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LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

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L'ORSO PLASTICO
 
La notte in bianco dell'orso polare, Bouke Billiet, Marjolein Pottie
(trad. Laura Pignatti)
Officina Libraria 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'Uffa ... non riesco a dormire' dice l'orso bianco. Apre piano piano un occhio per vedere se è vero... e sì, è proprio sveglio.
Rassegnato, si tira su dal letto ed esce di casa, trascinandosi dietro la sua copertina.
Cammina da un po' quando scorge un puntino nero che si muove. È la volpe artica, che si dimentica sempre di incipriarsi il naso prima di andare a caccia.
'Oh Volpe, non riesco a dormire....'

La volpe non riesce proprio a immaginare come possa succedere. Lei dorme sempre benissimo, avvolgendosi nella sua folta coda. Non saprebbe cosa altro consigliargli. L'orso ce la mette tutta, ma la sua codina non è utile per avvolgersi e l'unica cosa che ottiene è un gran giramento di testa. Quando incontra la lepre la domanda è la stessa e la lepre, a pagamento, gli dispensa un altro consiglio inutile. E poi con le sorelle galline che gli parlano di cose impossibili da avere: latte caldo, lenzuola pulite e lucina sul comodino... Per non parlare della marmotta che, ovviamente dorme della grossa e non è di nessun aiuto. 
Nessuno, ma proprio nessuno sa dargli un consiglio utile. 


Lui le prova tutte, ma senza successo. Ormai stremato e con le idee piuttosto confuse, torna a letto e prova a ricordare tutti i diversi consigli che ha raccolto e, nell'enumerarli, magicamente prende sonno.

La cosa che più colpisce di questo libro è tutto quel bianco dell'orso polare e tutto quel nero della notte artica, tutto quel turchese e rosso che saturano il resto.
Immediatamente dopo, colpisce le rotondità del segno di contorno nero che entra in conflitto con la regolarità della copertina che non fa mai una piega.
A seguire colpisce le capacità plastiche dell'orso stesso e quindi della sua disegnatrice che pare molto brava nel disegnare lepri esose e fenicotteri addormentati.
Colpisce anche il fatto che i colori scelti sono di fatto solo quei quattro che però messi insieme sono bellissimi da guardare.
La cosa che colpisce di meno è la storia, dal finale un po' debole. Tuttavia alcune idee divertenti la rendono piacevole per tutto il suo dipanarsi.


A parte il sempre vincente schema a ripetizione di uno stesso frame narrativo - ovvero l'orso che va girando per il polo chiedendo sempre la stessa cosa a diversi abitanti del luogo - che con i bambini più piccoli è garanzia di successo, si possono aggiungere una serie di grazie che la vivacizzano: il non sense dell'occhio che si apre per vedere se si è svegli, la delicatezza dell'orso nei confronti dell'efemera, l'imbattibilità della marmotta, certa idiozia delle galline, il proverbiale mutismo del pesce. 


Cose così.
Ma se è soprattutto merito del disegno il valore del libro, sarà bene vedere un po' più nel dettaglio dove questa forza si esprime. 
Nella capacità di saper disegnare un orso polare e di saperlo fare piuttosto bene, visto che lo vediamo in un buon numero di posture tutte diverse e non necessariamente facili, ma sempre molto plastiche. Alcune sono vere e proprie posizioni da ginnastica posturale, altre sono al limite dell'acrobazia. Per tutte però è fondamentale la relazione con l'insostituibile copertina che di volta in volta diventa mascherina sugli occhi, berretto da notte, panciera, scialle, copertina (sempre troppo corta), tappetino da palestra. Coprotagonista a tutti gli effetti con l'orso insonne, la copertina con i funghi rossi nell'ultima pagina silenziosamente, come solo i disegni sanno fare, si spegne anche lei per fare buio intorno al sonno riconquistato. 


Ma a parte la grazia dell'orso sinuoso e della sua coperta diritta, vanno notate qua e là altre sottigliezze: la neve nel titolo, gli occhi cerchiati, le occhiaie da sonno, le guance con il rossore, le coppe vinte, le ante in prospettiva e la montagna di z che riempiono i risguardi e segnano il profilo dell'orso finalmente addormentato.

Carla


Noterella al margine. Frutto di un soggiorno nella residenza artistica di Björköby che poi è quella bella casetta rossa, che fino a due pagine prima credevamo fosse la residenza dell'orso...

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