NIDO DI VESPE
Dedico queste poche righe al piccolo Filippo, che giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, lotta per continuare a vivere.
Kenneth Oppel è un prolifico autore, vincitore, in America e in Canada, dove è nato, di numerosi premi letterari; in Italia è stato tradotto poco e quindi il nuovo romanzo, Il Nido, ce lo fa vedere quasi come un outsider.
Quarta di copertina e le illustrazioni, in rigorose tonalità di grigio, di Jon Klassen fanno subito pensare a qualcosa di misterioso e inquietante.
E l'inquietudine abbonda, in questo interessante romanzo dedicato alle giovani lettrici e lettori a partire dai dodici anni. Ma c'è molto di più.
Per necessità di sintesi, potrei dire che la narrazione utilizza due registri: la descrizione di una situazione drammatica, vissuta dalla famiglia del protagonista, Steve. E, d'altro lato, l'interpretazione onirica che quest'ultimo dà agli eventi.
Steve è un dodicenne pieno di ossessioni e fobie: per gestirle, ha costruito, insieme al suo terapeuta, dei rituali che hanno il potere di tranquillizzarlo; ma di notte, le paure attendono in fondo al letto che lui precipiti nel sonno e nel sogno, zona franca in cui tutto è possibile e mondi diversi si fondono; per difendersi, Steve si avvolge nelle coperte, come fossero una sorta di nido.
In famiglia è arrivato un nuovo fratellino, Theo, che purtroppo ha una malformazione genetica che lo costringe a lottare strenuamente per sopravvivere. Tutta l'attenzione dei genitori è rivolta a lui, mentre Steve si sente trascurato. In un pomeriggio estivo in cui i genitori sono all'ospedale ad assistere Theo, Steve viene punto da una strana vespa, e si palesa, così, la sua allergia. Ma quello che è più importante è che le vespe, e per l'esattezza la loro regina, da quel momento entrano di prepotenza nei suoi sogni: la regina, che gli appare avvolta nella luce, gli promette di salvare il fratellino, a patto che lui acconsenta esplicitamente a quello che si accinge a fare con il suo immenso sciame ronzante.
Steve non immagina quale possa essere il prezzo di questo patto onirico e così acconsente.
Nella vita reale, un grande e minaccioso nido di vespe sta crescendo vicino a una grondaia; nei sogni del ragazzino si svolge un'epica lotta, in cui è aiutato dall'evanescente Signor Nessuno, per impedire alle vespe di prendersi il bambino 'imperfetto'.
La vicenda è appassionante, lettori e lettrici sono portati a fare il tifo per questo ragazzino così fragile e pauroso, costretto però ad affrontare le sue peggiori paure per salvare il fratellino. Steve è un anti-eroe, è un ragazzino che ancora non ha lasciato l'infanzia, con tutto il suo 'pensiero magico', ma nello stesso tempo sa prendere decisioni, affrontare pericoli, anche suo malgrado. Chi legge resta nel dubbio: i sogni di Steve sono davvero il territorio in cui si incontrano mondi diversi, o sono solo le sue elaborazioni fantastiche di una situazione insostenibile. E quanto può essere seducente e ambigua la proposta della regina delle vespe, che promette una guarigione miracolosa o forse uno scambio fra un bambino 'imperfetto' e il suo simulacro, privo di difetti.
In questo passaggio, in questa attrazione verso il 'male', vedo echi di uno dei capolavori di Gaiman, Coraline.
La morale, pienamente condivisibile, ci vede tutti e tutte avvolti nelle nostre imperfezioni, sinonimo, spesso sgradito, di umanità. Non c'è modo di sfuggire a esse, sono quelle che fanno di noi quello che siano. Correggibili, modificabili, ma intrinseche alla nostra natura.
Accettare questo, accettare i propri e altrui limiti contribuisce a diventare grandi.
E poi il nido, simbolo dell'infanzia più tenera, luogo di protezione e nello stesso tempo, minacciosa prigione.
Come si può capire, è un testo che consente diversi livelli di lettura, ma che tiene in ogni caso inchiodati alla pagina.
Eleonora
“Il nido”, K. Oppel con le illustrazioni di J. Klassen, Rizzoli 2016