Quantcast
Channel: lettura candita
Viewing all 2257 articles
Browse latest View live

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

UN PUNTINO NERO CHE FARA' RUMORE (I)

Tonja Valdiluce, Maria Parr, Åschild Irgens, (trad. Alice Tonzig)
Beisler 2015


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"Quando si arriva in Val di Luce in un freddo pomeriggio di febbraio, c'è un gran silenzio. Il fiume non scroscia, perché scorre sotto il ghiaccio. Gli uccellini non cinguettano, perché sono migrati a sud. Non si sentono nemmeno le pecore, perché sono dentro le stalle. Tutto è solo neve bianca, abeti scuri e montagne grandi e taciturne.
In mezzo a tutto questo inverno silenzioso però c'è un puntino nero che tra poco farà rumore."

Quel puntino nero in realtà è rosso, la sua chioma di riccioli è color del fuoco. Lei è Tonja, unica ragazzina in tutta la valle. E' l'imperatrice della Val di Luce.
A primavera compirà 10 anni, vive con il papà contadino, e con la mamma, biologa sempre in mare a misurare i ghiacci, comunica via mail. Come animale domestico ha però il gabbiano che sua mamma un giorno le ha portato, salvandolo dalle reti in cui si era impigliato.
Il suo migliore amico è Gunnvald che, in cima al monte, abita da 74 anni in una grande fattoria e passa il suo tempo nella falegnameria da cui escono prototipi di slittini sempre più veloci, che Tonja puntualmente collauda.
Sono molte le cose che si possono dire di lei: sua zia Idun dice che lei dovrebbe aver scritto in fronte Benvenuti. Il suo papà, quando gli chiedono cosa ne sia di sua figlia, risponde rassegnato che spera che ogni sera rientri a casa. Sally, quando la vede sfrecciare davanti alle sua finestre o atterrare sulle sue piante di rose, si limita a dirle, cerca almeno di non romperti l'osso del collo...
Tutti amano Tonia, il Bolide della Val Di Luce. Tutti tranne uno: Klaus Hagen, il padrone del Campeggio Salutista che detesta i bambini (perché fanno troppo rumore per la tranquillità pubblicizzata ai suoi ospiti) e massimamente odia lei, Tonja. Come se ce ne fosse bisogno, la chiama Trulla, per farla arrabbiare di più.
In queste luminose vacanze invernali, Tonja e Gunnvald hanno in progetto di realizzare il Siluro della Val di Luce, un bolide di slittino che sia in grado di arrivare diretto dalla cima del monte giù fino al mare....Contribuiscono alla realizzazione di questo progetto -a vario titolo e anche loro malgrado- tutti i membri della comunità e anche qualcuno che si è aggiunto da poco: i tre ragazzini Ole, Fratello e Britte, temporanemente in vacanza presso il silenzioso, ora non più tanto, Campeggio Salutista.
Tre nuovi bambini in questa valle abitata da soli adulti, sono un regalo che Tonja non può rifiutare, anche se uno di loro con lei ha un esordio piuttosto pugnace! Il tranquillo scenario che fino a ieri solo Tonja attraversava con le sue sciate a capofitto e le sue canzoni a squarciagola ora si movimenta un bel po' e finalmente anche Gunnvald, misteriosamente meditabondo da qualche tempo, ritrova serenità....[continua]

Nella tradizione di Lettura candita non è mai capitato di dividere in due una recensione di libro. Eppure questo nuovo titolo di Maria Parr merita uno spazio maggiore di riflessione. Quindi è prevista una seconda puntata entro la settimana.
Un unico racconto di quasi trecento pagine che non perde mai il ritmo, Tonja Valdiluce, è il secondo romanzo di questa giovane scrittrice norvegese.
Il suo titolo di esordio, Cuori di waffel, ha convinto critica e lettori, tanto in patria quanto in Italia, dove ha vinto premi e riconoscimenti.
Se Cuori di waffel si rivolge a un pubblico di bambini più piccoli, Tonja Valdiluce segna uno scatto verso un lettore più maturo. E infatti la trama si infittisce, il senso ultimo della storia è raccontato con una complessità di vedute maggiore.
Continua a riconoscersi il marchio Parr in alcuni aspetti che avevamo già notato, scrivendo di Cuori di waffel, ovvero una penna abile nel raccontare l'infanzia e una sensibilità particolare nel cucire belle relazioni affettive tra piccoli e grandi.
I vecchi e i bambini, allora come ora, visti in una comunanza di intenti che li tiene uniti e consolida la gratuità del loro affetto reciproco, sono uno dei temi chiave che attraversano le storie della Parr. Così come lo è la chiave sempre molto 'avventurosa' delle infanzie che si raccontano. Lontani da ogni routine, i ragazzini della Parr sono in perenne azione. Lena e Trille che la seguiva a ruota passavano da un guaio all'altro, da un'idea geniale all'altra. Lo stesso ritmo di vita vissuta pericolosamente lo si percepisce nel seguire Tonja quando si butta a capofitto a cavallo di slittini senza freni. Una vita così ha il gusto ineguagliabile della vacanza.
A questo, però, in Tonja Valdiluce si aggiunge un aspetto nuovo, dato dal mistero che 'monta' silenziosamente nella prima metà del libro per poi sciogliersi nella seconda parte...[continua]

Carla

FAMMI UNA DOMANDA!

$
0
0

PERSONAGGI DELLA STORIA


Ho guardato e riguardato questo libro, pubblicato da Electa Kids, che continua a contrassegnare le sue non sporadiche uscite con un segno inconfondibile di qualità, con una certa perplessità: Il diario del piccolo viaggiatore nel tempo, produzione britannica con i testi di David Long e le illustrazioni di Nicholas Stevenson.
Innanzitutto parliamo di un illustrato di carattere divulgativo in cui l'immagine ha un ruolo preponderante, che asseconda e rende esplicito quello che il testo accenna; in secondo luogo, non abbiamo di fronte un'esposizione sistematica, anche se sintetica, della storia del mondo. Infatti, con la finzione letteraria del viaggio nel tempo, abbiamo soprattutto un percorso, ordinato cronologicamente, fra personaggi storici, attivi ai quattro angoli del pianeta, come se si volesse dar conto di alcune personalità capaci di cambiare il corso della storia o di caratterizzarla in modo preciso.
Andare alla ricerca delle esclusioni non ha proprio senso, parliamo di poco meno di trenta capitoli, ciascuno con un focus su uno o più personaggi o categoria di persone, ed è quindi evidente che la selezione è stata per necessità arbitraria e stringente. Sono presenti, per dare un esempio, i gladiatori romani, ma nessuno degli imperatori. Nel Novecento si parla della Transiberiana, ma non si citano eventi come la rivoluzione russa, né si fa cenno alle guerre mondiali.


La maggiore attenzione va alle scoperte e alle invenzioni, citando Cristoforo Colombo e i maestri del Rinascimento italiano; a fianco di questi vengono citati e raccontati gli astronomi aztechi costruttori delle note piramidi e gli inventori cinesi dei fuochi d'artificio.


Insomma un criterio di esposizione non chiarissimo, che però, secondo me, non turberà affatto le menti dei giovani lettori, che al contrario, nel mare magnum di ciò che non si sa, si faranno agevolmente guidare dal ragazzino protagonista e dalla sua professoressa di storia in un continuo cambiamento di scenari, di problematiche , di soggetti vicini o lontani. Con una lettrice o un lettore a caccia di notizie curiose, di osservazioni, di nomi poco conosciuti, questo libro avrà sicuramente successo, lasciando magari un po' delusi i più informati. In poche parole, un libro stimolante, magari in cui è necessaria una bussola per orientarsi, ma capace di fornire molti stimoli, molte indicazioni per futuri percorsi.

Eleonora

Il diario del piccolo viaggiatore nel Tempo”, N. Stevenson e D. Long, Electa Kids 2015


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
UN PUNTINO NERO CHE FARÀ RUMORE  
(II e ultima parte)

Tonja Valdiluce, Maria Parr, Åschild Irgens, (trad. Alice Tonzig)
Beisler 2015


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"C'è qualcuno però, e questo è Gunnvald, che non riesce sempre ad essere allegro. Ogni sera dopo che tutti sono andati a letto, rimane seduto nella sua cucina a pensare. E ogni sera comincia a scrivere una risposta, che ogni mattina getta nel cestino passando la mano tra i capelli, con un gesto duro.
'Heidi' mormora una di queste mattine. Il piccolo nome trema nell'aria.Nessuno lo ha pronunciato per quasi trent'anni."

Gunnvald, quello stesso Gunnvald spensierato costruttore di slittini diabolici, amico per la pelle di una ragazzina di neanche dieci anni, generoso ospite di una mamma e tre bambini che apparentemente nessuno vuole con sé, quel medesimo Gunnvald ora ha perso il buon umore.
Gunnvald rimugina su una lettera che non riesce a scrivere. Una lettera di risposta a una che ha appena ricevuto e che ha avuto il potere di disseppellire dal ghiaccio una parte del suo passato, una vecchia storia che non è andata come lui avrebbe veramente voluto andasse.
Questa storia ha un nome: Heidi.
Heidi, il vero nome è Adelaide, è la figlia che lui ebbe quasi trent'anni fa da una bella violinista che un bel giorno la lasciò, in fasce, tra le mani di quel burbero montanaro e che, dopo dodici anni, altrettanto improvvisamente, gliela portò via.
Heidi è tornata. Con passo sicuro, si aggira di nuovo tra le montagne della sua infanzia. E' arrivata con poco bagaglio: un cane feroce e un cuore pieno di rancore nei confronti di quel padre che per tutto questo tempo non l'ha mai cercata.

Assoluti protagonisti della seconda parte del libro, Gunnvald e Heidi, padre e figlia, sono distanti. La loro distanza è fatta di grandi silenzi, di grande solitudine, di durezze reciproche che, raccontate con sensibilità dalla Parr, hanno il compito di aggrovigliare la trama dell'intero racconto.
In questa seconda parte si assiste ad un cambio di passo.
Ciò che aveva distinto le prime cento pagine, ovvero una diffusa gioia di vivere, una bella allegria, una distensione condivisa ora resta in secondo piano. Tonja stessa, nell'apprendere che Gunnvald le ha tenuto nascosto un segreto tanto importante, l'esistenza di una figlia, perde la sua proverbiale spensieratezza.
Si aggroviglia in mille pensieri. La fine delle vacanze, la partenza dei suoi nuovi amici, Gunnvald in ospedale con due ossa rotte, l'arrivo di questa spinosa ragazza che vuole vendere al terribile padrone del campeggio Salutista la fattoria, mettono in crisi l'ottimismo di questa ragazzina di neanche dieci anni.
Tonja, come tutti i bambini dei libri della Parr, però, vuole e sa confrontarsi con il mondo degli adulti. In Cuori di Waffel, Lena si misurava con la morte della nonna-zia, qui Tonja deve fare i conti con i limiti della natura umana. Il suo più caro amico non è stato sincero fino in fondo con lei, ha dimostrato di essersi fatto sopraffare dal dolore, ha peccato di orgoglio nei confronti della figlia pure tanto amata. Heidi, per parte sua, irrompe nella storia con la potenza di una valanga che vuol tirare giù ogni cosa. È feroce, spesso crudele, e molto arrabbiata con la vita e lascia pochi spiragli di accesso a quella bambina che tanto vorrebbe scioglierle i nodi che le stringono il cuore.
Toccanti e intensi i primi rari momenti di contatto tra le due ragazze che Gunnvald ha amato di più al mondo, Heidi e Tonja. Indimenticabili le pagine che raccontano la notte caparbiamente passata all'addiaccio da Tonja dietro la porta di Heidi che non si apre. Grandiosa la capacità di questa bambinetta di scalfire il 'ghiaccio' che avvolge Heidi e commovente vedere come al disgelo di primavera corrisponda una sempre crescente complicità tra loro, fino ad arrivare a legarsi per sempre in un patto di affetto, che si celebra nel disvelamento di un grande segreto.
La terza grande protagonista di questa densa seconda parte del romanzo è la Natura.
Il bosco silenzioso in un appostamento di caccia al cervo, le montagne che avevano circondato lo scenario ed erano state soprattutto candide piste di discesa per sci e slittini, ora con il disgelo sospirano come mute testimoni; si aprono ai loro misteri e suonano. Altrettanto fa la neve, che, sciogliendosi, diventa musica di torrenti e cascate.
Tutto si scioglie in Valdiluce, tutto si muove: all'inverno succede la primavera, con tutto ciò che questo può voler dire.

Carla

Noterella al margine. Festeggiamo la bella notizia che Cuori di waffelè tra i cinque finalisti per la prima edizione del Premio Strega per le ragazze e i ragazzi 2015. E contiamo proprio su queste ragazze e questi ragazzi che lo leggeranno, lo apprezzeranno e, speriamo, lo eleggeranno campione.
Lo merita.




FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

 L'ALLERGIA DEI SUPEREROI


E' soprattutto grazie alla cospicua produzione cinematografica e ai cartoni animati, che i ragazzini e le ragazzine di oggi incontrano i Supereroi e i loro superpoteri. Molto dopo, arrivano i fumetti, a meno di non avere genitori già contagiati dal virus supereroico.
Molto utile, quindi, questo illustratissimo manuale, I Supereroi detestano i carciofi, scritto da Sebastien Perez e illustrato da Benjamin Lacombe, che lascia per un attimo le sue dame giapponesi per calarsi nel mondo dei super poteri. 

 
Il primo scopo che si propone il manuale è di illustrare le caratteristiche di un Supereroe, che non si riducono solo ad alcune capacità speciali, ma riconducono anche a inclinazioni personali ed etiche, fra cui spiccano l'altruismo e la generosità. Il secondo è di illustrare una serie di superpoteri anomali attraverso le vite di alcuni personaggi straordinari, come Narasimha, o Uomo Leone, e Salmina, la Regina del Deserto. Senza dimenticare di citare quegli sporadici personaggi proni alle forze del male, come Donnie e Claude, una coppia di imprendibili rapinatori, la citazione è chiara.


Ovviamente, la missione principale dei Supereroi è combattere il Male, comunque si presenti, anche sotto la forma di super-criminali.
Per farlo, è necessario essere dotati di superpoteri, come la super-velocità e la super-vista, illustrata da pagine con immagini 3d.
Ma l'informazione più importante è quella riguardante l'unico vero punto debole di tutti i nostri supereroi: una potente, invincibile allergia ai carciofi. Sappiatelo, se provate un'istintiva repulsione per questa verdura, ci potrebbe essere un motivo nascosto.


Dunque se qualcuno si dovesse riconoscere nei ritratti proposti e se riuscisse a superare i test contenuti nel libro, c'è qualche speranza che possa ambire alla brillante, bisogna dirlo, carriera da Supereroe.
L'avrete capito, i due autori, che credo si siano molto divertiti nel fare questo libro, rendono omaggio, con molta ironia, al mondo del fumetto, ai suoi eroi 'eccessivi', alle loro avventure mirabolanti e alla loro capacità di sconfiggere tutti i 'cattivi'.
Lacombe è bravissimo nell'assecondare questo intento, pescando a piene mani in repertori diversi, dal fumetto americano del secolo passato ai manga. L'impaginazione rimanda ai tabloid, così come i caratteri di stampa.


Il risultato è un libro divertente, raffinato, che gioca con l'immaginario infantile che di supereroi si nutre, ma coinvolge anche il lettore adulto, in grado di cogliere e apprezzare i riferimenti e le citazioni.
Lettura divertente per ragazzine e ragazzini a partire dagli otto, nove anni.

Eleonora

“I Supereroi detestano i carciofi”, S. Perez e B. Lacombe, Rizzoli 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

ALBERO GENITORE

Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna
Orecchio acerbo 2015

ILLUSTRATI 

"C'era una volta un pezzo di legno, direte voi lettori. Invece no! C'era una volta l'universo."

Un'esplosione fredda, in un cielo già blu con milioni di frammenti che si proiettano in tutte le direzioni. La traiettoria di uno di questi è visibile e ne possiamo seguire l'impatto sulla crosta della Terra. Da esso non si genera fuoco e distruzione ma, al contrario, esso è portatore di vita. Dal suo lampo luminoso nasce uno stelo nero che cresce sullo sfondo di un cielo illuminato da albe e tramonti primordiali, fino a diventare un albero esile e invernale. 


Il verde plumbeo che incombe è attraversato da un fulmini. Una saetta luminosa, che resta in dubbio se arrivi dal cielo o sia segno di una esplosione interna all'albero stesso, segna il cambiamento di stato.
Tra quei rami, ora da vita nasce vita. La vita quando nasce è esplosiva. E non di gemme come vorrebbe la Natura, ma di una creatura legnosa, con due braccia, con cui accenna un saluto all'albero genitore, e due gambe che lo portano subito lontano. 


Ed è qui che nasce il legame con una storia che custodiamo nel nostro immaginario: Pinocchio. Da qui in poi si segue l'evoluzione di una esistenza precisa. Si ripercorrono le tappe conosciute, in una sorta di Ur-narrazione: gli incontri con il gatto e la volpe, prima che diventassero il Gatto e la Volpe, con il mangiafuoco, con il serpente, con il grillo, con il colombo e con il pescecane. Sono tutti espressione di una loro esistenza prima dell'esistenza stessa, quando li abbiamo conosciuti noi come quel preciso Grillo, quel preciso Serpente, quel preciso Colombo. A testimoniare e ricordare al lettore che siamo in una fase primigenia c'è sempre sullo sfondo un cielo da alba boreale che toglie il fiato da quanto è bello.


Così come avviene nel Pinocchio, assistiamo anche qui a un percorso di crescita attraverso il tempo che scorre e un intreccio narrativo che diventa sempre più complesso e articolato per le molte presenze che si vanno ad affiancare al protagonista, quel legno antropomorfo.

Lui attraversa veloce, come se sapesse che in fondo c'è il suo traguardo per diventare Qualcuno, l'aria, l'acqua, il fuoco e la terra. Corre, scivola, nuota, rotola, vola, ma va sempre in avanti. 


E quando il cielo alle sue spalle diventa un cielo conosciuto, azzurro di primavera, con qualche cirro che lo attraversa, e quando la terra smette di essere plumbea o ghiacciata, e diventa un prato fertile, il legno rallenta, si copre di teneri germogli e poi foglie, e capisce di essere arrivato a destino. Si ferma e mette radici. In cima ai suoi pensieri c'è già una storia, che è storia nota. 


Alessandro Sanna talvolta sceglie di misurarsi con temi enormi. Penso a Fiume lento e al tema delle proprie radici profonde.
Qui alza ancora di più il tiro e mira al tema per eccellenza: l'origine della vita. E lo fa frugando nell'intimo suo, ma anche in quello di ognuno di noi, prendendo a spunto un archetipo del nostro immaginario, Pinocchio. E che archetipo, vien da pensare! La storia che meglio di altre ha saputo raccontare la vita, come percorso di crescita di ogni creatura portatrice di nome e di intelletto.
Quando si vuol raggiungere una vetta così alta, non servono le parole, che potrebbero rivelarsi riduttive e frenanti nell'ascesa, e infatti Sanna tace, o quasi. Servono, invece, i colori che vanno diritti all'anima di chi guarda. E Sanna, con il colore che trascolora di continuo, racconta l'universo, questo mondo nuovo nuovo, pieno di esplosioni ed emozioni incontenibili.


Il ritmo è quello di una danza cosmica su cui si potrebbe immaginare una musica d'orchestra tonante. Si percepisce un ritmo, dunque. E Sanna questo ritmo lo crea in pagine raccontate con brevi tocchi, veri e propri pizzichi sulla corda di uno strumento, che poi 'esplodono' in tavole intere, in cui il segno, il colore e la musica diventano sinfonia.
Eppure in questa esplosione di colori, in questo contesto cosmico, Sanna trova anche la misura del gesto piccolo, intimo, quasi impercettibile, nel raccontare Pinocchio prima di Pinocchio che però è già Pinocchio. 


Mi riferisco in particolare a una tavola, quella con un cielo rosa cupo, quella in cui il pezzo di legno ha già un'anima e corre lontano dall'albero genitore. Sfido tutti a non pensare immediatamente a lui, guardandolo in quella corsa sfrenata verso la vita, appunto. Ed è curioso, ma in quell'albero che resta al margine del foglio, che lievemente si tende verso destra, che denuncia il suo vuoto dato dal recente distacco di una parte di sé, mi pare di vedere le braccia tese e le spalle basse e inermi di Geppetto che lo guarda andare sicuro per la sua strada...

Il segno che siamo di fronte a un'opera d'arte che dimostra con forza il suo valore di 'creazione' d'autore, unica, sta di nuovo in un dettaglio: quella firma in copertina, non racchiudibile in un carattere a stampa che la renderebbe tutto sommato seriale, di fronte alla quale non resta che inchinare leggermente la testa con grande rispetto.

Carla

Article 1

$
0
0

IL PAN CO' SANTI

A Siena -dove il professore imperversa tre giorni a settimana- sono molto tradizionalisti.
Pasticcerie e forni producono il Pan co santi purtroppo solo nei giorni immediatamente prossimi alla festa di Ognissanti.Poi smettono.
Quindi nei giovedì che circondano il Primo novembre a casa nostra si mangia il pan co' santi, doc, di importazione diretta, ma non dura mai quanto vorremmo.
E noi siamo capaci in due di mangiarne anche uno piccolo in una serata, perché lui non stanca mai, non è particolarmente dolce, è poco più che un pane molto ben farcito.
Per averne la giusta quantità, quindi, occorre arrangiarsi in proprio.
Procacciarsi una buona ricetta e poi farselo in casa.
La dose che metto si riferisce a due panetti.
Non vi illudete, non durano a lungo.

Ingredienti

500 gr farina 00
125 gr di uvetta
200 gr di noci sgusciate
1 panetto da 25 gr di lievito di birra
200 gr di acqua tiepida
125 gr di olio di oliva
5 cucchiai di zucchero
1 cucchiaino da caffè di sale
1,5 cucchiaini di pepe macinato
1 tuorlo d’uovo (per spennellare la superficie)



Sgusciate le noci e poi tostatele in un padellino con poche gocce di olio.
Sciogliete il lievito di birra in acqua tiepida in una grande ciotola quindi mescolate la farina, lo zucchero, il sale, l’uvetta, le noci, l’olio e il pepe.
Con l’impasto ottenuto, formate una palla e copritela con un panno per lasciarla lievitare per almeno 6 ore.
Quando la pasta è lievitata, formate i due panetti, spennellateli con il tuorlo d’uovo sbattuto e incideteli con una croce. D'altronde è un pane fatto co' santi...(che in gergo laico corrispondono alle noci e all'uvetta).
Lasciateli riposare per un'altra mezz'ora in modo che gonfino ancora un pochino.
Metteteli in forno, precedentemente riscaldato, per circa 40 minuti a 180°.
Quando sono ben scuriti, toglieteli dal forno e lasciateli a stiepidire.
Poi potete partire all'attacco....

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

BATTAGLIA DI TROLL



Sono arrivata a questo libro soprattutto per curiosità, dettata dalla inconsueta accoppiata dei due autori, Guillermo del Toro, sceneggiatore e regista, e Daniel Kraus, che conoscevo come autore, fra l'altro, di L'estate del coprifuoco. Questo romanzo ha un sotterraneo legame con quello di cui vi parlo oggi: infatti anche in quello la chiave narrativa consisteva nella sparizione di un bambino e nella presenza di un misterioso furgone.
Qui, in Trollhunters, di bambini ne spariscono parecchi, a cominciare dallo zio del protagonista, scomparso nel nulla mentre andava col fratello in bicicletta. Il fratello sopravvissuto, Jim, non si è più ripreso da quell'esperienza e vive barricato in casa insieme al figlio Jim jr. Ma non ci sono difese contro i troll, se sono decisi a venirti a prendere, anche nel tuo letto.
Il giovane Jim si trova catapultato una prima volta nel 'mondo di sotto', pieno di oscurità e mostruosità, come è ovvio immaginare. Riesce a fuggire e a condurre per qualche giorno una vita quasi normale, con il suo amico imbranato Tub e la bella della scuola, la scozzese Claire, di cui è segretamente innamorato.
Se le prime battute del romanzo hanno una chiave spiccatamente horror, con dettagliate descrizioni di bave, liquami, budella e fetori, via via il tono si alleggerisce e acquista una chiave ironica, comica, grottesca; molti adulti umani sono ben più 'mostruosi' delle creature orribili che popolano anfratti e gallerie sotterranee. Anche perché si scopre, procedendo nella lettura, che non tutti i troll sono cattivi e che il povero Jim si è trovato catapultato in un'epica battaglia fra buoni e cattivi, con evidenti conseguenze per il genere umano. Guarda caso a guidare l'esercito, 'nostrano', di troll buoni c'è proprio Jack, lo zio scomparso tanti anni prima, imprigionato nella sua adolescenza e nel suo ruolo di cacciatore di troll.
Si avvicina il giorno fatidico in cui la ricostruzione di un antico ponte inglese darà il via all'invasione dei crudeli troll di Gunmar, il più potente e nefasto fra i troll 'cattivi', provenienti dal Vecchio Continente.
Non posso rivelare di più della trama , densa, come gli autori promettevano, di colpi di scena, alcuni dei quali veramente gustosi; vorrei però individuare alcuni punti: c'è un lato serio, serissimo in questo racconto, che consiste nel dar voce a una paura direi atavica, quella della sparizione dei bambini, del loro rapimento e dell'uso dei loro corpi. E' una paura reale, presente in qualsiasi comunità, anche nella nostra. A questa paura si può rispondere in molti modi; questo, con una storia horror, fantasy, epica e molto ironica, è un evidente esorcismo. Sono i mostri a rapire i bambini e i mostri possono essere combattuti.
In secondo luogo, c'è il tema della paura dei bambini e dei ragazzi: il mostro sotto il letto o dentro l'armadio, l'orrore che in ogni descrizione perde progressivamente forza e si trasforma nel suo opposto, nel comico.
C'è infine il grande divertimento dei due autori che giocano con un genere per farne a ogni pagina quello che vogliono, inventando mostri, orrori e colpi di scena con grande prolificità.
Alla fine, è un romanzo spiccatamente di genere, sicuramente gradito a chi predilige la chiave horror, ma, come come ho detto prima, non solo. Si legge con grande facilità ma le sue trecentocinquanta pagine richiedono una lettrice o un lettore già allenati, dai dodici anni in poi, e pronti ad affrontare battaglie notturne con armi improbabili e alleati poco allettanti.

Eleonora

“Trollhunters”, G. Del Toro, D. Kraus, De Agostini 2015


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0
ANDARE INCONTRO

Canti dell'attesa, Sabrina Giarratana, Sonia Maria Luce Possentini
Il leone verde piccoli 2015


POESIA

"Piccola nube che sarai goccia
Piccolo mare che sarai roccia
Piccola sabbia che sarai spiaggia
Nulla sta fermo, la vita viaggia
Piccola voce che sarai canto
Piccolo sale che sarai pianto
Piccola goccia che sarai mare
La vita è fatta per trasformare."

L'attesa è fatta anche di aspettativa, di sogno ad occhi aperti. E l'attesa di un figlio che sta per arrivare è fatta di futuro e porta in sé la trasformazione e il divenire. Una madre che aspetta di diventare madre, perché porta un figlio in pancia o perché aspetta di incrociarne lo sguardo in un luogo lontano da casa, sogna. Inevitabilmente sogna e lo sa fare più di chiunque altro. Spera che ciò che è infinitamente piccolo- granello di sale, di sabbia o goccia d'acqua - possa nascondere e conservare in sé una grande potenza: piccola voce che diventa canto, piccola nuvola che sarà pioggia. Ogni madre, augurandosi il divenire e la trasformazione di una vita, con grande naturalezza gli dà forza, gli dà una direzione, gli conferisce futuro.


Poco più di venti tappe, ventuno stati dell'anima più uno, che scandiscono il tempo di attesa di un figlio è il percorso che ha immaginato a parole Sabrina Giarratana e con l'immagine Sonia M.L. Possentini. Tutto comincia con quel primo battito che segna un dialogo interno tra cuori veloci e cuori raccolti, tra cuori che chiamano e cuori che rispondono. Da questo momento è naturale disporsi in attesa - muti come una sdraio rivolta verso la riva del mare - e aspettare quello che la vita potrà riservare. Le mille possibilità che sbocciano segnano un ulteriore passaggio del tempo di attesa, ma confermano la scelta reciproca. Confermano nel cuore di una futura madre che solo lei è quella giusta per quella creatura. 


Come un uccellino che svolazza intorno a un albero perché un richiamo forte lo tiene lì, e saltella sui rami, vola, ma non si allontana. La madre/albero è stata scelta.
Che conforto, per lei saperlo.
In cambio lei offre protezione sono il tuo guscio, sono il tuo guanto, sono il tuo ombrello, sono il tuo manto. E scopre in sé la pazienza che non sapeva di possedere. Per fare qualsiasi cosa occorre il tempo, occorre un lavoro attento. E soprattutto pazientare vuole dire sapere rimanere aperti a un arrivo che non può essere programmato.
Un bambino che cresce nella pancia di una madre è come una spugna: ne assorbe ogni umidità...E la madre è il faro che veglia.


Aspettare, immaginare, sperare, temere, custodire, dubitare sono l'intreccio emotivo di una gravidanza e, tutto sommato, rappresentano ancora la parte facile della narrazione magnifica intorno a una nascita.
Il difficile, il fragile, l'incerto arriva quando, dalla nostra prospettiva di adulti proviamo a immaginare ciò che prova chi è al di là del venire al mondo.
Con una delicatezza già riconosciuta altrove, una volta di più Sabrina Giarratana e Sonia M.L. Possentini, dopo aver raccontato il lato materno del percorso, si avventurano a immaginare il sentire di chi è ancora contenuto nella propria 'culla d'acqua'.
Raccontare sotto metafora i giorni intorno al parto e il parto stesso non è cosa che possono fare tutti.
Le parole chiave sono il raccoglimento, la concentrazione, una via sicura e poca esitazione. Una comunicazione che si fa più intensa, più frequente e più precisa. Il bambino cambia la sua prospettiva e si prepara: a testa in giù, come una balenottera azzurra, sta per cominciare il suo passaggio nello stretto. 

 
Ogni cosa ha il suo tempo giusto: tu non sei pronto, non lo sei ancora, sei in posizione, ma non è ora.
Il momento si annuncia con una grande burrasca che scuote ogni cosa: acque agitate lungo le rotte, una tempesta che scuote contenuto e contenitore. Nessuno deve perdere la calma, nessuno deve remare contro, tutti devono fidarsi e affidarsi perché l'approdo è vicino.
Spunta una testa dal foglio, come nella vita spunterebbe da un corpo.


E quindi il primo respiro, fatto di aria di alberi e fiori, fatto soprattutto qua fuori.
Ed ecco che il cerchio si chiude: quegli sguardi sognati e immaginati, da una parte e - chissà - anche dall'altra, ora sono realtà.
E' il momento di contemplarsi a vicenda. I cercatori di vita sono lì, entrambi, si sono appagati nell'essere insieme ancora, ma questa volta guardandosi negli occhi. Laterale sul foglio, racchiuso nel suo primo abbraccio, il bambino è lì. La madre siamo tutti noi che abbiamo il libro in mano.
Lasciamoli soli, facciamo silenzio, suggerisce in un bisbiglio finale Frédérick Leboyer. E' ora di chiudere il libro.



Io non sono in grado di aggiungere altro, se non constatare ancora una volta quanta sensibilità dimostrino queste due signore e che magnifica armonia le tenga insieme.

Carla


FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

UCCELLO DI FUOCO

Non tutti sanno che il balletto di Stravinskij intitolato L'Uccello di fuoco è una versione molto libera che attinge al patrimonio tradizionale delle fiabe russe: la mitica creatura alata del colore del sole e di una luminosità abbagliante entra in molte storie del folklore slavo. Il grande compositore russo mise in scena il suo balletto d'esordio sulla scena parigina ispirandosi a una di queste fiabe, quella di Koscei l'Immortale, semplificandone la trama. A questo balletto s'ispira l'illustrato di Charlotte Gastaut, pubblicato da Gallucci.


La trama, dunque, è presto detta: il crudele mago Koscei tiene prigioniera una bellissima fanciulla di cui il protagonista della fiaba, Ivan zarevic, figlio di zar, si innamora perdutamente.
Koscei è un mago molto potente, capace di trasformare in pietra i suoi nemici. Ivan ha però un'arma speciale, una piuma dell'Uccello di fuoco, che il volatile gli ha regalato per ringraziarlo della sua generosità, poiché il giovane gli ha fatto dono della libertà dopo averlo astutamente catturato.


La piuma magica chiama in soccorso l'Uccello di fuoco, che neutralizza Koscei e le sue guardie facendole cadere in un sonno profondo e poi seppellendo il suo palazzo sotto una pioggia d'oro. Sconfitto il potente nemico, i due giovani possono ricongiungersi e promettersi amore eterno.
Charlotte Gastaut, nota illustratrice francese presente in Italia in molte traduzioni operate da editori come Rizzoli, Gallucci, White Star, ma nota anche per le sue collaborazioni con un produttore francese di raffinati giochi creativi, è da sempre molto sensibile al fascino del patrimonio fiabesco. Credo che in questa occasione abbia dato il meglio di sé, rendendo ancor più lineare la trama e illustrandola con efficacia. Lo stile richiama gli anni venti, con il gusto per le decorazioni, le geometrie, con l'oro tanto caro all'Art Nouveau.


Come uno spettacolo scandito per scene, qui l'azione è scandita per quadri, in cui la didascalia, ovvero un breve testo che accompagna l'immagine, funziona come nei quadri dei cantastorie, un'esplicitazione di ciò che l'immagine racconta già da sola.
Correttamente, alla fine del volume un breve testo riassume la trama e ne chiarisce alcuni passaggi.
L'autrice utilizza sapientemente le pagine con la carta intagliata, tecnica che consente di creare trasparenze che descrivono il paesaggio, o anticipano l'azione della pagina successiva.
Ne esce un libro illustrato efficace, colto nelle sue citazioni artistiche, sicuramente apprezzato dal pubblico di giovanissimi lettori e lettrici che apprezzino le fiabe. Ricordo che l'editore Gallucci ha tuttora in catalogo un'altra versione dell'Uccello di Fuoco, quella del grande Emanuele Luzzati.

Eleonora

L'Uccello di Fuoco”, C. Gastaut dal balletto di Stravinskij, Gallucci 2015




LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

COUCH SURFING

Hai preso tutto? Alice Keller, Veronica Truttero
Sinnos 2015


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Alle OTTO IN PUNTO, erano tutti e due in macchina, pronti. 'Hai preso tutto? Non ha dimenticato niente?' chiese la signora G. con un tono un po' pungente. ?Sì, ho preso tutto!' disse il signor G. anche se aveva una strana sensazione...."

Fino a un minuto prima della partenza i preparativi fervono. La signora G. pulisce la casa da cima a fondo, controlla biglietti e documenti, e nell'attesa che il marito si prepari, dà un'occhiata al romanzo che sta scrivendo. Il consorte, invece, in perenne ritardo, fa ogni cosa di gran furia, non si lava, mette in valigia quattro panni sporchi, cerca disperatamente telefono e portafogli e, senza farsi vedere, dà un paio di pennellate al suo ultimo quadro.
Quando si va di corsa e si è un po' distratti è possibile, tuttavia, che la porta di casa rimanga aperta. 


Non sono passati più di 15 minuti che la casa lasciata vuota e aperta non lo è più: ora è piena e chiusa. Due eleganti cinghiali vi si installano per trascorrere anche loro un piacevole fine di settimana.
Purtroppo il caso vuole che gli hobby dei coniugi G. coincidano alla perfezione con quelli di Fernanda e Osvaldo, i signori Cinghialetti. Dipingere, scrivere o suonare il violoncello sono tra i loro passatempi preferiti e il tempo libero di un weekend è un buon pretesto per praticarne alcuni. Suonare, leggere, bersi un buon caffè davanti al camino, queste sono le cose che piacciono a dei cinghiali e di sicuro non è nella loro indole quella di rimettere ordine laddove si è generato disordine. Il fine settimana è lungo; ci sarà il tempo per pulire e rassettare...

Vanno di gran moda gli Air B&B e il Couch surfing.
Lasciare ad altri la propria casa perché la abitino per il tempo di un fine settimana è cosa consueta. Ma lasciarla, inconsapevolmente, a due cinghiali può fare la differenza. Altro che Riccioli d'oro...
Da qui parte questo racconto esilarante di un insolito avvicendamento tra quattro tranquille e graziose mura domestiche. La proverbiale sporcizia e disordine che caratterizza la vita di un cinghiale si manifesta all'ennesima potenza. In un incalzante conto alla rovescia, i coniugi Cinghialetti si impegnano davvero molto a lasciare dietro di sé una scia di disastri che sarà difficile spiegare al signor G. e alla sua consorte, al ritorno dalla loro vacanza.
Divertente in ogni sua parte, Hai preso tutto?, opera prima di due giovani e gagliarde libraie formatesi alla Drosselmeier di Bologna, è un librino che sta in tasca, sempre pronto per essere tirato fuori quando ci si sente un po' giù. La sua lettura metterà di buon umore i giovani lettori (anche in nome dell'alta leggibilità) e farà tremare i polsi ai grandi al pensiero di lasciare la propria casa anche solo per un fine settimana. 


Felice l'idea di partenza che gioca con il registro dell'assurdo, come lo fece già il magnifico e ineguagliato Chiuso per ferie, silent book di di Maja Celija (Topipittori 2006). Felice il ritmo incalzante scandito con precisione cronometrica, che tanto mi ricorda il conto alla rovescia in un altro libro geniale che è Il Trattamento Ridarelli, di Roddy Doyle (Salani 2001).
Fin dalla copertina, con un via vai che non lascia troppo scampo all'immaginazione, sono pieni di ironia i disegni di Veronica Truttero, classe '91, anche se il piccolo formato del libro non gli rende il giusto merito. 


In ultimo, ma non ultimo, va menzionata la sua veste editoriale: pocket, maneggevole anche in mani piccole, leggibile con facilità anche per chi fatica un po' di più.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

ELOGIO DELL'ONESTÀ


Che ne sanno i più giovani di Mani Pulite? Ovviamente non mi riferisco ai bambini, ma ai ragazzi e alle ragazze più grandi, che frequentano la scuola media o le superiori. In ogni caso, la risposta è niente, o giù di lì. E capisco bene come uno dei protagonisti di quella drammatica stagione della vita politica italiana, Gherardo Colombo, senta il bisogno di raccontare e di spiegare, cosa che per altro fa già da anni, andando nelle scuole.
Lettera a un figlio su Mani Puliteè in primo luogo una puntuale ricostruzione storica dei fatti, operata da uno dei protagonisti delle indagini giudiziarie che portarono al disvelamento di un esteso sistema di corruzione e di finanziamento occulto dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Vengono raccontati gli esordi del pool, con Antonio Di Pietro e Piercamillo Davigo, alla procura di Milano, sotto la guida di Borrelli; le diramazioni delle indagini, gli esiti anche drammatici.
Se magari può sembrare anche troppo dettagliato questo resoconto, ci si rende conto con il procedere della narrazione quanto invece sia necessario ricostruire i passaggi che portarono agli arresti di noti personaggi della politica e della finanza. Col il risultato ultimo di determinare la parziale e momentanea uscita di scena di un intero ceto politico. Alcuni partiti furono letteralmente spazzati via dall'ondata di arresti e dallo scandalo conseguente.
Il secondo aspetto è, secondo me, ancora più interessante, perché nel raccontare le difficoltà incontrate, i depistaggi e le delegittimazioni, si arriva a definire un bilancio, a confermare una scelta, quella del rispetto della legge, all'apparenza smentita dai fatti.
Se l'entusiasmo e l'appoggio popolare si sono via via esauriti, a partire dal '94, quello che è seguito non è stato altro che una prosecuzione con altri mezzi dello stesso sistema corruttivo. E la cronaca recente ha mostrato quanto la corruzione sia penetrata nel sistema economico e politico italiano. Quanto pervada, in alcuni casi, ogni aspetto della cosa pubblica.
Dunque il messaggio della legalità, del rispetto delle regole, quel La Legge è uguale per tutti sono principi definitivamente sconfitti? Non posso e non voglio crederlo. Continuo a pensare, come credo faccia ancora l'autore, che la nostra ostinata resistenza, la denuncia del malaffare, il rifiuto di ottemperare alle leggi non scritte delle mafie e combriccole di varia natura, siano l'unico modo a nostra disposizione per riaffermare la nostra dignità, la dignità del nostro onesto lavoro. Senza questo, consegneremmo alle nostre figlie, ai nostri figli un'eredità negativa, senza speranza.
Quindi il ricordo, la storia, le connessioni che permettono di denunciare chi sapeva e non ha fatto, sono elementi indispensabili per la ricostruzione di una coscienza civile. A partire dai più giovani.
Per questo motivo invito non solo i ragazzi e le ragazze, ma anche i genitori e gli insegnanti a leggere questo piccolo, denso e importante libro.
Leggere per ricordare, leggere per spiegare.

Eleonora

Lettera a un figlio su Mani Pulite”, G. Colombo, Garzanti 2015


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

ROMPERE IL GHIACCIO

Le invenzioni anti-freddo di Stína, Lani Yamamoto (trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Stína non sopporta il freddo. Non mangia il gelato, non tocca il metallo e non indossa mai una gonna senza i collant e i calzettoni fino sopra il ginocchio.
D'estate, per Stína è facile evitare le piscine e la brezza fresca della sera, ma l'unico posto in cui si sente davvero al sicuro da ogni possibile colpo di freddo è nel letto, sotto il suo grande piumone bianco."

Stína è freddolosa. Molto freddolosa. Appena vede che il suo respiro si trasforma in una nuvoletta capisce che è arrivato il momento di chiudersi in casa. Con una buona organizzazione preventiva, può permettersi per tutto l'inverno di non aprire la porta. Le sue giornate cominciano sotto il piumone bianco con una ciotola di avena bella calda e finiscono sempre sotto lo stesso piumone a guardare la luna piena dalla finestra. Stína, nella sua tiepida solitudine, non si annoia mai e progetta sempre nuovi marchingegni che la tengano lontana dal freddo. Lunghi bracci meccanici per prendere il cibo dal suo frigo double face, babbucce con borse dell'acqua calda per tenere tiepidi i suoi piedi. 

E' talmente presa a progettare sistemi anti-freddo che non si accorge di ciò che sta capitando fuori dalla finestra di casa sua: due bambinetti stanno giocando nella neve. Passano i giorni e finalmente Stína si accorge di loro e si incuriosisce del fatto che loro riescano a resistere al gelo dell'esterno. Nello stesso tempo però, il piumone da cui non si separa mai è diventato così pesante sul suo corpo che a lei non rimane che 'soccombere' e cadere in un sonno profondo, che ha un po' il gusto di un solitario letargo....
Quando qualcuno bussa alla sua porta lei si sveglia, va ad aprire e, in un turbine di neve, qualcuno entra nella sua casa o, per meglio dire, nella sua vita.


Il freddo come metafora della solitudine attraversa il libro di questa autrice islandese. La continua ricerca di rimedi da parte di Stína che le evitino il contatto con il gelo, non sono altro che distrazioni che lei mette di fronte a se stessa per evitare il confronto con il mondo esterno. Stare in mezzo agli altri non è sempre facile, soprattutto se si è un po' timidi. Questa ragazzina sempre intabarrata e avvolta nel suo inseparabile piumone bianco un giorno decide di aprire la porta e il vento gelido le paracaduta dentro due ragazzini venuti dal freddo. Waffels e cioccolata calda per tre?


Il ghiaccio è rotto, è proprio il caso di dirlo. I tre sono subito amici e, scambiandosi complicati progetti, mettono in comune i loro giochi.
Quando è il momento di andarsene Stína percepisce il freddo che cala di nuovo su di lei. il ragionamento è presto fatto: in una casa scaldata dal fuoco di un camino si può sentire un gran freddo, mentre fuori, nella neve che fiocca, si può sentire un gran caldo, se si è insieme.
La soluzione è lì a portata di mano ed è in perfetto stile Stína.
Diverso fin dal tatto, questo Le invenzioni anti-freddo di Stína, si presenta insolito nel disegno, nella paletta di colori invernali con cui è colorato, nell'atmosfera piuttosto 'glaciale', data dal grande bianco che dilaga sulla pagina, dal tipo di lettering, dalla costruzione del testo fatto di frasi brevi e da dialoghi ridotti al minimo. In un continuo spostamento di piani narrativi, l'occhio segue il richiamo verso l'infinitesimale, che è contenuto nei grandi fogli azzurri dei progetti di quella ragazzina sola e infreddolita. La precisione del disegno in bianco visibile nelle macchine di Stína si ritrova nella precisione di pattern a china nera, quelli del tessuto a maglia, delle impunture del piumino, persino dei fiocchi di neve.
Va da sé che questo libro che arriva dall'Islanda non è passato inosservato, ricevendo una nomination nel 2014 dal Nordic Council Literature Award.


Ideale lettura da fare sotto le coperte per difendersi dalla sciabolata di freddo che ci investirà nei prossimi giorni.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

 A CONTARE QUEL CHE RESTA


Sicuramente ricordate il bell'illustrato di Anthony Browne Un gorilla. Un libro per contare, di cui ho parlato qui. A prima vista Animali selvaggi. Ritratti di animali a rischio d'estinzione, con i testi di Katie Corton e le belle immagini di Stephen Walton, sembra seguire lo stesso percorso, ovvero proporre un raffinato libro per contare, che enumera la prima decina, illustrandola con le immagini di animali selvaggi. Invece, come spiega nella sua introduzione Virginia McKenna, fondatrice della Born Free Foundation, la numerazione vuole indicare, per fortuna solo metaforicamente, quel che resta dell'immenso patrimonio faunistico che solo un secolo fa arricchiva il nostro pianeta.


E se anche non siamo ancora costretti a contare i leoni, o le zebre, sulle dita di una mano, il concetto è chiaro: la distruzione degli habitat, la caccia indiscriminata e il commercio illegale indicano un percorso che se lasciato a se stesso non può che portare molte specie al limite dell'estinzione.


Il messaggio è decisamente forte: e se ci fossero rimasti rimasti solo due gorilla o solo sette lupi etiopi o tre tigri...La sua efficacia è data anche dal lavoro di Stephen Walton, un artista autodidatta, dalla rapida carriera, che alterna disegno e fotografia, soprattutto di tipo naturalistico; è un vero virtuoso del carboncino, come si vede da questo videoWalton realizza una galleria di ritratti, tutti molto accurati e realistici, che non concedono niente all'umanizzazione o alla descrizione più vasta degli ambienti; niente colore, solo una bellissima gamma di grigi per individuare quel soggetto, con le sue grinze, le cicatrici, le strisce diverse una dall'altra, dimostrando che ciascuno di questi animali è di per sé unico, irripetibile. E se è unico il singolo animale, cosa si può dire di una specie che rischia di scomparire?


L'intento degli autori è chiaro: sottolineare come ci siano scelte necessarie, non procrastinabili, per preservare preziosi habitat naturali e le popolazioni animali che li abitano. Non a caso i proventi del libro sono destinati alla Born Free Foundation, che come altre fondazioni e associazioni internazionali assolve il compito di sostituirsi alle politiche dei governi locali e alle difficoltà di prendere decisioni globali in un mondo più che mai frammentato e diviso. E tragicamente pervaso da guerre e conflitti, che sembrano voler cancellare qualsiasi speranza di futuro.


La sequenza di immagini è certamente efficace e se si vuole approfondire lo stato delle diverse specie, c'è un'appendice in fondo al libro che documenta le effettive condizioni di quelle rappresentate nelle immagini; sono anche presenti link relativi alle diverse organizzazioni internazionali che si occupano di salvaguardia dell'ambiente, tutto per cercare di coinvolgere i più giovani in un approccio più consapevole al mondo degli animali e della natura in generale.
Adatto per i giovani naturalisti, dai sette anni in poi, ma anche ai giovani artisti, che vogliano saperne di più del disegno e delle sue molteplici espressioni.



Eleonora

“Animali Selvaggi. Ritratti di animali a rischio di estinzione”, K. Cotton e S. Walton, La Margherita 2015


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

GRUPPO DI FAMIGLIA 

Quattro ragazzi per due papà, Dana Alison Levy, (trad. Aurelia Martelli)
EDT Giralangolo 2015



NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Eli sedeva sugli scalini di legno della veranda, pigiato tra i fratelli, mentre papà Jason armeggiava con la macchina fotografica. Alla sua destra sedeva Frog, il più piccolo che fremeva di eccitazione. alla sua sinistra i due fratelli più grandi, tutt'altro che entusiasti. 'Scatta. 'Sta. Foto' grugnì Sam a denti stretti. Evidentemente la sua pazienza per il rituale della Foto del Primo Giorno di scuola si era esaurita, ora che stava per cominciare le medie."

Gruppo di famiglia in un esterno. Quattro fratelli, dai 6 ai 12 anni, tutti adottati e provenienti da diversi angoli del mondo. Loro sono i giovani Fletcher, e qui sono ritratti in uno dei tanti rituali di questa movimentata famiglia, che prevede anche due padri, un gatto e un cane. A vederli non sembrano fratelli, tranne per il particolare delle ginocchia sempre verdi di erba. Vivono in una bella villetta alla periferia di una cittadina di provincia con il mare vicino (è importante avere il mare vicino...) e oggi sono tutti schierati ai blocchi di partenza per il loro nuovo anno scolastico. Frog (all'anagrafe Jeremiah, ma nessuno lo chiama mai così), il più piccolo, un fisico da quattrenne e una volontà da seienne al quadrato, non vede l'ora di cominciare la sua nuova avventura. Eli, esile e biondino, geniale a tal punto da voler frequentare una scuola per ragazzini superdotati, è un po' tremante all'idea dell'impegno che lo aspetta. Jax, sempre all'ombra del suo fratello grande Sam, di cui coltiva il mito, ha davanti a sé un anno difficile perché il suo amico del cuore ha deciso di tenerlo a distanza e un compito scolastico piuttosto impegnativo lo attende al varco. E in ultimo c'è lui, Sam che in questo nuovo mondo della scuola media scoprirà un suo talento, una nuova passione e una inaspettatata determinazione nel perseguirla.
Questi sono i piccoli Fletcher. Le quasi trecento pagine di questo romanzo sono occupate da loro. Gli adulti si muovono ai margini o, per meglio dire, nel back stage. Dei due padri, Jason e Tom, sappiamo poco, ma li conosciamo attraverso il regolamento che hanno stabilito per governare questa piccola comunità in crescita. Il misterioso e burbero vicino di casa, il signor Nelson, scompare spesso dietro la porta di casa sua e il più delle volte, sbattendola in faccia ai suoi vicini. Le zie, meravigliose, vanno e vengono: sono meteore luminose. Dunque tutto il tempo sono loro, i quattro ragazzi Fletcher, a prendersi la luce della ribalta. La loro quotidianità fatta di sport, ricerche scolastiche, amicizie che nascono o che sembrano finire, amici reali e immaginari, paure, conquiste, insicurezze, ingenuità, sincretismi religiosi, campeggi autunnali, in sintesi è il felice racconto del loro stare insieme in armonica e rumorosa baruffa.

Quattro ragazzi per due papà ha due grandi forzee una lieve debolezza.
La sua forza consiste proprio nel racconto complesso, attento e sensibile di quattro diverse infanzie, raccontate - e qui sta la bravura della Levy - nel loro intrecciarsi, ma soprattutto nel loro essere prese singolarmente come diversi gradini di un unico percorso di crescita. La scelta di raccontare gli entusiasmi di un ragazzino di 6 anni, le prime insicurezze di due ragazzini di 10 anni, seppure molto diversi tra loro, e la nascente consapevolezza di sé di un ragazzo di 12 anni, è una scelta complessa coraggiosa che ha meritato, evidentemente (si leggano le due pagine di ringraziamenti dell'autrice), una lunga gestazione e un approfondito lavoro di analisi psicologica, di limatura dei testi e di ricerca di equilibri nella costruzione del plot. Quest'ultimo è l'altro grande pilastro su cui poggia il libro: convincente, mai incongruente, mai ripetitivo, coerente nei personaggi e divertente nel susseguirsi delle azioni e dei dialoghi, davvero esilaranti (e qui va anche il plauso alla traduttrice italiana).
L'incrinatura, la lieve debolezza, sta invece nel titolo scelto per l'edizione italiana. Testimonia una, purtroppo, diffusa esigenza di dover dire/dichiarare/spiegare tutto e subito. Penso che sarebbe stato meglio non dichiarare fin dal titolo la omogenitorialità di questa famiglia, non per nasconderla (e magari puntare a un pubblico anche di meno vedute meno larghe), ma per renderla 'normale', così come accade in tutte le pagine del libro. Tom e Jason sono due padri grandiosi, così come lo sono le due madri di Coccinella Li che arrivano in fondo al racconto, ma non c'è nemmeno una riga che alluda ai perché e per come del loro essere genitori dello stesso sesso insieme.
Credo che la costruzione del pensiero di un giovane individuo (anche di uno adulto, in verità) passi attraverso la presa di coscienza che è normale che al mondo coesistano vari e diversi modi essere, di sentire e di amarsi. Trovare un titolo più fedele all'originale, The misadventures of the Family Fletcher, sarebbe stata una scelta più coerente, più coraggiosa, più condivisibile e, a mio modo di vedere, più efficace per la causa comune.

Carla

Noterella al margine: un po' di link interessanti su autrice e libro




FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

ZIA MALEFICA

Dopo il successo di Nonna gangster, David Walliams ritorna con un personaggio veramente cattivo, proprio malefico: zia Alberta è avida, ma ha il vizio del gioco e quando il gioco è quello delle 'pulci' si può immaginare cosa possa succedere. La protagonista di Zia Malefica,infatti, ha dilapidato l'intero patrimonio familiare, di cui è rimasta solo la magione di famiglia, la Saxby Hall.
L'unica erede, a parte la diabolica zia Alberta, è Stella, una ragazzina di dodici anni che si risveglia dopo un lungo coma, dovuto a un tragico incidente di macchina, nel quale sono periti i suoi genitori. Si ritrova completamente avvolta in un mare di bende e accudita dalla terribile zia e dal suo terrificante Gufo delle Montagne Bavaresi, di proporzioni gigantesche.
La piccola Stella cerca subito di sfuggire alle attenzioni della zia, che vuole a tutti i costi obbligarla a firmare la cessione della villa di famiglia. A seguito dei suoi tentativi di fuga, Stella viene rinchiusa nella carbonaia, dove conosce il fantasma di un piccolo spazzacamino, che da tempo infesta il palazzo. Col suo aiuto tenterà più volte di fuggire per chiedere aiuto, sempre ripresa dall'implacabile zia e dal suo onnipresente gufo.
Tutto sembra perduto, ma, mentre la zia malefica svela il suo crudele piano, che ha mietuto già diverse vittime, un suo alleato insospettabilmente si ribella e cambia il corso della storia.
Non posso dire di più del finale, che ovviamente non può che essere lieto.
Ancora una volta Walliams riesce a costruire un meccanismo perfetto di azioni concatenate in un ritmo travolgente, in cui la piccola protagonista, dal carattere incrollabile, riesce a mala pena a districarsi. Molta azione, quindi, e un personaggio, quello della zia, che non nasconde alcun lato umano, anzi, a ogni passaggio si svela più cattiva e grottesca. Un personaggio veramente indimenticabile, ossessionato dall'incontenibile avidità e dalla passione per i giochi più assurdi, esperta di gufi di tutti i tipi, coltivatrice clandestina di piante velenose e tossiche. Per quanto Stella, con l'aiuto del piccolo fantasma, le tenti tutte per arginare il genio criminale della zia, non riesce mai a raggiungere le vette della sua diabolica malvagità.
Tony Ross, l'illustratore che già in altre occasioni ha accompagnato i racconti di Walliams, riesce anche qui a rendere l'assurdo e il grottesco che caratterizzano queste pagine. Sembra di vedere quasi, ma solo quasi, l'intesa perfetta fra le storie di Roald Dahl e il suo illustratore, Quentin Blake. Valida anche la traduzione di Simone Barillari, che riesce a rendere le assonanze e i giochi di parole che costellano la narrazione.
Dunque, si ride molto, perché si viene continuamente travolti da situazioni assurde, da elenchi strampalati, da entrate in scena senza senso, da trovate imprevedibili. Il lieto fine è scontato, perché in queste storie non può essere altrimenti, ma non è banale, con un giusto invito ai giovani lettori e alle giovani lettrici a non perdere la magia dell'infanzia.
Lettura esilarante per bambine e bambini a partire dai nove, dieci anni.

Eleonora

“Zia Malefica”, D. Walliams, L'Ippocampo junior 2015


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

GLI SQUALI NON DORMONO MAI
Breve storia di un lungo cane, Henry Winkler, Liv Oliver, Giulia Orecchia
(trad. Sante Bandirali)
Uovonero 2015


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Nel momento esatto in cui Emily si è seduta sulla sedia, Katherine ha fatto schizzare fuori la sua lunga lingua e si è fregata l'ultimo pezzetto del mio panino imburrato. Era l'unica cosa che avevo voglia di mangiare. Avevo tenuto da parte quel boccone per affogare il sapore del resto della cena. 'Ehi, Kathy!' ho urlato. 'Molla subito quel panino. E' mio'."

Tanto per capirci, Katherine è un'iguana. Ed è l'animaletto da compagnia di Emily. Emily, a sua volta, è la sorella di Hank. Hank, spero sia risaputo, è quel meraviglioso ragazzino che fa sempre dei grandi pasticci con le lettere e con i numeri, che ha una memoria che spesso fa cilecca e che per organizzarsi un po' le idee confuse fa liste su liste.
L'occasione del furto del suo ultimo boccone del panino al burro da parte dell'iguana riaccende un annoso problema: Hank vorrebbe tanto un cane tutto per sé. Un cagnetto preso al canile con cui condividere i momenti liberi delle giornate. Non trova giusto che Emily abbia la sua iguana con cui chiacchierare la sera in camera e lui invece debba soffrire così tanto la solitudine.
Ora, il caso vuole che Hank abbia appena preso un inaspettato buon voto a scuola. Questa circostanza può contribuire ad aumentare lievemente il suo potere contrattuale con i genitori nella estenuante trattativa sul tema 'cagnetto'.
Più per sfinimento, che per convinzione suo padre è sul punto di cedere e stipula un patto tra gentiluomini tra Hank e lui. Se Hank saprà dimostrare e mantenere un rendimento migliore a scuola, loro andranno al canile a scegliere un cane per Hank.
Chiedete a un bambino di prendervi la luna per avere in cambio un cane e quello vi si presenterà davanti tenendola sotto braccio...I miglioramenti a scuola che Hank deve ottenere sono inarrivabili, quasi quanto lo è la luna.
Eppure Hank si mette in moto e utilizza la sua carta migliore per portare a casa buoni voti. Improvvisatosi squalo per la ricerca di scienze, ottiene un bel dieci ed è davvero a un passo dal traguardo. 


Con lo zampino del papà Pete, suo nonno, il cane finalmente arriva: un cucciolo di bassotto piuttosto testone e gran piscione, come vuole la migliore tradizione bassottesca.
Ma come sempre nelle storie di Hank, nulla va mai per la strada più semplice. 


Così anche con Cheerio, nome adattissimo a un bassotto abile nel girare in tondo a velocità supersonica per acchiapparsi la coda, tutto sembra complicarsi.
Riuscirà Hank a convincere i suoi genitori che lui è il miglior curatore di cani di tutto il sistema solare?

La saga di Hank, in alta leggibilità, non perde il suo smalto e, in particolare, in questa sua versione per i lettori più piccoli (la serie si intitola Vi presento Hank e questo è il secondo titolo) appare sempre molto divertente. Se possibile, ancora migliore della prima. Si riconferma la scorrevolezza del racconto, il divertimento puro nella sequenza incalzante dei fatti che accadono, l'autenticità dei personaggi che popolano le storie, i semi di senso che Henry Winkler, dislessico a sua volta, pianta qua e là nel racconto. E penso per esempio al seme che il vecchio Papà Pete pianta nella mente dei lettori quando afferma che nella vita occorre imparare a capire in cosa si è bravi e che da quel momento in poi si può procedere a gonfie vele in quella direzione.
Se sono semi radicheranno, c'è da augurarsi, nelle giovani teste dei piccoli lettori, ma soprattutto in quelle degli adulti che gli stanno accanto.

Carla


Article 1

$
0
0
MAGIA E PASSEUR

Passeur è colui che 'non si accaparra niente e trasmette il meglio al maggior numero di persone'. (Daniel Pennac)


La torta magica è presente in numerosi blog, dove viene peraltro a più voci definita come una ricetta nata in rete. Ovviamente mi ha molto incuriosito il motivo stesso per cui viene chiamata 'magica' e cioè il fatto che con un solo impasto si ottiene un dolce a tre strati sovrapposti: un flan, una crema e del simil pan di Spagna. Devo dire che ero molto dubbiosa sul fatto che riuscisse e invece al primo colpo, 'voilà', era perfettamente uguale alle foto viste e per di più, decisamente buona.
Ne esistono varie versioni, la base è con aroma di vaniglia, ma si può fare anche con cioccolato e con caffè e probabilmente con molti altri gusti, purché permettano di non variare il rapporto tra gli ingredienti secchi e umidi, che capisco essere la base della 'magia'.
Quindi ora, interpretando alla lettera il ruolo di passeur di questo blog, ve la ripropongo, per l'occasione nella versione al caffè.

Ingredienti
115 gr farina 00 (in genere evito di usare la farina così raffinata, ma dato che per questa ricetta pesi e consistenze sono fondamentali ho seguito alla lettera le indicazioni trovate)
150 gr zucchero semolato (e non di canna per lo stesso motivo di cui sopra)
125 gr burro
500 cl latte intero
4 uova
1 caffettiera moka da una tazza di buon caffè piuttosto ristretto
1 cucchiaio di succo di limone
cacao amaro in polvere per la finitura
sale, acqua.

Accendete il forno in tempo utile per averlo pronto alla temperatura di 130 gradi appena avrete finito di preparare l'impasto.
Fate fondere il burro, senza farlo friggere, lasciatelo raffreddare e preparate il caffè.
Dividete i tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve non troppo ferma. Quando saranno bianchi aggiungete un cucchiaio scarso di succo di limone e continuate a sbattere ancora per qualche minuto.
Lasciate da parte gli albumi e riprendete i tuorli, uniteli allo zucchero e montateli con una frusta elettrica per almeno dieci minuti. È necessario che lo zucchero e le uova si emulsionino insieme creando una crema chiara e liscia. Unite tre o quattro cucchiai di caffè e continuate a montare ancora per almeno un minuto.
Aggiungete una presa di sale e il burro continuando a montare con la frusta a bassa velocità, e successivamente senza frusta, anche la farina setacciata, girando accuratamente per non far formare grumi. Mettete ad intiepidire il latte e aggiungetelo all'impasto insieme a ciò che vi è rimasto del caffè, mescolando bene.
Per ultimo, unirete anche gli albumi, mescolando delicatamente per non smontarli.
Nell'alchimia che farà la magia c'è anche la dimensione della teglia che deve essere di 20x20 cm, foderata di carta da forno fatta ben aderire alle pareti.
Se, come me, non avete una teglia quadrata di questa misura potete utilizzarne una rotonda di 23 cm di diametro (se fate i conti delle superfici vedrete che si equivalgono).
Cuocere in forno già caldo a 130 gradi per 70 minuti, se ventilato, a 150 per 80 minuti se statico. La superficie della torta deve essere ben dorata.
Estrarre e lasciare raffreddare bene, dopodiché coprire con una pellicola e mettere in frigo per almeno per due ore. Ora potete tagliarla a cubotti (con una lama liscia, lunga, affilata e meglio ancora se bagnata) e verificare se la magia è riuscita.
Prima di servire cospargere con un leggero velo di cacao.
Conservare in frigo per 2/3 giorni. Può essere congelata.


Gabriella

FAMMI UNA DOMANDA!

$
0
0

IMPARA L'ARTE, FACENDO


Mi è già capitato, recentemente, di raccontare un giardino, quello di Monet, nella versione data da Pia Valentinis e Giancarlo Ascari; ora, di colore in colore, approdiamo a Il Giardino di Matisse, un opera realizzata per il MoMA di New York da Samantha Friedman e Cristina Amodeo. La versione italiana è pubblicata da Fatatrac e mostra quel particolare aspetto dell'arte di Matisse rappresentato dal collage. 

Nella finzione narrativa si immagina il pittore francese alle prese con un uccello bianco ritagliato nella carta e poi accostato ad altri elementi, foglie, rami. Dalle piccole dimensioni alle grandi dimensioni, dal bianco ad una vasta gamma di colori puri, nei più vari accostamenti. Ecco che intorno al pittore si ricostruisce un giardino immaginario, multicolore, in cui le forme si sono affrancate dal realismo e costituiscono degli oggetti in sé. Per raccontare i diversi aspetti di questa tecnica, all'apparenza molto facile, nel libro si riproducono in grandi pagine otto opere di Matisse. Le illustrazioni sono realizzate tutte con la tecnica del collage.
Semplice, chiaro, direi contagioso nel rendere evidente il processo artistico che porta da una modalità all'altra, questo libro è un bell'esempio di didattica dell'arte che coniuga un buon testo divulgativo e delle immagini coinvolgenti.

Ma se si ha voglia di farsi coinvolgere, come non pensare alla mitica collana Pi.P.Po., di Topipittori, che propone, in questo scorcio di fine anno, Occhio al mosaico, di Francesca Zoboli e Marta Sironi.
Il mosaico si presta bene, nella forma appunto del papier collé, alla riproduzione didattica. Ecco, quindi, le autrici proporci frammenti, particolari, di mosaici presi ai quattro angoli del globo, alternati a pagine colorate che i bambini dovranno ridurre a tessere da accostare le une alle altre nei disegni incompleti o su disegni propri, sperimentando così il senso di profondità, le sfumature e i contrasti di colore. Bella la gamma cromatica proposta e le sfumature che si possono ottenere affiancando le diverse tessere. Come nei precedenti, mi sembra sacrosanto l'invito a utilizzare Google per vedere la riproduzione integrale delle opere citate e la visita al museo come ultimo approdo di una ricerca divertente e istruttiva, che vede come primo passo proprio il fare.

Questa collana meriterebbe una visibilità ben maggiore nelle librerie e direi l'uso obbligatorio nelle scuole.
Ma se tutto questo non vi dovesse bastare, ecco la proposta di fine anno di Franco Cosimo Panini editore: nella collana Guarda che artista!, di Patricia Geis, arriva Vincent van Gogh.

La struttura del libro appare più tradizionale: il centro della narrazione è la vita del pittore, soprattutto il periodo trascorso ad Arles, il rapporto con il fratello Theo e con Paul Gauguin, i momenti felici e la disperazione. Ma la realizzazione è, come nei titoli precedenti, estremamente accurata e ricca di sorprese, con pop up, animazioni, libretti che si aprono per approfondire un aspetto citato nel testo; alla fine è possibile costruire un modellino della famosa stanza della casa di Arles, ben raccontata da Rosetta e Margherita Loy in La cameretta di van Gogh. Il giovane lettore non si annoia mai, anzi, ogni pagina è ricca di spunti e di belle immagini.

Tre libri con approcci diversi, ma con una visione moderna, stimolante, della didattica dell'arte, costruiti con cura, con una grande qualità visiva e uno sforzo di fedeltà agli originali. Impaginazione perfetta e testi agili, ma precisi, ne fanno degli ottimi strumenti didattici, utili non solo nell'utilizzo scolastico, ma soprattutto come supporto alle sperimentazioni artistiche che tanti bambini e tante bambine amano fare.
Nutrire la loro creatività con libri belli, ben fatti, stimolanti e creativi mi sembra un buon modo per proteggerla dalla banalità delle immagini stereotipate con cui sono bombardati, anche nostro malgrado.

Eleonora

“Il Giardino di Matisse”, S. Friedman e C. Amodeo, Fatatrac 2015
“Occhio al Mosaico”, F. Zoboli e M. Sironi, Topipittori 2015
“Vincent van Gogh”, P. Geis, Franco Cosimo Panini 2015



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

$
0
0

LA FENOMENOLOGIA DELL'UMANO

L'uomo bonsai, François Roca, Fred Bernard (trad. Francesca Del Moro)
Logos 2015



ILLUSTRATI PER MEDI (dagli 8 anni)


"Le radici dell'albero affondavano nelle viscere della nave e da tempo avevano sollevato e bucato assi e travi. I rami avevano strappato i pennoni, reciso le sartie, e si slanciavano verso il cielo, immensi. Io mi interrogavo in silenzio.
'Eccovi finalmente! Benvenuti, chiunque voi siate!' disse l'albero."

Un veliero fantasma, dal cui scafo deserto e inanimato si innalza il tronco possente di un albero secolare. Una nave arborescente. Questo è quello che si presenta agli occhi increduli dell'equipaggio del Narvalo. È la mattina del 24 aprile del 1894 quando il capitano O'Murphy con due suoi uomini sale a bordo del veliero per cercare di capire.
Un albero che da più di duecento anni cresce nel mezzo di una nave e naviga solitario per gli oceani. Un albero parlante.
Questa, la sua storia. 


Al principio di tutto c'era Amedeo il vasaio che, contro la sua volontà, fu imbarcato su una nave mercantile. Assalita dei pirati, la nave venne affondata e pochi si salvarono. Amedeo era fra questi ma per lui non fu una fortuna aver salva la vita perché dopo poco fu abbandonato su un'isola deserta, la cui unica ombra era data da un grande albero cresciuto nel suo centro. E proprio da quest'albero, o meglio da un suo seme che radicò sulla testa di Amedeo, ebbe origine la lenta ma inesorabile metamorfosi di un uomo in albero. 


Cresciuto lentamente e curato da esperti potatori cinesi, l'albero sulla testa di Amedeo, con il passare del tempo si impadronì di tutto il suo corpo e così il destino umano di Amedeo si fuse con quello dell'albero. Amedeo ne guadagnò l'altezza, la forza, la resistenza a ogni ferita e attacco, a tal punto da diventare temuta polena della giunca cinese e leggenda dei mari.
Resistente e invincibile, Amedeo incontra sulle sue rotte il pirata che lo aveva abbandonato sull'isola e la vendetta nei suoi confronti è esemplare.


Tuttavia la sofferenza di questa creatura, metà albero, metà uomo non sembra cessare. La lenta metamorfosi del suo corpo implica per lui sempre maggiore fatica nel movimento. I marinai cinesi, che se ne sono presi cura fino a questo momento, capiscono che il suo destino è segnato, così allestiscono per lui una nave tomba, riempiendola di terra fertile e piantandovi il suo corpo fino all'altezza del collo, lo lasciano andare alla deriva per il suo ultimo viaggio.
Ed è così che la metamorfosi si completa: dell'uomo resta l'anima, il pensiero e la voce, dell'albero resta l'aspetto e la potenza.
Dopo duecento anni di vita e di navigazione sul mare, Amedeo è stanco. Non ha più pensieri, né sogni, ma solo un unico grande desiderio di farla finita. Amedeo cerca la morte attraverso il fuoco, l'unica forza che può sopraffarlo.
Spetta al capitano O'Murphy e ai due della ciurma che lo hanno seguito il compito di appiccare l'incendio.
Nessuno di loro però si accorge che prima di abbandonare la nave in fiamme, dall'albero secolare tre semini rimbalzano sulle loro teste....

I libri di questa coppia di autori si distinguono sempre per la loro potenza immaginativa.
La domanda qui  è: cosa c'è di umano in un albero e cosa c'è di arboreo in un uomo? In questa immagine, la risposta.


Come è accaduto già in passato, le storie che l'uno scrive e l'altro illustra sono delle perfette 'lanterne magiche'. Al loro interno ruotano, illuminate, immagini della fantasia e immagini della realtà in armonica alternanza, come è giusto che sia in ogni marchingegno del genere. Ciò che l'occhio vede e ciò che l'orecchio sente ha il carattere del fantastico, ma in tale girare in tondo di continuo, il magico è nel contempo reale.
Le voci di Bernard e di Roca, in questo racconto di un racconto di un racconto, narrano una storia che prende l'avvio da elementi che posso essere intesi come leggendari o fiabeschi, addirittura epici, ma che poi si rivelano di stringente realismo, di umanissima consistenza.
Anche negli altri libri che li vedono assieme, i personaggi, in una galleria da Wunderkammer, sono creature speciali, ragazzi cui mancano gli arti e cantano con una voce celestiale, marionette che si animano per danzare sul palco dell'Opèra di Parigi, pompieri lillipuziani che diventano sindaci di New York e, ora, uomini che diventano alberi. 
Nel loro essere unici e magici, essi, nel loro sentire, sono nel contempo espressione della sconfinata fenomenologia dell'umano.

Carla

Noterella al margine: l'idea dell'Uomo Bonsai, così come lo vediamo oggi pubblicato da Logos, vide la luce in Francia nel 2003, ma in Italia comparve, come trascrizione a fumetti del solo Bernard, nel 2011.

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

$
0
0

UN'OMBRA DA MASCHIACCIO


Un illustrato con una storia molto lunga, che l'editore italiano Settenove racconta nella sua pagina web: Storia di Giulia che aveva un'ombra da bambinoè stata scritta una prima volta da Christian Bruel nel 1974, altri tempi, altre consapevolezze, e riproposto a più riprese fino all'edizione del 2014 delle Editions Thierry Magnier, con le illustrazioni di Anne Bozellec.
Premetto che nutro una certa diffidenza nei confronti delle storie a tema, con intenti più o meno didascalici. E questa sicuramente non sfugge al limite di piegare gli intenti narrativi all'esplicitazione di una problematica. Devo dire, tuttavia, che la semplicità del testo e la complicità delle immagini rendono fluida la lettura. 

 
Dunque, la storia parla di Giulia, una bambina un po' speciale, che ama comportarsi, a volte, come un maschio: non è vezzosa, le piacciono i giochi in cui allegramente ci si sporca, alla fine si vede riflessa in un'ombra da maschio, una sorta di alter ego, che incarna a modo suo la libertà di essere diversa. Se l'accusa di essere un maschio mancato la umilia, la sua ombra la spaventa. Così fugge, si nasconde al mondo per non essere giudicata e incontra un ragazzino, anche lui in fuga dal giudizio altrui, perché considerato troppo sensibile e femminile. Questo incontro di diversità consente ai due bambini di acquisire la forza di accettarsi per come sono, un po' diversi, ma non più di tanto.


Chiarissimo l'intento direi 'politico': sottolineare il diritto di ciascuno e di ciascuna di essere se stessi, di uscire dagli stereotipi e di declinare la propria femminilità, o maschilità, come meglio crede. Il diritto alla singolarità, all'essere unici e irripetibili. Senza essere ingabbiati in un ruolo che diventa una prigione.
Teoricamente inattaccabile, questo principio incontra infinite difficoltà, poiché viviamo in un mondo fortemente normativo, al di là delle apparenze, che definisce l'appartenenza ad un genere come l'adesione ad un modello di comportamento sociale, orientato consumisticamente. Cosa deve essere una bambina lo decidono prima di tutto i produttori che devono aumentare i consumi, creando bisogni inesistenti. Il potere della marca applicato all'identità dei più piccoli, dei più fragili. Dalle merendine alle scarpe, chi è fuori è fuori.
I luoghi comuni e gli stereotipi sono molto più resistenti di quanto non si possa immaginare: ne è stata prova evidente il livello di dibattito politico degli ultimi venti anni e tuttora, sentendo parlare le testimoni della genealogia femminile, mamme, nonne e bambine, ci sentiamo spesso proiettate nel passato, come ho avuto modo di lamentare più volte.
Che dire: se i maschi sono lontani dall'accettare le proprie sensibilità, le donne lo sono altrettanto nell'accettare le diverse declinazioni della femminilità.


Se, in cuor mio, continuo a preferire Pippi o Lena, devo rendere merito alla piccola Giulia per aver reso giustizia a tutte quelle 'cattive ragazze' che, come la sottoscritta, si sono trovate benissimo a cavallo di due mondi.
Consiglio la lettura condivisa per bambine discole, dai sette, otto anni, insieme a mamme un po' anticonformiste.

Eleonora

Storia di Giulia che aveva un'ombra da maschiaccio”, C. Bruel e A. Bozellec, Settenove 2015


Viewing all 2257 articles
Browse latest View live