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LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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DALLA FIERA (pad. 33)

E tu dove leggi? Géraldine Collett, Magali Le Huche
Edizioni Clichy 2014



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Lucie il suo librino
lo legge sotto il piumino.
A Mariùs
piace leggere in bus.
Paul non è mai stanco
e legge sotto il banco."

Capito, il gioco? Undici bambini dai nomi un po' esotici sono grandi lettori e coltivano la loro passione, leggendo ciascuno in un luogo diverso. Ma la dodicesima bambina, di nome Lorette, sembra non sapere ancora dove accomodarsi in pace a leggere il suo libro sul profumo dei fiori.
La risposta è semplice, chiamandosi Lorette, lei ha in mente di andare a leggere alla....
Lasciamola in pace. 



In rima, spiritoso e raffinato nei disegni che raccontano, tavola dopo tavola, piccoli particolari sui singoli giovani lettori. Può essere letto con una lunga filastrocca e diventare un libro per una lettura interattiva, dialogata.
Magali Le Huche si conferma brava illustratrice, con un gusto per l'ironia che abbiamo già visto nel recente Ettore. L'uomo straordinariamente forte (Settenove) di cui è anche autrice e in Rosa Luna (Edizioni Clichy, 2012) e nel più vecchio Gustavo Super-caribu (Motta Junior, 2010). Mi pare che nel suo modo di costruire l'immagine e di raccontare l'infanzia si inserisca nella scia di autori con Marc Boutavant, l'autore della serie a fumetti di Ariol. Molto francesi e molto divertenti, entrambi!

Extra Yarn, Mac Barnett, Jon Klassen
Walker Books 2012

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)



"Annabelle found a box filled with yarn of every colour. So she went home and knitted herself a jumper.
And when Annabelle was done, she had some exrra yarn. So she knitted a jumper for Mars, too.
But there was still extra yarn."



Questa bambina fece maglioni a tutti, a partire dal suo cane, ai suoi amici, agli animali del bosco, alle macchine alle cassette della posta. E a chi non sopportava proprio i maglioni, fece un berretto di lana. E così quel mondo che prima era tutto grigio di fuliggine, con tutti quei maglioni colorati, migliorò parecchio. Fino a che un torvo e lugubre arciduca non le portò via la scatola con la lana che non finiva mai.
Ma arrivato al suo nero castello, la scatola risultò vuota.
Buttata dalla finestra e caduta in mare, essa cominciò a navigare a ritroso per tornare da Isabelle e nulla poté la maledizione di infelicità scagliatale contro.
È dimostrato che lei rimase una bambina felice, con il suo cane e i suoi molti maglioni colorati.
Jon Klassen, una certezza di qualità. Questo libro ha vinto il Boston Globe Horn Award, il Caldecott Honor, il Zena Sutherland Award, and the E.B. White Read-Aloud Award.Ed è la prima segnalazione che vi facciamo dal padiglione 33, NON DITELO AI GRANDI!
Carla
continua...








FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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DALLA FIERA (padiglione 29
ANIMALI A PEZZI

Di animali si può parlare in tanti modi e anche, metaforicamente, farli a pezzi, osservarne una parte o scomporli e ricomporli per dare vita ad un bestiario immaginario.
Può diventare un gioco stimolante e anche graficamente molto raffinato.

Nel primo libro che vi propongo, Di chi è questa coda?, di Kerstin Zabransky, i particolari degli animali sono lo spunto per un clasicco libro gioco che stuzzica lo spirito d'osservazione dei bambini, che si possono perdere fra le immagini, cercando di individuare i canguri, o le rane o l'unica arancia, persa in mezzo al prato. Il filo conduttore, che ci accompagna da una pagina all'altra, è una coda di gatto, anzi la sua punta.

La struttura del libro gioco è nota, ma in questa versione dell'olandese Clavis sono curate le illustrazioni, l'impaginazione la grafica.
Ma se vogliamo parlare di raffinatezza come ignorare l'ultimo libro della serie firmata dalla magica coppia Pittau e Gervais dedicata ai bestiari, qui dedicato agli animali del mare, dal titolo che è esso stesso un gioco di scomposizione, Nacéo? In Italia abbiamo visto solo uno dei libri di questa serie, pubblicato da Electa Kids.

Misteriosamente, i successivi non sono ancora stati presi in considerazione, nonostante l'universalità del libro, godibile da un bambino come da un adulto. La vera identità degli animali viene nascosta da ombre, occultata da alette che ne riproducono, la corazza, o le squame. Le ultime caleidoscopiche pagine scompongono le immagini degli animali marini, che possono essere ricomposti in vari modi , dal fantastico al verosimile.

Davvero eccellente, un insieme di curiosità e bellezza di rara armonia. Ma nei prossimi giorni ve ne proporremo ancora altri, ancora su questi argomenti, a dimostrazione che anche nel terreno della non fiction o della divulgazione possono nascere libri davvero belli.

Eleonora

“Di chi è questa coda?”, K. Zabransky, Clavis 2014
“Nacéo”, Pittau e Gervais, Les Grandes Personnes, 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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DALLA FIERA (pad. 30)

SUL PLANETA TANGERINA

C'era una volta l'isola, Joao Gomes da Abreu, Yara Kono
Terre di mezzo, 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

Sull'isola viveano gli isolani.
Gli isolani erano alti, bassi, grassi e magri...
erano persone uguali a tutte le altre.
Vivevano in un villaggio con una piazza e un molo, dove erano ormeggiate le barche.
Un giorno una grande nave attraccò sull'isola. La nave proveniva dal continentee con lei arrivarono gli abitanti del continente: i continentali.

Tra isolani e continentali, pochissime differenze che però generano gran curiosità nei primi verso il mondo dei secondi. Per andare a vedere come sia fatto il mondo dei continentali gli isolani 'demoliscono' pezzo dopo pezzo il loro mondo. Per costruire quel ponte che li avrebbe portati di là dovettero smontare montagne, foreste e spiagge.
Il risultato è che gli isolani persero l'isola e mai arrivarono la continente: si stabilirono sul ponte che avrebbe dovuto metterli in comunicazione.


Libro che arriva dal Portogallo, terra di confine per eccellenza. Bell'apologo sulla perenne sete di conquista dell'umanità. Mai contenti, gli uomini non sanno vedere i tesori in casa propria e desiderano sempre quelli dei loro vicini. A costo di distruggere tutto il bello che possiedono, accecati dal desiderio di ciò che non hanno, gli isolani perdono la loro terra e la loro identità.

Olhe, por favor, nã viu uma luzinha a piscar? Bernardo Carvalho
Corre , Coelhinho , corre Bernardo Carvalho
Planeta Tangerina 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

In fiera gli stimolisono molti e spesso si perde lucidità. Oggi al variopinto stand di Planeta Tangerina mi attrae questo libro. È un libro senza parole. Lo sfoglio da sinistra a destra e capisco che è la storia di un coniglio inseguito da un cane ma ci sono alcune cose che non mi tornano nelle tavole colorate e bellissime di Carvalho. Lo risfoglio e continua a sfuggirmi qualcosa, finché mi si avvicina Bernardo in persona e mi chiede se ho capito il libro. Gli rispondo che penso di averlo capito, ma che alcune cose non mi quadrano.
Paziente e paterno me lo spiega. La verità è che non avevo capito che un centesimo di questo bellissimo libro doppio dove due storie molto diverse arrivano da punti opposti per intrecciarsi a metà e poi proseguire. Una lucciola in cerca d'amore (da sinistra a destra) chiede a tutti coloro che incontra se hanno visto un lucciola come lei, dalla parte opposta parte un cane sulle tracce di un coniglio bianco fuggito dalla sua gabbia sul camion (da destra a sinistra).
La grande raffinatezza del libro, oltre alla qualità del disegno dell'ecclettico Carvalho, la si deve all'aver concepito una doppia storia, sullo sfondo di una giungla verde, ombrosa e molto abitata, che vede la compresenza in perfetto contrappunto della felicità finale dei due protagonisti, cane e coniglio, e della malinconica solitudine di partenza della terza protagonista, la lucciola. 


Accanto alla figura non proprio brillante fatta con Bernardo, mi sono portata a casa un gran bel libro!

Carla

continua...

ECCEZION FATTA

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DALLA FIERA 
(dal caffè degli autori, passaggio tra 29 e 30)



Siamo a mercoledì. La fiera non è ancora finita, ma i giochi tra editori, autori, illustratori sono quasi tutti fatti e ognuno di loro intravede la luce in fondo al tunnel.
Quindi non è troppo presto per tirare le somme.
Quali sono i motivi per cui si possa dire che ne è valsa la pena? Primariamente le facce amiche che ho incontrato e l'intervista di oggi a David Almond.
Le facce che ho dato a tutti quei nomi di persone che seguono con attenzione e affetto Lettura candita le porterò con me.
L'intervista condotta con intelligenza da Nicola Galli LaForest a David Almond è la seconda cosa per cui è valsa la pena tutta la fatica bolognese. Densa e, a mio parere, fondamentale.
Io ci provo, a scriverne.
Nicola ammette il suo limite di fronte alla scelta delle domande. Preferisce parlare con David Almond di misteri. Intendendo come misteri quelle suggestioni su alcune icone del pensiero umano che Almond suscita a chi attraversa i suoi libri. E, come in una cerimonia religiosa, i misteri si snocciolano uno dopo l'altro.
Mistero numero uno: l'infanzia come età dell'ibrido. Dell'infanzia Almond parla sempre volentieri perché dei piccoli apprezza il loro essere contemporaneamente due cose: la risultante di intensità e stranezza nel loro sentire e leggere il mondo. I bambini hanno ancora qualcosa di non finito e di indefinito e di questa loro particolarissima condizione ne hanno contezza precisa. Cosa che li rende unici. In loro, nei piccoli, follia e serietà convivono e hanno valore equivalente. L'infanzia per Almond è proprio sinonimo di questa combinazione di nature diverse.
Mistero numero due: il vedere oltre. E i bambini sono maestri indiscussi nel credere.
Spesso nei personaggi infantili di Almond albergano assolute certezze anche su cose che agli adulti paiono invisibili e inspiegabili. I bambini vedono oltre. Uno dei vantaggi dello scrivere per loro sta nel fatto che un adulto possa prestarsi a leggere il mondo da questa insolita prospettiva. Ad Almond non deve essere risultato difficile, se con tutta naturalezza ci racconta che il personaggio ibrido di Skellig lo ha sentito parlare nella sua testa per lungo tempo prima di cominciare a scriverne. La serietà con cui lo afferma è la stessa serietà con cui i suoi personaggi affrontano il mondo. In questo senso occorre allinearsi a Mina, la quale afferma quanto il sarcasmo sia inutile per poter dialogare con dei ragazzini. I bambini sono 'una cosa' molto seria.
Mistero numero tre: il senso della parola scritta e di quella detta. Già da un bel po' Almond ronza intorno a questo tema. Billy Dean è forse il personaggio che meglio rispecchia questo ambito di esplorazione, ma non è il solo. Dopo un day after non meglio spiegato, questo ragazzino si pone come obiettivo quello di imparare di nuovo a leggere e a scrivere. Ma David Almond necessariamente lo deve fare con lui. Ripescando dal proprio vissuto emotivo nei primi giorni di scuola alle prese con l'apprendimento di una nuova lingua scritta, Almond gioca con il linguaggio e fa parlare il suo sgrammaticato personaggio, in modo tale da creare quella potente emozione che si provaverso una lingua scritta e orale, nell'atto di impararla per la prima volta. La lettura di questo romanzo, faticoso al principio a causa di una scrittura volutamente sgrammaticata, ha quasi funzione catartica nel lettore, perché, dopo un primo impatto, la sensazione è quella di un processo di apprendimento tutto nuovo di una lingua. Potenza della scrittura.
Mistero numero quattro: What are you looking for?
Ma questo sarà argomento del post di domani.

continua...

Carla

noterella al margine: do per scontato che i libri di Almond siano patrimonio acquisito per chi legge. In caso contrario, consiglio di mettersi rapidamente in pari.




ECCEZION FATTA

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DALLA FIERA
(dal caffè degli autori, passaggio tra 29 e 30)

II e ultima parte


Riprendo da qui.
Mistero numero quattro: What are you looking for? Di che cosa sei in cerca?

Tutti i libri di David Almond sono legati tra loro da un filo rosso comune. È un po' come se in essi ogni volta si aprisse una porta dalla quale è visibile un libro precedente. È un po' come se i singoli libri fossero parte di un villaggio che ha al suo interno una unica piazza centrale. Tutto converge, tutto ritorna.

Effettivamente, conferma Almond, nel libro Contare le stelle c'è un capitolo dedicato a quello che può considerarsi il centro del mondo. In quel caso si è trattato del suo centro del mondo che corrisponde alla sedia della sua cucina, su cui, a undici anni, sedeva. In tal senso i libri di Almond sono una vera e propria mappa dell'immaginario e i personaggi che li abitano sono quasi tutti legati e connessi tra loro, a formare una trama che converge in un unico punto: quella sedia, quella cucina e quell'infanzia. La sua.

Mistero numero cinque: la vita e la morte. In molti dei suoi romanzi il tema compare e spesso i suoi personaggi li vediamo in azione mentre giocano a fare Dio, agendo sulla vita o sulla morte di oggetti, e talvolta, come nel caso del Grande gioco, di persone. Per esempio in Billy Dean è emblematico in tal senso ciò che accade in quella vasca da bagno piena d'acqua. Uccidere tutti i propri giocattoli e salvarne solo uno è segno di una riflessione sul desiderio di un bambino di essere creatore di mondi.

Forse la radice di tutto questo deriva da una forte formazione cattolica dell'autore che confessa aver prima molto amato la religione e la religiosità ad essa connessa, poi, verso gli undici dodici anni, di averla odiata. Solo da adulto Almond si è accorto che forse la soluzione di questa visione da parte di un ragazzo stava nell'accettare con serenità la propria religione.

E così è stato: solo da quel momento si è potuto permettere la nascita di molti dei personaggi e il gioco con la storia della Genesi.

Mistero numero sei: il fascino del limite. Il limite, inteso come confine da non superare, è sempre presente nei romanzi di Almond. Non c'è volta che non compaia una sorta di cartello ideale che invita il personaggio di turno a rispettare la consegna oppure a infrangerla. Se pensiamo ancora una volta a Contare le stelle verifichiamo che il superamento del limite ha un suo senso formativo. Il prete che, interpellato, afferma che contare le stelle diventi peccato dal momento in cui si superi il numero 99 nel contarle, è emblematico. Altrettanto importante è il superamento stesso di questo limite, laddove - per esempio - Billy Dean demolisce un tabù agli occhi di sua sorellina dicendole che se supera il numero cento nel contar le stelle nulla le accadrà.

Questa lettura del tema sembra essere da parte di Almond una ammissione di aver superato il limite, di essere andato oltre nell'atto di aver cominciato a scrivere per bambini. Il limite e il suo travalicarlo è nella natura dell'uomo. Esso non è solo una linea da non oltrepassare ma anche una soglia per andare a vedere cosa c'è al di là. In questo senso il limite e il superamento dello stesso è un tema cardine nella poetica di Almond perché i ragazzi devono sentirsi liberi di andare oltre.

E noi, come le stelle, stiamo a guardare.



Carla

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CROSTATA AL CIOCCOLATO 
con crema all'albicocca

Questa ricetta è uno dei tanti miei esperimenti, fatto questa volta a partire dai biscotti al cioccolato di Lulli, quelli dedicati alla regina dei biscotti. Ricordate?
Quelli erano accoppiati con composta di lamponi e effettivamente facevano molta gola.
Mi hanno fatto venire la voglia di trasformarli in una torta e quindi ne ho tratto ispirazione per preparare la pasta frolla di una crostata in una versione al cioccolato.
La prima torta l'ho fatta con una marmellata ai frutti di bosco, e non era male, ma poi mi è venuta in mente l'abbinamento del cioccolato con la marmellata di albicocche della Sacher, e ho iniziato fare un po' di ipotesi intorno all'idea.
Nell'elaborazione, come motivo ispiratore, ci è entrato anche il lemon curd (per chi non lo conosce è una deliziosa crema fatta con il limone, lo zucchero, burro e uova).
Mescolando e provando il risultato è stato questo qui.



Ingredienti per la frolla

200 gr di farina 00
100 gr di farina di semola
150 gr di burro
100 gr di zucchero
50 gr di cioccolato fondente
30 gr di cacao amaro in polvere
1 uovo
un pizzico di sale

per la crema
330/350 gr di marmellata di albicocche (sceglietene una che non contenga troppo zucchero)
40 gr di maizena
125/150 cl di acqua
1 uovo

Per preparate la pasta frolla, mettete a sciogliere a bagno maria il cioccolato fondente e nel frattempo impastate con le mani le farine con il burro, che avrete sminuzzato a piccoli pezzi, lo zucchero e un pizzico di sale.
Quando l'impasto inizia a compattarsi unite anche il cacao e per ultimo il cioccolato fuso.
Amalgamate bene il tutto, avvolgete nella pellicola trasparente e mettete in frigo per un'oretta.

Nella sequenza delle cose da fare tenete conto che per la preparazione della crema basta un quarto d'ora e che è meglio avere la base della crostata già preparata nella teglia quando la crema è pronta.
Mettete la marmellata in un pentolino con metà dell'acqua e fatela sciogliere e scaldare. Lentamente unite anche la maizena aggiungendo il restante dell'acqua man mano che l'impasto lo richiede, facendo attenzione a sciogliere i grumi.
Lasciate bollire per qualche minuto, spegnete il fuoco e aggiungete il rosso dell'uovo.
Amalgamate bene il tutto e distribuitelo nella base della torta pianeggiandolo con una spatola o un coltello piatto e largo.

A questo punto non vi resta che decorare la crostata come più vi piace, con le classiche losanghe o dando libertà alla vostra fantasia.
Vi accorgerete che la frolla con dentro il cioccolato, da cruda, è più fragile di quella classica e quindi non è semplice tenere intere le strisce che servono a fare le losanghe. Questo è il motivo per cui la seconda l'ho decorata con le stelline...

Gabriella

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IN CERCA DI SENSO
Altre storie a testa in giù, Bernard Friot
Il Castoro 2014



NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"LUI O LEI
Scegliere per ogni verbo il pronome adatto.
Lui/Lei si chiude in bagno. Lui/Leiaccende il neon sullo specchio. Sulla mensola sono allineati, a destra: rasoio, schiuma da barba, lozione dopobarba; a sinistra: rossetti, ombretti, fard, mascara...
Lui/Leiha un attimo di esitazione, poi allunga una mano verso destra..."

E Lui/Lei prende l'occorrente per farsi la barba. E si fa la barba anche se la barba Lui/Leinon ce l'ha. I gesti sono gli stessi che ha visto fare tante volte a suo padre. Poi quella stessa mano si allunga e prende un rossetto, mette le labbra a O per poterselo mettere meglio e ripete quegli stessi gesti che tante volte ha visto fare a sua madre...PoiLui/Lei indossa una cravatta ma anche degli orecchini a clip. Una voce lo esorta dalla cucina: Ale ti vuoi decidere, sì o no? "Decidere? e perché mai: rossetto fard cravatta...No, non si deciderà affatto. E comunque non oggi, non ancora."

Bernard Friot è tornato! Evviva Bernard Friot. Questo è il quarto libro di Histoires pressées, racconti brevi e fulminanti che dal 1998 Friot scrive per i ragazzi francesi e che Il Castoro traduce per il pubblico affezionato italiano.
Riassumo per non sembrare pedante. Pressé ha un doppio significato: stampato e compresso. Sul fatto che siano stampate non mi pare ci sia nulla da eccepire o da spiegare. Ma sul termine compresso, due parole vanno dette. Le 41 storie che compongono questo ultimo libro sono, come sempre, brevissime, al massimo due pagine a stampa.
La scelta di Friot è programmatica. La brevità, congiunta ad un stile semplice ma mai banale, è strumentale per non annoiare e non creare inadeguatezza nei lettori più pigri, ma è anche un sistema per arrivare in modo diretto, fulminante appunto, al nodo delle questioni. Di solito nelle ultime due righe di questi raccontini esplode come una bomba il senso ultimo della storia che spiazza il lettore, capovolge le prospettive e, a ben vedere, è sempre di grande profondità.
Le storie si muovono, come sempre, secondo registri tra loro molto differenti. L'assurdo di un bambino che smette di esistere in un vagone di metropolitana; il nonsense di un vocabolario che parla ad un romanzo mettendo le parole della frase in rigoroso ordine alfabetico; o il gusto amaro del racconto Conta (ambiguo anche nel titolo) in cui compare un bimbetto sull'orlo della fuga da casa per una madre troppo distratta.
Stilisticamente molto caratterizzati, i racconti di Friot sono un pozzo quasi inesauribile di argomenti di riflessione da mettere in comune con ragazzi di varie età. Possono essere letti come esilaranti scenette di vita, ma sono in verità punti di avvio per riflessioni di ben altro peso. Sono un utile esercizio per imparare a leggere al di là delle parole, in cerca di senso.
Personalmente ho 'usato' molte volte Friot per introdurre con leggerezza temi complessi e l'ho fatto anche e soprattutto con ragazzi delle scuole medie. Quest'anno ho tentato l'azzardo di proporlo a una seconda media. Un'età difficile, un'età in cui il silenzio è l'arma usata per combattere il mondo dei grandi. Una classe difficile, ossessionata dalla scuola, con evidenti difficoltà di comunicazione interpersonale e con gli adulti, una altrettanto evidente difficoltà di introspezione. Insomma, un percorso tutto in salita.
Ho proposto loro tre diversi grandi contenitori: storie che avevano a che fare con l'assurdo, storie che raccontavano famiglie disastrose, storie che raccontavano la difficile arte di amare.
La leggerezza e la brevità del racconto di Friot doveva essere modello per le loro narrazioni personali.
A parte uno sparuto nucleo di fuggiaschi e di scettici a vita, e a parte alcune brillanti eccezioni, il risultato che ho ottenuto è stato quello di capire molte delle ragioni del loro malessere. Ma vederli più tranquilli e aperti verso la vita, questo non mi è stato concesso.
Ciò nonostante continuo a pensare che Friot sia un ottimo grimaldello per parlare con i ragazzi del difficile mestiere di crescere.
Fossi un'insegnante aprirei ogni giorno di scuola con una 'pillola' di Friot per parlare con i ragazzi di affettività, di accettazione di sé, di solitudine, di amore, di distacco, di paura, di vita e di morte...


Carla

ECCEZION FATTA

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SPEZZATINO DI DIBATTITI


Komatsu Yumiko
La Fiera di Bologna è anche un'occasione d'incontro con alcuni dei protagonisti del mondo del libro nel nostro paese, che permette di chiarirci un po' le idee su quello che ci sta succedendo. Partiamo da alcuni dati di base; le vendite, per quanto riguarda il settore bambini e ragazzi, nei canali tradizionali sono aumentate del 3% circa; ma, e qui c'è un 'ma' veramente doloroso, è continuata la tendenza negativa evidenziata negli ultimi anni, che vede allontanarsi i ragazzi dalla lettura, almeno dal libro cartaceo. Con la sola eccezione della fascia d'età compresa fra gli zero e i quattro anni, i bambini-lettori fra i 6 e i 10 anni sono passati dal 52% del 2010 al 49% del 2013 e nella fascia fra gli 11 e i 14 anni dal 65% al 57%. Dati sempre di molto superiori alla media nazionale. Ma questo non ci può consolare, come non mi consola il pensiero che nello stesso tempo i bambini abbiano accresciuto il consumo di prodotti digitali, libri compresi.
Se non tutto ciò che è scaricabile dalla rete è un male, consultazione di testi on line, approfondimenti ecc., dubito che la mancata lettura di libri di narrativa sia stata compensata da altrettanti e-book dello stesso genere.
Dunque, anche se il settore cresce, cresce il numero di novità pubblicate ogni anno, cresce l'interesse intorno all'editoria per ragazzi, non riusciamo a coinvolgere maggiormente i lettori di domani.
Proviamo ad incrociare altri dati: la rivista Liber  ha presentato a Bologna i risultati del questionario annuale rivolto a biblioteche e librerie, corredato dall'analisi sulla qualità della produzione editoriale italiana. Per quanto riguarda le classifiche, verranno presto pubblicate sulla rivista on line e chi mi legge sa quanto abbia indicato il pericolo rappresentato da alcuni titoli di grande successo. A me hanno colpito molto alcune considerazioni fatte sul tema della qualità della produzione, così come si evince dall'analisi delle valutazioni dei redattori. Ovvero, data per ovvia la parzialità di un criterio comunque personale, quasi il 50% dei titoli esaminati non rivestiva che poco o nullo interesse, che mi sembra una tragedia; c'è poi un 27% di produzione di 'onesto artigianato', e un restante 23% di libri buoni e ottimi. Con un 50% di libri che vanno dal discreto all'ottimo si potrebbe forse essere contenti, ma se noi incrociassimo questi dati con quelli di vendita vedremmo che buona parte degli acquisti andrebbe a pescare nel vasto mare del nulla oppure, al massimo, nei prodotti di onesto artigianato.
Senza scivolare nell'inutile catastrofismo, vorrei sottolineare due aspetti. In primo luogo una riflessione sulla necessità di elevare il livello della proposta di lettura soprattutto a quella fascia dagli otto ai sedici anni, che oggi mostra un inizio di disaffezione; non si conquistano lettori con libri mediocri, elevare il valore letterario, ma anche visivo, grafico di testi di narrativa e anche di divulgazione mi sembra un obbiettivo che tutti gli editori dovrebbero porsi, invece di inseguire il libro-merendina del momento.
In secondo luogo dovremmo pensare ad accompagnare il lettore, la lettrice con buone abitudini di lettura ad alta voce o di lettura condivisa, per i più grandi, senza paura di affrontare la narrativa 'di genere' o il fumetto, la graphic novel. Un buon libro è un buon libro, una storia appassionante, dei personaggi coinvolgenti, ma anche dei percorsi conoscitivi che accompagnino i ragazzi e le ragazze nel loro percorso di costruzione di sé e delle proprie passioni, sono elementi che si possono trovare nel fantasy come in un classico, nella buona divulgazione come in un articolo di giornale. Dovremmo essere capaci di formare i formatori, soprattutto insegnanti e bibliotecari, ad affrontare nuove sfide e noi stessi librai dovremmo, come dico da tempo, mirare a costruire lettori e lettrici e non accontentarci del mediocre best seller del momento, che lascia uno strascico di luoghi comuni, stereotipi, propensioni consumistiche prive di qualsiasi costrutto.
Il soggetto principale di un investimento culturale di questa natura non potrebbe che essere lo Stato, nelle sue articolazioni centrali e locali, mettendo finalmente al centro dell'offerta formativa a tutti i livelli la promozione della lettura, in qualunque forma la si voglia concepire.

Eleonora

*i dati sono riportati dal rapporto Istat 2013 rielaborato dal centro studi dell'Aie, vedi Il Giornale della Libreria marzo 2014.




LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IL CALZINO ACERBO
Esco così mi perdo, Matteo Razzini, Sonia M.L. Possentini
Edizioni corsare 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Una volta all'anno François Baul decretava il giorno delle pulizie, in cui spolverando sceglieva un oggetto del quale narrare le vicissitudini. Nello stesso giorno, Jean Pierre Trombon usciva dalla soffitta per andare a bighellonare, trombonando a squarciagola.
Questo spolverare non riusciva proprio a capirlo."

Breve antefatto: Baul e Trombon sono due amici di soffitta, di soffitta itinerante. Uno, Baul, ama gli oggetti perduti e dismessi e raccontarne, mentre l'altro, Trombon, fa musica e poco altro, e ascolta le storie che l'amico racconta.
E oggi è giorno di storia, la storia di un calzino spaiato. Fine dell'antefatto.
La storia di oggi è per l'appunto del principe Pedalino. Nato solo, senza il suo gemello, è una vera anomalia nel suo regno e come tale viene considerato: guardato con sospetto persino dai suoi regali genitori, il poveretto decide e di andarsene e di cercare il suo posto nel mondo. Lascia un biglietto con su scritto: ESCO,
COSI' MI PERDO. Non cercatemi e tanti saluti a tutti.
Attraversa la Collina dei Rattoppi ma capisce che non è posto per lui, quindi arriva al Bosco degli Spilloni, altrettanto pericoloso. Quando ormai ha perso ogni fiducia, con l'aiuto di una bolla di sapone, plana finalmente nel posto giusto: davanti ad un bambino che sa vedere in lui ciò che gli altri non erano mai riusciti a vedere. E, nella sua mano, diventa un burattino. Lunga vita a quel calzino!


Una spigolatura: detesto la parola Pedalino. Non riesco neanche a pronunciarla e quindi so per certo che quando leggerò il libro lo chiamerò principe Calzino. Matteo Razzini non si offenderà.
Per i casi della vita questo racconto insieme ad altri capitò tra le mie mani un po' di tempo fa ed era in cerca di futuro, ben lontano dall'essere libro. Di Matteo Razzini mi colpì la scrittura, sempre un po' scritta e un po' parlata. E gli incipit, sempre piuttosto sonori. E questo albo ne è testimonianza, fin dal titolo, che è una dichiarazione di intenti un po' urlata nelle orecchie del lettore, da parte di uno che non si sente amato e capito.
Sebbene la trama non sia sempre agile, la scrittura di Esco così mi perdoè tutta molto musicale, pensata forse per essere letta, o meglio raccontata, ad alta voce su un palcoscenico.

A parte questa piacevole sonorità, credo che ai bambini (ma soprattutto ad adulti un po' dotti) possa piacere anche il continuo richiamo al mondo degli oggetti nel dare i nomi di luoghi e di persone. La collina dei Rattoppi si trova tra la frazione di Spoletta e Ditale, tanto per far un esempio oppure il regno di Calcea, la regina Poulaine o il granduca di Soccus alludono con evidenza al mondo della calzatura fin dalle origini.
Essi agiscono nella lettura come campanellini di richiamo, come colpi di tamburo per guidarti e ricordarti sempre che sei in una storia piena di calzini e di scarpe.
Ma le due ragioni principali che mi fanno apprezzare questo albo sono altre.


Da un lato, per il fatto che io sono un po' come Baul e come lui salvo e colleziono oggetti perché vedo per loro infinite altre possibilità di esistenze, sposo il senso ultimo della storia. E dall'altro sono naturalmente attratta dall'immaginario di Sonia Maria Luce Possentini, la quale mi pare acuta nell'assecondare il tenore 'teatrale', musicale e altisonante di questa storia e lo faccia scoprendo sue nuove vene creative, più colorate e scanzonate del solito. Belle le prospettive e le 'inquadrature', la fisiognomica dei personaggi 'classici', le architetture e i volumi sempre così convincenti e il gusto per meccanica e meccanismi, già visto accennato nell'Alfabeto dei sentimenti. Su tutti poi, il dirigibile di copertina e i tetti della città notturna mi piacciono a dismisura.

Carla


Notarella al margine. Il rebus del calzino verde in una sequenza di calzini arancioni io me lo sono spiegato così: è ancora acerbo!
Sarà ossessione, la mia?

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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RICORDANDO GIORGIO PERLASCA


Nutro sempre una certa diffidenza nei confronti delle storie esplicitamente 'a tema', che raccontano vicende storiche e che vogliono essere in qualche modo esemplari. Rischio che si corre soprattutto nella letteratura per ragazzi, anche perchè in questo caso c'è un evidente scopo educativo.
Il romanzo 'storico'è spesso a rischio di inautenticità o di retorica; qui, però, in L'eroe Invisibile, di Luca Cognolato e Silvia Del Francia, il rischio è stato ben evitato, svolgendo la narrazione sul filo sottile della ricostruzione obbiettiva, ma anche della grande emozione che la vicenda di Giorgio Perlasca può ancora suscitare.
La storia è nota: Perlasca era un commerciante di carni che, durante la guerra, si è ritrovato a Budapest; essendo stato volontario nella guerra di Spagna, godeva di particolare protezione dall'ambasciata spagnola. Nel '44, quando le ultime frontiere dell'umanità sembrano destinate a sbriciolarsi di fronte agli orrori della guerra e della Soluzione Finale, Perlasca utilizza la protezione spagnola per salvare gli ebrei che riesce a far entrare nelle case protette dell'ambasciata iberica. Invece di cercare di mettersi in salvo, l'eroe invisibile mette a disposizione quello che ha, coraggio, sfrontatezza, capacità di mercanteggiare anche con i peggiori personaggi dell'esercito tedesco occupante. Partito l'ambasciatore spagnolo, costruirà un immenso bluff, fingendosi l'ultimo diplomatico rimasto in Ungheria. Sul filo del rasoio, sempre sul punto di essere scoperto, non smetterà, fino all'arrivo dell'esercito russo, di proteggere i poveri disperati che avevano trovato rifugio in quelle case. Perlasca fu rintracciato alla fine degli anni ottanta da alcune superstiti, che resero nota questa vicenda, tanto che nel Giardino dei Giusti c'è un albero che porta il suo nome.
E' possibile raccontare l'orrore, rispettando la sensibilità dei ragazzi? E' possibile farlo senza nascondere la sostanza di quell'orrore, la soluzione finale, le deportazioni, i rastrellamenti, le esecuzioni sommarie e tutto il contorno di crudeltà e di disperazione? Mi sembra che Cognolato e Del Francia ci siano riusciti, scegliendo uno stile asciutto, non retorico, descrivendo il minimo indispensabile che renda però conto del Male assoluto che nella Seconda Guerra Mondiale ha avuto modo di prendere forma evidente.
Ovviamente è una lettura che richiede una certa maturità e anche qualche nozione storica, quindi lo consiglierei a partire dai dodici anni, con la speranza che sia una lettura accompagnata dal confronto con quegli adulti che devono, su questi temi, essere un sicuro riferimento.
Mi sembra in particolare sia importante ricordare la figura di un uomo, Perlasca, che non aveva nessuna intenzione di essere un eroe, ma che è stato capace di trovare il coraggio, la determinazione, la creatività per affrontare il Male. Ai ragazzi vorrei dire, si può dire di no e ci sono momenti in cui è necessario farlo per salvare la propria umanità e con essa la vita e la dignità di altre persone. Perlasca ne ha salvate migliaia.

Eleonora


“L'eroe invisibile”, L. Cognolato e S. Del Francia, Einaudi Ragazzi 2014



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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TORNA PRESTO!

Il manuale dell'ospite perfetto, Teresa Sdralevich
La grande illusion 2013

ILLUSTRATO



"L'ospite perfetto alla stazione non passa inosservato.
L'ospite perfetto prepara il letto nella camera degli ospiti - se c'è.
L'ospite perfetto sa che una colazione sostanziosa è molto importante.

L'ospite perfetto non aspetta di essere invitato.
L'ospite perfetto porta il sacco a pelo - sperando di non doverlo usare.
L'ospite perfetto non si alza troppo presto ma neanche troppo tardi."




L'ambiguità insita nel termine 'ospite' ci garantisce un libro dalle due facce, dai due percorsi differenti e opposti che si congiungono in un punto centrale al mezzo del libro. Ma ci assicura anche due ragionamenti diametrali su cosa significhi ospitare e cosa significhi essere ospitato. E il tutto attraverso un occhio esterno che garantisca oggettività ed imparzialità.
Con una simmetria esatta si può vedere, a parità di circostanza, le due opposte posizioni: in altre parole si può ragionare sul fatto che mentre l'ospite -l'invitante- prepara il letto nella camera degli ospiti, l'altro ospite -l'invitato- tira fuori dalla valigia il suo sacco a pelo, sperando di non doverci dormire dentro...
La voce esterna di questo libro ci racconta che, per quanto gli ospiti tra loro possano essere intimi, tuttavia è dura a sparire del tutto quella leggera patina di formalità nelle loro cerimonie di accoglienza...Ma questo è anche il bello di essere ospitato o di ospitare. E continuando in questa scomoda ma efficace lettura 'doppia' entriamo nel bagno dove l'ospite non fa mai mancare la carta igienica e l'ospite non si trattiene mai troppo a lungo, oppure il primo mette a disposizione uno spazzolino da denti nuovo di pacca mentre l'altro è disponibile a lavarsi i denti con il dito, perché lo spazzolino lo ha effettivamente dimenticato a casa. 


Nella cucina il primo non ti fa mettere ai fornelli, mentre è buona regola da parte del secondo cucinare almeno una volta la propria specialità.
E con questa perfetta alternanza potremmo proseguire fino al momento dei saluti finali, laddove entrambi convergono su un ecumenico TORNA PRESTO...
ma uno è un coccodrillone lacrimoso che stringe un pesce dietro la schiena e l'altro è un omino con sciarpa, cappello e borsone a tracolla che esce di tre/quarti dalla pagina.

Leggere un libro rivoltandoselo tra le mani ad ogni giro di pagina per apprezzare le concomitanze è piuttosto macchinoso. Quindi consiglio di leggere prima la parte dell'ospitante e poi quella dell'ospitato, o viceversa: il godimento è assicurato lo stesso.
Il manuale dell'ospite perfettoè uscito nel catalogo di La grande Illusion (piccola e gagliarda casa editrice tra sperimentazione e tradizione) sullo scorcio dell'anno passato, ma più antico, visto che la Sara Sralevich lo stampò in serigrafia per pochissime copie, già nel 2007. Rilegato con una bodoniana, quattrocolori, arancio, azzurro e nero e bianco, un segno molto grafico, e una ironia raffinata che attraversa le pagine: il libro è a tutti gli effetti un libro d'arte di questa artista lombarda, trapiantata in Belgio dove si occupa di serigrafia e di cartellonistica su temi culturali, politici e sociali.

Il tema dell'ospitalità, a Bologna, per me si fa cocente. Ogni anno sono ospite da carissimi amici per il tempo della fiera e della maggioranza delle circostanze raccontate in questo libro sono stata e sono protagonista attiva o testimone oculare: ne ho comprate due copie, perché l'ospite perfetto non si presenta mai a mani vuote!


Carla

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MEZZA PORZIONE

Non so se qualcuno si è mai domandato perché molto spesso fotografo soltanto una parte delle torte, non si tratta di una scelta di stile, bensì del fatto che l'altra parte non c'è più!
Quando preparo un dolce nuovo la curiosità di assaggiarlo è così forte che spesso non resisto fino al momento della fotografia soprattutto quando, come in questo caso, lo preparo la sera e devo aspettare la mattina dopo per immortalarlo.
A quanto pare la torta di oggi mi è piaciuta molto (non solo a me). Potete farla per terminare la frutta secca che avete a casa. Io ho messo nocciole, pistacchi, noci e pinoli, ma nel miscuglio ci andrebbero anche le mandorle.


Ingredienti per la frolla:

125 gr di farina
75 gr di burro
50 gr zucchero integrale di canna Dulcita (Altromercato, da agricoltura biologica)
1 tuorlo
la scorza grattugiata di un limone

Ingredienti del ripieno:
250 gr di zucchero semolato
50 gr di acqua
35 gr miele
2 gr semi di anice
350 gr di frutta secca mista (noci, nocciole, pistacchi, pinoli)
125 gr di panna liquida

Preparate un frolla con farina, burro, zucchero, tuorli e scorza di limone. Mettetela a riposare in frigo per circa 1 ora.
In questo caso ho usato lo zucchero integrale di canna e in particolare quello Dulcita perché penso che dia alla pasta un sapore più rustico e forte che si unisce bene con il profumo del ripieno.

Mettete la frutta secca in un teglia e fatela tostare in forno a 150 °C per 20 min.
Una volta raffreddata tritatela grossolanamente (io l'ho rotta con un pestello di legno per lasciarla più grande).

Nel frattempo tirate fuori la frolla dal frigo, impastatela un po' perché sia lavorabile e rivestite un teglia di 22 cm di diametro.
Mettete sul fondo un disco di carta da forno, ricopritelo di fagioli secchi e fate cuocere in forno a 180 °C per 20 min (cottura in bianco).

Mettete in un tegame lo zucchero, il miele e l'acqua. Mescolate e cuocete fino a quando il liquido si sarà caramellato. Ci vorranno più di 15 minuti e il composto dovrà avere un colore ambrato.
Spegnete la fiamma e versate, poco per volta (mi raccomando), la panna bollente con dentro i semi di anice.

Una volta raffreddata la pasta, mettete la frutta tostata sopra la frolla e versatevi sopra il caramello.

Fate raffreddare completamente affinché il caramello possa inglobare la frutta e lucidarla.

Lulli



FAMMI UNA DOMANDA!

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ANIMALI IN LISTA o BEI BESTIARI

La passione tassonomica dei bambini è fuori discussione: catalogare, raggruppare, scoprire relazioni anche ardite fra gli oggetti rappresenta un'eccellente palestra in cui s’addestra il muscolo mentale, pronto a svelare il disegno nascosto del mondo. E quando poi parliamo di animali, passione si somma a passione. Il mondo animale, così ricco, così variegato, imprevedibile, si presta a una serie quasi infinita di possibili griglie, classificazioni. Ecco qui tre libri, usciti recentemente, che modulano diverse possibilità di racconto della zoosfera.


Il primo, Atlante degli Animali, è di Virginie Aladjidi e Emmanuelle Tchoukriel, autrici della bella collana degli Inventari pubblicata da L’Ippocampo junior. In questo pregevole libro si intrecciano due criteri classificatori: quello delle aree geografiche e quello di tre macroambienti, terra, cielo, acqua. 

Ogni mappa riporta la presenza degli animali descritti nelle schede con dei pallini colorati, che consentono la localizzazione geografica; di volta in volta, poi, gli animali vengono raggruppati per ecosistemi più ristretti. Molte risposte sintetiche alle domande analitiche dei bambini, che, con un solo sguardo, trovano riassunte le informazioni sulla distribuzione delle diverse specie.
Se questo è un serissimo repertorio, la Strana Enciclopedia, di Adrienne Barman, saprà invece sorprenderci con raggruppamenti di animali assolutamente fantasiosi e divertenti. 


Già la prima pagina, dedicata agli animali architetti, esprime il programma del testo: ci sono infatti i passeri repubblicani, che costruiscono un nido comune, democratico ed egalitario. Seguono gli estinti, i giganti, i colli o le lingue lunghe, i mimetici e via via continuando. Ho trovato davvero geniali alcune pagine, come quelle dedicate ai nervosi, o i minacciati, con le lacrime agli occhi, i rosa confetto come i rosso pomodoro. E’ veramente un caleidoscopio di invenzioni linguistiche e grafiche che unisce ironia, divertimento e curiosità zoologica. Una bella edizione in francese, della Joie de lire, portata in Italia da Rizzoli.


Lo stesso editore italiano, dalla francese MeMo, ripubblica un fantastico bestiario degli inizi del ‘900. Si tratta di Strane Bestie, di André Hellé, una storia dell’Arca di Noè che si esplica raccontando alcuni degli ospiti dell’Arca; ciascun animale ha la sua bella litografia, essenziale e vivace, e una breve descrizione, che ondeggia fra il serio e l’ironico, giocando con la fantasia dei bambini. 


Queste immagini, dalla modernissima sinteticità, così come l’impaginazione e i caratteri di stampa, mantengono il gusto dell’epoca, così come alcune caratterizzazioni delle illustrazioni, come le bamboline di legno che rappresentano alcuni personaggi e che, vi assicuro, ho avuto fra le mani nella mia infanzia. Apprezzabile la riscoperta di maestri della illustrazione, soprattutto in un momento di grande attenzione nei confronti dell'arte del primo Novecento.


Come vedete c’è ampia scelta fra diversi approcci, tutti apprezzabili, al mondo degli animali; finalmente, si allarga la proposta di libri di divulgazione, che esplorano linguaggi diversi nel raccontare qualcosa che pensiamo di conoscere.

Eleonora

“Atlante degli Animali”, V. Aladjidi e E. Tchoukriel, L’Ippocampo junior 2014
“Strana Enciclopedia”, A. Barman, Rizzoli 2014
“Strane Bestie”, A. Hellé, Rizzoli 2014


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IL LIBRO GENEROSO

Manifesto segreto, Guido Scarabottolo et al.
Vànvere edizioni 2014



ILLUSTRATI

"COSE DA NON FARE CON QUESTO LIBRO
1) LEGGERLO (NON C'È SCRITTO NIENTE)
2) METTERLO NELLA LIBRERIA (TANTO NON CI ENTRA)
3) GUARDARLO E LASCIARLO INTERO
4) DARLO IN TESTA A TUO FRATELLO (O SORELLA, O AMICA, O CANE, O GATTO, O, SPECIALMENTE, CRICETO...)
5) DIMENTICARLO SULL'AUTOBUS"

Se posso aggiungere una mia personale sesta cosa da non fare: dire Non lo voglio!
E ora capiamo perché. Come tutti i libri finora pubblicati da Vànvere, anche questo è un libro che va in direzione ostinata e contraria a ciò che un libro rappresenta nel nostro immaginario. Le sue pagine si devono strappare, tagliuzzare, incollare, disegnare per creare i propri manifesti. Sulle sue pagine bisogna fare tutto ciò che ci è stato vietato di fare sulle pagine di qualsiasi altro libro.
Tuttavia, nello stesso tempo, questo medesimo libro va in direzione amica e favorevole ai desideri di ogni bambino. 


Tutti noi, da piccoli -di fronte auna bella illustrazione- abbiamo pensato a come sarebbe stato meglio poterla vedere sempre sul muro e non solo aprendo il libro, magari abbiamo sognato di ritagliarla e di metterla su un degno passepartout, incorniciandola, per averla sempre davanti agli occhi. E magari qualcuno 'illegalmente' l'ha anche fatto, da piccolo o da grande. 
Ora, qui tutto ciò diventa legale.
Ecco, Manifesto segreto colpisce per questa sua carica trasgressiva e contemporaneamente per questa sua capacità di essere generoso, nel darsi completamente a chi lo maneggia.


Manifesto segretoè anche un 'tappeto elastico' per tutti coloro che vogliono saltare, mettendo in azione la propria creatività. Una serie di pagine possono essere degli ottimi fondi, altre pagine sono repertori di oggetti, mezzi di locomozione, parole, animali, persone, piante, cibi, e frammenti di vita quotidiana da ritagliare e comporre sui fondi. Altre pagine a me paiono a tal punto perfette da intimidire ogni ulteriore aggiunta...


Ci sono alcuni illustratori, e Scarabottolo è uno di loro, che possiedono un dono raro: la sintesi. Io non so se questa loro capacità derivi dal fatto che sono anche grafici, o sia talento innato, o sia il risultato di un lungo esercizio di allenamento, o frutto di una innata pigrizia, ma sta di fatto che essi sono in grado di concentrare in una sola immagine un intero racconto. Loro sono persone da only-one-shot, in qualche modo fotografi di storie con un solo scatto a disposizione. In questo libro, come testimoniano le papere del colophon, sono attivi anche 'quelli' di orecchio acerbo(o 'orecchio del cervo?'), che, anche loro, con quel bel gioco tra a-mare e a-more con la la grafica dimostrano di avere una certa dimestichezza...


Dunque generosità, grafici e sintesi di pensiero, questi i tre grandi ingredienti che fanno il libro.
Il minimalismo che contraddistingue la persona di Scarabottolo si ritrova anche nelle pagine con i fondi, ma anche in quelle con i singoli elementi, veri repertori in cui l'occhio può spaziare in mille direzioni diverse e alla fine nessuno di questi pare dominare sull'altro, in un equilibrato gioco di insieme, dove tutto concorre a creare armonia. Una piacevolissima armonia da tagliuzzare con le forbici.

Carla

Noterella al margine. Per i feticisti dei libri suggerisco di procurarsi sempre due copie del libro: uno da usare e uno da conservare.

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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DAL DISAGIO ALL'OPPURTUNITÀ

Un drago in salotto, Pierdomenico Baccalario, Claudia Petrazzi
Salani 2014


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"Nessuno si ricorda perché la Principessa e il Principe iniziarono a essere infelici, né esattamente quando. Forse iniziò perché la Principessa voleva sempre dipingere il castello di bianco, un colore che le piaceva moltissimo. O forse perché il Principe voleva dipingerlo tutto di nero, perché era così che si era sempre fatto..."



Così si separarono e sulle due colline attigue ora si vedeva un castello tutto bianco e uno tutto nero. Calma apparente finché non passò di lì un drago che, incuriosito dall'insolito colore di quel castello, si fermò sui merli bianchi e cominciò a chiacchierare con quella bambina. Lei, la figlia della Principessa, gli spiegò che al castello gli sarebbe stato molto difficile fare le tre cose che fanno i draghi: duellare con i principi (solo il giovedì, giorno di visita del suo papà), rapire le principesse (era occupata nei suoi molti passatempi) e bruciare il villaggio (erano, per l'appunto, in un castello).
Tuttavia, se si fosse fermato, avrebbero potuto fare merenda assieme. E il drago si fermò. 


Quando incrociò lo sguardo della principessa solitaria fu subito amore e subito dopo furono piccoli lavoretti di manutenzione della casa e dopo ancora si fermò a cena e poi anche dopo cena...Finché arrivò il fatidico giovedì di visita paterna.
Si sa, draghi e principi non vanno d'accordo, e questa situazione si presentava piuttosto ingarbugliata, con quella bambina tra loro. Drago, Principe, Principessa e Bambina però trovarono modi di vita che permettessero loro di stare tutti insieme. E ci riuscirono.


Ecco raccontata,  un po' apologo un po' fiaba, la storia di una separazione tra marito e moglie. Dopo un primo momento di spaesamento, di tristezza, di solitudine ognuno recupera le proprie autonomie, che, volenti o nolenti, in un rapporto di coppia si contraggono necessariamente. Con l'arrivo di un nuovo amore diviene necessario un riassestamento di relazioni, affetti, abitudini.
Tutto, come nella vita vera, quando ci si separa con civiltà.
Sebbene raccontata da un narratore esterno, la storia si focalizza sull'elemento 'delicato' dell'intera vicenda: la bambina. Come nella realtà, anche tra Principe e drago, si tenta di instaurare un ménage di civile rispetto con il fine di creare intorno a quella piccolina un 'cuscino' di protezione fatto di affetto sincero e armonia di rapporti. Se cercata con la volontà di tutelare i più indifesi, i piccoli, una nuova organizzazione familiare è possibile. Sebbene non sia sempre facile cedere il posto ad altri, sebbene sia difficile dimenticare la sofferenza, sebbene rinnamorarsi non significhi non sentire le bruciature pregresse, ciò nonostante un modo civile di convivenza è possibile trovarlo, o quanto meno è cosa buona e giusta cercare di perseguirlo, per il bene di tutti.
I disegni in bianco e nero di Claudia Petrazzi che vagheggiano il 'tetro' mondo di Gorey, pur non raggiungendo ovviamente quei livelli di sapienza e humour graffiante,  sono interessanti perché offrono una lettura delle circostanze raccontate nel testo molto libera e indipendente. Nel suo DNA mi pare ci sianoironia e crudeltà sufficienti perché me la rendano'naturalmente' simpatica.

Carla

Noterella al margine: sabato in libreria una bambina mi ha raccontato con sincera felicità la sua famiglia allargata. È stato bello leggere nei suoi occhi il risultato di un gran lavoro di adulti sensibili e intelligenti che da un disagio hanno saputo creare un'opportunità. Bravi.

FAMMI UNA DOMANDA

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LORENZ E IL SUO ANELLO


Ci sono libri che ti restano nel cuore e qualche volta ti condizionano la vita. Per me un libro fondamentale è stato L’anello di Re Salomone, di Konrad Lorenz, letto in età giovanile, quando la passione per gli animali era un hobby. In quel libro, rivolto ai ragazzi, ma apprezzato tuttora anche dai neofiti dell’etologia , raccontava la sua straordinaria vita nella casa di Altenberg, vicino a Vienna; lì Lorenz allevò ogni specie di animali, ma soprattutto taccole, simili ai corvi, e oche selvatiche, che studierà a lungo. In questo luogo fantastico si svolgerà buona parte della sua vita, vi cresceranno i suoi figli e una quantità smisurata di animali.
Questa vita straordinaria, gli studi che Konrad condusse, le scoperte, fino al premio Nobel sono raccontate dal bravo Luca Novelli in Lorenz e il segreto di re Salomone, nella collana di Editoriale Scienza Lampi di genio. Lorenz era un medico ed un naturalista, convinto che studiare il comportamento degli animali in natura avrebbe permesso di valutare l’nfluenza del comportamento nell’evoluzione delle specie. Fino a quel momento l’osservazione del comportamento animale avveniva nei laboratori, poveri animali!, oppure era occasionale, aneddotico. Con il rivoluzionario metodo di Lorenz, osservare il comportamento spontaneo degli animali nel loro ambiente, fu scoperto, per esempio, l’imprinting, quel processo per cui il pulcino appena nato ‘fissa’ l’immagine della madre, determinando l’attaccamento ad essa e la successiva scelta di un compagno. Famosa la foto che ritrae Lorenz far il bagno con un gruppo di anatroccoli, che lo avevano individuato come madre.
L’etologia da allora ha fatto enormi progressi e alcune delle teorie di Lorenz sono state modificate o superate. Resta l’approccio rivoluzionario, l’aver trasformato una passione in metodo, in conoscenza; in qualche modo ha avvicinato gli animali agli uomini e viceversa, in quanto tutti parte dello stesso mondo animale. Su questa strada lo hanno seguito in tanti, per esempio Jane Goodal, che ha studiato per anni gli scimpanzé e su cui Il Castoro ha pubblicato un illustrato, Io...Jane , e Dian Fossey, che ha passato buona parte della sua vita insieme ai meravigliosi e pacifici gorilla di montagna. Editoriale Scienza ha da poco ristampato La mia vita tra i gorilla, la vita della Fossey raccontata da Vichi de Marchi.
Quando scrivevo la tesi sulla storia dell’etologia, ho avuto fra le mani un’edizione del testo di Darwin L'espressione delle emozioni negli animali enell’uomo, dell’inizio del '900, quando ancora l’evoluzionismo era scandalosamente rivoluzionario. E lo è ancora oggi, poiché, nel pensiero comune, ci si sente diversi e superiori al resto del regno animale. Ma è da lì che veniamo, lì sono le radici di alcuni comportamenti, lì ci possiamo ancora interrogare su cosa, per esempio, sia la coscienza.
Se Konrad Lorenz verrà ricordato per i suoi studi, lo sarà anche per la vita strordinariamente libera e felice che ha potuto condurre. In uno dei suoi ultimi libri racconta la sua grande incredibile emozione quando il suo stormo di oche selvatiche, dopo una migrazione di centinaia di chilometri, tornando ad Altenberg rivolgeva a lui e solo a lui, fra gli umani, il saluto del ritorno.
Questo è uno dei casi in cui una passione nata nell'infanzia diventa lo spunto formidabile per il lavoro di una vita. Anche se non si diventerà mai dei geni, coltivare le curiosità infantili è un modo per custodire delle possibili felicità. Citando il titolo di un recente saggio di pedagogia, Lasciateli giocare con gli orsi! E avrete dei bambini/e più felici.
Eleonora
Lorenz e il segreto di re Salomone”, L. Novelli, Editoriale Scienza 2014
L’anello di re Salomone”, K. Lorenz, Adelphi 1967
La mia vita tra i gorilla. Dian Fossey si racconta”, V. De Marchi, Editoriale Scienza 2006, 2014
Io…Jane”, P. McDonnell, Il Castoro 2012


FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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APOCALIPSE NOW


Vorrei proporvi, oggi, un illustrato piuttosto anomalo, che, nel parlare dell'infanzia dell'autrice, Suzanne Collins, ci immerge immediatamente in un argomento inconsueto e difficile, la guerra nel Vietnam. Per i bambini di oggi è qualcosa assolutamente irreale, ma è un evento della storia recente che ha coinvolto nalla fine degli anni Sessanta molte famiglie americane. La protagonista è Suzie, la più piccola di casa, che certo non sa di guerra né di Vietnam; sa solo che il papà deve partire per questa destinazione misteriosa, un luogo genericamente collocato nella giungla, popolato da chissà quali animali fantastici.
L'unica cosa che le risulta chiara è che il papà è lontano e ogni tanto scrive cartoline. Passano i mesi e le cartoline non arrivano con la stessa frequenza e un giorno la piccola Suzie, che passa molto del suo tempo col gatto Rascal, vede in televisione un reportage dalla guerra e scopre che ci sono esplosioni, fiamme, uomini che corrono, uomini a terra, che non si muovono più. Un pensiero terribile le si affaccia in mente: e se papà non tornasse? Tutti cercano di consolarla, la mamma il fratello e le sorelle, ma il pensiero si è insinuato nei suoi giorni, dando forma ad un'inquietudine che potrà essere superata solo con il ritorno del papà.
Anche lui, come Custard il drago, personaggio preferito dalla protagonista, qualche volta ha paura, ma è il più coraggioso di tutti ed è per questo che è speciale.


Questo illustrato dimostra molto bene come si possa parlare ai bambini di argomenti difficili, come una guerra che porta via i papà, senza stravolgere, edulcorare la realtà e senza sottolineare i lati più duri, in poche parole l'orrore. L'autrice, che ha nel suo carnet la fortunata serie di Hunger Games, riesce a conservare lo sguardo infantile sul mondo, più disorientato che spaventato, fintanto che la realtà non irrompe attraverso la televisione. Fino a quel momento l'immaginazione riesce a lenire la nostalgia, consentendo a Suzie e al gatto Rascal di catapultarsi proprio lì, nella giungla misteriosa, proprio lì dove il papà sta vivendo incredibili avventure.
L'unico neo, una copertina poco accattivante con un inutile richiamo alla serie di successo della Collins.
E' un interessante esperimento, che richiede comunque una lettura accompagnata da spiegazioni, che aiutino il giovane lettore, direi dai sette anni in poi, ad orientarsi in uno spicchio della modernità che ha cambiato la vita di molti americani, ma anche tutto il mondo. Pochi eventi, apparentementi locali, hanno avuto la forza di innescare cambiamenti che hanno coinvolto non solo gli equilibri politici, ma anche e soprattutto le coscienze di milioni di giovani nel mondo occidentale. Al di là di questo non trascurabile aspetto storico, è una vicenda che racconta di tutte le guerre, delle lontananze, della nostalgia e dell'impossibilità per i bambini, che ne sono anche indirettamente coinvolti, a capire il vero perché di tutto questo.


Eleonora

“Un anno nella giungla”, S. Collins e J. Proimos, Mondadori 2014

Article 1

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QUASI UNA VITA SENZA LASAGNE


Fino a 5 anni fa non avevo mai preparato le lasagne. Non so perché, mia madre le cucinava spesso, ho ancora molto vivo il sapore della crosticina bruciacchiata che mi piaceva moltissimo.
Poi è successo, senza un motivo speciale, e non ho più smesso cercando di trovare nuove unioni di sapore.
Oggi vi scrivo questa ricetta tratta da La cucina italiana di aprile 2013, ma rivisitata in chiave vegetariana. Mi sembra un'ottima ricetta pasquale e l'accoppiamento di bianco e verde intenso di zucchine novelle e pistacchi è bellissimo.



Ingredienti:

1,15 l di latte
1 kg di zucchine romanesche (quelle nuove con il fiore)
220 gr di scamorza affumicata
200 gr di lasagne
70 gr di maizena
60 gr di pistacchi sgusciati
30 gr di parmigiano reggiano
2 cipollotti freschi
foglioline di menta
il succo di un limone
olio extravergine di oliva
sale
pepe

Pulite 500 gr di zucchine, tagliatele a metà per il lungo e mettetele su una teglia foderata di carta da forno.
Conditele con olio, sale, pepe e foglioline di menta.
Infornatele a 190 °C per 40 min.
Una volta intiepidite, tagliatele a pezzetti e frullatele con i pistacchi, il succo di limone, 60 gr di acqua e sale (pesto).
I restanti 500 gr. di zucchine tagliateli a julienne. In una padella fate appassire in tre cucchiai di olio i due cipollotti tagliati a rondelle sottili. Unite la julienne di zucchine e fate cuocere per dieci minuti.
Grattugiate con una grattugia a fori grandi la scamorza.
Fate bollire un litro di latte con sale e pepe. 
Stemperate la maizena con 150 ml di latte e unitela al latte in ebollizione. Fate cuocere ancora per 1 min mescolando; unite il parmigiano e spegnete (crema di latte).
Oliate una teglia rettangolare, fate un primo strato di lasagne.
Fate poi uno strato di crema di latte, metà pesto di zucchine e scamorza.
Procedete con altre lasagne, la crema di latte e tutte le zucchine alla julienne.
Nuovamente lasagne fino all'esaurimento degli ingredienti. Terminate con la crema di latte.
Io ho decorato la superficie con pistacchi tritati grossolanamente.
Infornate a 180 °C per 20 min.

Lulli

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IN UNA NOTTE BUIA...

Tuttodunpezzo, Cristina Bellemo, André da Loba


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Tuttodunpezzonon piange neanche una volta.
Neanche una lacrima abbandona in giro.
Tuttodunpezzoregala solo cose che non sono sue.
Tuttodunpezzonon fa cacca, né pipì, figurarsi.
Non lascia pezzi di sé da nessuna parte."

Tuttodunpezzo è uno, e molto forte, lui non ha mai dubbi sulle cose da fare e non dimentica mai niente. Non presta il suo cuore e anche le idee le tiene per sé. Visto che è tuttodunpezzo non perde foglie, non fa frutti e non fa fiori che qualcun altro potrebbe raccogliere. Non perde la pazienza, non perde tempo, non perde la testa finché un giorno camminando in in bosco cade in una grande buco e avviene l'imprevedibile, l'irreparabile: si rompe in tre pezzi.
La prospettiva cambia. Ora sono tre pezzi, sono una piccola comunità di pezzi che si aiutano l'un l'altro per uscire da quella profonda buca. 


Tra loro c'è qualcosa che li tiene insieme, pur essendo separati. Qualcosa che gli fa dire colmi di felicità: noi tre siamo molto forti!

Così il cerchio si chiude: dalla odiosa perfezione di uno si arriva alla perfetta imperfezione di molti.
Alle volte mi capita di dover difendere libri, che altri con cui mi confronto non dimostrano di apprezzare.
Tuttodunpezzo l'ho difeso e per dimostrarne la forza, gli ho dedicato un incontro in libreria con i bambini.
Mi intrigava l'idea di poter parlare con loro della perfezione e dei limiti che ognuno di noi ha. Mi interessava il loro punto di vista sul tema: loro, che con la perfezione presunta degli adulti hanno spesso molto a che fare. Loro, cui viene richiesto ogni giorno di essere perfetti. Loro, che sono spesso vittime incolpevoli di un meccanismo per produrre efficienza.
Crescono con il mito che chi è tutto d'un pezzo sia migliore di chi invece talvolta è a pezzi. Crescono pensando che nella vita sia meglio far da sé, ignorando chi ti sta accanto, piuttosto che mettersi a disposizione degli altri o, peggio ancora, poter contare su di loro.


Essere belli, essere forti, non avere mai dubbi, né paure, essere sempre veloci ed efficienti: questi sono gli obiettivi che la società in cui viviamo ci sprona a raggiungere. Io volevo verificare il loro pensiero in merito, volevo vedere se mi avrebbero espresso il loro disagio nei confronti di tanta pressione, oppure se avrebbero confermato che essere tutto d'un pezzo rappresenti la scelta migliore.
E mentre ero lì che pensavo a quale 'porta' avrei potuto aprire per guardarli dentro, mi è venuto incontro il post di Cristina Bellemo sulla genesi di questo albo. Ora avevo la mia 'porta' che sapevo si sarebbe spalancata sui loro pensieri.
E così è stato. Ho ancora la pelle d'oca nel ripensare al piccolissimo Giulio, nascosto dietro un paio di occhiali blu, giganti, che dice con un filo di voce davanti a tutti: io ho sbagliato due disegni a scuola.


E poi oggi, a ulteriore conferma, scopro che la più grande del gruppo di uditori ieri sera ha confessato a sua madre (occorre del tempo per metabolizzare...) quanto segue, e cito la mail che mi ha mandato gentilmente: 'una dolorosa ammissione di sentirsiancora “piccola” e molto incapace a volte, e molto indifesa malgrado la mole e un corpo che cresce sorprendendo tutti quelli che la circondano...“Mica sono tutta d’un pezzo…” ha detto.'


Avevo ragione, è un buon libro se è capace di toccare corde così profonde.

Carla

Noterella al margine: vederli costruire se stessi con tanti pezzetti, sul fondo di quella notte buia piena di paura è stata una ulteriore emozione. Alcuni, più risoluti di altri, hanno messo una luna a schiarire tutto quel nero...


FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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FERRIERA

Bello, essenziale, necessario. Non verrebbe da aggiungere altro. Ma bisogna parlarne, per descrivere un lavoro ben riuscito, di intenso contenuto, non solo emotivo, e graficamente impeccabile.
Pia Valentinis racconta la vita del padre; succede di farlo, da adulti, guardandosi alle spalle e cercando d capire qualcosa che nell’infanzia non era possibile comprendere. La racconta con sobrietà, risalendo all'indietro nella storia della famiglia.
Mario, che allevava canarini e lucherini e amava guardarli e ascoltarli, aveva avuto una vita dura. Comincia a lavorare da piccolo, in fabbrica, poi emigrante in Australia, anche lì a lavorare in fabbrica, cercando di amalgamare dialetto friulano e inglese, imparato a malapena, in una lingua comprensibile. Ma l’Australia è troppo grande e così ritorna, ma sempre per fare quel mestiere, va a lavorare in una acciaieria, che adesso non c'è più, sostituita da un centro commerciale.
 

La parte in cui viene raccontata la vita di fabbrica mi è sembrata la più densa anche di riflessioni sul nostro comune passato. La vita di fabbrica, nella sua estrema durezza, implicava un gigantesco noi, un’identità collettiva fortissima che aveva due cardini: la dignità del lavoro e la solidarietà. E dignità del lavoro voleva anche dire l'orgoglio di saper fare, saper fare con le mani, di avere un ruolo nell'immenso meccanismo sociale. Che fine hanno fatto questi valori cardine di una società che sapeva affrontare le diseguaglianze, magari con durezza, ma con un grande ideale collettivo? Ho l’impressione che abbiano fatto la stessa fine dei luoghi, le fabbriche, che li hanno ospitati e fatti crescere. La nostra società liquida non ammette deroghe all’individualismo e alla corsa all’autoaffermazione; ci siamo ritrovati soli, di fronte alle difficoltà, di fronte al ‘padrone’, senza nemmeno rendercene conto.
Chi è cresciuto in quella dimensione di vita, in quel sistema di valori non può accettare il nostro più triste presente, apparentemente opulento, ma solo per pochi. Una storia operaia, fatta di povertà, durezza, ma anche di poesia, come la passione per gli uccelli canori dimostra, raccontata con sobrietà e misura, con quel po’ di giusta commozione nel ricordare quei momenti, nella vecchiaia dei genitori, quando si prova a parlarsi e a dirsi quello che non si è mai detto.
Bella prova d’autore, una graphic novel trans-generazionale, suggestiva per chi ha ricordi da condividere di un’epoca tramontata, importante per quei ragazzi e ragazze che non ne hanno nozione.

Eleonora
“Ferriera”, P. Valentinis, Coconino press 2014


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