SPAZIO AL SILENZIO
Lo spazio della relazione tra i due è disegnato in questa tavola (soprattutto quella di destra) dove Killiok e Gatto Mistero sono in primissimo piano, privati di qualunque contesto, sono intenti a scambiarsi pareri seduti su una banchina scontornata tra le righe del testo. A un certo punto, entrambi restano in silenzio e basterà girare la pagina per stupirsi dello spazio meraviglioso e luminoso che il silenzio apre ai nostri due amici (e felicemente anche a noi): Killiok e Gatto Mistero non si sono spostati di una virgola, sono sempre seduti sulla stessa banchina, solo che ora sono al centro di un paesaggio di rara bellezza (e felicemente anche noi). La tavola è muta: silenzio.
Non è facile comunicare l’esperienza del silenzio.
E le parole non sembrano esserne capaci.
“Ascoltami quando sto zitto” lo dichiara apertamente: le parole non riescono a dire tutto. Dicono le cose, le mettono ciascuna in un posto dove possono restare più o meno in ordine, ma c’è tanto altro che dentro alle parole non ci sta, e quello che non ci sta rischia di rimanere nascosto o di andare perduto.
Disegnato in bianco e nero con tratti fittissimi e sottili, l’orso ragiona sulla sua esperienza del mondo e lo fa con un testo scarno e poetico sottolineato dalla maestria grafica di Orecchio Acerbo che, nel rigoroso bianco e nero dell’albo, introduce solo un color oro, a cadenzare la lettura, come a introdurre delle pause, come una punteggiatura aggiuntiva che illumina le parole quasi sempre poste al centro esatto di pagine completamente bianche, o totalmente nere.
L’essenziale.
Il discorso parte con un monologo riflessivo sul potere e sul limite delle parole lasciando chi legge in una posizione esterna e compiaciuta di tanta poetica consapevolezza ma all’improvviso, nelle ultimissime pagine, si viene richiamati con forza, con un imperativo/esortativo: ascoltami quando sto zitto.
Il percorso delle immagini ci fa conoscere l’orso narrante inizialmente in relazione con ciò che è fuori da lui: la natura, le cose e noi, che in queste pagine possiamo guardarlo negli occhi. Le illustrazioni successive ci porteranno sulla soglia di luoghi interiori insondabili, chiusi allo sguardo di chi legge (già in copertina il volto dell’orso è esposto ma completamente chiuso) per poi spalancarci gli spazi aperti del silenzio: lo spazio (di intere doppie pagine) occupato dai sogni, dai suoni, dalla luce e molte cose ancora. Un libro con una grande potenza evocativa dove il silenzio (ciò che eccede la parola) apre spazi infiniti, misteriosi, necessari.
Diverso il silenzio de “La visita” che, coloratissimo e dialogato, racconta un silenzio quasi visibile.
Qui il silenzio è qualcuno, anzi no: Io non sono nessuno - dirà entrando nella tana di una piccola volpe – Sono semplicemente il Silenzio.
In questo albo - vincitore nel 2023 del “XVI Premio Internazionale Compostela per albi illustrati” - il silenzio è una presenza, un dialogo, uno spazio: una tana sotterranea che, col procedere del racconto, prenderà la scena della doppia pagina fino a occuparla tutta.
E anche a superarne il limite, se si tratta di danzarci dentro poiché in silenzio, guarda un po’, si può danzare”!
La piccola volpe ha conosciuto uno spazio interiore ampio e gioioso che si fa vivo quando intorno tutto tace. Un racconto certamente rivolto ai più piccoli, molto esplicito ma non banale, per apprezzare un’esperienza che non è fatta di parole, per darle spazio.
“Solo con sé stesso” cambia completamente registro.
Scritto e disegnato da Geoffrey Hayes nel 1976 ci racconta di un orsetto (un peluche vestito con maglietta e salopette) che, prima ancora che la storia abbia inizio, ci viene incontro uscendo da una porta disegnata nel bianco più totale, quasi a dire, dovunque tu sia, esci, andiamo nel viottolo segreto.
Il racconto è composto da 23 tavole tutte identicamente quadrate (o quasi: base e altezza differiscono di pochi millimetri). Disegnate a matita grigia e verde pastello, sono collocate nel pieno di pagine bianche tanto da dare l’impressione di sfogliare una raccolta di istantanee, una collezione di momenti, di pensieri, di ricordi.
C’è un gran silenzio in queste pagine: il peluche non parla ed è sempre solo.
Chi legge segue una voce fuori campo che descrivere le singole scene con pochissime parole e il silenzio di ogni singola tavola esplode in scene di spazi aperti, ricchi di natura, di gioco, di contemplazione, di immaginazione.
E pure quando cala la sera, nel chiuso di una stanza, ben piantato nel suo, proprio il suo, letto, anche allora, con il sogno la scena si riapre su un paesaggio, che orsetto attraversa seguendo un ampio sentiero che va verso chissà dove. In "Solo con sé stesso" orsetto sperimenta spazi interiori che sono intimi e allo stesso tempo aperti a orizzonti vasti.
Il silenzio è uno spazio ampio da percorrere in lungo e in largo.
Per "Killiok" bisogna innanzi tutto ringraziare Babalibri e Orecchio Acerbo per aver pubblicato i primi titoli italiani di Anne Brouillard.
Detto questo, si può affermare che di silenzio Anne Brouillard ne sa eccome.
Sono silenzi brulicanti quelli delle sue storie, silenzi pieni di voci della natura, di pensieri e progetti tra sé e sé, di incontri tra amici e di passeggiate nel bosco o intorno al lago, o in treno tra una stazione e l’altra.
I silenzi delle storie della Brouillard sono piuttosto posture: il modo in cui i personaggi si muovono nel mondo. In questa storia Killiok è solo, ci vorrà qualche giorno ancora prima che torni a casa l’amico Rubin Zuzù (che non apparirà mai nella storia), giusto il tempo per chiacchierare con inaspettati animaletti del prato o per inseguire un piccolo progetto, pensarci un po’ su, parlarne con Gatto Mistero che è passato a trovarlo.
È un silenzio sempre dialogato: che siano dialoghi interiori, o con i suoni e gli abitanti della natura, o con qualcuno. In "Killiok", per esempio, possiamo godere di un bellissimo silenzio tra una chiacchiera e l’altra con Gatto Mistero.
Lo spazio della relazione tra i due è disegnato in questa tavola (soprattutto quella di destra) dove Killiok e Gatto Mistero sono in primissimo piano, privati di qualunque contesto, sono intenti a scambiarsi pareri seduti su una banchina scontornata tra le righe del testo. A un certo punto, entrambi restano in silenzio e basterà girare la pagina per stupirsi dello spazio meraviglioso e luminoso che il silenzio apre ai nostri due amici (e felicemente anche a noi): Killiok e Gatto Mistero non si sono spostati di una virgola, sono sempre seduti sulla stessa banchina, solo che ora sono al centro di un paesaggio di rara bellezza (e felicemente anche noi). La tavola è muta: silenzio.
Dunque il silenzio apre spazi. Spazio al silenzio!
È questo che ci raccontano con intelligenza queste storie di orsi, cani, gatti e volpi, che sapranno ben incontrare la lettura dei più piccoli ma, come sempre per i libri ben fatti, anche quella di lettori e lettrici di ogni altra età.
Patrizia
“Ascoltami quando sto zitto”, Zornitsa Hristova, Kiril Zlatkov, trad. Neva Micheva, Orecchio Acerbo 2024
“La visita”, Núria Figueras, Anna Font, trad. Francesco Ferrucci, Kalandraka, 2024
“Solo con sé stesso”, Geoffrey Hayes, trad. a cura della redazione, Orecchio Acerbo 2025
“Killiok”, Anne Brouillard, trad. Tangui Babled, Babalibri 2024