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LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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Abbi coraggio!, Britta Teckentrup (trad. Sante Bandirali) 
Uovonero 2025 


POESIA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"È troppa la paura 
mi blocca, mi circonda, 
è qui, mi paralizza, 
è forte, è profonda. 
È buio questo posto 
non so che cosa fare: 
restare qui non posso 
ma non so dove andare.
Non so cosa mi aspetta. 
Mi stringe nel suo morso 
quest'ansia che ha la forma 
di un gigantesco orso."

Bambinetta che cammina in un bosco. Al principio, si china a guardare il terreno. Ma quando l'intrico dei rami si fa più fitto, lei - che vediamo in trasparenza tra il fitto degli alberi - si ferma e ascolta. 


Sa di non potersi fermare, ma non sa che strada pigliare. E questa è la sua paura che cresce. Accelera il passo perché è proprio quella paura che le fa credere ci sia un orso alle sue spalle. La paura è come l'orso: c'è davvero. 
Se ne percepisce l'ombra che entra in scena e poi incombe sulla fuga di quella piccolina. Lei continua a correre, fino ad arrivare a una radura, dove, con le mani tra i capelli, disperata, non sa che in direzione andare: persino la sua ombra sembra confondersi e voler tornare indietro. E poi il buio delle immagini e solo parole in un crescendo di paura: 

annaspo, farfuglio, barcollo, oscillo... 
indugio, tentenno, arranco, vacillo. 

Il buio sta scendendo, nel bosco che si fa più rado c'è la luna piena che lo illumina. Lo rischiara a sufficienza perché la bambina trovi il coraggio di invertire la rotta, ossia fermarsi e girarsi verso il grande muso dell'orso. L'incitazione dell'animale - o forse della paura stessa - la rassicura e la cosa giusta che la bambina fa è quella di guardare l'orso negli occhi. Che forse vuol proprio dire fermarsi e guardare la paura per far arrivare il coraggio... 

E due! Il mondo è rosso - che usciva nel 2022 - aveva delle qualità così evidenti, almeno per me, che non poteva passare inosservato. E infatti non è successo
Le cose che all'epoca parevano convincenti erano almeno tre: la capacità di Teckentrup di usare colore, luce (ovvero ombra) e forme in movimento per creare in chi legge un ulteriore movimento, ma emotivo. 


La sua seconda abilità stava nell'uso calibrato al grammo del peso delle parole. Cesellate sulla pagina, senza sbavature. Laddove l'immagine accelerava, altrettanto battente si faceva la parola che, in alcuni momenti topici, aveva la forza di prendersi tutta la scena. 


Tutto corrisponde, anche in questo secondo libro. 
Il terzo valore ha a che fare con la questione sollevata. Lì era la rabbia qui è la paura! 
Quindi - confermate anche in questo secondo libro qualità e sapienza nell'organizzare le immagini sul foglio, qui come lì ci sono pagine di solo testo che hanno bisogno di lasciare per un momento da parte le suggestioni visive - mi pare davvero importante e condivisibile il lavoro fatto sul nucleo di senso che Britta Teckentrup mette nelle mani dei suoi lettori. 
Come anche per il libro precedente, la questione "paura"è spinosa e piena di rischi di far precipitare tutto entro i confini di una delle innumerevoli soluzioni consolatorie che si propinano ai bambini. 


Il fatto di rappresentare la questione attraverso un modo tanto leale e trasparente, pur usando una delle metafore più consuete, il bosco e il suo più grande abitante, l'orso, già questo mi parrebbe un buon motivo per festeggiare. 
Mi spiego: nelle misurate parole di Britta Teckentrup il bosco rimane bosco, non si incattivisce e non si trasforma per terrorizzare la bambina e anche l'orso fa l'orso, ossia la insegue. 
Ed è proprio qui che si sente il click, l'interruttore che accende la luce sul pensiero di chi scrive: bimba, attenta, che quell'orso mi sa che è la tua paura! 
E se così è, la cosa che ti può capitare potrebbe essere quella che stai per vedere: smettere di scappare, girarsi e guardarlo l'orso, o guardarla negli occhi la paura. Ed è proprio lì che arriva quella sensazione che ogni persona dovrebbe aver sperimentato almeno una volta nella vita: la forza del coraggio, o meglio ancora la forza del coraggio di aver avuto paura. 
A guardarsi dentro, giovani o vecchi che si sia, mi sento di sostenere che le cose vanno esattamente così come ci vengono raccontate in Abbi coraggio!
Fuor di metafora, non c'è una sola parola, un solo passaggio in cui ciascuno di noi, non possa riconoscere proprie esperienze trascorse. 
La paura fa correre, ma non si può correre sempre (alcuni lo fanno) e quindi tocca fermarsi, girarsi e affrontare il problema. E nel preciso momento in cui questo accade, da paurosi si diventa coraggiosi. 


Non credo sia banale, la cosa. Ragionare che coraggio e paura stanno in un unico pacchetto è - a mio avviso - una grande verità. Come pure sostenere, fin dal titolo, che la chiave non sta nel non aver paura, ma nel trovare da qualche parte un briciolo di coraggio per fermare la corsa. 
In tutta onestà, nessun coraggioso può dire di sé di non essere mai stato anche un fifone. Capito il meccanismo, il resto viene da sé. 
Provare per credere. 

Carla 

Noterella al margine. Per quel che può valere, io ho fatto un gioco con me stessa: ho provato a ricordarmi una mia paura e ho provato a vedere, verso dopo verso, se mi ci potevo vedere dentro a quel crescendo di ansia e poi terrore. E tutto corrispondeva alla perfezione. E poi, mi sono anche vista fermarmi, nel momento in cui ho guardato "il mio orso" negli occhi. Ed è allora che la paura si è ammansita, lasciando spazio a un coraggio che mi son trovata in mano. E così sono andata avanti. 


Perché non giocarci anche con dei bambini?

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