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FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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PER NINA

Nina Simone, nome d'arte di Eunice Kathleen Waymon, è stata una delle grandi voci della musica 'nera'. Una grande musicista, una pianista di talento e una voce speciale, vicina, per certi versi, a quella di Billie Holliday, cui si è ispirata. E' stata anche una donna impegnata in prima persona nella lotta per i diritti civili, amica e sostenitrice di Martin Luther King, ma anche di Malcom X. Tanto arrabbiata da lasciare gli Stati Uniti, nonostante il successo ormai raggiunto, girando il mondo per diversi anni. Come per altre donne di grande valore, la sua vita sentimentale è stata segnata da amori sbagliati, violenti.


Ma questo, la sua insoddisfazione, il suo tormento, non tolgono nulla alla sua musica ed a questa musica straordinaria che l'editore Curci dedica un albo illustrato, tradotto dalla francese Gallimard, tutto in bianco e nero, come sono neri e bianchi i tasti di un pianoforte e i neri e i bianchi sono gli esseri umani con cui si confronta.
Nina, di Alice Briere-Haquet e Bruno Liance, racconta la storia di questa straordinaria musicista immaginandola accanto al letto di sua figlia, cui racconta la propria vita.
Gli inizi, nella chiesa frequentata dalla famiglia, dove emerge il suo talento; e il primo impatto con l'ingiustizia, la discriminazione razziale, la presa di coscienza dei diritti negati.


Parallelamente ai sui studi, cresce l'impegno civile e l'adesione al movimento di Martin Luther King. Il sogno è che tutto sia come la musica, che vive di tasti bianchi e di tasti neri, di musiche diverse che si fondono insieme.


Come in tanti altri albi, il testo, in rima, è molto ridotto e non può raccontare più di tanto di una vita difficile e coraggiosa, come quella di Nina Simone. Ha il ritmo di una ninna nanna, quasi come quella scritta dalla Simone per sua figlia*, affianca i tanti ingredienti di una vita straordinaria, la musica, l'indignazione, l'impegno. E il desiderio di un mondo migliore.


Una scelta rigorosa e calzante, quella del bianco e nero, che ci racconta un mondo proprio così; un mondo e un modo di pensare non così lontano come vorremmo immaginare. Impossibile scindere la musica, la voce, la rabbia. Certo, altri tempi, altre tensioni sociali, in America e altrove. Ma se qualcuno volesse vedere in questa rappresentazione la fotografia di un passato che non ci riguarda, dia un'occhiata in giro per l'Europa, la civilissima Europa, che si ritiene superiore culturalmente a tutti e che si sta coprendo di vergogna. I muri e le frontiere improvvisamente riscoperte, i valori patrii sventolati non hanno a che fare col razzismo? Non copriamoci occhi e orecchie, per favore!
Questo albo può essere visto e sentito in molti modi, apre una straordinaria finestra su un personaggio importante della musica jazz, ma consente di raccontare anche un pezzo della storia recente che ha ancora molto da dirci. Lettura lieve o meno lieve per bambine e bambini a partire dai sei anni.

Qui e qui la voce di una persona straordinaria.
Qui una selezione di brani scelti dall'editore francese per accompagnare questo albo.




Eleonora

Nina”, A. Brière-Haquet e B. Liance, Curci 2016

* la ninna nanna di Nina Simone la potete ascoltare nel cd allegato ad un altro bel libro della Curci, Le mie più belle Ninne Nanne jazz





LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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UN UOMO SPECIALE

Il pifferaio di Hamelin, Russell Brand, Chris Riddell  
(trad. Rosa Vanina Pavone)
Il Castoro 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Gli abitanti di Hamelin erano gente piena di boria, e amavano a tal punto se stessi e la loro città che, se solo fosse stato possibile, avrebbero passato tutto il giorno chiusi in una tuta spaziale a odorare le proprie flatulenze. Ma a quel tempo le tute spaziali non erano state ancora inventate, quindi non potevano farlo.
Invece organizzavano gare e concorsi interminabili e pomposi."

Uno di questi, forse il più famoso, è quello dedicato al bambino più bello di Hamelin. Ma i bambini di Hamelin sono tutt'altro che belli: mocciosi mangiatori di cioccolato e grandi ruttatori, mangiacaccole e tirasassi. 


Tuttavia Hamelin pare cittadina irreprensibile. L'ordine regna e nessuno può pensare di buttar all'aria questa perfezione. Ed è proprio un imperfetto, il piccolo Sam nato zoppo, che attira la crudeltà degli altri bambini. 'Non sei nessuno e non varrai mai un fico secco' gli urlano dietro ma lui non si fa scalfire. il peggiore di tutti è Bob il Grasso, oggi sulla soglia dell'ennesima vittoria al famoso concorso.
Come tutti sanno però la linda cittadina viene presa d'assalto - e proprio quel fatidico giorno - da una banda di ratti che la mette a soqquadro. 


Macellaio, lavandaia e persino Bob il Grasso sono oggetto delle attenzioni dei terribili ratti.
All'urlo di ANARCHIA i ratti rimodellano la città senza nessun criterio, se non quello di non averne. Il caos regna ovunque e gli abitanti sono costretti a battere in ritirata. E mentre in città succede l'indicibile, il giovane Sam dalla sua silenziosa e solitaria collina guarda giù.



Al sindaco, o meglio alla sindaco, non resta che piangere. Ma quando tutto sembra ormai perduto, il suono di un flauto taglia l'aria fetente.
E' lui il Pifferaio magico, un personaggio che vive al di là degli opposti - nero/bianco, uomo/donna, giorno/notte - dice poche ma fondamentali parole: Mi pare che abbiate un problema coi ratti!
La trattativa comincia. Una borsa piena di oro e un sandwich per avere la città libera alle sei in punto. E così all'ultimo rintocco la musica si espande e penetra ovunque, anche nelle menti dei ratti che, come un solo corpo, lo seguono. 



La città è libera, ma anche le teste degli abitanti si sono come d'incanto svuotate dal pensiero che tutto questo è dovuto al patto fatto con il Pifferaio.
La gratitudine non è di quel paese e la memoria ha le gambe corte.
Il mattino seguente, al centro della piazza, il Pifferaio è lì a riscuotere il dovuto.
Ma che quella fosse gente tremenda lo si poteva intuire e così contro il Pifferaio i cittadini fanno muro: un muro di menzogna e meschinità. Non paghiamo! E tu vattene dalla nostra città! è l'urlo che risuona. Il Pifferaio non si scompone, prende il flauto, suona e così come ha fatto con i ratti, ora lo fa con i bambini: li porta via per sempre.


Nessuno escluso, tranne il piccolo Sam che, al contrario, degli altri, sa riconoscere le cose importanti, prima fra tutte la verità.

Si sarebbe potuta raccontare la fiaba del Pifferaio di Hamelin in poche righe, giocando sul fatto che è storia conosciuta. Eppure raccontarla ancora una volta in tutta la sua interezza e, in questo caso particolare, in tutta la sua crudezza ha il sapore di una reiterata catarsi.
Forse una delle fiabe più controverse per questo finale così 'protestante', il Pifferaio di Hamelin ha in sé un nocciolo di senso che non può lasciare indifferenti e che non si esaurisce nei consueti canoni del racconto popolare. Non a caso nel Nord Europa grandi nomi della letteratura si sono cimentati con essa, da Brentano a Goethe a Browning, Bertold Brecht, Marina Tsvetaeva fino a Ende che la ha trasformata in una Danza macabra in 11 quadri (Mondadori 1993).
Tutti, compreso l'immaginifico Russell Brand, non sono rimasti indifferenti di fronte al suo importante contenuto sociale. 




Ed è proprio in questa chiave che anche Brand si pone. Il suo lessico sempre sopra le righe, che tanto ricorda quello rabelaisiano per i toni crudi e per la incontenibile fantasia, ne offre una versione di grande e bruciante ironia. Chris Riddell, e chi meglio di lui?, ne declina la verve creativa attraverso un disegno fantasmagorico che conferma una volta di più la sua grandezza. I classici, e una fiaba lo è in qualche modo, sono pane per i suoi denti. Da Don Chisciotte a Gulliver da Peter Pan all'Isola del tesoro. Ma anche il senso dell'oscuro, e questo Pifferaio è parecchio misterioso nel suo appartenere all'immaginario legato ad Arancia meccanica, è un terreno su cui Riddell si muove con disinvoltura.
Perfetti insieme, in una profonda intesa sul tema di fondo e sulla sua espressione piena di colore, Riddell e Brand, due cavalli inglesi purosangue, trasformano Il Pifferaio di Hamelin in un racconto se possibile ancora più tagliente che non lascia via di fuga rispetto al j'accuse che lo attraversa. 

Il lettore, catturato da forme, colori, parole e toni, non può sottrarsi dal partecipare.

Carla

Noterella al margine. Altro che borsa d'oro e sandwich avrei pagato per vederli assieme sul palco della Royal Albert Hall in uno show dal vivo...uno racconta e l'altro disegna.

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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E SE...


Esercizio accademico, quello di immaginare un diverso corso della storia, oppure un espediente letterario, peraltro abbastanza utilizzato. Ci prova anche Ryan Graudin, giovane scrittrice americana, autrice di romanzi di genere per young adults, riproponendo il tema, o se vogliamo l'incubo, di Hitler vittorioso nella Seconda Guerra Mondiale.
Wolf. La ragazza che sfidò il destino, è appunto un romanzo fanta-storico, che immagina il mondo dominato da due potenze nazionalsocialiste, facenti capo ai due dittatori: Hitler e Hirohito, imperatore del Giappone.
Come accade in tutti i romanzi d'azione, all'Impero del Male si contrappone la Resistenza clandestina, fatta di oppositori interni al regime, o nei paesi conquistati, ma non domati, come la Russia.
La protagonista Yael, ragazzina ebrea fuggita dal lager in cui vede morire i suoi cari, è stata oggetto degli esperimenti genetici di un mefistofelico dottor Geyer, che l'hanno trasformata in un muta forma, una persona capace di modificare volontariamente il proprio aspetto. Questa sua capacità viene utilizzata dalla Resistenza per elaborare un piano, volto ad uccidere il Führer. Prenderà, infatti, le sembianze di Adele Wolfe, una spericolata motociclista, vincitrice di un famoso rally transcontinentale. Alla fine della corsa dell'anno precedente, il Führer ha voluto ballare con lei, evento straordinario considerate le misure di sicurezza che lo circondano.
Ecco quindi prendere il via la corsa, dove Yael/Adele deve confrontarsi con numerosi agguerriti concorrenti in un percorso lungo migliaia di chilometri attraverso tre continenti.
La narrazione segue questo percorso, punteggiato da molti colpi di scena, alternandolo ai flashback dei tempi del suo internamento, prima, e dell'addestramento, poi.
L'azione scorre veloce, nonostante le numerose digressioni, tutto tende al momento finale, all'incontro con l'odiato dittatore, seguendo i canoni del romanzo d'azione.
Interessante il personaggio della protagonista, che si è tatuata sul braccio cinque lupi, per coprire i numeri tatuati del campo di sterminio. Ogni lupo rappresenta una persona per lei importante, perduta in un modo o nell'altro. E le immagini rappresentano lupi per rendere omaggio al soprannome che le aveva dato Babushka, la donna più anziana del campo, che l'aveva protetta fino alla fine, dandole il soprannome di Volchitsa, lupa.
Dunque Yael ha fatto del suo nome una missione, imparando a gestire il desiderio di vendetta e mettendolo al servizio di una Causa più grande delle sue vicende personali. Nonostante l'addestramento, vive con sofferenza la sua ambiguità, il diventare altro da sé continuamente.
Come è facile immaginare, questo romanzo, adatto a una lettura a partire dai dodici anni, ma sicuramente apprezzato anche da ragazzi e ragazze più grandi, punta tutto sull'azione, sui colpi di scena, su un accenno di intrigo sentimentale. Non approfondisce, come potrebbe, la complessità dei personaggi, né si diverte a giocare con l'incubo che evoca, il dominio nazista sul mondo. Peccato per questi limiti, e per i refusi di troppo, perché l'idea è interessante e l'autrice gestisce bene il meccanismo narrativo.

Eleonora

“Wolf”, R. Graudin, De Agostini 2016




Article 1

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LA TORTA FARCITA DI ANNA
 
Tempo fa avevo un amico, che aveva una mamma,  che aveva del tempo e un freezer capiente.
Questa signora, ogni tanto, quando aveva tempo appunto, faceva una torta, finita di tutto punto è poi la congelava, pronta per essere sfoderata quando il figlio le portava a casa degli amici, tra cui, a volte c'ero anche io.
La torta oltre a essere ottima, sembrava non risentire minimamente del passaggio in freezer.
Ora l'amico non c'è più, io non ho più notizia della signora, ma la torta farcita di Anna è scritta sul mio quaderno di ricette ed è diventata per me un 'cavallo di battaglia'.
Dimenticavo, tra i suoi pregi, il fatto che sia fatta anche con la marmellata di arance.
 
 

Ingredienti
Per una teglia da 26 cm
300 gr di farina
80 gr di zucchero
150 gr di burro
3 uova
150 gr di amaretti
150 gr di mandorle con la pelle
300 gr di marmellata di arance
mezzo bicchiere di Marsala e pochissimo Rhum
5/6 gr di lievito per dolci
sale 

Per prima cosa sbriciolate gli amaretti e metteteli ad ammorbidirsi con il Marsala+Rhum.
Poi preparate la pasta (che sarà la 'scatola') con la farina, lo zucchero (lasciandone da parte un cucchiaio), il burro, i tre tuorli, il lievito e un pizzico di sale. Se l'impasto vi sembra troppo asciutto per compattarsi, potete aggiungere un goccio di latte. Stendete la pasta, tenendone da parte un po' meno di metà, foderate la teglia con la carta da forno e successivamente la pasta.
Ora bisogna che vi dedichiate alla farcitura composta da quattro strati, ma non spaventatevi, è molto semplice.
Il primo strato sarà la marmellata di arance, al cui proposito devo dire qualcosa. Dato che il sapore della marmellata di arance è piuttosto intenso è importante che sia molto buona. L'ideale sarebbe che ne aveste una fatta in casa che contenga anche un po' di bucce.
Sopra la marmellata stendere gli amaretti lasciando il liquido in esubero nella ciotola.
Terzo strato sono le mandorle che avrete triturato non troppo finemente.
Per ultimo gli albumi montati con il cucchiaio di zucchero che vi è rimasto.
Ora non vi resta che stendere la pasta rimasta e chiudere il coperchio della torta.
Spennellate con un po' di marmellata leggermente diluita con acqua, o in alternativa, una volta che la torta sarà cotta e raffreddata spolveratela con lo zucchero a velo.
Cuocere a 180 gradi per circa 40 minuti.
 
 
Con gli avanzi di pasta (che quasi certamente avrete) fate degli straccetti che spennellerete con la marmellata diluita (anche questa quasi certamente l'avrete avanzata) e spolverizzerete con lo zucchero prima di infornare. 
Bastano 10 minuti di cottura.
 
Gabriella
 
Noterella al margine. 
Se guardate bene la foto, noterete che nella torta che ho fotografato, ho mescolato le mandorle agli albumi. Si può fare in
entrambi i modi. Lasciandoli separati e sovrapposti, gli albumi
diventano più simile ad una meringa. Scegliete voi.
 



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IL MOMENTO GIUSTO

Il mio primo Dickens. Capitan Cuordicoraggio. La lisca magica
illustrazioni di Hilary Knight (trad. Bianca Lazzaro)
Donzelli 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"'Volete decidervi a fare il bravo, signore?' - esclamò sbattendo un piede a terra. - 'Perché questo, perché quello, ma insomma! Non sapete far altro che chiedere perché. Niente perché. Punto e basta! Che razza di presuntuosi! Sono stufa dei perché di voi grandi'. Il re trasalì di fronte alla furia dell'anziana signora, si disse terribilmente dispiaciuto di averla offesa, e promise di non chiedere mai più perché."

Sarà meglio che prima di leggere questo libro tutti abbiano ben presente che è molto meglio non chiedersi perché, ma godersi la storia così com'è.
L'anziana signora in questione è la fata Nonnarina che arriva dal nulla in una giornata normale del re che, recandosi in ufficio, si è fermato a comprare dal pescivendolo un pezzo di salmone. Ed è proprio una lisca di detto salmone quella che la principessa Alicia dovrà conservare con cura per poi usarla come dono magico AL MOMENTO GIUSTO.


Alicia, la primogenita che si prende cura dei suoi 18 fratellini e sorelline più piccoli, è una ragazzina molto giudiziosa e sa mandare avanti l'intera casa, soprattutto adesso che la sua mamma Regina non sta tanto bene. Alicia, dall'alto dei suoi sette anni, cucina, s'ingegna e tiene buoni i bambini: benda un fratellino inseguito dal mordace cane carlino, oppure coccola il piccolino (il diciannovesimo) quando ruzzola nel caminetto, sa farsi rispettare - 'Chiudete quelle boccacce, bertucce pestifere che non siete altro...' - ma sa anche farli divertire, organizzando balli molto divertenti per il dopo cena.


Diciotto bambinetti divertiti, una mamma in rapida guarigione, la regina, e un papà, il re, molto malinconico perché povero in canna. Forse è davvero arrivato il momento giusto per chiedere l'aiuto della lisca.
Ma quando è veramente il momento giusto per chiedere aiuto agli altri? Spesso con Duchessa, la sua bambola parlante ed elegante, Alicia si chiedeva quando sarebbe arrivato quel momento e come avrebbe fatto lei a riconoscerlo. Quando uno ce la mette tutta, ci prova in tutti i modi, insomma fa del suo meglio, ma con tutto ciò non basta, ecco quello è il momento di chiedere aiuto agli altri. 

 
Non prima, non dopo.
E l'aiuto arriva dalla cappa del camino, ma anche in carrozza con un tiro a quattro di pavoni perché tutti, o quasi, anche in futuro possano vivere felici e contenti. 


Purtroppo per lui, il carlino mordace finisce sotto la penna/scure di Dickens e a lui la lisca magica finisce in gola, dispensandolo da felicità e prosperità, e portandolo invece verso una prematura sepoltura.
Alter ego della Alicia principessa, che ha dimostrato come i bambini siano spesso meglio dei grandi, è il piccolo Capitano Cuordicoraggio.


A solo nove anni comanda una goletta con cento cannoni e una ciurma di marinai, tiene testa al suo maestro di latino che lo insegue fin nel Mar della Cina. Tra arrembaggi e incontri con indigeni tinti di verde e inaspettate visite di tutta la famiglia, il piccolo Capitano racimola tesori di ogni sorta, viene promosso a tenente colonnello, si sposa e parte in un viaggio di nozze nell'Oceano indiano da cui deve ancora tornare.

Nella collana Fiabe e Storie (album) di Donzelli si stanno aggiungendo titoli su titoli di grande interesse per lettori non proprio alle prime armi che vogliano cimentarsi con il sapore che ha la lettura dei classici.
Dopo i due titoli di Lorioux (Il mio primo Don Chischiotte e Il mio primo malato immaginario), che sono però una sorta di assaggio di ciò che Molière e Cervantes hanno scritto per un pubblico di adulti, qui siamo di fronte a un testo originale di Dickens (e con Signorina Attaccabrighe saremo nelle mani di Jane Austen che scrive questo breve racconto 'per scherzo' a 15 anni).
Due brevi storie quelle di Dickens, una celeste e una rosa, una al maschile e una al femminile che, come si precipita a dire l'editore, sono assolutamente interscambiabili (sono i grandi che si ostinano ad avere queste insulse categorie mentali)!
Nato nel 1964 a New York, questo libro è grandioso nel testo, ma è Dickens d'altronde ed è tradotto da Bianca Lazzaro che non tradisce, ma lo è anche nelle tavole di un gigante dell'illustrazione, Hilary Knight. Conosciuto in Italia attraverso Eloise (Piemme, 1999) che l'anno passato ha compiuto cinquant'anni di vita, Hilary Knight incarna alla perfezione l'ideale di bambina/o che Dickens delineò nel 1867 all'interno di una breve serie di quattro racconti, dal titolo Holiday Romance.
Come Dickens avverte, entrambi i racconti sono scritti per penna di un bambino di circa nove anni, Robert Redforth e di una bambina di circa sette, Alice Rainbird. 
 
















Il Capitano e la Principessa vivono esperienze molto diverse ma li tengono insieme i loro comuni problemi con il mondo degli adulti. 

Da un lato c'è un persecutorio maestro di latino e una famiglia invadente con zii e parenti, dall'altro una mamma malata, una cuoca scappata e un papà sfortunato e un po' troppo indolente. 
In entrambi i racconti, come spesso in Dickens, gli adulti ne escono malconci, mentre i bambini e le bambine si rivelano portatori di insospettate risorse che li conducono fuori dai guai.


C'è da augurarsi che la scelta di ripubblicare un libro immaginato così nel 1964, in cui l'identità di genere è parecchio sottolineata da cornici rosa e celesti, come a ribadire una concezione del mondo di un secolo prima, quella di Dickens, non diventi motivo di polemiche e finisca per etichettare questo libro come evitabile contenitore di stereotipi di genere.
Spero, al contrario, che riesca a emergere il tema universale che attraversa i racconti e soprattutto i generi. Alludo alla grandezza di Dickens nel dipingere una infanzia vessata dai grandi, un'infanzia che sa riscattarsi con intelligenza, risorse interiori e sense of humor, anche se su una goletta piena di cannoni da una parte e trine e pentoline dall'altro.
Spero che nessuno lo censuri per il carlino e la balena morti, spero che nessuno si accapigli sugli indigeni verdi e asserviti, né sul matrimonio combinato con il Principe Tizioinpersona.
Spero che sia il momento giusto per la lungimiranza.

 
Spero.

Carla

Noterella al margine. Qui e qui i due testi in originale per potersi gustare l'inglese di Dickens e l'italiano di Bianca Lazzaro.

FAMMI UNA DOMANDA!

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PARLANO LE OSSA



Anim'Osè un libro francese, con i testi di Judith Nouvion e le belle immagini di Florence Guiraud, qui il sito dell'illustratrice, pubblicato da La Martiniere Jeunesse a fine 2015. Si tratta delle stesse autrici di I frutti della terra, pubblicato da Gallucci qualche anno fa.
Questa volta si tratta di un libro che parla di animali e di ossa, di scheletri. 

Avevamo visto qualcosa di analogo qualche anno fa con Storie discheletri, pubblicato da L'Ippocampo; lì, però, si trattava di spiegare l'evoluzione attraverso le caratteristiche delle diverse strutture ossee, un argomento non semplicissimo.
Qui abbiamo in realtà un classico libro sugli animali, per l'esattezza quaranta, esposti in ordine alfabetico, rivolto alle bambine e ai bambini alle prese con i primi testi impegnativi, quindi dai sei anni in poi.
Ogni scheda è costituita da tre parti: nella pagina a sinistra un testo, che ricalca ogni volta lo stesso schema, riportando dati tassonomici, caratteristiche e particolarità di ciascun animale; a destra, l'immagine, disegnata su una grande aletta sagomata, al di sotto della quale c'è la terza componente, il disegno dello scheletro accompagnato da brevi spiegazioni.


Le caratteristiche salienti sono dunque il ricorso esclusivo al disegno, evitando l'illustrazione fotografica, e l'introduzione della comparazione della struttura ossea, a rendere evidente il dentro e il fuori di ciascun animale.
La qualità delle illustrazioni è un tratto distintivo; in effetti libri animati con alette e finestrelle ce ne sono già molti; ma qui l'illustrazione è ridotta all'essenziale, senza ambientazioni, solo uno sfondo dal colore deciso. Se le immagini principali sono precise e dettagliate, quelle che accompagnano la scheda descrittiva sono improntate all'ironia, assecondando le curiosità descritte nel testo.


In questo libro funziona molto bene, e non è una cosa scontata, il rapporto fra immagine e testo: la chiarezza delle informazioni, perfettamente comprensibili anche dai primi lettori, affiancate ad una grafica e un'impaginazione vivaci, sorprendenti, con l'aletta da alzare per scoprire il 'dentro' dell'animale, rendono la lettura accattivante. Facile che bambini e bambine si facciano prendere da questo gioco e nel farlo si soffermino sui dettagli, sulle brevi spiegazioni, sulle sottolineature linguistiche. E' la dimostrazione che si può prendere qualcosa di assolutamente tradizionale, un libro sugli animali in ordine alfabetico, e trasformarlo in un libro innovativo, sorprendente, stimolante. Certo, non in grado di soddisfare le esigenze analitiche dei più grandicelli, ma sempre molto divertente da sfogliare più e più volte.
Fra le tante novità di Bologna, soprattutto fra quelle che sono riuscita a vedere, Anim'Os mi è sembrata una bella proposta nel campo della divulgazione. Lo ha notato anche un grande editore italiano, Rizzoli, per la felicità di tutte quelle bambine e quei bambini che lo troveranno sotto l'albero di Natale.

Eleonora

Anim'os”, F. Guiraud e J. Nouvion, La Martiniere Jeunesse 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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IL LIBRO DI LETTURA

Racconti di Lev Tolstojillustrazioni di Irene Rinaldi, 
(trad. Claudia Zonghetti)
La Nuova Frontiera Junior 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Il mio ambizioso sogno è questo, che per due generazioni tutti i bambini russi, tanto quelli della famiglia imperiale quanto quelli dei contadini, si formino su questo libro, ne traggano le loro prime impressioni poetiche..."

Così scriveva Tolstoj a proposito della sua rielaborazione dell'Abbecedario e dei suoi racconti che diventarono appunto i Quattro libri di lettura, antologia per bambini da utilizzare come strumento pedagogico all'interno delle scuole che lui stesso aveva cominciato a fondare dal 1849. Al principio l'Abbecedario pensato solo per i figli dei contadini alle sue dipendenze, la famosa scuola di Jasnaja Poljana, ma poi utilizzabile anche nelle molte altre scuole che fondò di lì a poco. Con l'intento di creare un vero a proprio modello di scuola statale russa, modello che però non trovò entusiasmo a livello centrale, da parte dei politici e da parte dei comitato moscovita per l'alfabetizzazione, Tolstoj si dedicò con grande impegno ad elaborare un progetto pedagogico che fosse per tutti. E i libri, all'interno di esso, ebbero un ruolo di grande rilievo.
 


Solo di rado pubblicati nella loro versione integrale (per esempio in una costosa edizione per ragazzi del 2013 pubblicata da Isbn) I quattro libri di lettura, sono stati spesso oggetto di pubblicazione parziale. Penso per esempio a Di topi e leoni, di Orsi e di galline(Lapis 2011).
In questo nuovo titolo della collana dedicata ai classici di La nuova Frontiera Junior si propone una diversa selezione di fiabe, favole e racconti 'morali' appartenenti ai Quattro libri.
Con una nuova traduzione curata da Claudia Zonghetti, alla quale spetta anche il merito di aver aperto il libro con un breve racconto diretto al suo giovane lettore su quella che fu l'esperienza di Tolstoj con i bambini, I racconti di Lev Tolstoj continuano a essere uno strumento pedagogico piuttosto interessante.


A parte la rilettura che Tolstoj stesso fa di fiabe della tradizione classica, come I tre orsi o Il re e la camicia, ci sono una serie di racconti brevi, al più di tre pagine che si rivelano ancora oggi 'fulminanti' come lo furono dalla fine dell'Ottocento, prima per i bambini russi, e poi per tutti gli altri che ebbero la fortuna di incontrarne le diverse traduzioni.
Penso al senso che si nasconde dietro La quercia e il nocciolo, dove si dimostra che l'arroganza è ben poca cosa di fronte alla forza e la sicurezza interiori. 


La durezza di un genitore nei confronti dei figli che si dimostrino ai suoi occhi accondiscendenti oltre il dovuto, come si legge nel Corvo e i suoi piccoli, è un tema intrigante da discutere con bambini in crescita. Al pari di quello che si racconta in L'eredità ben spartita.



Frutto di una sottile ironia sulla stupidità sono i due racconti del Contadino e i cetrioli e Il contadino e il cavallo. Mentre apologo di grande efficacia sul senso del tradimento è Il visir Abdul che ha un suo molto più lungo corrispettivo nel racconto La verità la sa solo Dio, ma per dirla può metterci un po'.



Sintonizzata alla perfezione con questo ambito culturale, la Russia, Irene Rinaldi, romana, traduce in immagine il senso dei racconti con un linguaggio estremamente moderno e grafico, ma allo stesso debitore di una tradizione ben più antiche che parte dalla xilografia fino alla serigrafia rielaborata al computer. Sembra conoscere bene ed essersi messa in cammino verso certa avanguardia nordeuropea da Atak a Laurent Moreau.



Carla

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BZZZZZZ....


Dalla Polonia arriva un nuovo strepitoso libro di divulgazione, intercettato, ancora una volta, da Electa kids. Il Regno delle Api, con i testi di Wojciech Grajkowski e le meravigliose, nel senso letterale, immagini di Piotr Socha, è un libro illustrato di grande formato che ci racconta il mondo di questi straordinari insetti, da tutti i punti di vista.

Gli autori ci raccontano, per cominciare, quando sono apparse le api su questa Terra, come sono fatte, come vivono, come funziona l'alveare e come è articolata la loro complessa vita sociale. 


Particolarmente interessante vedere come le api comunichino fra loro, oltre ai più consueti segnali olfattivi e tattili: parliamo della cosiddetta 'danza', con la quale le bottinatrici si trasmettono informazioni sui fiori da visitare.




L'importanza fondamentale di questo insetto nasce dalla attività di impollinazione, cioè il trasferimento di polline da una pianta all'altra, attività che consente la riproduzione di moltissime piante, anche coltivate. Producono il miele, come tutti sanno, ambito da una discreta schiera di animali e dall'uomo. Per alcune popolazioni, in alcuni periodi dell'anno, gli alveari sono la principale fonte di sussistenza.

Se per gli antichi Egizi le api erano sacre, sono state spesso simbolo di regalità e potenza: lo testimoniano, fra l'altro, alcune opere del barocco romano, prima fra tutti S. Ivo alla Sapienza; o la presenza dei piccoli insetti nell'araldica.


La funzione di impollinatrici e produttrici di miele, nei tempi più recenti ha portato all'apicultura, con le arnie artificiali e la produzione di mieli caratteristici zona per zona.

Poiché come essere umani siamo tanto bravi a costruire quanto a distruggere, l'uso indiscriminato e massiccio di pesticidi sta mettendo a rischio la vita di questi indispensabili e involontari alleati nella produzione agricola. In Cina, e dove sennò?, in alcune zone si procede all'impollinazione manuale delle piante da frutto! Qui si discute, a vuoto, su come limitare l'uso dei pesticidi, ma prima che si prenda una decisione che danneggi qualche multinazionale...



Se dunque sulle api si può dire moltissimo, e questo è un libro davvero significativo da questo punto di vista, raccontarle con le immagini diventa una gioia per gli occhi. Socha è bravissimo nel descrivere dettagliatamente moltissimi aspetti del microcosmo; il lettore può prima farsi un'idea studiando le immagini, poi leggendo il testo che esplicita e approfondisce l'argomento trattato. L'illustrazione non è mai pedante, anzi è venata da una sottile ironia; una tavola dopo l'altra veniamo sommersi da api di tutte le dimensioni, immortalate nel loro lavoro, nel loro alveare, con i loro amici, le piante, e i loro nemici. Sono pagine ricche di dettagli, nell'immagine e nel testo; ne scaturisce un'informazione vasta e attendibile sui molti aspetti che riguardano un piccolo, indispensabile insetto.

E' un libro speciale, adatto a tutte la lettrici e i lettori, a partire dai sei anni, che abbiano a cuore gli animali, la natura, il miele e i libri belli.


Eleonora



“Il regno delle api”, P. Socha e W. Grajkowski, Electa kids 2016








FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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ADDIO ALL'INFANZIA


Il Piccolo Regno. Una storia d'estate, di Wu Ming 4, pubblicato da Bompiani, è un romanzo esemplare. Racconta, come pochi sanno fare, quel passaggio cruciale, quel momento preciso, magari proprio quell'estate, in cui un evento particolare sancisce la fine di una stagione della vita.
Prima di quel momento, la Gente Bassa, i bambini, hanno vissuto nel loro Regno, fatto di piccole e grandi avventure, di segreti, di patti inviolabili, di un linguaggio vicino al mondo animale, di luoghi proibiti alla Gente Alta, gli adulti, che sorvegliano da lontano lo svolgersi del racconto dei piccoli.
I ragazzini in questione sono il protagonista e i suoi tre cugini, che passano l'estate insieme in una casa della campagna inglese, più o meno negli anni Trenta.
Sono molto liberi e trascorrono il loro tempo vivendo avventure memorabili, per esempio entrando di nascosto nella casa dell'Orco, in realtà un mugnaio dalle proporzioni smisurate. Le loro famiglie sono contrarie all'uso delle punizioni fisiche, appartengono al Fabianesimo, corrente socialista moderata e contraria alla violenza. Quindi le punizioni in cui incappano regolarmente sono costituite da pomeriggi passati in casa e poco più. Ci sono dei vicini di casa che vegliano sulle loro scorribande: l'eroe di guerra Ned, che vive quasi come un eremita, allusione al personaggio storico di Lawrence d'Arabia, e una coppia di anziani archeologi, i Kirk. Proprio loro diventano decisivi nel racconto, quando il gruppo di ragazzini scopre un tumulo di un antico guerriero e ne ruba un monile.
Lì la storia prende una svolta drammatica; compare uno spettro, e compare solo al protagonista, accompagnato da un mastino ringhioso, che pretende forse la restituzione del maltolto. Ma alle presenze fantasmatiche si affiancano pericoli ben più reali; ed è nel pomeriggio in cui decidono di tentare l'impresa di restituire il bracciale che la cugina Ariadne viene rapita dai biondissimi e inquietanti figli dei ricchi vicini di casa e il piccolo Fedro cade in un torrente, ammalandosi gravemente.
Dei ragazzini spensierati vengono messi all'improvviso di fronte al dramma: la morte che aleggia sulla casa e si porta via l'amico più caro, Ned, eroe di guerra, ma soprattutto eroe nella vita. Ariadne non racconterà mai cosa le è realmente successo, a cosa è stata sottoposta. Soprattutto, vengono alla luce dei segreti, delle storie, di cui l'autore semina indizi lungo la storia come le molliche di Pollicino, fino a quel momento nascoste e che danno un altro senso alle presenze fantasmatiche.
Se tutto torna al suo posto, niente sarà più come prima: la tana nell'albero, il codice segreto, le scorribande. Su tutto incombe la Storia, quella contemporanea con le lotte dei lavoratori che scuotono la tranquillità domestica, e quella che di lì a qualche anno cambierà il volto dell'Europa: la Guerra di Spagna e la Seconda Guerra Mondiale. Anche i protagonisti di questo romanzo ne saranno coinvolti e ne pagheranno le conseguenze.
Fin qui la trama, avvincente e fluida; credo sinceramente che Il Piccolo Regno sia uno dei migliori romanzi per ragazzi pubblicati recentemente, sia nel descrivere l'universo infantile, fatto di un codice proprio, di una propria distinta lettura della realtà, all'interno della quale coesistono come comprimari esseri umani, animali e personaggi magici; che nel rendere il contesto storico, quell'irruzione violenta della realtà che costringe a fare i conti con il Male, con l'ambiguità, con il coraggio e con le scelte giuste da fare.
Indispensabile, per comprendere i riferimenti contenuti nel testo, quanto chiarisce l'autore in alcune interviste.
E' un romanzo con molti padri letterari, primo fra tutti Henry James, di Giro di vite e delle Storie di fantasmi, ma anche Burnett del Giardino segreto. Ma è anche vicino a quei narratori anglosassoni che hanno saputo raccontare così bene quell'età così difficile, e dolorosa, che segna la fine dell'infanzia.
E' un romanzo da leggere e rileggere, per coglierne tutte le sfumature, adatto a giovani lettrici e lettori a partire dai dieci anni, ma apprezzato sicuramente anche dai più grandi.
E grazie a Wu Ming 4 per la spilla che ci consegna, ricordandoci ancora da dove veniamo.

Eleonora

Il Piccolo Regno. Una storia d'estate”, Wu Ming 4, Bompiani 2016



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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TESTONI E CODE A MANETTA

Pinna Morsicata, Cristiano Cavina, Laura Fanelli
Marcos y Marcos 2016



NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

"'Non sei felice? gli chiese a un certo punto.'Di cosa?' disse Pinna Morsicata, sorpreso. Spigolo era una di quelle creature che avevano un modo tutto loro di fare domande capaci di prenderti alla sprovvista.
E le domande fatte all'improvviso sono le più difficili da ignorare, anche per un delfino che vorrebbe starsene per i fatti suoi."

E Pinna Morsicata è un delfino che vuole starsene per i fatti suoi. È un delfino restio alle regole del branco. Ma è soprattutto un delfino che sta scappando dalle proprie malinconie. Ma il giorno che decide di farla finita inabissandosi ben oltre il limite concesso ai delfini - le novanta pinnate - in un'acqua oscura e pesante sui suoi polmoni, incontra Spigolo. 
Spigolo non è il suo vero nome, ma è difficile chiamarlo diversamente questo strano pesce che di fianco pare una valigia tutta angoli e di fronte una sottile busta di plastica.
Spigolo, in fondo al mare, ci precipita invece perché ha un guasto alle code e appena si appisola, va a fondo, piomba dabbasso.
Negli abissi, anche in quelli della disperazione, i due si incontrano. Ma a un delfino che si sta crogiolando nella propria tristezza, che ha solo occhi per se stesso nella sua vena depressiva, non puoi chiedere un aiuto, un aiuto per tornare verso la superficie. Questo lo coglie alla sprovvista, scombussola i suoi piani, le sue prospettive. Ma tant'è. Quell'incontro inaspettato sul fondo del mare lo distoglie dai suoi pensieri funesti e ribelli e lo costringe a tornare a galla, in tutti i sensi.
Quello che sembrava un breve diversivo nel suo originario programma di farla finita con il mare, con il branco e con i suoi simili diventa invece una quotidiana abitudine. Spigolo, con il suo problema di inabissamento, ha bisogno di un sostegno costante. E Pinna Morsicata, suo malgrado, lo diventa. A tutti gli effetti.
Diversi per carattere e distanti anche nel modo di 'leggere' il mondo marino, i due inevitabilmente e inesorabilmente divengono amici. Un'amicizia fatta di diversità: l'uno scontroso, l'altro solare; l'uno silenzioso, l'altro ciarliero; l'uno egocentrico, l'altro altruista; l'uno corroso dai sensi di colpa, l'altro torturato dai rimpianti; l'uno senza meta, l'altro con una destinazione precisa, l'uno mammifero, l'altro pesce; l'uno amante della profondità; l'altro terrorizzato dall'abisso. Insomma due perfetti amici con una cosa sola che li accomuna: entrambi serbano per sé un grande e pesante segreto.
Mi fermo qui.

Come in uno specchio, il mondo di sopra si riverbera in quello di sotto. Metafora acquatica per raccontare un bel po' di cose intorno all'amicizia, ai rimpianti, alla lealtà, alle bugie, alla solitudine. Tutte cose che hanno parecchio a che fare con il diventare grandi. Insomma, nella leggerezza che sostiene chi nuota, sul pelo dell'acqua dove è visibile il mondo di sopra e quello di sotto, Cavina, uomo di collina, ci convince una volta di più in questo romanzo a metà ittico e a metà di formazione.
Sono una sostenitrice di Cavina fin dalla prima ora. Alla grande! letto e riletto anche ad alta voce in una estate a due ragazzette che avevo sotto mano.
Di Cavina scrittore convincono varie cose che si ritrovano anche in Pinna Morsicata. In primo luogo la capacità di saper leggere aspetti anche complessi dell'animo umano e di saperli tradurre in un lessico quotidiano. E ancora la leggerezza nel mescolare mondi distanti, anche attraverso una buona dose di ironia. Partiamo da questo secondo aspetto: la vena di sottile sarcasmo che si ritrova per esempio nella complessa nomenclatura del libro, vero atlante del mondo marino, fa da spina dorsale (o dovrei dire da lisca) all'intero racconto e ne stempera talvolta gli aspetti più introspettivi e profondi. Così si mescola il sorriso e il divertimento con il flusso di coscienza. E da un lato è proprio l'introspezione profonda che racconta le intemperanze di un adolescente e il suo rammarico tardivo per aver perso tutto, così come dall'altro la saggezza di chi ha visto un po' di mondo, la serenità interiore di chi ha fatto la cosa giusta che confermano il fatto che Cavina sia un attento narratore della vita, quella vera.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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NEL REGNO DEL MASCHIO

Con un gesto coraggioso e ambizioso, l'editore Il Castoro si lancia nel settore dell'editoria che al momento sembra avere maggior fortuna, quello dei cosiddetti young adults, con un pubblico in larga parte femminile, con un nuovo marchio crossover dal titolo Hot Spot.
Lo fa però andando in assoluta controtendenza rispetto alle 'mode' del momento, che vedono adolescenti guerrieri in mondi distopici o romanzi rosa, piuttosto espliciti nelle descrizioni di sesso.

Solo per sempre tua, di Louise O'Neill, autrice irlandese, è anch'esso un romanzo d'ambientazione distopica, ovvero immagina un mondo in cui alcune caratteristiche del nostro presente sono estremizzate: nel nostro caso, le donne sono create artificialmente per essere spose o concubine di uomini che le scelgono in base alla bellezza e alla docilità, più o meno come si farebbe con un animale da compagnia, o come graziose bambolette. Le 'eva', notate che i nomi di queste creature, figlie dell'ingegneria genetica, sono sempre con l'iniziale minuscola, se sono fortunate, sono destinate ad essere, finché sono fertili, le riproduttrici di una società ferocemente patriarcale; oppure possono allietare gli uomini che le hanno scelte come concubine, o diventare 'caste', cioè guardiane delle giovani eva, prima che raggiungano i sedici anni. Ma esistono destini anche peggiori, incontri talmente disgustosi da far preferire la morte.
Le protagoniste del romanzo sono frieda, bella quanto basta, ma non così sicura di piacere, e la sua amica isabel, presa da una bulimia apparentemente incomprensibile. Buona parte del romanzo consiste nel descrivere l'ultimo anno di scuola di questo gruppo di ragazze, ossessionate dal peso forma, dai prodotti di bellezza e dai farmaci che prendono per dormire; tutto nella loro giornata è funzionale al diventare più belle, eleganti, gradevoli; devono saper nascondere le emozioni o quello che ne resta dopo sedici anni di condizionamento.
E' un universo claustrofobico, in cui sono portate all'estremo alcune tendenze evidenti del nostro tempo: l'ossessione della bellezza, il rapporto malato col cibo, l'erotizzazione precoce delle ragazzine, come più volte ho sostenuto. Se l'universo adolescenziale gira intorno a questi valori, ne vengono inevitabilmente condizionati anche i rapporti fra coetanee/i, distorti dalla competitività. La scelta letteraria di sottolineare con forza questi aspetti, rendendoli grotteschi e spaventosi nello stesso tempo, rende esplicito quello che nel nostro quotidiano è solo vagamente avvertito.
Si tratta, come si vede, di una storia forte, critica, non consolatoria, un tentativo di mettere le ragazzine di fronte ad uno specchio che, per quanto deformato, mostra le storture di un modo di vivere consumistico e sessista.

Non meno impegnativo, Onora il padre, di Eliza Wass, giovane scrittrice americana: una famiglia numerosa, con un padre-padrone ossessionato da una sua personale visione della religione. Un universo chiuso, anche qui, soffocante, in cui le individualità vengono schiacciate da assurdi rituali e punizioni crudeli. Mi sembra un'ambientazione molto americana, per il riferimento alle sette e alla loro presa sulle persone. In questo caso la setta coincide con il nucleo familiare, da cui sembra non ci sia possibilità di fuga. L'autrice cerca di farci entrare nel meccanismo perverso che rende complici le vittime stesse dell'abuso, oppresse dalla paura e dalla complicità affettiva che comunque si instaura.
Fra i sei fratelli Creswell, solo Castley prova a costruirsi una via di fuga che possa mettere al riparo lei e i suoi fratelli dal crescente delirio paterno, mentre il mondo esterno, la scuola, i pochi amici, sembra assistere impotente.

Come si comprende facilmente, si tratta di letture adatte a ragazze, soprattutto, e ragazzi, a partire dai quindici anni. Letture molto lontane dai soggetti che tengono banco al momento, un esperimento importante nel portare una visione critica sul mondo, una sfida nei confronti delle produzioni editoriali più commerciali; sarà interessante vedere quale sarà la reazione del pubblico.

Eleonora

Solo per sempre tua”, L. O'Neill, Hot Spot Il Castoro 2016
Onora il padre”, E. Wass, Hot Spot Il Castoro 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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I SEMI DI UN LIBRO

Il piccolo giardiniere, Emily Hughes
Settenove 2016



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Questo è il giardino. Non assomiglia molto a un giardino, ma significa tutto per il suo giardiniere. E' la sua casa. E' la sua cena.
E' la sua gioia."


Nonostante egli ci lavori duramente, molto duramente quel giardino non sembra affatto un bel giardino. E' pieno di piante un po' secche e malandate. Questo perché il giardiniere non è un bravo giardiniere: è troppo piccolo per un giardino così grande, lui che è poco più grande del suo lombrico da compagnia.


Eppure qualcosa è sbocciato. Un meraviglioso fiore rosso pieno di vita svetta su tutto e dà al piccolo giardiniere la speranza e la forza di lavorare ancora più duramente per riuscire un giorno finalmente ad avere un intero giardino meraviglioso. Lavora mattina, pomeriggio e persino la notte ma nonostante i suoi sforzi il giardino sta morendo e il piccolo giardiniere non ha più casa e non ha più cena. 

E anche la gioia è scomparsa. Sconsolato, una sera, guardando il cielo, esprime un desiderio: avessi qualcuno che mi aiuta un po'...
Anche la sua voce forse è troppo piccola per essere sentita, ma il grande fiore colpisce lo sguardo di una bambina. Proprio quel fiore che al piccolo giardiniere aveva dato speranza e forza necessarie per lavorare ancora più duramente, dà ancora speranza e forza a qualcun altro per lavorare duramente alla cura di quel giardino.
Così, durante il lungo sonno del piccolo giardiniere affaticato, qualcosa cambia. 


Dopo un mese, al suo risveglio il giardino davanti ai suoi occhi è come lo aveva tanto desiderato. Il grande fiore rosso è ancora lì e sa, con perfetta simmetria, che il piccolo giardiniere significa tutto per quel giardino.


Quante cose in un solo libro! La cura delle cose. Lavorare duramente anche se i risultati non sembrano esserci. Nutrire la speranza e impegnarsi ancora di più. E poi, in ultimo, essere capaci di accettare la propria sconfitta e arrendersi e chiedere aiuto. Tutto questo non suona fuori moda? E in controtendenza con quelli che sono gli obiettivi di velocità e invincibilità che ci poniamo e che pretendiamo dagli altri? Soprattutto dai piccoli?
Raccontare che per raggiungere un risultato occorre impegnarsi duramente (per poi magari, non arrivarci neanche mai).
E quindi raccontare il proprio limite, la propria sconfitta per manifesta 'piccolezza', tutto questo può essere terreno di discussione con bambini e bambine che lo vivono sulla loro pelle quasi quotidianamente. E che bel terreno per farlo: una giungla di Rosseau sullo sfondo in cui i piccoli (più piccoli e meno piccoli) agiscono in un mondo che sembra tutto loro.
Ecco elencati i meriti di questo libro. Dei grandi temi su cui ragionare insieme, un mondo lussureggiante di piante di mille tipi diversi che cattura lo sguardo, una dimensione della realtà che è tutta infantile e per questo, in qualche modo, a confini con il magico.
Partiamo dal tema del libro, secondo titolo di Emily Hughes in Italia (il primo è Selvaggia, sempre pubblicato da Settenove).
Germogliato, è proprio il caso di dirlo, da diversi semi che hanno messo radici nel pensiero di Emily Hughes. Lei stessa lo spiega in una intervista rilasciata a Julie Danielson, in cui racconta che l'idea le è nata da due circostanze concomitanti: da un lato il suo essere di nuovo a casa alle Hawaii, dove la natura è dominante e dove la cultura è molto legata alla terra, e, dall'altro, la sua lettura diGrowth of the Soil di Knut Hamsun. Una storia, quella raccontata Hamsun, basata sulla relazione di totale dipendenza e rispetto del protagonista nei confronti della terra che lo circonda e gli permette di vivere.


Sostenibilità, rispetto e valorizzazione della terra sono state il seme che ha ispirato il personaggio del Piccolo giardiniere. Ma a questo se ne è aggiunto un altro, rappresentato dalla testimonianza di vita di Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace. La sua perseveranza, la sua forza e determinazione nel perseguire un obiettivo: "There's something magical about perseverance and faith."sono le attitudini che riconosciamo al Piccolo giardiniere e alla sua successiva aiutante.
Al di sotto di magnifiche illustrazioni che non prevedono interruzioni - una giungla di piantine selvatiche di campo che poi vira in un giardino pieno di fiori colorati - corre un testo scabro, efficace e meravigliosamente 'quasi' simmetrico, almeno in inglese (in italiano purtroppo qualcosa si è perduto per strada).
La frase iniziale e quella finale sono 'quasi' identiche ma in quel quasi c'è un cambio di prospettiva, c'è la reciprocità, c'è la cura dell'uno per l'altro, c'è un mondo che non è più lo stesso, c'è un percorso fatto, c'è qualcuno che è cresciuto un po' pur restando ancora, fortunatamente, piccolo.


This was the garden. It didn't look like much, but it meant everything to its gardener.

This is its gardener. He doesn't look like much, but he means everything to his garden.

Come un'eco di 17 parole. Non male.

Carla


FAMMI UNA DOMANDA!

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PIANETI GOLDILOCKS


Una vera rarità, un libro di divulgazione per lettrici e lettori sopra i dieci anni. Non è chiaro il motivo, ma per questa fascia d'età, la produzione editoriale oggi è concentrata quasi esclusivamente sulla narrativa, come se i giovani scienziati e scienziate trovassero tutto ciò di cui hanno bisogno per alimentare curiosità ed interessi nei libri di scuola, oppure nella magia della rete. Il risultato è che spesso queste ragazze e questi ragazzi escono dalle librerie e biblioteche a mani vuote e con la sensazione che i loro interessi non siano importanti. Questa scarsità di proposte riguarda in particolare gli argomenti scientifici e storici, ma in generale la saggistica per ragazzi è in netto declino.


Restano alcune produzioni, di stampo piuttosto antiquato, che ricordano le vecchie enciclopedie, qualche meritevole collana, il cui principale editore è Editoriale Scienza, e qualche monografia, uscita fortunosamente dalle fucine editoriali.
Per fortuna ci sono delle eccezioni, spesso provenienti dall'estero, che fanno ben sperare per il futuro; nell'esempio che vorrei sottoporvi c'è la rielaborazione di un modello ben conosciuto, quello, cioè, dei cosiddetti libri dei perché, quei libri che raccolgono curiosità e informazioni di genere disparato, ponendo domande e fornendo risposte spesso non approfondite.
In 100 cose da sapere sulla Scienza, prodotto redazionale della britannica Usborne, abbiamo effettivamente cento argomenti di discipline scientifiche le più varie, esposti con grande chiarezza e capacità di sintesi, senza seguire un ordine particolare, scelta che consente di leggere il libro in modo lineare, ma anche di scegliere di volta in volta un argomento diverso, oppure di aprire il libro a caso.
La particolarità sta in due aspetti: il livello di approfondimento non è elementare, vengono cioè trattati argomenti come la materia oscura, o i principi di statica che consentono ai grattacieli di oscillare, o la struttura atomica. L'altro aspetto rilevante è quello grafico, ovvero le illustrazioni, che fanno parte delle spiegazioni, e l'impaginazione, che consente una lettura 'a colpo d'occhio', intuitiva.


Fra le tante pagine interessanti, mi è parsa divertente quella relativa ai pianeti Goldilocks, cioè pianeti in cui sono presenti le condizioni necessarie per l'esistenza della vita, rappresentazione che ci fa sentire meno soli, ma sicuramente non unici nell'immensità dell'universo.
Altro riferimento stimolante, la pagina in cui vengono paragonati dei testi di fantascienza con successive realizzazioni tecnologiche; e poi il meritato riconoscimento a tutte le persone, ben 25, che hanno reso possibile la realizzazione di questo libro.


In poche parole, moltissimo materiale, molte suggestioni per ulteriori approfondimenti in un libro agile, divertente, attendibile. Per di più, ad un prezzo più che competitivo.
Una bella novità per ragazze e ragazzi a partire dai dieci anni.

Eleonora

100 cose da sapere sulla Scienza”, Usborne 2016



Article 1

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BOCCIONE E l'IMPRINTING



Chi abita a Roma, ed è minimamente goloso, conosce per certo l'angusta pasticceria ebraica Boccione che segna uno degli angoli del Portico d'Ottavia. Per una famiglia come la nostra, in cui su tre membri golosi due hanno lavorato per anni alla Treccani, sparsa per il Ghetto, la conoscenza diventa devozione. Siamo cresciuti a mostaccioli, semini e lei, la regina delle loro torte: ricotta e visciole. 
Tutto sempre un po' troppo nero. 
 


Ora non lavoriamo più lì ma siamo rimasti golosi. Così le torte di Boccione, bruciate nere all'esterno e ancora leggermente crude all'interno, non possiamo dimenticarle.
Pare impossibile arrivare alla ricetta originale che passa segretamente da una generazione all'altra di quelle signore in camice celeste.
Per questo motivo una folta schiera di persone le ha studiate, sezionate, osservate, ci ha ragionato, e ha provato a riprodurne pallide (e proprio il caso di dirlo) imitazioni.
Nessuno ha avuto finora il coraggio di sbandierare la soluzione. Alcuni però ci sono andati pericolosamente vicini.
Convincente, ma non del tutto, la ricetta di Zio Piero. Se da un lato ho escluso il suo suggerimento di aggiungerci un sottile strato di crema per riprodurre il 'molliccio' che fodera la frolla all'interno della torta - sia ben chiaro, la crema ci sta bene (secondo il vecchio adagio, bun con bun fa bun) ma il morbido nella torta originale è dato da frolla poco cotta e non da altro - dall'altro mi ha convinto la sua frolla più elastica che permette una più facile copertura.

Ecco la ricetta della sua frolla per uno stampo da 20 cm.
200 gr di farina 00
45 gr di burro fuso
65 gr di zucchero
1 cucchiaino di lievito per salati
1 pizzico di sale
1 goccio di latte per ammorbidire di poco la pasta
Mischiate tutto fino ad ottenere un composto unico da far riposare in frigo per 2 ore.

Il ripieno che faccio io è di ricotta di bufala 450 gr. mischiata a 100 gr. di zucchero. La marmellata di visciole, 300 g. abbondanti, deve essere poco acquosa.
Sulle modalità di costruzione e di cottura della torta ho elaborato, dopo numerosi tentativi, una strategia che mi pare vincente.
Prima di mettere l'impasto a freddare in frigo, dividete la frolla in 3/4 e 1/4.
Passate le due ore, accendete il forno a temperatura massima (oltre i 250°) e stendete i 3/4 della frolla su un foglio di carta forno in modo da ottenere uno strato circolare, e non troppo sottile, che metterete nella vostra tortiera necessariamente da 20 cm di diametro e alta al massimo due dita. La tortiera deve essere bassa perché il bordo della pasta deve fuoriuscire leggermente dalla sua circonferenza.
A questo punto va messo il ripieno: prima la marmellata, quindi la ricotta montata con lo zucchero. Buttate a cucchiaiate lì nel centro senza aver cura di spalmarlo su tutta la superficie a disposizione, questo per lasciare libero circa un dito di spazio lungo i bordi. Non curatevi del fatto che al centro la torta è più alta: deve essere così. Quello spazio libero è necessario nella delicata fase di chiusura.
Eccoci. Prendete l'1/4 e stendetelo tra 2 fogli di carta forno fino ad ottenere una circonferenza che, sottile come un lenzuolo, ricopra il monte di ripieno ai bordi e che, come un lenzuolo, possa essere rincalzata a contenerlo. 


A questo punto ribatteteci sopra lo strato di frolla (in sostanza lo strato che fa da base) che corre lungo la circonferenza a chiudere e sigillare la torta lungo il bordo. Spennellate con chiara d'uovo per lucidare.

Mettete in forno a un ripiano mediano e fate cuocere per 25 minuti. Va da sé che ogni forno si comporta in modo differente quindi state nei dintorni perché il rischio di bruciare tutto in un attimo è in agguato.
Vi dico qual è la logica di questo insolito modo di procedere: la cottura deve essere rapida e fulminante, ovvero deve bruciacchiarsi fuori e non fare in tempo a cuocersi del tutto l'interno. 


Resta da chiedersi perché uno dovrebbe essere contento di mangiare una torta bruciaticcia e cruda. 
La risposta è semplice. 
E' un fatto di imprinting, l'impronta di Boccione.



Carla

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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UN COLORITO BATTIBECCO
Signorina attaccabrighe, Jane Austen, Andrea Joseph
(trad. Bianca Lazzaro)

Donzelli 2016


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 9 anni)



"I biglietti di invito, per il giorno in cui compiva il suo 55° anno, furono puntualmente recapitati a tutti i vicini. A dire il vero, le sue conoscenze in quella parte del mondo non erano poi così numerose, e infatti comprendevano solo Lady Williams, Mister Jones e signora, Charles Adams e le tre signorine Simpson, che tutti insieme formavano il vicinato di Pammydiddle e che animarono il ballo in maschera."



Tutto comincia durante il ballo in maschera a palazzo Johnson, dato in occasione del compleanno del capofamiglia.

I Johnson, ospiti affabili e gioviali, sono conosciuti tuttavia per il loro spiccato debole per gli alcolici e per ogni tipo di gioco d'azzardo. Così anche quella sera scorrono litri di rosso a confondere le menti degli invitati: sette invitati nascosti dietro le loro maschere e i padroni di casa, riconoscibili per la bottiglia di vino da cui non si separano mai. 



Tre zitelle, le Simpson, Charles Adams un bell'imbusto pieno di sé, i coniugi Jones che si riconoscono per la loro altezza, e in ultimo Lady Williams, donna piena di charme e saggezza e morigerata nel bere.

Alice Johnson, figlia del festeggiato, in occasione del ballo, si scopre innamorata del bellissimo Charles. Le pene di un amore, il primo, ad evidenza non corrisposto, la conducono, sbronza come al solito, a casa di Lady Williams dalla quale cerca conforto. Confessione dopo confessione, le due signore arrivano a discutere animatamente sul colore 'troppo rosso' delle gote di tale Lady Watkins. A ben vedere sembrerebbe piuttosto che il 'troppo rosso'è quello che ha bevuto la giovane innamorata. Di scaramuccia, in riappacificazione, di bicchiere in bicchiere la storia si intreccia con l'entrata in scena di altre fanciulle dal destino sfortunato. Per intanto, la povera Alice non riamata dal vanitoso e superbo Adams si consola con molteplici cicchetti che l'aiutano a dimenticare.

E mentre gli amori sbocciano e finiscono e le vendette si puniscono, nell'ombra l'avvenente Charles Williams ha deciso di mettere testa a partito e di capitolare davanti al sacramento del matrimonio. 
All'altare, ma con chi?




Piccolo saggio del genio di Jane Austen quando ancora era in bocciolo. Qui è Jane Austen a quindici anni in uno dei racconti degli Juvenilia dal titolo Jack and Alice, che scrisse tra il 1787 e il 1793.

Anche se acerba, dentro questo brevissimo racconto, che ha comunque incredibilmente la medesima godibilità di un romanzo, c'è già tutta Jane Austen che, con somma e raffinata ironia, fa il verso a se stessa.

Intrighi, amori non corrisposti, buon senso femminile, vanagloria maschile, apparenze ingannevoli, convenzioni sentimentali, bugie, tante bugie, insomma 'ragioni e sentimenti', 'orgogli e pregiudizi', sempre annaffiati e colorati da ottimi vini francesi.

Una mappa perfetta per orientarsi nel mondo complesso dei suoi romanzi da grandi, o dovrei dire dei suoi grandi romanzi?; un assaggio gustoso del suo stile letterario, un piccolo saggio di come il racconto sia, a così alti livelli, un vero e proprio romanzo in miniatura.



Pubblicato nel 2010 da Donzelli nella collana Wallpapers, con il titolo Jack e Alice, e già allora illustrato da Andrea Joseph, Signorina attaccabrighe nel diventare un illustrato di grandi dimensioni  si muove in due direzioni precise. Da un lato va in cerca di lettori giovani, ancora più giovani del solito, e dall'altro concede il meritato respiro alle illustrazioni di Andrea Joseph che tanto lo meritano. Se la sottile ironia di Jane Austen è già un valore in sé, i disegni di questa illustratrice britannica ne sono raffinata amplificazione.

Testo e immagini sebbene organizzati in uno schema 'classico' duettano piacevolmente: dal principio alla fine.

Ogni disegno porta in sé, oltre a un talento enorme nella riproduzione degli oggetti dal vero, siano essi tavoli da back gammon o tappi di sughero usati, una vena caustica che non arriva subito, ma a scoppio ritardato. Al pari di molte parti del testo.

 
Le carte da gioco ritoccate a dovere, o il rocchetto di filo di cotone da ricamo che apre il libro e che giustifica la sua apparizione solo nella penultima pagina, le innumerevoli tracce di fondi di bottiglie di vino che accompagnano l'intera lettura. E poi, quasi invisibili, una serie di piccoli dettagli che, al pari del testo, appaiono qua e là con il compito di gratificare lettori e lettrici più attenti e sensibili della media. 
E su ogni cosa il colore del vino. 

Imperdibile.



Carla

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

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DIVERSAMENTE ADOLESCENTI

Mi è capitato spesso, negli ultimi tempi, di chiedermi quale sia la matrice del successo di alcuni romanzi seriali per adolescenti, domanda alla quale riesco a dare solo risposte ipotetiche. Di sicuro esiste una fascia di giovani lettrici che cercano nei libri loro dedicati grandi emozioni e una rappresentazione più o meno verosimile del rapporto con l'altro sesso. A questi romanzi, che dovrebbero spiegare alle ragazze i 'segreti' dell'amore, si avvicinano lettrici sempre più giovani, con risultati che posso immaginare.


Credo che sia pensando a questo pubblico che Feltrinelli ha dato vita alla collana Up, rivolta non proprio a young adults, ma a ragazzine/i che vivono quel momento infelice in cui non si è né piccoli né grandi.
In questa collana è uscito il seguito di Vampiri contro Amet, in cui si parlava del mondo dei Different People, cioè fate, vampiri, gnomi, inseriti nella vita dei Normal People. Nel secondo romanzo, Solo Flora, l'autrice, Stefania Bertola, ci descrive una ragazza normale costretta a passare un anno con la zia fata nel paese piemontese di San Mirtillo. Se si astrae da incantesimi, sparizioni e apparizioni, il quadro è quello di una ragazzina spaesata, divisa fra due amori e circondata da amiche e nemiche. Ovvero, un ritratto di un'adolescente come tante, rappresentata nel difficile momento del diventare grandi; grande spazio alla gelosia fra ragazze e alla descrizione dei baci, più o meno lunghi, più o meno conturbanti. Il tutto avvolto dall'atmosfera irreale di un mondo fatato. La leggerezza e l'ironia dell'autrice rendono il testo scorrevole e vivace, ma a me la domanda di fondo rimane: è questo che vogliono leggere le ragazzine?


Un approccio del tutto diverso in E poi diventai farfalla, di Luisa Mattia. Ci racconta la storia di Fiamma, ragazzina normale con i problemi normali della sua età, quattordici anni: amicizia, vera, ma fino a un certo punto, batticuori e primi baci sperimentali. Per puro caso scopre il segreto di famiglia, che tanto perfetta non è; nel giro di poco tempo i genitori si separano e il padre va a vivere con un'altra donna da cui aspetta un figlio. La madre sembra incapace di reagire e i figli si sentono lasciati soli nel loro comprensibile smarrimento.
Da qui, la deriva: la frequentazione di pub, l'alcol, la provocazione, l'uso del corpo come vetrina di un sé alterato.
Fiamma sembra perdersi, ma ci sono nella sua vita punti fermi, il nonno, e nuovi incontri che riescono ad aiutarla ad uscire dal bozzolo in cui si è chiusa, per farla diventare farfalla.
Questa storia racconta bene due aspetti dell'adolescenza, la confusione e la rabbia. Il non sapere chi si è, cosa conta davvero, le sperimentazioni sessuali. E la grande rabbia impotente che impedisce la comunicazione con la famiglia se non con il mondo adulto tout court, ma nello stesso tempo rompe i legami, consente alle fragili ali di dispiegarsi.
Il percorso delle adolescenti e dei loro coetanei maschi oscilla fra onnipotenza e autodistruzione, pericolosamente. Ma è un percorso necessario.
Luisa Mattia riesce a renderci partecipe di tutto questo con una narrazione in prima persona, asciutta, obbiettiva, una visione quasi da entomologa che osserva la fragilità e la bellezza di una farfalla che emerge alla vita.
Apprezzo infinitamente l'assenza di retorica, lo stile asciutto, essenziale, la resa anche brutale di certi momenti, di passaggi duri, che una madre non vorrebbe sapere mai.
Niente aiuta di più che vedere i ragazzi come sono, mostrando loro che, comunque, in momenti in cui tutto sembra perduto, c'è sempre una possibilità, uno scarto, un incontro che possono aiutare ad uscire dal tunnel.
Letture dunque molto diverse, che cercano di rappresentare il mondo dei quasi adolescenti e di costruire una narrazione in cui possano riconoscersi; scelte stilistiche e narrative quasi opposte, pur nel comune obbiettivo di parlare la lingua dei ragazzi. 
Letture adatte, ovviamente, a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Solo Flora”, S. Bertola, Feltrinelli 2016
“E poi diventai farfalla”, L. Mattia, Lapis 2016



LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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ALLA GRANDE!

The big swim - La grande prova, Cary Fagan
(trad. Giulia Avallone, Flavio Sorrentino)
Biencoenero 2016


NARRATIVA PER MEDI E GRANDI (dai 9 anni)

"I miei obiettivi per il campo estivo erano modesti. Primo, sopravvivere. Secondo, non farmi odiare. Terzo, non essere il peggiore in tutte le attività.
Sapevo di non essere il tipo giusto per un campo estivo."

Eppure Ethan è dentro un campo estivo fino al collo. 
Condivide questa esperienza con un altro bel numero di ragazzini e ragazzine. Quelli del suo bungalow, ovvero i suoi compagni di chiacchiere serali prima di addormentarsi, sono Bong, Carota, Tigre, Sventola, Oplà, Slurp e Tex. Ognuno si è guadagnato un soprannome; quello di Ethan è Pinky, in onore della coperta 'color carne' che sua madre gli ha messo nello zaino.
Nel bungalow però c'è un letto che è rimasto vuoto, destinato a Zachary Sapoznik. La sua fama di ragazzino terribile lo precede e il suo esordio in società sembra non smentire la leggenda: un pugno ben dato in risposta a uno spintone di 'benvenuto'.
Il tempo scorre tra una gara e un'attività ed Ethan tutto sommato pare aver raggiunto i suoi obiettivi di sopravvivenza. Addirittura può segnare tra le sue 'fortune' essere riuscito ad attirare l'attenzione e la stima di Amber Levine - una ragazzina allergica agli stupidi, cui mostra la liberazione in diretta del piccolo serpente giarrettiera tenuto prigioniero in un barattolo - e quella di Zach in persona, con il quale condivide quattro chiacchiere sincere e un pezzetto di cioccolato.
Ethan adesso ha un altro obiettivo: capire chi è davvero quel ragazzino così taciturno e solitario che tutti temono: Zach non è quello che raccontano di lui e forse vale davvero la pena essergli amico. Anche se questo sconvolge il quieto vivere di Ethan che fino ad ora lo aveva tenuto lontano dall'adrenalina di un'estate indimenticabile.

Come ogni storia di campeggio americano che meriti questo nome, anche questa ha i suoi 'fuochi' intorno a cui tutto ruota.
Il primo fuoco ha il suo centro nel bungalow e nella vita che si fa lì dentro.
Il secondo si accende intorno a Zach e al tema di ragazzo ribelle.
Il terzo è rappresentato da Amber Levine e si alimenta intorno alla questione della relazione con l'altro sesso.
Il quarto è la Grande Traversata, ovvero qualcosa che riguarda 'i grandi' e che per i piccoli ha il sapore del rito di passaggio.
Il quinto è la storia di un orso rabbioso e della capacità di mettere alla prova se stessi incuranti che il resto del mondo ne sia a conoscenza. E' una sfida in solitario.
Il sesto e ultimo fuoco si alimenta di coerenza e lealtà nei confronti di un amico. Un impensabile amico.
Le storie americane che sono d'estate hanno tutte un po' il sapore di Stand by me, ineguagliato e perfetto racconto di amicizia e iniziazione. Anche nel campeggio ebraico dove Ethan si trova l'aria che si respira è la stessa. Un gruppo eterogeneo di ragazzi alle prese con le amicizie, con i primi tentativi di contatto con l'altro sesso, con le dinamiche di esclusione e inclusione nel gruppo, con la consapevolezza di essere ancora piccoli.
A segnare la sottile linea scura (e non lo dico a caso, ma penso a Lansdale) tra infanzia e mondo adulto, è la Grande Traversata, ovvero una prova atletica, una nuotata lunga fino all'isola di Downing, cui prendono parte solo ai ragazzi più grandi. I più giovani, ovvero il gruppo di Ethan, ne è escluso, ma è la regola. Solo Zach, allergico alle imposizioni, decide altrimenti.
Fino a questo punto i temi del libro si susseguono come in ogni buon romanzo o racconto di formazione, secondo uno schema consueto e consolidato.
Sono gli ultimi due fuochi che fanno di questo piccolo libro un grande libro. Di questo buon libro un ottimo libro.
In qualche modo l'uno anticipa il secondo: la storia dell'orso rabbioso che Ethan racconta una sera - cameo incastonato alla perfezione nel resto della narrazione - diventa premonizione di quello che sta per accadere nel campo, in una notte più silenziosa di altre. Per uno di loro è arrivaTO IL MOMENTO DELLA grande SFIDA IN SOLITARIO, e per ALTRI DUE il momento di sostenerlo e affiancarlo, DIMOSTRANDOGLI tutta la FIDUCIA, LEALTÀ E CUORE di cui ha bisogno.
Per tutti e tre è arrivato il momento di crescere. Alla grande.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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AVVENTURE IMMAGINATE


In The Doldrums, di Nicholas Gannon, i protagonisti sono tre ragazzini: Archer B. Hemsley, il suo vicino di casa, Oliver Glub, e l'ex aspirante ballerina Adelaide L. Belmont, il cui discutibile incontro con un coccodrillo le ha portato in dono una gamba di legno. Tre ragazzini, nonché compagni di scuola, perseguitati da un'insegnante diabolica, e anche incombente vicina di casa, che concepiscono un mirabolante piano per andare a recuperare i nonni di Archer, dispersi in Antartide.
E' proprio Archer il protagonista: vive in una casa piena di tesori, in particolare animali impagliati, con cui il ragazzino intrattiene interessanti conversazioni, raccolti dai nonni esploratori nel corso dei loro viaggi. Ma la vita che il ragazzino deve condurre è di tutt'altro tenore, praticamente chiuso in casa, se non per frequentare la scuola; è cresciuto nel mito dei nonni, mentre la madre non ne vuole sentire parlare. Quando arriva la notizia che i nonni sono dispersi fra i ghiacci polari, Archer decide di organizzare una spedizione di soccorso. Mentre i vari genitori sono presi dalle loro occupazioni, i tre complici cominciano ad elaborare un piano di fuga, che li deve portare all'unica nave diretta al Polo Sud.


Da bravi cospiratori, con molta cautela fanno i dovuti sopralluoghi, organizzano una spedizione nel malfamato quartiere vicino al porto, dove i nonni erano ben conosciuti; e lì conoscono un marinaio che gli racconta qualcosa di inaspettato. Con pochi attrezzi e qualche provvista, si preparano al gran giorno, sfruttando una visita scolastica al Museo di Storia Naturale per potersi dileguare senza troppi ostacoli. Un po' per goffaggine, un po' per sfortuna e molto per la presenza malefica dell'insegnante, l'odiosa signora Darkley, la visita al museo si trasforma in una sarabanda tragicomica, con tigri in carne e ossa e orsi polari impagliati, molto importanti in questa storia. Non posso svelare il finale, per ovvi motivi, ma posso dirvi che si susseguono colpi di scena e svolte clamorose.


Nicholas Gannon ci regala un'avventura fantastica, senza alcuna intenzione di plausibilità, costruita intorno ai tre personaggi principali: 


Archer, dotato di misteriosi talenti ma non per questo meno timido e infelice, Oliver, 


realista e dubbioso, ma sempre lealmente a fianco dell'amico; e la ballerina dalla gamba di legno, una vera amica dal cuore impavido e piena di risorse. 


Tutta la narrazione ruota intorno a loro, con un'ambientazione vagamente d'epoca, che fa pensare ai vascelli e ai mari del sud. Che sia tutto giocato sul filo fra fantastico e realistico, lo si capisce dall'inizio, dalla narrazione delle mirabolanti imprese dei nonni alle conversazioni fittissime fra Archer e i saggi animali impagliati che popolano la casa. La vicenda si dipana con qualche lentezza, che appesantisce la narrazione, ma il maggior gusto, nella lettura di questo libro, viene dai dettagli, dai particolari con cui si arricchiscono le descrizioni, dalla simpatia dei personaggi, presi da un comprensibile desiderio di fuga, che è poi quello di qualsiasi ragazzino o ragazzina che sogni la libertà. Se il racconto fa spesso sorridere per le sorprendenti trovate, l'autore è bravo nel non eccedere mai, nel mantenere uno stile ironico, ma partecipe delle vicende di questo terzetto un po' scalcinato. I momenti salienti, le descrizioni sono accompagnate dalle illustrazioni dell'autore, che potete vedere anche nel bel sitorealizzato dall'autore.
Potrebbe essere una piacevole lettura per ragazze e ragazzi avventurosi anche a partire dai dieci anni, se non fosse per le digressioni, per la lunghezza delle descrizioni; i nostri giovani lettori, anche se apprezzano le tortuosità degli ultimi Harry Potter, in realtà faticano parecchio quando l'azione non ha uno svolgimento lineare. Ma è anche assaggiando romanzi un po' più impegnativi che possono formarsi un gusto personale e ampliare i loro orizzonti.

Eleonora

“The Doldrums”, N. Gannon, Mondadori 2016


LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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SOTTO L'ALBERO DEL GALAM

Storia di Ba, Annamaria Gozzi, Viola Niccolai
Topipittori 2016


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Si dice che tutto è cominciato da un granello.
A quel tempo l’universo era vuoto e la mappa del mondo stava chiusa in un chicco di miglio. Poi, un giorno, il chicco si ruppe e apparve la Terra con tutti gli elementi e le piante, con uomini e animali più piccoli di un granello.
Tutto restò minuscolo fino a che cominciò a piovere e la pioggia gonfiò il mondo fino al cielo. "

Così ogni volta il vecchio Ba, nel suo villaggio sotto l'albero del Galam, comincia il suo racconto a tutti quelli che lo vogliano sentire. Momi, che è un bambino, lo ha sentito già molte volte, ma non si stanca mai di riascoltarlo. Il racconto del vecchio prosegue: cielo e terra al principio erano molto vicini. Talmente vicini che le madri potevano cogliere le stelle par farci giocare i loro bambini che le facevano girare, infilzate in un fuso, come trottole. Finito il gioco, le stelle tornavano al loro posto per illuminare la notte.
E se erano le donne a cogliere le stelle, fu una donna che allontanò il cielo con un colpo di pestello dato troppo forte nel mortaio.


Quando tutto cominciò, prosegue Ba, la terra parlava la sua lingua che poi ha generato quella degli uomini. E anche questa era fatta di acqua, fuoco e aria.
"La Parola nasce silenziosa in forma d’acqua,
si scalda al fuoco del cuore e diventa aria.
La parola d’aria sale alla gola, prende suono
ed esce dalla bocca. Subito s’infila nell’orecchio
di chi ascolta, ridiviene acqua e fluisce
nel nuovo corpo.
Le parole con troppo fuoco portano collera;
quelle piene d’aria svaniscono in fretta. "
I racconti del vecchio si ripetono anno dopo anno fino al giorno in cui è Momi a prendere la parole; annuncia che ormai è grande e forte abbastanza per poter lavorare i campi di suo padre. Ba, a queste parole, dice parole che Momi non aveva mai udito:"Ciò che hai ereditato, ti appartiene e tuo figlio lo erediterà da te". Anno dopo anno la voce di Ba si assottiglia fino a che un giorno, anzi una notte, la sua anima decide di andarsi a fare un giro e, infilatasi in un chicco di miglio appena seminato, essa ritrova la terra come era al principio e non torna più. Ma le storie non si sono fermate per questo. Sotto l'albero del Galam ora è la voce di Momi che racconta di come il mondo al principio fosse chiuso in un chicco di miglio...


Annamaria Gozzi ha la rara abilità di sapere racchiudere un oggetti piccolissimi, fiabe o racconti di poche pagine, enormi nuclei di senso. E anche in Storia di Ba magicamente il fenomeno si ripete. Qui addirittura in poche parole riesce a ricostruire una intera cosmogonia, quella del Popolo delle stelle, i Dogon del Mali. E, intrecciato a questo racconto mitico che affonda le sue radici nella lettura del controverso Dio d'acqua dell'etnologo francese Marcel Griaule, Annamaria Gozzi tesse una trama che è tutta di adesso. La riflessione profonda intorno al tema della storia: la terra appartiene a chi la lavora, diventa accorato grido quando, a libro finito, si leggono le poche righe a proposito del Land grabbing.


L'argomento ha come sempre radici ramificate e profonde e non riguarda solo la martoriata Africa, ma tutte quelle regioni del mondo in cui i poteri forti agiscono da padroni nei confronti di popolazioni deboli e inermi, in nome del profitto a ogni costo.
L'urgenza di Annamaria Gozzi di raccontare questa storia per accendere un faro su una drammatica realtà, che -leggiamo in un suo post- è stata anche un po' storia della sua famiglia, non è l'unico pregio di questo libro. Forse questo è il più politicamente corretto, ma non posso non sottolineare quanto di questo libro a me abbiano colpito soprattutto le costruzioni 'immaginate' di un mondo primordiale. Al principio, racchiuso in un seme, quindi ingigantito dall'arrivo della pioggia, poi allontanato dal cielo, per colpa di un gesto esagerato che lo ha ferito. E ancora, il mito sulla nascita della prima tartaruga, all'interno di un mortaio che ne ha segnato la forma. O ancora, la bella descrizione di come è nato il linguaggio o di come gli uomini, per combattere l'aridità della terra, siano capaci di catturare le nubi con un gancio.
Insomma, ispirato o meno alla tradizione dei Dogon, questo aspetto del libro, che spazia tra miti e fiabe archetipiche, gli conferisce un valore narrativo ulteriore e superiore.


Le immagini, anche loro, in qualche modo sono 'culturalmente' corrette. Infatti mi convince abbastanza la sensibilità per il colore 'africano' della Niccolai, un po' meno mi persuadono invece alcuni suoi accostamenti nella costruzione della pagina. Alcune tavole sono felicemente risolte, altre avrebbero meritato forse un po' più di coraggio. Diciamo che, in miniatura, nel suo seme di miglio c'è tutto, ma occorre aspettare la pioggia per farlo diventare grande.

Carla

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

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UNA VECCHIA NOVITA'

Curiosa e interessante scelta, quella operata da Rizzoli, di recuperare un testo del '35 di Giorgio Scerbanenco. Si tratte de Gli uomini in grigio, il primo romanzo dell'autore, uscito a puntate sulla rivista Il Novellino, pubblicata da Rizzoli, diretta in quel periodo, fra gli altri, da Zavattini.
E' un classico giallo, una ricca vedova ricattata da un misterioso signor X, due fidi collaboratori che cercano di aiutarla, l'orfanotrofio che ha costruito, costretto a chiudere, e un contorno di personaggi buoni e cattivi. In mezzo al turbinio di eventi e di personaggi si muove Mario, l'orfano prediletto dalla signora Verre, ragazzino coraggioso e determinato; vuole a tutti i costi combattere la sua battaglia contro gli Uomini Grigi, una sorta di setta criminale, dedita al furto, ai ricatti e alle rapine attraverso mezza Europa.
La pubblicazione a puntate ha fatto sì che ciascun capitolo fosse denso di colpi di scena, con segreti svelati, vittorie e immediate sconfitte dei buoni; cattivi sempre più cattivi e cinici, intenti a rapinare angeliche vecchiette, magari miliardarie; e lo scioglimento del bandolo della matassa solo alla fine, anche se qualcosa il lettore e la lettrice più accorti lo possono immaginare anche prima.
E' una lettura godibilissima che richiama per certi versi gli intrecci dei romanzi di Conan Doyle, con il suo famoso nemico mortale, Moriarty, cattivo imprendibile e astuto, circondato d una schiera estesissima di sodali. Ma c'è anche molto delle ambientazioni dickensiane, o, più semplicemente, il richiamo a Vamba e al suo Giornalino di Gian Burrasca.
Anche il linguaggio ci rimanda un italiano 'd'epoca', con parole oggi inconsuete e una ricchezza di descrizioni, di tipizzazioni dei personaggi, che affascina per il gusto un po' retrò.
  
Fin qui, soprattutto, quello che può colpire un lettore adulto, che trae molti spunti dall'introduzione di Cecilia Scerbanenco e dalla nota finale di Luca Crovi; ragazze e ragazzi, viceversa, penso possano essere catturati da una narrazione che non rallenta mai, costantemente sostenuta da un intreccio complesso, ma non per questo dispersivo; dai personaggi così fortemente caratterizzati, dal piacere dell'enigma, che affianca lo svolgersi dell'azione. E', se vogliamo, una perfetta introduzione al giallo classico, a quel genere di romanzo poliziesco in cui è necessario cogliere gli indizi per immaginarsi la conclusione.
Copertina ed illustrazioni sono di Peppo Bianchessi, che è riuscito perfettamente a rendere lo spirito dell'epoca; la copertina in particolare ricorda le vecchie collane di libri gialli e sottolinea l'ambiguità e l'indecifrabilità dei personaggi.
Una lettura avventurosa, avvincente, la scoperta di un grande autore della narrativa noir italiana; consigliata a ragazze e ragazzi a partire dagli undici anni.

Eleonora

Gli Uomini in Grigio”, G. Scerbanenco, Rizzoli 2016


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