa fanno i bambini? Donzelli 2011
Nikolaus Heidelbach, Cosa fanno le bambine? Donzelli 2012

Penso ai bambini nei libri di Heidelbach, libri così poco amati dagli adulti, forse perché in essi la loro presenza è programmaticamente esclusa.
I bambini di Heidelbach agiscono in un mondo rarefatto, cristallizzato per meglio cogliere l'essenza del loro essere, il loro passaggio nel mondo, visto come un disabitato palcoscenico di teatro. 

Nikolaus Heidelbach, Cosa fanno le bambine? Donzelli 2012

Loro attraversano la scena, fanno piccoli gesti di grande eloquenza: urlano la loro infanzia in un silenzio assordante. 

Nikolaus Heidelbach, Cosa fanno i bambini? Donzelli 2011
Bambini con uno sguardo obliquo, indecifrabile ai più, agiscono secondo logiche archetipiche, rimestano nel profondo.
Possono essere essi stessi considerati icone dell'infanzia.

I bambini raccontati da Anthony Browne,

Anthony Browne, Il maialibro, Kalandraka 2013

o per spingerci oltre, i bambini raccontati da Gaiman (e illustrati da Dave McKean) 
 
Neil Gaiman, Dave McKean, Il giorno che scambiai mio padre con due pesci rossi, Mondadori 2004

non differiscono molto. Si muovono in un mondo reale avvolti nel loro immaginario impenetrabile.
Le loro relazioni con il mondo adulto fanno scintille.

Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie, ma non per questo ha idee piccole. Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire: Ah!

Penso alle idee grandissime dei bambini e delle bambine di Astrid Lindgren.
Pippi, Emil e Lotta, o Ronja o i fratelli sull'isola dei gabbiani, Mirabell e Lisa.

Astrid Lindgren, Ingrid Vang Nyman, Pippi Calzelunghe, Salani 1988

Astrid Lindgren, Björn Berg, Emil il terribile, Salani 1996

Io immagino i bambini e le bambine della Lindgren schierati come i contadini di Pellizza da Volpedo, che marciano verso il sole dell'avvenire. Loro hanno rotto un argine, hanno sfondato il muro del suono.
I bambini e le bambine della Lindgren (che oggi hanno settant'anni) sono espressione di un mondo nuovo, vivace e creativo, di un'infanzia che da oggetto si trasforma in soggetto.
Dell'infanzia raccontata dalla Lindgren colgo qui la trasgressione gentile, generata da un desiderio incontenibile di libertà, libertà rispetto alle regole degli adulti che Pippi e gli altri, sorridendo, rispediscono al mittente, chiamandosene fuori in quanto bambini.
La fortuna della Lindgren sta nella sua grande onestà intellettuale. Lei ha detto spesso: Scrivo sempre i miei libri pensando a me stessa bambina.
Donatella Ziliotto, alla quale tutti noi dobbiamo Pippi & co., nonché la traduzione italiana, scrive: «Pippi ha potere e comunica questo appagamento ai lettori. Ha forza e denaro, ma è anche molto furba e si serve di una sua speciale logica a sorpresa che fa apparire tutto ciò che è normale e convenzionale meschino e ridicolo. In un certo senso è il contrario di Alice, bambina logica e beneducata in un mondo assurdo. Pippi è inaspettata e assurda in un mondo che segue una logica tradizionale."

Astrid Lindgren, Beatrice Alemagna, Lotta combinaguai, Mondadori 2015

Astrid Lindgren, Pija Lindenbaum, Mirabell, Motta Junior 2007



"Anche i grandi hanno strane idee in testa: farsi il bagno tutti giorni, cucinare i fagiolini al burro, dormire senza il cane giallo. Ma come si fa? Chiedono i bambini."

Oliver Jeffers e i suoi bambini e le sue bambine che si perdono e poi si ritrovano, bambini LOST and FOUND. Sono bambini e bambine che si misurano con il mondo e con il loro spaesamento o estraneità ad esso, bambini in cerca di una rotta, di punti di riferimento.

Oliver Jeffers, The Heart and the Bottle, HarperCollins 2010
Sono bambini e bambine 'piccoli' in un mondo 'grande'.

Oliver Jeffers, Lost and Found, HarperCollins 2005
Attraverso il segno solo in apparenza semplificato, attraverso testi ridotti all'essenziale, Jeffers racconta un'infanzia 'sperduta' che è in viaggio verso la costruzione e la consapevolezza di sé.

Oliver Jeffers, Lost and Found, HarperCollins 2005

Anche questi sono bambini archetipici, sono icone dell'infanzia, ed è per questo che intorno a loro c'è poco e niente.
I bambini e le bambine di Jeffers chiedono in giro, trovano poche risposte nel mondo adulto, e in qualche modo si attrezzano da soli per superare le difficoltà.
 
 
Oliver Jeffers, Nei guai, Zoolibri 2012
Sono in cerca di se stessi e del loro cane giallo, che può avere la forma di un pinguino o di un alce.

Oliver Jeffers, This Moose belongs to me, Philomel Books 2012

"Ci sono bambini faticosi, odiosi, che non vogliono mai andare a dormire, bambini viziati che fanno solo quello che vogliono, bambini che a volte rompono i piatti, le scodelle e tutto il resto."

Sono loro, sono i bambini e le bambine di Isol. Lontani da ogni oleografia, non sono belli, non sono perfetti, non sono educati, non sono buoni, non sono gentili, non sono lisci, non sono comodi. Ma sono bambini, a tutti gli effetti.
I bambini e le bambine di Isol raccontano il lato oscuro, l'indicibile.

Isol, El globo, Fondo de cultura economica 2002
 
Appartengono a quella categoria infantile che invece di apprendere le convenzioni, le smonta, che invece di adeguarsi, si oppone. Sono, quel che suol dirsi una spina nel fianco, un granello di sabbia in un ingranaggio che si vorrebbe perfetto, ma perfetto non è.

Isol, El globo, Fondo de cultura economica 2002
Di Isol è apprezzabile lo sguardo disincantato, cinico sui limiti dell'umanità.
Sempre graffiante, come i suoi disegni, lontani da ogni leziosità, dà una lettura del mondo inaspettata. Il suo umorismo, nero, è destabilizzante. E in questo senso i suoi libri aprono sempre scenari nuovi su cui ragionare con i bambini.
Con un segno di matita veloce, il più delle volte impreciso, riesce a mettere sul foglio sempre grandi temi. Lo spunto di partenza è sempre una risata, ma poi, come se la sua matita fosse un bisturi, taglia in profondità a voler guardare senza paura ciò che c'è dentro, senza timore e senza mai distogliere lo sguardo.
E a proposito di sguardo, in quello di Heidelbach, di Lindgren, di Jeffers e di Isol mi pare sopravvissuto il guizzo imprendibile e scanzonato di ragazzo o di ragazza nascosto o nascosta in un corpo di adulto.
A chi invece quello sguardo lo ha perso, cada pure la testa!

Carla

Isol, La bella Griselda, Logos 2012       

FAMMI UNA DOMANDA!

$
0
0

IL RITORNO DELLO ZERO

Argomento non nuovo e affascinante, quello dello zero, del niente, il non-numero magico che, a seconda della posizione che ha, può dare o togliere valore.
A spiegarne la lunga e complicata storia pensa uno dei più importanti autori nel panorama della divulgazione per ragazzi, Luca Novelli, e ci propone Ciao, sono Zero, nella nuova collana I genietti, dell'editore Valentina.

Luca Novelli è un maestro nel rendere semplici anche gli argomenti più complicati e lo ha più volte dimostrato, per esempio con la collana Lampi di genio di Editoriale Scienza. Anche qui, con l'aiuto delle illustrazioni, di cui è autore, ci spiega come si è passati dal niente, cioè qualcosa che non c'è e per definizione è irrilevante, ad una notazione importantissima che ha permesso di contare con molta maggiore facilità.


A quanto pare, tutto inizia con la numerazione, la necessità, cioè, di quantificare, che so, quanti lupi mi hanno circondato. Le prime civiltà, dai sumeri, agli egizi, ai cinesi, ai maya hanno inventato sistemi di numerazione ben più complessi, ma che ancora non prendevano in considerazione il niente. Diversi popoli, fra cui i romani, hanno utilizzato il primo strumento meccanico di calcolo, l'abaco. Secoli dopo in India, prende piede una nuova notazione dei numeri, comprendente anche lo zero e che è arrivata, attraverso gli arabi, fino a noi, soppiantando la numerazione romana. A portare in Europa il numero zero è proprio quel Fibonacci di cui ci ha parlato Amedeo Feniello in Il Bambino che inventò lo zero, pubblicato da Laterza.
Siamo nel tredicesimo secolo e la lotta fra abachisti e algoritmisti durerà ancora a lungo. Alla fine, con Cartesio, lo zero, generatore del piano cartesiano, entrerà gloriosamente nella matematica occidentale.
Zero, o niente, è l'origine dell'universo prima del Big Bang, zero e uno sono alla base del computo cibernetico, il linguaggio dei computer.
Dunque, dall'essere niente all'essere uno dei capisaldi del nostro pensiero scientifico.
Questo straordinario percorso Luca Novelli ce lo spiega come sempre con leggerezza, precisione e senso dell'umorismo, un mix formidabile per appassionare bambine e ragazzi dagli otto anni in poi.

Eleonora

“Ciao, sono Zero”, L. Novelli, Valentina edizioni 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
VEDREMO 

L'attesa, Daniela Iride Murgia
Edizioni Corsare 2015


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"Era gennaio.
A volte mi sentivo solo.
Avevo coltivato un dolce desiderio,
una verde speranza,
verde come l'erba che cresce cocciuta
e silenziosa ai bordi delle strade.
Così mi sono fatto coraggio 
e ho chiesto a mamma e papà
con tono supplichevole:
- Potrei avere un cane?
- Vedremo...
Hanno mugolato in segno di risposta."

Il dolce desiderio, la verde speranza rimane lì. Ancora a febbraio, la domanda è la stessa, e la risposta invariata. Così a marzo, aprile e maggio e ogni volta l'attesa resta delusa. Una volta, i grandi di cui anche i visi sono nascosti, squittiscono il loro 'vedremo', un'altra lo ruminano o ancora lo balbettano. E ogni volta questo bambino ha un argomento più forte per convincerli: occhi dolci, dieci in scienze. La sua speranza di avere finalmente un cane tutto bianco pezzato di nero, di poterlo chiamare Macchia, di insegnargli a parlare resta avvinghiata al filo d'erba tenace.
Poi un mattino, nel giorno del compleanno, il cane arriva. E' un peluche.
La richiesta, dunque, si fa ancora più chiara ed urgente: posso averlo vero?


Mese dopo mese, nulla sembra cambiare. Quel 'vedremo' farfugliato, mormorato, sibilato e chiocciato è sempre lì a fare muro. Questo bambino non demorde, perché ogni volta sente consolidarsi in lui la consapevolezza che lui proprio un cane vuole, e non un pesce, o un serpente, o un pulcino.


Eppure, allo scadere dell'anno, con il ripresentarsi dell'inverno, anche la sua tenacia si è affievolita e non ha più il coraggio di chiedere, tanto sa che in cambio riceve solo l'ennesimo 'vedremo'.
Finché una mattina, un tepore umidiccio sulla mano che penzola dal letto è la certezza che per i prossimi inverni il freddo sarebbe stato lontano...


Un libro che colpisce. Per diverse ragioni, come sempre.
In un albo illustrato, la prima cosa che colpisce lo sguardo, inevitabilmente, è l'immagine. Le tavole della Murgia non sono mai immediatamente leggibili in ogni loro parte. Composte da stratificazioni successive e diverse di materiali, esse sono un collage colto e raffinato, tenuto insieme da un segno a matita, tenero e declinato in toni pastello a definire incarnati e manine. L'occhio, goduto l'insieme, si concentra poi sul dettaglio. Fin dai risguardi, che alludono a una visione come attraverso una lente.


A ogni giro di pagina si susseguono tecniche differenti che si compenetrano e che, nel loro complesso intreccio, offrono un risultato di reiterata sorpresa. All'acquerello si alterna la china, al pastello, il collage e la texture. Insomma un continuo vibrare.
Il secondo elemento che colpisce è il testo. In quella che potrebbe a tutti gli effetti essere considerata una poesia, vista anche la veste grafica assegnatale, nulla viene lasciato al caso. In un rimando continuo interno al testo, si susseguono i legami. Allo stambecco muschiato risponde un ruminato vedremo, così come alle lucciole corrisponde un bisbiglio che, naturalmente, avviene in luglio.


Non tutti avrebbero saputo mettere insieme con tanta grazia ciò che è sotto gli occhi di ognuno: luglio, mese delle lucciole, e bisbiglio, come suono immaginato per tali insetti dalla pancina luminosa. Sensibilità per il suono delle parole e capacità visionaria, sono entrambe doti che vanno riconosciute qui a Daniela Iride Murgia.
Terza ragione che rende questo libro una bellezza, sta nella relazione stretta, che si potrebbe definire quasi affettuosa, che si stabilisce tra testo e immagine. I dettagli di parola trovano eco allusivo nelle figure che, a loro volta, sono portatrici di suggestioni nella genesi del testo.
Bachi che pendono aricordare un'attesa che li vedrà poi farfalle; pulcinelle di mare che si legano alla maschera nasuta napoletana e che nel testo alludono a grida di conquista da scogliere bianche e verdi, con evidente allusione ai luoghi dove nidificano per deporre le uova, uova che, a loro volta, hanno un loro preciso antecedente visivo nell'immagine di una poltrona che ricorda la Ball Chair di Aarnio, che, in uno con il paralume, rappresenta il salotto citato nel testo dove lo stambecco muschiato potrebbe comodamente pascolare. 


Che bello perdersi così in un libro...


Carla


Noterella al margine. La quarta ragione che rende questo libro una delle migliori uscite viste in fiera è il senso profondo di cui è portatore. Il desiderio che matura attraverso l'attesa, fino ad assumere una forma sempre più precisa. L'aspettativa, tenace come l'erba, che sublima nel sogno e poi, come per incanto, quando ormai anche la tenacia sembra essersi arresa, diventa realtà.


Che bello perdersi in un libro così...




ECCEZION FATTA!

$
0
0
VISTI IN FIERA!

Visita guidata sedentaria 
tra le migliori novità 
viste durante la fiera 
PIU' LIBRI PIU' LIBERI

(a cura di Biblioteche di Roma e me)

Otto differenti percorsi per raccontare 41 libri di 25 belle case editrici

Storie che hanno l'arcobaleno dentro




                        Storie che hanno delle piume dentro


Christine Davenier, Leo e Albertina, Babalibri
Rumi, Feeroozeh Golmohammadi, Il mercante e il pappagallo, La Valentina

 

Storie che hanno della solitudine dentro





                       Storie che hanno della poesia dentro




Anne Herbauts, Di che colore è il vento?, Gallucci
Jorge Lujan, Mandana Sadat, Naso naso, Lapis
Arianna Papini, Liberi tutti!, Uovonero
  


                       Storie che hanno dei tipi speciali dentro
 

Andrea Antinori, Questo è un alce?, Corraini
Mirijana Farkas, Famiglie, Else
David Almond, Klaus e i ragazzacci, Sinnos



Storie che hanno della cattiveria dentro



Olle Könnecke, Lester e Bob, Beisler
Alan Mets, Le mie mutande, Edizioni Clichy
Nathalie Dargent, Magali Le Huche, La cena di Natale, Edizioni Clichy
Yale Strom, Il matrimonio che salvò una città, Giuntina
Bernard Friot, Gek Tessaro, Io sono un cavallo, Il Castoro
Olalla González, Cecino e il bue, Kalandraka
Laura Bellini, Eli e l'uovo, La Valentina 
Chiara Vignocchi, Paolo Chiarinotti, Silvia Borando, Dalla chioma, Minibombo



                          Storie che hanno un percorso dentro


Beatrice Masini, Gianni De Conno, Il viaggio della regina
Christiane Pieper, Caterina e l'orso
Torben Kuhlmann, Mole Town, Orecchio acerbo


                      Storie che hanno quasi tutto dentro



Ora tocca a voi andare in libreria e prenderne 1, 2, 3, 4, 5 o 25....

Carla


 

ECCEZION FATTA!

$
0
0

LIBRI PER CONOSCERE IL MONDO

Nel corso della Fiera della Piccola e Media editoria, Più Libri Più Liberi, si sono svolti degli incontri con alcuni dei membri del comitato scientifico del Premio Biblioteche di Roma. All'interno di questa serie, mi è stata data l'opportunità di parlare di quella parte dei libri 'no fiction' concernenti la divulgazione.
Tralasciando dunque i libri gioco, i libri fatti ad arte, o i libri da fare, vediamo come la produzione editoriale in materia di divulgazione sia percepita come una sorta di cenerentola, un ramo minore su cui non è necessario soffermarsi più di tanto.
Ma. C'è un'obiezione gigantesca: i bambini e le bambine sono portatori primari di domande di grandissimo impatto, della meraviglia che consente di interrogarsi su cose grandi e piccole, in un susseguirsi inesauribile di perché. Saper tenere vivo in loro e in noi il senso dello stupore, ci rende individui aperti al cambiamento di prospettiva, alla visione nuova e rivoluzionaria, approccio necessario alla crescita del sapere.
Fornire ai bambini e alle bambine strumenti idonei, stimolanti, aggiornati, creativi è quindi indispensabile, non un orpello o un di più inessenziale rispetto al contenuto nudo e crudo delle nozioni. Va detto anche che, nonostante tutto ciò che teoricamente si afferma, sul terreno dei libri di divulgazione si operano spesso, da parte dei fruitori adulti, delle inutili discriminazioni nei confronti delle bambine, considerate poco interessate agli argomenti che non coincidano con il senso estetico o l'insorgente maternage.
Sono spesso le mamme, le amiche delle mamme, le nonne che ci oppongono rifiuti perplessi di fronte al suggerimento dell'acquisto di un libro di scienza o di storia. Quanto poco questo corrisponda al mondo infantile è facile dimostrarlo, parlando con le dirette interessate, le bambine e le ragazzine che, come i coetanei maschi, hanno la testa piena di curiosità.


Fino a pochi anni fa, quando si parlava di divulgazione venivano in mente soprattutto i grandi editori di lingua inglese, come la Dorling & Kindersley o la Quarto Publishing, che tuttora producono testi divulgativi di grande livello, accurati, aggiornati, dotati di un valido apparato iconografico. Recentemente, si sono affermate, però, anche nuove tipologie di testi divulgativi, in cui l'immagine non è solo ancillare rispetto al testo, ma contiene percorsi esplicativi, attraverso didascalie, finestrelle, animazioni, che possono mutare ogni volta che si sfoglia il libro, unendo approccio intuitivo e approfondimento: sono così Mappe, Sotto terra. Sott'acqua, Il libro delle Terre immaginate, Zoottica, portati in Italia da Electa Kids e L'Ippocampo junior.


Lo stesso discorso si può fare perIl Mondo segreto delle piante, tradotto e pubblicato da Editoriale Scienza, il nostro più valido editore specializzato in divulgazione per ragazzi, cui va il merito di avere individuato il meglio della produzione internazionale e di aver promosso delle valide collane di divulgazione quali Lampi di Genio, di Luca Novelli, Teste toste, di Federico Taddia, Donne nella scienza, in cui sono uscite delle belle biografie di scienziate, fra cui Siate gentili con le mucche, scritto da Beatrice Masini.


Nell'ambito delle biografie, va segnalato anche l'ottimo Primati, pubblicato da Il Castoro: un testo che coniuga l'originalità del linguaggio, la graphic novel, con l'attenzione sulla vita e gli studi di tre grandi primatologe, Jane Goodal, Dian Fossey e Biruté Galdikas, che hanno contribuito a modificare la visone dell'uomo nell'ambito della storia evolutiva. 



Anche l'editore romano Lapis ha dedicato diverse collane alla divulgazione, dalle guide archeologiche, alla collana Ah, saperlo!, alle biografie romanzate di grandi personaggi, nonché l'imperdibile Geniale...anche tu!, che cerca proprio di spiegare quali meccanismi, quali circostanze, quali metodologie e quali azzardi e follie abbiano guidato i più grandi geni dell'umanità.
Appunto, la divulgazione non è solo scienza: non possiamo infatti dimenticare la nutrita produzione riguardante le arti, di cui o avuto spesso modo di parlare; sulla didattica dell'arte si sono spesi soprattutto Artebambini e Lapis, con alcune incursioni di altri editori, come Gallucci, con la bella collana di testi di Rosetta e Margherita Loy. Mentre per la parte di biografie storiche non possiamo non segnalare la nuova collana che ha segnato l'ingresso di un grande editore, Laterza, nel mondo dell'editoria per ragazzi: la collana Celacanto,che ha avuto fortune alterne, anche per un format, grande libro illustrato con un testo impegnativo dedicato alla fascia d'età fra i nove e gli undici anni, non immediatamente compreso. Ed è proprio nell'ambito storico che si sono viste delle belle novità, come il libro di Pommeaux, Siamo noi la storia, pubblicato da Babalibri e, per esempio, Al tempo dei primi uomini di Editoriale Scienza.


Da i pochi elementi che qui ho riassunto, e mi scuso con tutti gli editori e gli autori colpevolmente non citati, si vede come vi sia un panorama ricco di novità e di sorprese, di grandi potenzialità, in cui l'editoria italiana crede ancora poco. Se guardiamo la ricchezza della produzione anglosassone o francese, emerge con chiarezza la scarsa fiducia e lo scarso coraggio che gli editori italiani ripongono in un settore importante della produzione editoriale, rifugiandosi nel noto, come fanno i grandi editori, da Mondadori a De Agostini a Giunti, e investendo ben poco nella sperimentazione e nella scoperta delle nuove tendenze, o limitandosi a cogliere il meglio dell'editoria straniera, ma tralasciando moltissimi testi. Bisogna riconoscere anche una certa disattenzione da parte della critica, e anche una notevole lentezza del mercato ad accogliere nuove proposte. Ma il caso di Mappe dimostra quanto siano grandi le potenzialità anche commerciali. 



Molti bambini e bambine vivono il loro primo approccio con il mondo del libro attraverso, per esempio, un libro sugli animali o sui dinosauri: che sia un bel libro, capace di aprire universi, di stimolare nuove domande, agile, informato, interattivo, o che sia la noiosa ripetizione del già visto fa una differenza grande come il futuro di generazioni di pargoli alla conquista del mondo.

Eleonora


Article 1

$
0
0
SINERGIE NATALIZIE

A volte accade che ci si ritrovi a lavorare in un luogo nuovo, e se si tratta di uno studio editoriale può succedere che, durante una pausa di lavoro, ci si metta a sfogliare i libri nello scaffale vicino alla scrivania. Così, i primi giorni di novembre mi è capitato in mano un volume di Danilo Baroncini e Susan Lord dal titolo Pani caliatu. Ricette e storie della cucina eoliana raccontate da eoliani (Centro studi e ricerche di storia e problemi eoliani 1999), una raccolta di ricette della cucina eoliana provenienti dai racconti degli abitanti delle isole.
A novembre ho scattato una foto con il telefono di una preparazione che mi sembrava particolarmente interessante: i vastidduzzi, dolci natalizi tipici dell'isola di Salina.
Due giorni fa ho iniziato la lavorazione.

Per il ripieno servono:
Le bucce di 5 mandarini
500 gr di mandorle pelate
300 gr di zucchero (secondo la ricetta originale ne occorrono 450 gr)
il succo di 2 mandarini
un cucchiaino di cannella in polvere

Per la pasta:
500 gr di farina 00
1 uovo intero e 1 tuorlo
100 gr di burro (nella ricetta originale viene usato lo strutto)
50 gr di zucchero
vino bianco (o malvasia)

Con l'attrezzo per pelare le patate (o le carote) bisogna togliere la parte più esterna della buccia dei mandarini (senza intaccare quella bianca) e mettere le scorze in mezzo litro di acqua fredda per 24 ore.
Macinate le mandorle con lo zucchero, la cannella e il succo dei mandarini. Aggiungete a cucchiai tanta acqua aromatizzata con le scorze quanta ne servirà per avere un composto consistente così da potergli dare una forma. L'altra acqua servirà al momento di confezionare i dolcetti e per sciacquare le dita quando sarà necessario.
Impastate la farina con il burro a temperatura ambiente, lo zucchero, le uova e il vino. Mettetela a riposare per un'oretta.
Con il matterello stendete la pasta fino a farla diventare molto sottile. In base alla ricetta originale occorre porre sulla sfoglia una serie di cucchiaiate di ripieno al quale viene data una sagoma ornamentale (fiore, farfalla, mezzaluna ecc.). Con l'acqua aromatizzata si bagna la parte attorno al ripieno e poi si chiude i tutto con una seconda sfoglia di pasta e si ritagliano i singoli dolcetti con una rotellina dentata ('u tuornu). Si decorano poi pizzicando i bordi con una pinzetta (pizzicaloru).


Come vedete dalla foto, io ho fatto una versione semplificata ritagliando dei dischi di pasta dove ho messo il ripieno e, dopo aver bagnato il contorno con l'acqua di mandarino, ho chiuso il tutto come se fosse un panzerotto.
In base alla ricetta del libro, i dolci devono essere messi in forno a 110° C per 15-20 minuti.
Ho provato, ma la pasta è risultata poco cotta. La seconda infornata l'ho fatta a 150 °C ottenendo un buon risultato: la pasta è croccante e il ripieno umido, ma l'aspetto migliore è il profumo di mandarino che nonostante la cottura rimane intenso.

Lulli

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
RESPIRARE E ASPETTARE

Io aspetto, Davide Calì, Serge Bloch
Kite 2015



ILLUSTRATI

"Io aspetto
... di crescere
... il bacio della buonanotte
... che il dolce sia pronto
... che smetta di piovere
... che venga Natale"


Un bambino, il bambino di Davide Calì, si misura con alcune delle attese che scandiscono la sua giornata. Quel bambino, attesa dopo attesa, poi diventa un ragazzo e le sue attese cambiano. 


Si legano a un desiderio indistinto di amare, quindi a un amore che nasce, a un amore che mette radici, a una separazione che lo mette alla prova, a una lettera che arriva al fronte, a un sì pronunciato sull'altare. E a questa seconda fase se ne aggiunge una terza, ulteriore: oramai il ragazzo si è fatto uomo e l'attesa diventa condivisa ed è quella di un figlio, quella del vederlo crescere o del vederlo andare via.
Se si segue il percorso di questa esistenza si verifica che l'attesa è anche fatta di incertezze, di paure, di dolori e di distacchi. 


Il bambino che aspettava l'arrivo del Natale ora è un uomo maturo che, seduto accanto a un letto d'ospedale, aspetta che la sua compagna di una vita smetta di soffrire.
E' l'inverno della vita, questo. Eppure anche quando aspettare sembra avere perso ogni senso, la primavera ritorna. E si ricomincia ad aspettare, che qualcuno suoni alla porta con una notizia feconda, magari proprio l'arrivo di un nuovo bambino...


La condizione dell'attesa appartiene all'umanità. E' uno stato primigenio e, a ben vedere, la vita stessa, prima di essere tale, è già ben impastata di attesa.
Aspettare è quasi naturale come respirare. Si impara da subito. E da subito se ne verifica l'aspetto di sospensione che essa porta con sé.
A voler essere analitici, si potrebbe dire che la condizione di attesa occupa la maggior parte del tempo che si dilata tra il nostro agire e quello degli altri.
Se mi si concede di prendere a prestito l'immaginario cui attinge Serge Bloch, nell'illustrare il testo di Calì, l'attesa è quel filo rosso che collega e tiene insieme un'intera esistenza e anche più d'una.


Per questo, ad aspettare conviene abituarsi fin da piccoli, perché nel corso di un'esistenza sono enne le occasioni in cui ci si deve misurare con questo stato d'animo sospeso. Sospeso nel tempo, tra un qui e ora reale e tangibile e un futuro misterioso e indeterminato.
Ed è proprio la peculiarità dell'incertezza, dell'imperscrutabilità che rende l'attesa una condizione non per tutti confortevole.
Eppure, sostengo, aspettare è un essenziale e fondamentale esercizio per l'anima, ma, come accade per ogni 'ginnastica mentale', richiede impegno e allenamento.
Come spesso succede per i grandi libri, anche questo nasce da un infinitesimale seme, ovvero una fila all'ufficio postale, che ha innescato una riflessione sul fatto che, nell'arco di un'esistenza, molto del tempo lo si passa ad aspettare.
Tre, almeno, sono i punti di forza che fanno di questo libro un capolavoro.
Il primo consiste nell'aver saputo 'asciugare' il racconto fino a ridurlo all'essenziale. Esso si presenta come una lista, un elenco, un catalogo di attese, ordinate e scandite nel tempo, secondo una sensibilità rara, quella che Calì ha dimostrato spesso di avere.
Il secondo ne è naturale conseguenza e consiste, appunto, nell'aver saputo costruire, nel testo come nell'immagine, una trama sottile come un filo di seta da ricamo, ma nel contempo assolutamente resistente, perché universale.
Cinque volte il testo ricomincia con quel Io aspetto, una sorta di ritornello, che scandisce le cinque fasi dell'esistenza di quel bambino, dal quale tutto ha avuto origine.
Il terzo elemento è proprio il filo rosso, le fil rouge, che Bloch sceglie come Leitmotived elemento evocativo che attraversa l'intero libro. Unico particolare tridimensionale, se si fa eccezione per la busta commerciale che dà vita a quella meraviglia di copertina, è il legame che tiene insieme tutta la storia e anche il tratto nero della china di personaggi e luoghi. Il filo rosso è esso stesso narrazione: diventa dettaglio, a volte connessione, a volte espressione di un'emozione. 

Sempre, comunque, protagonista assoluto.
Lo è a tal punto che Kite (o forse c'è lo zampino e lo stile di Elisabetta Cremaschi?) a dieci anni dalla prima pubblicazione per Emme, lo spedisce avvolto in un foglio di carta leggera e bianca lungo cui corre un tratto di pennarello rosso continuo che ne preannuncia l'atteso contenuto.


Carla

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

SHAKING THE TREE*
Dalla chioma, Chiara Vignocchi, Paolo Chiarinotti, Silvia Borando
Minibombo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"Ora ti mangio!"



dice un topo viola ai piedi di un monumentale castagno. E lo dice guardando quell'unica castagna che campeggia al centro esatto della chioma. Di salire sull'albero non se ne parla, piuttosto lo si scuote dal tronco. Cadono foglie ma la castagna resta lì. Il topo scuote nuovamente il tronco e, dopo le foglie, cade a terra anche qualcos'altro: una volpe. A tu per tu con il topo, con lo sguardo truce, minaccia a sua volta: Ti mangio! Il topo per sfuggirle si arrampica sull'albero e la volpe invece di mettersi all'inseguimento parte anche lei con lo scuotimento del tronco.


Cadono altre foglie e poi un cinghiale. Adesso tocca a lui minacciarla: Ti mangio! La volpe per sfuggirgli si arrampica sull'albero e il cinghiale, come si può intuire, non si mette all'inseguimento, ma a scuotere il tronco. Con le ennesime foglie questa volta precipita al suolo un orso che, alla vista del cinghiale, ringhia potente. Al cinghiale non resta che arrampicarsi sull'albero. L'orso non lo insegue, ma scuote con enorme potenza l'albero che perde le sue ultime foglie e fa precipitare a terra, in un mucchio unico, cinghiale, volpe, topo e castagna. L'orso, a questo punto, tuona a sua volta il tremendo Ti mangio! E con la preda tra le zampe, soddisfatto, si allontana.

La squadra di Minibombo raramente sbaglia il colpo. Così anche stavolta pubblicano un buon libro.
Grande e grosso con un formato insolito, a calendario, il libro si apre e si sfoglia con la costa in orizzontale, salvo doverlo girare all'apice della tensione. Questo permette all'albero di essere il protagonista principale della storia, per ruolo e per dimensione.
Tutto sommato, topo, volpe, cinghiale e orso sono gregari rispetto a lui e alla sua castagna superstite. L'albero è luogo abitato, nascondiglio e rifugio, in qualche modo anche calamita per i personaggi, che - uno dopo l'altro - da lui discendono o da esso sono inglobati.
Secondo uno schema consolidato, gli animali si succedono in una sequenza che parte dal più piccolo al più grande, nel rispetto della nota legge che regola la catena alimentare: volpe mangia topo, cinghiale mangia volpe, orso mangia cinghiale. E orso, a lui chi lo mangia?
Qui scatta il coupe de théâtre che per Minibombo rappresenta un vero e proprio marchio di fabbrica. Contrariamente alla norma, questo libro non ha suoni e la crudeltà finale diSolo un puntino (2015) o di Apri la gabbia! (2015) qui si stempera in una risata. 


La risata è l'altra costante in molte delle narrazioni di Minibombo. In questo specifico caso, la risata sorge anche e soprattutto nel''assurda circostanza che sfiora la dabbenaggine dei singoli animali che si ostinano a scuotere l'albero per ottenerne qualcosa, senza pensare che con due salti la sospirata castagna, il sospirato topo ecc. ecc. potrebbero finire nella bocca di ciascuno di loro. Pazienza!
Ultimo elemento che fa di Dalla chioma un libro che piacerà ai bambini sta nella costruzione di una piccola trama basata sulla ripetizione di un medesimo modulo. Anche in questo caso Minibombo fa ricorso a una struttura già sperimentata in molti altri titoli del loro catalogo e attinge a un modello che ha radici lontane.
Un po' come accade per esempio nella fiaba de I tre porcellini, una delle prime fiabe ad essere apprezzata anche dai più piccoli, il ripresentarsi di una medesima circostanza, anche se con i protagonisti cambiati, ha lo scopo di essere immediatamente riconoscibile anche da chi si cimenta per le prime volte con l'ascolto di una storia.
A questa giovane e intraprendente casa editrice va dunque il merito di riempire con libri intelligenti, con libri coerenti nei confronti di un preciso stile editoriale, quello spazio spesso e volentieri disadorno dei libri per la primissima infanzia.
C'è da gioirne, in uno con la loro trionfale entrata a Più libri più liberi.
È una occasione ulteriore per 'tenerli d'occhio'.

Carla

* qui una irresistibile versione dal vivo di Shaking The Tree  


FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

UN MOSTRO ESILARANTE


Ancora mostri mangia-bambini, in una storia, breve, assolutamente comica e scritta quasi in rima rimandando a una esilarante lettura ad alta voce. Questa volta abbiamo a che fare con lo Yark, un mostro davvero brutto e cattivissimo, di quelli che popolano le fiabe e che mangiano i bambini, guarda caso, buoni. Non può proprio cibarsi di quelli bricconi o monelli, gli vengono una serie di fastidiosi acciacchi, dal mal di stomaco alla flatulenza, e quindi, da bravo mostro, dirige tutte le sue attenzioni sui bambini buoni, dall'anima candida e i comportamenti irreprensibili. Gli piacciono tenerelli e profumati e prima di papparseli in un sol boccone, ne assapora il profumo d'innocenza. Nelle sue incursioni notturne capita in un faro in cui vive da sola una bambina perfettamente buona, che si affeziona al mostro al primo sguardo.


Anche lei sola, non vede del mostro la bruttezza, ma la condivisione di una triste condizione. Colpito nel profondo del suo animo, lo Yark è travolto da tanto immeritato affetto e fa di tutto per esserne all'altezza.
Ma l'istinto è più forte di lui e per non nuocere alla sua amica del cuore, decide di fuggire in un'isola abitata solo da un nugolo di ragazzini selvaggi che, per nulla intimoriti dalla sua natura bestiale, lo catturano e lo torturano, facendogli mangiare tutte le schifezze possibili. Costretto a ingoiare pezzetti fetidi di bambini perfidi, il mostro teme per la propria vita. Ma l'effetto è esattamente opposto, il crudele trattamento, dopo una notte di sofferenze, lo rende immune e lo Yark si sveglia più forte e più affamato di prima, con l'immaginabile risultato di papparsi tutti, ma proprio tutti, i piccoli selvaggi.


Tornato dalla sua amica e contento di non sentire il bisogno di mangiarsela per colazione, verrà poi convertito, per amore, a una mite dieta vegetariana.
Storia politicamente scorretta, che racconta direttamente la crudeltà dei mostri, che esistono proprio in quanto divoratori di bambini, ha un ritmo sostenutissimo e cadenzato, grazie alle rime, il più delle volte rispettate, dalla bella traduzione di Paola Gallerani; per questo può essere una strepitosa lettura ad alta voce, divertente per i piccoli ascoltatori ma anche per chi legge. L'editore, non a caso, ha voluto allegare al libro il cd con la lettura di Francesco Sangermano. Le illustrazioni seguono bene il racconto, rappresentandoci il nostro Yark brutto come dev'essere, piuttosto spaventoso, con quella sfilza di denti aguzzi e gli artigli affilati, ma non troppo.


Si ride tanto e si gioca con la paura, ma questo grande esorcismo sulle paure dei bambini è rifiutato in coro da mamme e nonne che proprio non riescono ad accettare il comico e il grottesco come terapia salvifica dalle paure, quelle vere.
Lettura esilarante per bambine e bambini coraggiosi, a partire dagli otto anni.

Eleonora

“Lo Yark”, B. Santini e L. Gapaillard, LO Officina Libraria 2015



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

"È BELLO AVERE UN AMICO COME TE"

Le avventure di Lester e Bob, Ole Könnecke (trad. Alessandra Petrelli)
Beisler 2015

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Questo è Lester.
Lester è molto conosciuto, adorato, un eroe per i bambini.
Lester è proprio un tipo in gamba.
E questo è Bob. Lui è l'amico di Lester.
E questa è la loro storia."

Lester è oca. 


Bob è orso. 



Lester è un leader, Bob un gregario. Lester fa il furbo, Bob fa le torte. Si potrebbe riassumere così la loro amicizia. Un'amicizia solida, costruita sulla differenza.
Si muovono, sempre uno davanti e l'altro dietro con un sorriso beato, il primo, e uno sguardo perplesso, il secondo.
Sei avventure che si svolgono ai margini di un campo da bocce, in una cucina, lungo la strada che li porta alla consegna dei Nobel, nel giardino di Bob, in cielo e su una distesa di neve soffice.


Lester, convinto di essere il migliore, sfida la sorte e si traveste da coccodrillo per prendere parte al torneo di bocce in corso. Purtroppo non calcola che la pioggia laverà via il suo travestimento e che i coccodrilli non prenderanno bene il suo imbroglio. L'inguaribile furbacchione, scappato dai denti aguzzi, cerca di rifarsi a spese di Bob che ha appena sfornato una torta. Questa volta è magnifica ed è di mele. Nonostante Bob sia lì ad esercitarsi per non darne a Lester nemmeno un pezzetto, a fine avventura, si ritrova ad offrigliene tre o quattro fette. D'altronde Lester è reduce dal giro del mondo e appare molto affaticato.


La diversità di Weltanschauung dei due amici emerge prepotente nella terza avventura, quando entrambi hanno intenzione di recarsi alla cerimonia di premiazione dei Nobel. Lester sarà inutilmente maestro di eleganza per Bob, il quale della raffinatezza ha una concezione molto particolare.


Un vero piccolo capolavoro dell'assurdo è la quarta avventura che li vede di nuovo affrontarsi per una torta. Questa volta è squisita ed è al mango.
Gli amici si vedono nel momento del bisogno e Lester e Bob non fanno eccezione. L'uno triste e l'altro allegro, si scambiano di ruolo, indossando l'uno la maschera del sorriso e l'altro quella del cattivo umore. Sarà un grappolo di palloncini a mandare per aria i piani di uno dei due. Talmente per aria che per un po' di tempo si troverà occupato altrove, mentre l'amico cerca di ricordarlo, facendo un pupazzo di neve a sua immagine e somiglianza. E tutto finirà per il meglio intorno a una torta. Questa volta è al cioccolato.

Solo i grandi autori hanno bisogno di poco per raccontare. Ole Könnecke guida la sua penna e tratteggia con quasi nulla il profilo di un'amicizia. E allo stesso modo la racconta con poche frasi che hanno la secchezza di un telegramma. Ma anche con la sapiente efficacia di chi vuole arrivare al cuore della questione senza tanti orpelli.
Tanto per dirne una: l'oca Lester dall'ego esagerato, attraversa la copertina del libro ostentando con lettere cubitali il proprio nome su di un cartello; Bob, orso di grande serenità interiore che rasenta la dabbenaggine, al contrario mostra con molta discrezione il proprio su un cartellino piccolo e in basso.
Ecco che i ruoli sono già configurati e chiari a tutti. Salvo rare eccezioni, Lester ostenta il sorriso della sicurezza che è al limite della spavalderia, mentre Bob, a parte altrettante rare eccezioni, si gira intorno con lo sguardo perplesso. L'ironia sottile sta nel fatto che il primo è un'oca e il secondo un orso, e se ci atteniamo all'evidenza fisica dei due, vediamo smentita nei fatti la spavalderia del primo e l'incertezza del secondo. E ancora, riuscire a raccontare la complessità di relazione che è la 'miccia' che dà il via alla quinta storia - Lester e i buoni consigli - attraverso l'espediente della maschera di circostanza per salvare l'apparenza, va considerato un colpo da maestro.


And last but not least, altrettanto per il piccolo gioiello di teatro dell'assurdo che tanto sarebbe piaciuto a Ionesco o a Beckett, da bambini, racchiuso in poche righe, poche pagine e poche battute tra un Bob che pianta cartelli di difesa contro Lester e un Lester che lo aiuta nel piantarli, totalmente incurante del loro contenuto ostile.


Costruito su piccoli dettagli (ce ne sono moltissimi e tutti molto espressivi), con un tipo di illustrazione semplice e leggibile da tutti, Le avventure di Lester e Bob conferma nel testo breve, icastico e scritto in stampato maiuscolo, la sua destinazione verso un pubblico di lettori in erba. Riprova ne è il fatto che compare nella collana Leggo già, pensata espressamente per i più piccoli che si esercitano nella difficile arte di decodificare segnetti neri su pagine bianche.



Carla

Noterella al margine. Un unico piccolo neo, correggibile in futuro: la disposizione del testo da parte del grafico, considerata anche l'utenza cui è diretto, poteva essere più curata e sensibile alle pause naturali che esistono nella lettura.


UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

$
0
0

NELLE OSCURITA'



Due libri, belli, che parlano di mondi al riparo della luce del sole, uno di ambientazione notturna, l'altro sotterranea; due libri illustrati, guarda caso, adatti per lettori 'grandi'. Tanto a sottolineare che il libro illustrato non è solo 'cosa da piccoli'.


Cominciamo con Il Regno Invisibile, scritto e illustrato da Rob Ryan, ed è proprio un illustrato per grandi, a dimostrazione di quanto questo format rappresenti un filone molto fertile della produzione editoriale dedicata ai ragazzi.


Veniamo alla storia di questo libro, caratterizzata come dicevo, da un'ambientazione notturna: racconta la solitudine di un giovane erede al trono del paese di non si sa dove. Passa il suo tempo nella reggia, accudito da schiere di servi e occupato dalle severe lezioni del suo precettore. Può, certo, esplorare il palazzo, e nel farlo fa la conoscenza del ciabattino di corte, che vive in un oscuro sotterraneo e conosce le scarpe di ciascun ospite del palazzo. E' lui a regalargli una penna speciale, ad inchiostro invisibile, se non illuminato da una luce speciale.
Con questa penna il principino riempie le pareti della sua camera del disegno di una città immaginaria. Così facendo si imbatte in una botola che consente di salire nella soffitta soprastante: qui c'è una finestra, che dopo non pochi sforzi si apre sulla città vera.


Comincia così l'avventura delle esplorazioni notturne nella città addormentata, alla scoperta dei luoghi e delle persone che la popolano di notte. Notte dopo notte scopre strade, piazze e mestieri, vede la vita vera e arriva al cancello la cui chiave gli è stata consegnata dal padre in punto di morte. In realtà, il messaggio che riceve è quello che tutti i genitori consegnano ai propri figli, nel momento in cui percepiscono l'avvicinarsi della maggiore età. Anche per il Principe si avvicina il momento di salire al trono, ma non è la vita blindata di corte ad attrarre il giovane principe. Compiuti i diciotto anni, è necessario per lui prendere una decisione irrevocabile, dagli esiti imprevedibili.
Queste conseguenze ci verranno raccontate nel prossimo volume, intanto seguiamo il viaggio di un ragazzo alle soglie dell'età adulta, capace di scegliere la propria libertà, rinunciando alla sicurezza di un destino segnato. Il prezzo di tale sicurezza è la cancellazione di ogni altro desiderio, di ogni diversa aspirazione, la lontananza dalla vita delle persone normali. E lui non intende pagarlo.
Appare evidente come questo sia un testo non semplice, che affronta un tema, quello di ciò che ciascuno/a vuol fare della propria vita, che coinvolge bambine e bambini 'grandi', nonostante abbia il sapore di una fiaba.
L'ambientazione notturna, le silhouette dei personaggi stagliate sugli sfondi sono frutto della tecnica del papercut, come in un teatro delle ombre. Tutto si svolge nell'ombra con i colori cupi della notte, delle vite spiate dentro le case, nei forni, o vicino ai lampioni. Fino a che la decisione presa illumina il giorno del giovane Principe.



In Mole Town. La città sotterranea, di Torben Kuhlmann, invece, siamo nel mondo oscuro delle talpe. Il testo, qui, è ridottissimo e a raccontare la nascita e lo sviluppo della città delle talpe pensano le immagini.
Tutto inizia da una singola talpa che arriva in un bel prato verde e ci si insedia, raggiunta a breve da molte altre. Ciascuna costruisce la propria casa, con tutti i comfort, e il prato, o meglio il suolo sovrastante, comincia a riempirsi di tubature e condotte. E si scava, si scava sempre più in profondità. Sulla superficie del prato compaiono comignoli, mentre sotto l'attività continua alacremente. Macchine sempre più grandi scavano gallerie sempre più lunghe e profonde, in cui vivono, come in un formicaio, migliaia di talpe, in case munite di televisioni, telefoni, docce. La vita oscura delle talpe, che vedono ben poco, si riempie di luce artificiale.


Dopo anni e anni di lavoro siffatto, del prato in superficie resta ben poco, se non un rettangolino, ben protetto, un parco naturale a memoria di quello che c'era.


A buon intenditor... Metafora chiarissima del nostro distorto rapporto col mondo naturale, devastato nel nome del progresso, ma protetto, a fatica, in piccole oasi che diventano santuari del ricordo. L'ossessivo lavoro delle talpe è una bella, sintetica rappresentazione di chi produce per produrre, consuma la vita per consumi senza senso, lasciando un piccolo rettangolino verde, qualche oasi dispersa che ancora conserva qualcosa di naturale, per mettersi a posto la coscienza.


A differenza del precedente albo, Lindbergh, qui non si racconta un'avventura, si descrive, con un certo realistico pessimismo, la nostra realtà, rivolgendosi a chi ancora ha la possibilità di cambiarla.
Mettete questi libri sotto l'albero di Natale o nella calza della Befana, vale la pena, per la loro bellezza e per la loro intelligenza, condividerli con i propri figli.

Eleonora

“Il Regno Invisibile”, R. Ryan, L'Ippocampo junior 2015
“Mole town. La città sotterranea”, T. Kuhlmann, Orecchio Acerbo 2015





Article 0

$
0
0

BAGELS



Soprattutto a Natale e Capodanno amo fare questi squisiti panini che richiedono un po’ di pazienza per la loro lunga lievitazione e hanno il dono di sparire in un battibaleno, ma sono una vera gioia del palato.
La leggenda popolare dice che siano nati nel 1683 come omaggio di un panettiere di Cracovia al re Jan III Sobieski (che contribuì a salvare Vienna dall'invasione ottomana), ma in realtà la loro esistenza nella cucina ebraica è attestata già nel 1610, quando a Cracovia i bajgiel venivano dati in omaggio alle donne in occasione del parto. La forma ad anello simboleggiava infatti il ciclo della vita e rappresentava un augurio di buona sorte. Anche per questo mi piace prepararli in particolare durante le feste natalizie.
Dalla Polonia i bagels sono stati portati poi in America e si dice che ora a New York si possano mangiare i migliori bagels del mondo. Nel frattempo sono diventati di moda anche nelle nostre città, ma quelli che mi è capitato di provare non sono per niente buoni e sempre molto asciutti.
La mia ricetta, se seguita attentamente nei tempi, è davvero eccezionale e come buon augurio per il nuovo anno ho deciso di spartirla con voi.

Per fare i bagels vi serve:

¼ di latte
60 gr di burro
30 gr di zucchero fine
1 pizzico di sale
1 cubetto di lievito di birra
1 uovo
500 gr di farina 00
1 rosso d’uovo per la spennellatura
semi di sesamo o papavero

Scaldate il latte fino a portarlo quasi a ebollizione. Toglietelo dal fuoco e scioglieteci dentro il burro, lo zucchero e il sale. Mettete poi tutto in una ciotola a raffreddare. Quando sarà tiepido scioglieteci il cubetto di lievito e lasciate riposare finché si formeranno delle bolle.
A questo punto unite l’uovo e poi a poco a poco la farina setacciata e lavorate impastando fino a formare una palla liscia. Mettete a riposare l’impasto coprendolo finché si sarà raddoppiato il suo volume.
A questo punto dividete l’impasto in 30 pezzi e formate sul piano da lavoro infarinato delle ciambelle, che spolvererete un po’ di farina e lascerete lievitare ancora per dieci minuti.
Intanto preriscaldate il forno a 200°. Mettere a bollire una grande pentola d’acqua in cui avrete sciolto due cucchiaiate di zucchero.
Prima di mettere i bagels sulla teglia ricoperta di carta da forno, dovrete infatti farli bollire per circa 20 secondi tirandoli fuori con una schiumarola facendo attenzione a scolarli bene dall’acqua.


Mischiate un rosso d’uovo con qualche goccia d’acqua e spennellateci i bagels che potrete decorare con semi di sesamo oppure di papavero.
Infornateli a metà e cuoceteli per 20 o 30 minuti.
Si farciscono tradizionalmente con salmone affumicato, spalmandoli prima con del formaggio fresco (io uso la robiola che mischio con scalogno e capperi tritati), oppure con pastrami (in mancanza roastbeef) spalmandoli di burro e mettendo sopra anche qualche fettina di cetriolini sott’aceto.
Serviti caldi sono ancora più buoni.

Anna

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

CATTIVI ANCHE A NATALE

La cena di Natale, Nathalie Dargent, Magali Le Huche   
(trad. Tania Spagnoli)
Edizioni Clichy 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Quell'anno il lupo, la volpe e la donnola decisero di organizzare una cena di Natale. La volpe fu incaricata di rubare la tacchina. Visto che era previdente, si mosse per tempo e scelse la più bella. L'avventura si complicò appena tornò nella sua tana..."



La tacchina rapita, di nome Cesarina, è un osso duro. Uscita dal sacco, si lamenta moltissimo del disordine che regna nella casa dei tre amici e del fatto che un'ospite vada trattata con riguardo... Sebbene lei in effetti non sia un'ospite ma la cena in carne e ossa, fin da subito la volpe, la donnola e il lupo si adeguano alle sue direttive. Puliscono, rassettano, vanno a far provviste. 


E lei? Lei si mette ai fornelli, nel ruolo di cuoca, con lo scopo di mettere se stessa all'ingrasso, per essere una perfetta cena di Natale, grassa al punto giusto. Nel frattempo insegna loro a giocare a canasta, si prende il miglior posto per dormire e comincia a dirigere la complessa operazione dell'addobbo della casa per Natale: agrifoglio, abete, vischio vanno procacciati. Man mano che il Natale si avvicina, i tre sotto l'autorità indiscussa di Cesarina, hanno imparato a far ghirlande e omini di pan di zenzero. E soprattutto hanno imparato che il Natale può essere anche molto divertente.


I giorni passano e sempre meno i tre hanno voglia di cucinare la loro nuova coinquilina che in cucina è assoluta maestra, così quando lei propone una proroga di un altro anno per essere grassa al punto giusto per finire in pentola, sono tutti ben contenti di accettare.
Anno dopo anno, la proroga si rinnova e quei quattro sono i più spensierati e grassi animali del bosco. 


Tutto potrebbe finire in gloria, se non fosse per quel libro di ricette che Cesarina sfoglia con sguardo malevolo proprio all'ultima pagina del libro....niente di buono, questa volta, per volpe, donnola e lupo.
Secondo uno schema ben collaudato in molti libri per bambini non proprio politicamente corretti il beffatore diventa beffato, da carnefice si trasforma vittima, senza neanche accorgersene. E la tacchina Cesarina ha tutte le caratteristiche necessarie per essere una vittima che ribalta il gioco a suo vantaggio: un po' autoritaria, molto autorevole, sicura di sé, piuttosto scaltra, lievemente imbrogliona, costantemente presente a se stessa e un tantino vendicativa....


D'altro canto anche la volpe e gli altri due, non hanno la stoffa dei duri.
Sono goffi, piuttosto remissivi, parecchio ubbidienti, abbastanza ingenui, troppo ridanciani e sommamente gentili...
Questa piccola pièce giocata sull'assurdo, che vede una tacchina autoproclamatasi maestra di vita davanti a dei discepoli che in origine volevano mangiarsela per cena a Natale, è un piccolo meccanismo perfetto.
'Tu non sei mia ospite' protestò la volpe. 'Sei la mia cena di Natale'. 'Un motivo in più! La cena di Natale è importante' replicò la tacchina, con assoluta nonchalance,ma portandosi prudentemente sullo schienale alto della poltrona.
Il gioco è fatto e la sintonia tra testo e illustrazione diventa perfetta.
I denti feroci delle prime pagine scompaiono dietro grandi sorrisi; gli occhi trucidi della volpe al momento della cattura assumono via via un'aria sempre più perplessa. E la tacchina spettinata dal rapimento riconquista immediatamente il suo sangue freddo.
Ciò nonostante -come spesso accade- il disegno, con lo scorrere della storia arricchisce la lettura di ancora molte altre ironie non dichiarate a parole (ne era già esempio il bellissimo Gli invitati, su testo di Bernard Friot?).
E addirittura nel finale, si conquista l'intera scena: solo con un minuscolo particolare dell'ultima figura l'intera vicenda infatti sterza in una direzione del tutto inaspettata, e capovolge il senso dell'intera storia.
E allora brava Magali Le Huche che continua a divertire i suoi lettori e a tenerli vigili e a occhi spalancati durante la lettura delle sue figure.

E bravi quelli di Clichy che non sono buoni neanche a Natale.


Carla

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

LA GENEROSITA' NON SI INSEGNA 
 
Il Natale più bello, Klaus Kordon, Jasmin Shäfer, (trad. Anna Becchi)
San Paolo Edizioni 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"C'era una volta, tanto tempo fa, un bambino di nome Andreas che viveva in un villaggio molto povero. Soltanto di rado riusciva ad avere la pancia piena e spesso d'inverno gli toccava patire il freddo. E lo stesso valeva per i suoi fratellini, Anna e Paul.
Un giorno, in prossimità del Natale, Andreas decise di esprimere un desiderio, quello di essere più fortunato."

Il vecchio Hinnerk gli suggerisce di scrivere il suo desiderio sulla neve fresca durante la quarta domenica dell'Avvento alle quattro del mattino in punto. Il consiglio ha il tono della magia e al piccolo Andreas le magie fanno paura...
Eppure in quella famosa notte, dopo giorni e settimane di secco, nevica abbondantemente e il piccolo, scivolando nei vestiti, esce a scrivere sulla neve fresca le seguenti parole: PIU' FORTUNA e più in basso firma con il nome ANDREAS.


Arriva la notte di Natale e alla sua porta bussa uno sconosciuto signore che pare abbia tutte le intenzioni di dare ad Andreas un po' della sua fortuna. Un sacchetto per non dover più patire la fame, uno per non patire più il freddo. Sul tavolo però mette anche un terzo sacchetto con l'esplicita condizione che sia utilizzato in un modo soddisfacente per lo sconosciuto. Se così sarà ogni anno lui ritornerà e gli regalerà un sacchetto analogo. Per tutto un anno Andreas ha tempo di pensare come meglio impiegare quel gruzzolo e alla fine la scelta si concentra su un qualcosa che duri nel tempo e quindi sull'acquisto di un fazzolettino di terra da coltivare: patate, rape, bietole e un po' di frumento. 


Allo scadere dell'anno lo sconosciuto torna e considera la scelta di Andreas un passo avanti nelle direzione giusta, ma è ancora poco. Nuove monete e nuova terra, e anche del bestiame. Allo scoccare dell'anno lo sconosciuto, arrivato dal nulla, se ne compiace ma non è ancora abbastanza. Così di anno in anno, i possedimenti della famiglia di Andreas aumentano, ma l'adagio dello sconosciuto non varia. In cerca di consiglio, il piccolo Andreas capisce che la risposta la deve trovare in se stesso. 


E quando una notte gelida vede una bimbetta che è in cerca di qualcosa, ricorda e capisce. Capisce che la fortuna va spartita, altrimenti non sarà mai vera fortuna...

Lontano dalla diffusa e facile retorica che di questi tempi finisce sulle pagine dei libri per bambini a tema natalizio, Il Natale più bello, racconta una grande verità e lo fa al di là della circostanza contingente che ci vorrebbe tutti più bravi e tutti più buoni, almeno per dicembre, ovvero un mese all'anno.
Mettere in condivisione ciò che si ha, separarsi da ciò che si possiede e offrirlo a chi ne ha bisogno è un piacere che va in una direzione opposta e contraria a quello che sembra il comune sentire. In fatto di fortuna, l'essere generosi e inclusivi non è pratica diffusa. Parlarne e scriverne, costruirci sopra un racconto sembra addirittura fuori moda.
Come capita talvolta nella letteratura e nell'illustrazione per ragazzi di matrice tedesca, anche in questo racconto natalizio di Kordon e Shäfer ci si trova di fronte a storie forse un po' troppo didascaliche, ma la cui sostanza, in altre parole il nucleo di senso, è condivisibile, in tutto e per tutto.
Tento di riassumere per sommi capi.
Il bambino è in cerca di fortuna, come esige la più nobile tradizione del romanzo di formazione ottocentesco, e sperimenta, attraverso un lungo processo di elaborazione dei fatti, una via che lo porti ad essere finalmente felice e pacificato con se stesso e con gli altri. E, giustamente, viene lasciato da solo, di fronte alla prova.
La generosità non è qualcosa che si possa insegnare ed è per questo che tutti i saggi della storia si guardano bene dal dare consigli, o suggerire soluzioni e scorciatoie al quel ragazzino in crescita.
Nella vita, l'empatia può essere risolutiva per costruire una buona relazione con l'altro.


Un pezzetto di terra dà agli uomini e alle donne la consapevolezza di esistere e di essere capaci di mettere radici e di non essere, quindi, troppo effimeri...

Carla

ECCEZION FATTA!

$
0
0
BLOG IN PAUSA 
causa 
PANETTONI, BISCOTTI DELL'ALBERO, 
COCCOLE DIFFUSE IN FAMIGLIA 
E MERITATO SILENZIO
(di riposo ancora non ce n'è traccia)

FAMMI UNA DOMANDA!

$
0
0

TUTTA UN'ALTRA STORIA


Dopo mesi se non anni piuttosto avari nella produzione di testi dedicati alla Storia, in questo finale d'anno sono emerse diverse novità di rilievo: cominciamo con il nuovo testo di Pommaux insieme a Christophe Ylla-Sommers: Siamo noi la storiaè, come dice il titolo, un grande ritratto collettivo che rappresenta sinteticamente la linea del tempo, che congiunge la preistoria a noi, con una sequenza di belle immagini. Si comincia con l'origine di tutto, il big bang, la nascita delle galassie, la formazione del sistema solare e poi la vita sulla terra. 


E poi il grande viaggio che porta dai primi ominidi all'homo sapiens, le sue migrazioni, la vita nella preistoria e così via. La storia dei diversi popoli viene raccontata con estrema sintesi, non trascurando le altre grandi civiltà, oltre quella cresciuta nella mezzaluna fertile. 


Nei limiti di una trattazione per necessità molto sintetica e che attribuisce un ruolo fondamentale all'illustrazione, sono descritti diversi aspetti della vita dei popoli antichi. Ma, con lo scorrere delle pagine e dei secoli, si arriva via via alle diverse epoche storiche, trattate sempre con lo stesso punto di vista, che abbraccia una visione globale della storia del mondo. Il tratto distintivo di questa impostazione è dato dalla capacità di mantenere l'attenzione sullo scorrere del tempo, alternando le puntualizzazioni rispetto al mondo occidentale con quelle che riguardano gli altri popoli. Certamente un approccio che stimola un'infinità di domande, di curiosità, sugli aspetti solo accennati.
E' davvero un bel testo, che finalmente copre un vuoto nella produzione editoriale di carattere divulgativo: a prescindere dai programmi scolastici, i bambini possono farsi un'idea della storia, delle relazioni fra i popoli, della successione di eventi di cui magari hanno sentito parlare. C'è uno stretto legame fra testo e immagine, con la consueta efficacia di Pommaux, eccellente illustratore 'divulgativo', e mi scuso per la definizione molto riduttiva. Con le immagini sa raccontare e descrivere con immediatezza, rendendo ancor più chiaro il testo. 

 
Un'altra novità di rilievo è rappresentata da una nuova collana di Editoriale Scienza, che ha visto per ora due titoli, fra questi Al tempo dei primi uomini, dedicato alla preistoria. Questo testo, di Jean-Baptiste de Panafieu, è, ovviamente, più approfondito del precedente, proprio perché concentrato su un arco temporale più ristretto. Si parte dai primi ominidi per arrivare all'uomo di Neanderthal e all'Homo Sapiens, e se ne descrivono, anche grazie alle immagini di Guillaume Plantevin, l'aspetto fisico, le abilità, la caccia, la religione, le manifestazioni artistiche. 


L'esposizione è agile, le illustrazioni sono arricchite da animazioni e da alette che rendono la lettura ancora più stimolante. Come nei migliori libri di divulgazione, molte informazioni vanno cercate nelle immagini, in quello che nascondono, nei dettagli che descrivono con precisione questo o quell'aspetto della vita dei nostri progenitori. Mi sembra uno dei migliori testi sull'argomento uscito negli ultimi anni, dopo i bei libri di Coppens. Mi auguro che la collana, che vede già pubblicato anche il testo sulla vita nel medioevo, Vivere in un castello, continui, fornendo finalmente ai ragazzi uno strumento di informazione e di approfondimento di sicuro successo.


Entrambi i libri sono indicati per bambine e bambini a partire dagli otto anni.

Eleonora

“Siamo noi la storia”, Y. Pommaux e S. Ylla-Somers, Babalibri 2015
“Al tempo dei primi uomini”, J.B. De Panafieu e G. Plantevin, Editoriale Scienza 2015

ECCEZION FATTA!

$
0
0

LUCI E OMBRE

La fine dell'anno è alle porte, e possiamo archiviare anche questa stagione commerciale, fra soddisfazioni, incertezze e qualche perplessità. Una luce chiara e fortissima ci mostra, almeno nell'ambito ristretto a me noto, una costante crescita delle vendite per quel che riguarda il settore editoriale dedicato a bambini e ragazzi; e, cosa ancor più rilevante, una crescita anche nei confronti dei prodotti che in questi anni si sono affiancati ai libri, settore che attrae l'interesse di molti librai. Dunque il libro tiene, il classico libro cartaceo, quello con cui sono cresciuta. E di questo mi compiaccio. Anche la qualità dei libri venduti sale: nella classifica di vendite nella fascia 6-14 anni, nella nostra libreria a dicembre vince alla grande Sepulveda, ed è il secondo in termini assoluti nelle vendite, con la sua Storia dei un cane che insegnò a un bambino la fedeltà, seguito dall'ultimo Diario di una schiappa. Portatemi a casa!, che comincia a perdere un po' del suo smalto.
Il terzo è, incredibilmente, Cuori di Waffel, ovvero non una novità di quest'anno. E fra i primi dieci compare anche Tutto può cambiare, una bella storia presentata dalla Giunti direttamente in edizione tascabile. E poi, come sempre, anche topi glitterati e guerre stellari in tutte le salse. Ma a Natale è fisiologico. Anche nei libri per i più piccoli vince un libro che non è affatto una novità, Un libro, di Tullet, e poi tanti titoli di Nathalie Choux, pubblicati da Gallucci.
Dunque vince soprattutto il cosiddetto 'catalogo', quell'insieme di titoli, che alcuni librai detestano, che costituiscono l'anima di una libreria: il senso delle scelte, delle selezioni, delle proposte, a prescindere dalla data di pubblicazione, viene messo alla prova e premiato da quei tanti lettori e lettrici che cercano proprio il 'consiglio' del libraio. Vincono i buoni libri, quelli le cui vendite crescono con il passaparola e con il contagio positivo da un lettore a un altro. 

 
Se tutto questo è positivo, vedo però un elemento di criticità, quest'anno, nell'ambito dei libri illustrati, meno capaci, rispetto all'anno passato, di convincere il nostro pubblico: soffrono le seconde prove, da Lindbergh a Mole town, da Mappea Sottoterra sott'acqua. I libri della coppia Mizielinsky hanno comunque una marcia in più e funzionano efficacemente nel lungo periodo. Nello stesso modo è andato molto bene un altro libro 'vecchio', Zoottica, mentre le pur valide novità di quest'anno si sono attestate su valori non elevatissimi.
Non sono in grado di dire se questa preferenza data alla narrativa, rispetto all'albo illustrato, esprima una tendenza o solo una momentanea distrazione dovuta forse ad un'offerta non abbastanza convincente. Più e più volte abbiamo proposto albi e gli sono stati preferiti altre tipologie di libri.
Anche il vasto mondo dell'editoria per ragazzi sta cambiando: diversi editori della piccola e media editoria, la cui produzione ha letteralmente colmato dei vuoti nella proposta editoriale, sono cresciuti in modo considerevole. Altri si consolidano sempre di più, non potendo più essere considerati editori 'piccoli'. Altri ancora si concentrano su specifiche fasce d'età, con una proposta anche eccessiva. E c'è chi resta inchiodato nella sua posizione 'di nicchia'. Il che è più che legittimo, se non ci fossero poi delle aspettative rispetto alla vendita.
Dunque, una certa stanchezza nei confronti dell'albo illustrato, in un mercato, quello romano, che già non brillava da questo punto di vista.
E se vogliamo parlare di ombre, non posso che chiudere pensando proprio alle librerie romane: come molti e molte sanno, un'intera catena di librerie indipendenti è a rischio di chiusura e quest'eventualità segnerebbe l'ulteriore impoverimento di una 'piazza' già in grande sofferenza. Non ha senso ricordare quante piccole librerie, specializzate o no, hanno già chiuso e come le nuove aperture o la crescita qua e là di alcuni punti vendita non compensi minimamente quello che si è perduto. Roma è una città non molto amica dei libri, non è molto amica dei lettori e delle lettrici, delle biblioteche e dei bibliotecari. Fatico a pensare che possa definirsi amica di bambine e bambini. 
Il declino si vede anche da questo.

Eleonora

ECCEZION FATTA!

$
0
0
I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA


Il meglio di...
un anno di libri, un anno di ragionamenti,
un anno di recensioni su Lettura candita
Per ogni libro, il nostro perché

(BUM!)


Gennaio 2015


perché....
"Basterebbero sei pagine (da 168 a 173) per dire che questo è davvero un gran libro, ma fortunatamente ce ne sono almeno altre duecento che meritano un applauso.
Un libro così profondamente divertente e così scanzonatamente profondo non mi era capitato mai di leggerlo."


 perché....
"La figura dell'eroe, figura tragica che porta in sé il segno della gloriosa sconfitta, che si trasforma in emblema, in simbolo eterno dell'anelito alla libertà, forte abbastanza da essere vivo ancora nel Novecento.
Potenti le immagini di Paolo d'Altan, che riprende l'iconografia classica che vuole i traci dotati di chiome ramate e di occhi blu: ci racconta le battaglie, la fierezza di genti mai completamente domate, il potere arrogante dei romani, la solitudine dell'eroe."

Febbraio 2015


perché....
"E' una storia coinvolgente, forse con un'inclinazione troppo sottolineata verso il lieto fine, ma in fondo è giusto così, è un messaggio forte e chiaro di fiducia nella possibilità di salvarsi, di rinascere, di ricominciare grazie alla rete di relazioni, non formali, non naturali, che possono accogliere ciascuno di noi. I lettori e le lettrici, dai dodici anni in poi, con tutta probabilità apprezzeranno."


perché....
"E' chiaro, autentico e rigoroso, sonoro, ripetitivo, ma anche allusivo quanto basta, e soprattutto crudelmente divertente: questo è un libro in puro stile Minibombo. Ed è prevedibile che i bambini sapranno apprezzarlo -come molti loro titoli, primo fra tutti l'illustre Orso,buco!(2013)- perché contiene ingredienti di cui loro sono ghiotti."

Marzo 2015


perché...
"E' un esercizio di pazienza, è un esercizio di fantasia, perché all'osservatore tenace è anche richiesto di scoprire ed inventare, perché no, i nessi, le storie, le relazioni, per poi ricominciare da capo.
Davvero una gioia per gli occhi e per la mente di acuti osservatori di tutte le età, dotati di grande pazienza e di grande senso estetico."


perché....
"Questo è un raffinato linguaggio che conosciamo per albi illustrati pensati per bambini più grandi che qui, invece, è proposto a lettori che -gli esperti ci dicono- preferiscano la mimesi totale tra rappresentazione della realtà e realtà medesima. Ma gli azzardi, se consapevoli e ben gestiti, spesso ci fanno fare strada."

Aprile 2015


perché....
"Tutto può cambiare ci restituisce un ritratto inquietante, e molto calzante, del nostro presente. Ma fornisce anche un quadro storico impietoso degli ultimi anni del regime sovietico. Bello, poi, il ritratto della nonna di Zenja, che con grande saggezza sa distinguere il bello e il brutto del passato e del presente.
La scrittura è scorrevole, l'impianto del racconto è coinvolgente e la storia è, finalmente, originale, fuori dai consueti canoni."


perché....
"E' una storia di fratelli: c'è l'emulazione, la protezione, la complicità, l'indifferenza, la perfidia, la lotta, la prevaricazione, l'inesperienza e l'esperienza. Ma soprattutto c'è un indissolubile legame che li tiene insieme, nonostante tutto. È una storia d'estate, ovvero di quella meravigliosa porzione dell'anno in cui ai ragazzini è dato modo di assaporare il proprio tempo e la propria libertà. Ci sono i colori, il gusto, la luce, l'atmosfera di quella stagione.
Ma è anche e soprattutto una storia di infanzia: un inno all'immaginario sconfinato che è nella testa dei piccoli e a cui quel grande e unico occhio in copertina si rivolge. È l'occhio di Shaun Tan."

[continua]





Viewing all 2255 articles
Browse latest View live